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Il lavoro "dall'altra parte del mondo"

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    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 13/07/2012 10:51
    tratto da OmniAuto.it



    Corea del Sud, la nuova tigre asiatica che ha preso da tempo il comando dell’elettronica di consumo e ha un’industria automobilistica che con Hyundai e il suo gruppo continua a crescere a ritmi sostenuti anche nei contesti sfavorevoli, come è in questo momento l’Europa. Siamo andati al di sotto del 38esimo parallelo per capire da vicino le ragioni del successo di Hyundai incontrandone gli artefici, visitandone le strutture e vivendo per qualche giorno i luoghi e la società dove vive e prospera il quarto costruttore mondiale. Abbiamo visitato gli impianti produttivi, il reparto ricerca e sviluppo, le acciaierie –particolarità unica nel panorama automobilistico mondiale– e ci siamo confrontati direttamente con i massimi vertici di Hyundai, ma ci siamo anche recati a Yaesu per visitare l’Expo 2012 e capire così le aspirazioni di un paese e del suo apparato industriale.

    APPENA ARRIVATI
    Quattro giorni in Corea del Sud, il paese che ha battuto il Giappone sull’elettronica di consumo e ora mira a farlo anche con le automobili, non sono troppi, ma non sono neppure pochi per capire di più cosa c’è dietro quegli occhi mandorla che sembrano identici a quelli dei nipponici o dei cinesi, ma che in realtà sono molto diversi. Corea, un nome che per gli italiani di una certa generazione significava "sconfitta". Un luogo comune nato nel 1966 quando la nostra nazionale di calcio perse inaspettatamente ai mondiali di Inghilterra contro la compagine asiatica e fu costretta a tornare a casa. Un anno dopo nasceva la Hyundai, oggi quarto costruttore mondiale con 6,7 milioni di auto prodotte e nessun obiettivo palese, a parte quello di passare a 7 milioni già nel 2012. I fatti però dicono che i coreani sono cresciuti al ritmo di oltre il 10% negli ultimi 10 anni ed è il quarto paese al mondo per produzione di auto con 4 milioni di pezzi. Per una popolazione di 50 milioni il mercato è di 1,4 milioni di auto ed è stradominato dal gruppo di casa che nei primi 5 mesi ha coperto il 75% delle richieste. E pensare che fino a qualche anno fa erano a quasi il 90%... In effetti nella strada che separa dall’aeroporto di Incheon a Seoul Hyundai e Kia fanno un bicolore dominante, macchiato da qualche Chevrolet, qualche puntino europeo e americano mentre – incredibile ma vero – le auto giapponesi si contano sulle dita di una mano.

    LA COREA NON E' IL GIAPPONE
    L’arcipelago del Sol Levante è così vicino, eppure è così lontano; a cominciare da un fatto semplice semplice: la guida qui è a sinistra. Già i primi istanti a contatto con la Corea si capisce quanto sia sbagliato pensare che i suoi abitanti siano praticamente uguali ai giapponesi. Certo, all’aeroporto si vedono segnali strani come quello che invita a fare attenzione se si portano le scarpe con i tacchi alti o i lacci quando si prendono le scale mobili o le impronte disegnate di fronte agli ingressi del trenino di collegamento tra i vari terminal, ma si capisce subito che qui le regole non sono ossessioni e c’è un generale e robusto gusto per la semplicità e la pragmaticità. Anche il curioso macchinario che hanno a disposizione gli addetti dell’Immigrazione è un gioiellino, un miracolo di immediatezza: si infilano contemporaneamente i due indici in due spazi appositi e si guarda nell’obiettivo. Fatto. Anche il temperamento delle persone è totalmente diverso, appaiono più sicure di sé, meno timide, più sorridenti, più dirette nella comunicazione, meno ossessionate dal tempo e anche dalla tecnologia che rimane sempre ben nascosta e priva di qualsiasi effetto speciale. Anche il rapporto con il traffico, intenso a tutte le ore, è per certi versi latino: c’è chi supera i limiti di velocità, ma il 99% li rispetta; si passa da una corsia all’altra senza troppi complimenti, ma nessuno prova a fare il furbo; allo stop ci si può anche fermare un metro dopo la linea bianca, ma con il rosso non si passa.

    TRA PALAZZI E BERLINE
    Dominano le berline, neppure di piccole dimensioni e il primo paesaggio che si presenta è fatto di ponti, un porto imponente e poi la periferia fatta di palazzi alti e numerati, alcuni marchiati dai loghi di grandi aziende che probabilmente li hanno concessi ai loro dipendenti. Seoul è grande, ma non mastodontica: 4 milioni sono una bazzecola di fronte ad altre metropoli asiatiche e la presenza del fiume che l’attraversa e delle colline boscose che la circondano attenua ulteriormente la sensazioni di trovarsi in una impietosa distesa di cemento. Il verde poi è sistemato ovunque: dalle barriere antirumore agli alberi lungo le strade, ci sono anche case basse con un minimo di giardino intorno. Anche la corsa verso l’alto dei grattacieli non sembra essere una priorità e anche in questo campo i primati la Corea li lascia agli altri: il grattacielo più alto ha “solo” 57 piani, un nano a confronto di quello che altre capitali asiatiche hanno. Un paese dunque organizzato, con una propria identità e anche qualche debolezza. Il caldo infatti è quasi tropicale e, arrivati in stanza, dopo un po’ qualcuno fa sfilare un biglietto sotto la porta: ci avvisano di uno sciopero dei tassisti per il giorno dopo. In fondo anche questa è una penisola con un costruttore automobilistico, che vogliamo raccontarvi.

    Il futuro secondo Hyundai? Ne abbiamo potuto avere un assaggio sulla pista di prova annessa al centro ricerche e sviluppo di Namyang, avendo la possibilità, durante il nostro viaggio in Corea, di metterci al volante della i10 Electric, della Sonata Hybrid e della ix FCEV (Fuel Cell Electric Vehicle) derivata dalla ix35.

    LA PICCOLA ELETTRICA
    La i10 elettrica non è la prima auto del gruppo. Ad anticiparla c’è stata la cuginetta Kia Ray EV, ma la tecnologia è molto simile. Da fuori, decalcomanie a parte, la differenza si scopre nello sportellino per il rifornimento: una presa serve per la ricarica normale in 5 ore, un’altra secondo lo standard Chademo per riempire all’85% i 16 kWh della batteria ai polimeri di litio della LG, una tecnologia alla quale solo Hyundai crede e, che per loro stessa ammissione, é meno efficiente di quella degli ioni di litio, ma molto più affidabile, sicura e duratura. La i10 Electric ha le migliori caratteristiche di tutte le auto elettriche che abbiamo provato, tra cui la prontezza alle basse velocità frutto dei 49 kW del motore, ma soprattutto dei 210 Nm disponibili già allo spunto. Questo vuol dire veemenza nei primi metri e poi una flemma che cresce in modo proporzionale con la velocità coprendo il ronzio dell’elettronica di potenza.

    L'IBRIDA CHE C'E' GIA'
    La Sonata è dedicata ai mercati americano e asiatico, ma è parente stretta della i40. A distinguerla nello stile ci sono – prevedibilmente – la cura e le forme per gli interni e la forma del frontale mentre la parte posteriore della scocca differisce per le diverse legislazioni in tema di sicurezza. La versione ibrida ha il motore elettrico da 27 kW inserito tra il 4 cilindri a benzina di 2,4 litri da 166 cv a ciclo Atkinson e il cambio automatico a 6 rapporti. La batteria è ai polimeri di litio raffreddata ad aria con presa all’interno dell’abitacolo e posizionata in verticale nel vano bagagli, un particolare che mangia un po’ di spazio e impedisce l’abbattimento dello schienale posteriore. La Sonata Hybrid parte in elettrico e con i suoi 205 Nm è zero in emissioni, ma consistente nella spinta facendosi affiancare dal 4 cilindri ben presto lasciandogli poi campo libero oltre i 120 km/h. L’effetto totale è di una gradevole brillantezza, data dai 206 CV in totale, e un ragionevole orientamento al comfort, più che all’efficienza massima. Ben armonizzati gli interventi in accelerazione e in frenata dove rinuncia a una parte dell’energia recuperabile per avere modulabilità e feeling dal pedale del freno. La Sonata Hybrid costa poco meno di 26mila dollari, ovvero circa 5mila in più rispetto alla versione a motore convenzionale. Quanto potrebbe costare una i40 ibrida? I coreani si guardano negli occhi, ma non rispondono: un po’ forse perché andrebbe fatto un conto, un po’ perché ci stanno pensando, ma non possono dirlo. Sono gli stessi tecnici ad ammettere che si tratta solo del primo passo perché il prossimo anno ci sarà un sistema totalmente nuovo, ancora parallelo: quello normale andrà su un SUV, uno con batteria ricaricabile andrà ad equipaggiare un’auto inedita, nata solo per essere ibrida, dunque per andare contro la Prius Plug-In e la Chevrolet Volt.

    L'IDROGENO SI GONFIA D'ORGOGLIO
    Qui l’orgoglio dei coreani si vede tutto. Loro all’idrogeno non hanno mai smesso di crederci portando la loro tecnologia sviluppata in casa a livelli di eccellenza testimoniata dalla ix FCEV che abbiamo saggiato brevemente. Sollevando il cofano è quasi difficile per il profano accorgersi che c’è qualcosa di strano perché la differenza nella disposizione di scatole, fili e tubi è appena percepibile. Probabilmente è una cosa anche voluta visto che si affrettano a dirci che lo stack di celle a combustibile è stato posizionato come un normale motore e ha le dimensioni di un 1,6 litri, il 20% in meno rispetto al prototipo di generazione precedente che può vantare anche un’efficienza superiore del 15%. Tutto questo, grazie anche all’idrogeno (5,6 kg) stoccato all’interno di bombole in fibra di carbonio a 700 bar, ha portato l’autonomia reale intorno ai 600 km senza alcuna rinuncia per lo spazio interno o alla cura di ogni singolo particolare dell’abitacolo. La ix FCEV è affascinante come ogni auto ad emissioni zero ed entusiasma per le prestazioni nella guida normale. Le richieste dell’acceleratore vengono ricompensate immediatamente e accompagnate con pari intensità dalla ventola del compressore che pompa aria nelle celle dove si combina con l’idrogeno. Alla sinistra del piantone c’è il pulsante CST (Cold Shut Down) per escluderlo quando si spegne il veicolo, in modo da limitare al massimo la formazione di brina, anche se per l’avviamento non ci sono problemi fino a -25 °C. C’è accanto anche il pulsante VESS (Virtual Engine Sound System) che serve per emettere un suono artificiale ed è destinato a diventare di serie su tutte le auto che hanno almeno un motore elettrico, il cui silenzio potrebbe costituire un pericolo per i pedoni. Per ora, girano 27 esemplari nel mondo della ix FCEV dei quali 7 negli USA e 5 in Europa. Nel 2014 la produzione dovrebbe diventare praticamente di serie con 1.000 unità, numero che la dice lunga sulla convinzione di Hyundai.

    "L’orgoglio del migliore R&D globale". C’è scritto così sulla borsa di carta che i signori della Hyundai, durante il nostro viaggio in Corea, ci consegnano alla fine di un pomeriggio trascorso a Namyang, a mezz’ora da Seoul, dove c’è il più grande e importante dei propri 6 centri di ricerca e sviluppo che servono Hyundai e Kia nel mondo. Operativa dal 1995, Namyang è una cittadella immersa nel verde dove lavorano 10mila persone. Si tratta di numeri importanti che sono destinati a crescere visto che ogni anno vengono reclutati circa 400 giovani neolaureati e altri 200 vengono assorbiti dalle consociate. Oltre la quantità, ci sono però due dati salienti. Il primo è il grado di istruzione: secondo le statistiche si tratta per la quasi totalità di laureati, il 29,6% ha un master e il 5,7% ha addirittura un PhD. Il secondo riguarda i livelli salariali: si parte dall’equivalente di 30mila euro, davvero niente male per un paese dove il prodotto interno lordo è pari a quello italiano, ma per una legge del Duemila le grandi aziende coreane sono obbligate a spendere almeno il 5% del loro fatturato, una quota paragonabile solo a quella che spendono fornitori che fanno della tecnologia il loro core business.

    IL "MOTORE" DELLA RICERCA
    A Namyang si lavora su tutto, ma soprattutto sul powertrain, considerato il cuore di tutto. E non si fatica a crederci vista la mole di motori e cambi sfornata in questi anni, con cilindrate da mille a 4,6 litri e frazionamenti da 3 a 8 cilindri. E pensare che il primo motore sviluppato internamente risale al 1991 – prima erano di origine Mitsubishi – e il primo Diesel è arrivato solo 10 anni dopo. Le trasmissioni vengono progettate e prodotte tutte in casa: dall’automatico a convertitore di coppia a 6 rapporti per le vetture a motore trasversale, al doppia frizione fino ad arrivare all’automatico 8 rapporti a convertitore di coppia a 8 rapporti per auto con motore longitudinale. Pronti ci sono anche un nuovo 4 cilindri dotato di distribuzione con alzata variabile delle valvole e un 3 cilindri mille che abbiamo visto girare al banco collegato ad un altrettanto nuovo cambio CVT. Su questi nuovi progetti le bocche sono cucite, ma qualcuno si lascia scappare che lo vedremo presto non solo su auto piccole. In generale, si capisce che nel settore motori Hyundai vuole dare il meglio di sé puntando sul downsizing, l’iniezione diretta e la sovralimentazione con il turbo. Ricette tutte europee che riflettono le convinzioni dello stratega di prodotto, W.I. Kim: "L’Europa è senza dubbio il mercato più impegnativo – ci dice – dove il cliente è il più esigente, conosce e apprezza le automobili. Per questo progettarne una per voi vuol dire farlo per ogni mercato". E per far intendere qual è il suo punto di riferimento pronuncia due parole: "Das Auto".

    IL FUTURO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
    E l’ibrido e l’elettrico? Per il primo occorre crederci, ma parlando degli attuali modelli a disposizione i tecnici coreani hanno quasi un moto di scherno: "Il nostro ibrido – dicono – è molto 'morbido', ma ne stiamo preparando uno come si deve per il prossimo anno e sarà ricaricabile. Quello sì che sarà un ibrido! Gli obiettivi da colpire? Toyota Prius e Chevrolet Volt. Il primo ibrido normale sarà un SUV". Si comincia dagli USA e dal mercato interno e poi si arriverà in Europa. Molto più scetticismo c’è sull’elettrico sul quale la precedenza è stata data a Kia, ma da un paio d’anni la sperimentazione è partita sulla i10. Il succo del discorso è che l’auto elettrica soffre di un limite strutturale che è l’autonomia e per questo non è competitiva con quella dotata di motore a combustione interna. Per questo l’auto elettrica sarà – nella visione di Hyundai – qualcosa di diverso, che seguirà solo utilizzi particolari come quello cittadino all’interno di flotte per aziende o enti statali. Grande fiducia c’è invece nell’idrogeno: "Nel quale, a differenza di altri, abbiamo continuato ad investire senza sosta".

    ATMOSFERA DI LAVORO RILASSATA, MA ATTENTA
    Attraversando i lunghi corridoi del centro di Namyang il silenzio è assoluto, le persone che vi passeggiano poche, ma il loro stile assolutamente informale e il loro ritmo tutt’altro che frenetico. La libertà e la disponibilità con la quale possiamo muoverci è apparentemente assoluta, ma intorno abbiamo una cortina di sorrisi che non ci lascia allontanare di un metro e una vettura della sorveglianza ci scorta in ogni trasferimento in bus tra i diversi edifici. All’esterno ci sono un grande centro sportivo e persino un recinto con cerbiatti. Intorno si intravvedono molteplici prototipi camuffati che vanno e vengono dall’adiacente campo prove del quale vi parleremo a parte. Qui si lavora anche sullo stile, le scocche e la sicurezza alla quale sono dedicate risorse importanti come un impianto per crash test e un parco manichini impressionante, soprattutto se ce li fanno trovare in gran parte tutti allineati come soldatini: circa 150 di ben 27 tipi diversi tanto che c’è anche quello che simula la donna incinta e hanno persino le scarpe. Ognuno costa 20mila dollari in media e vengono impegnati in circa 1.000 crash test e 8-900 simulazioni virtuali all’anno. Assistere ad un crash test è sempre impressionante, ma estremamente istruttivo, soprattutto se avviene in un ambiente illuminato a giorno e c’è la possibilità di analizzare le immagini con telecamere che riprendono tutto da diverse angolazioni a 3mila fotogrammi al secondo. È scoprendo con questi i metodi i piccoli segreti che si diventa grandi. E a Namyang c’è la sensazione che quelli di Hyundai siano a buon punto.

    Come si lavora in una fabbrica coreana? Quando ci si interroga sul successo di una casa automobilistica, in particolare asiatica, i detrattori emettono sentenze molto simili: pagano poco, lavorano a ritmi vertiginosi in ambienti poco accoglienti, non hanno tutele sindacali o salariali. È d’obbligo poi evocare le famose differenza culturali. Quando però si ha la possibilità di toccare con mano, questi preconcetti è meglio lasciarli fuori. Durante il nostro viaggio in Corea, abbiamo visitato la fabbrica di Asan dove Hyundai produce dal 1994 al ritmo di 300mila unità all’anno suddivisi in 3 modelli (Grandeur, Sonata e Azera) non destinati al mercato europeo e 600mila motori, la metà evidentemente dedicata a vetture prodotte altrove. Asan non è certo l’impianto più importante di Hyundai, che è invece a Ulsan ed è la più grande fabbrica automobilistica al mondo visto che vi vengono prodotte oltre 1,5 milioni di pezzi all’anno.

    SENSAZIONI A CALDO
    La prima sensazione è lo spazio. Ce n’è in abbondanza tra le linee operative, nei corridoi e le aree di stoccaggio sono tutt’altro che affollate. Tutti i contenitori hanno un cartellino con codice a barre, fitti di numeri e sigle. È il sistema kanban inventato dalla Toyota e assunto – in modalità e tenori diversi – un po’ da tutte le case. Qui però gli stock, pur se ridotti, sono più abbondanti: si parla di un giorno e mezzo di autonomia nel caso un fornitore o un reparto avessero un problema. Ogni vettura è accompagnata sia da un foglio con tutte le specifiche sia da un microchip che comunica con la linea per regolare l’approvvigionamento just-in-time. La seconda sensazione è il rumore, ma solo perché siamo entrati nella zona delle presse. Di fianco all’ingresso ci sono rotoli di lamierato il cui peso è indicato al grammo: uno recita 15 e altre 6 cifre, l’altro 16 e compagnia bella. Vuol dire che pesano quelle tonnellate lì e, se si considera che servono 240 tonnellate di acciaio al giorno, vuol dire che di questi rotolini – prodotti dalla consociata Hyundai Steel – ce ne vogliono una quindicina per ogni levar del sole. Le presse, prodotte dalla Hyundai Precision and Ind., hanno una pressione che arriva anche a 5mila tonnellate e vanno senza sosta emettendo un clangore seguito da un tonfo. Il loro ritmo è di 57 pezzi al minuto e sembra che facciano tutto da sole perché a governarle ci sono solo 18 delle 600 persone che lavorano nell’intero impianto per ognuno dei due turni da 10 ore per 5 giorni alla settimana. Il resto lo fanno 330 robot.

    COME SI LAVORA AD ASAN
    All’uscita di lato ci sono 60mila pezzi che aspettano di essere trasportati attraverso nastri sistemati in alto. Non ci cono sistemi di trasporto automatizzati al suolo. In generale, i pezzi pesanti vengono mossi da macchinari, anche nei pressi delle stazioni di lavoro, mentre per quelli piccoli ci sono le mani umane. Il reparto di verniciatura è naturalmente offlimits perché tutto avviene in atmosfera controllata e ci dicono che qui i robot sono 68. Automazione elevatissima che invece non si ritrova negli altri reparti, in particolare nell’assemblaggio dove è solo del 14%. Anche qui il rumore si sente, inframmezzato da segnali sonori e musichette. Nei corridoi ci sono tabelloni luminosi, piccole insegne presenti nei tratti intermedi delle linee segnalano – tra le altre cose – i ritmi e le efficienze di quel segmento produttivo. Alziamo la testa su uno di questi e leggiamo 99.5: vuol dire che siamo a ritmo pieno, pienissimo. Il tutto costituisce il sistema di controllo auditivo, visivo e tattile. Anche questo è un principio squisitamente giapponese. La sensazione generale è quella di principi produttivi che non hanno una particolare specificità, ma comunque moderni, con una sola eccezione: gli addetti sono costretti per alcune operazioni a lavorare con le braccia sollevate, cosa che in alcuni impianti è già stata superata attraverso ponti che inclinano di lato l’intera vettura.

    IL MOTTO E' "QUALITA'"
    La qualità? È il motto dei coreani, ma anche in questo caso non c’è alcuna voglia di dimostrare nulla. I famosi circoli di qualità sulle linee non si vedono. Bacheche tappezzate di fogli con grafici e statistiche neppure. Evidentemente tutto questo avviene a parte o è centralizzato. Quel che è sicuro è che ogni vettura viene sottoposta ad oltre 2mila controlli. Ci sono 54 ponti di controllo mentre le misure e gli allineamenti sono verificati da 6 robot utilizzando il laser per misurare 136 coordinate. Dopo una breve verifica fatta da personale specializzato seguendo una lista di controllo, vengono inseriti due litri di benzina e le vetture passano nel tunnel provvisto di rulli che mettono alla prova gli organi meccanici, spruzzatori per saggiare le guarnizioni e la tenuta all’acqua dei componenti e infine speciali luci che evidenziano ogni particolare della carrozzeria. Un collaudatore accende la vettura portandola direttamente dalle linee ad una pista di prova attigua agli impianti per un test di circa 3 km prima della delibera finale.

    CHI CI LAVORA DICE
    Quanto guadagna un operaio? L’argomento ovviamente è delicato, ma il nostro accompagnatore alla fine dice che si parte da 15mila dollari annui, la media però è di oltre 17mila e ogni anno viene integrata con bonus e premi di produzione. A quanto si arriva? Abbastanza per un sorriso, però ci dicono che lo straordinario e il lavoro nei fine settimana è pagato il doppio. Strano a dirsi, lo stipendio non è necessariamente mensile, ma può essere pagato anche ogni due mesi. La forza lavoro è molto giovane: 42 anni di media, con un contratto che è nella quasi totalità a vita. I lavoratori temporanei sono pochissimi, mentre rappresentano una quota maggiore tra i fornitori. Per la pensione sono previsti diversi tipi di fondo e – udite udite – ci si ritira a 59 anni. È un altro mondo anche in questo e chissà cosa pensano di questo i nostri governanti e chi preme per innalzare l’età pensionabile anche per lavori usuranti come questo. Un’ultima domanda: ma che ci fate con tutto questo spazio? La risposta è a mezza bocca: ci prepariamo a produrre un quarto modello. Ma le bocche ridiventano cucite subito dopo o meglio, c’è uno scopo più impellente al quale dedicarle perché è già ora di pranzo: zuppa di zucca, vegetali vari in piccole porzioni e l’immancabile kimchi, ovvero pesce e verdure macerati insieme con spezie e peperoncino. Da precedere con the, mangiare con bacchette di metallo e accompagnare con vino di riso, rosato e delicatamente dolce. Tutto Made in Korea.

    Industria pesante, impossibile immaginare "quanto" prima di visitare la Hyundai Steel, la realtà che fa della Hyundai Motor l’unico costruttore automobilistico ad avere praticamente in casa l’acciaieria per le proprie automobili, l’unica dedicata al 100% all’automotive. Fondata del 1953, la Hyundai Steel non è la costola di Hyundai, ne è la spina dorsale, anche i coreani la definiscono la terza gamba dopo le automobili e le costruzioni, in particolari quelle navali. Fatto sta che la Hyundai Steel sta ricevendo un investimento di 10 miliardi di dollari, e vistarla durante il nostro viaggio in Corea è un po’ come vedere il corpo del gigante in radiografia. Quattro sono gli impianti di produzione e noi abbiamo visitato quello di Incheon che è la seconda acciaieria più grande al mondo.

    UN PONTE TRA LA COREA E IL MONDO
    Incheon è il collettore che unisce la Corea al Mondo. Ci sono l’aeroporto internazionale cui fa riferimento Seoul e il porto più vicino alla capitale cui è unita con un sistema di trasporti che viaggia su lunghi ponti. Lo scalo marittimo è immenso, accerchiato in rada da una quantità incredibile di navi mercantili di grandi dimensioni che portano le materie prime alla più vivace delle Tigri. Tra queste ci sono le terre ricche di minerale che vengono depositate su una banchina scavata nel terreno lunga quasi 1,6 km, larga 60 e profonda 33 metri. Da qui il materiale viene trasportato da un sistema di nastri mobili lungo ben 35 km, facendo dapprima sosta in enormi edifici di stoccaggio. Alcuni sono a cupola e hanno una capacità di “appena” 1,3 milioni di metri cubi, altri sono a costruzione lineare e ospitano 1,9 milioni di metri cubi. Al loro interno sono divisi da paratie e le diverse tonalità di colore indicano le partite e le provenienze delle terre. Quelle più abbondanti – circa due terzi del totale – vengono dall’Australia e hanno l’aspetto di piccoli sassi rotondi mescolati a terriccio rosseggiante, quelle che vengono dal Sudamerica – Brasile in particolare, ma arrivano anche da Sud Africa, Usa e Canada – sono sassolini più grandi, leggeri ed omogenei nelle dimensioni. I coreani chiamano questo tipo di materiale pellett. E in effetti la fine che faranno è quella di entrare in un forno.

    UN PASSO AVANTI AGLI ALTRI
    Gli altoforni dove viene cotto l’acciaio sono due e sono ciclopici: 17 metri di diametro interno per 110 di altezza. Per alimentarli ci vogliono 400 miliardi di watt all’anno, all’80% ricavati da combustibili fossili, il resto da fonti rinnovabili tra cui le biomasse per l’8%. Le dimensioni influiscono anche sul costo dell’acciaio che dipende tuttavia per il 60-70% dal costo delle terre e – così ci dicono – contribuiscono alla qualità dell’acciaio, ma sono l’integrazione e il rapporto esclusivo con l’unico cliente a rivestire il maggior interesse. E non si parla solo di filiera di fornitura, ma di ricerca e di gestione della qualità. Il centro R&D della Hyundai Steel esiste dal 2007 e impiega 400 persone destinate a crescere nel numero fino 560 entro il 2015. Il motivo di tutto questo è che le specifiche dell’acciaio stanno assumendo un ruolo sempre maggiore nella progettazione. Il riferimento è agli acciai ad alta resistenza nei quali Hyundai crede fortemente perché al momento è l’unico tipo di materiale che può essere modellato alla perfezione e a costi competitivi per ottenere le forme e le caratteristiche strutturali desiderate. Se poi c’è un problema, i tecnici della Steel e della Motor si siedono allo stesso tavolo, ma l’aspetto fondamentale è che i progettisti di Seoul possono dire a quelli di Incheon con precisione l’acciaio del quale hanno bisogno mentre gli altri costruttori possono scegliere solo da un catalogo limitato a un listino pressoché fisso. Se poi si considera che il ciclo che coinvolge lo sviluppo di un nuovo tipo di acciaio necessita di 4 anni, si capisce che i coreani hanno un vantaggio in termini di tempo e denaro che si tramuta in costi inferiori e maggiore libertà.

    UN'EMOZIONE SCOTTANTE
    La visita agli altoforni è sicuramente la parte più emozionante e fitta di sensazioni. Il fracasso all’interno dell’edificio nel quale gli impianti di fusione sono sistemati è assordante. Dalle fessure si intravvede la materia incandescente scorrere e, per farcela vedere meglio, ci sollevano il boccaporto che si trova all’uscita inferiore dell’altoforno. Sembra l’ingresso dell’Inferno e invece l’Inferno sta sotto i nostri piedi perché il pavimento in realtà è composto da lastroni di metallo al di sotto dei quali l’acciaio fuso scorre come un fiume in piena tra i ciottoli. Il calore è fortissimo, ma la sensazione è raggelante. Poco più in là parte la lavorazione dell’acciaio in lamine, con spessori da 1,2 a 25,4 mm, oppure in lastre dello spessore variabile da 6 a 200 mm. Tutto il sistema gira con uno stock di 30 giorni e la produzione totale nel 2012 sarà di 8,5 milioni di tonnellate. Con l’entrata in funzione del terzo altoforno nel 2013 si passerà a 12 milioni di tonnellate. Un salto del 43% che non può nascondere le ambizioni dei coreani. Fatti i conti, se la quantità attuale deve bastare per 7 milioni di auto, quella futura sarà sufficiente per farne altre 3 milioni. Non a caso, se i vertici di Hyundai Motor si guardano bene dal pronunciare le parole “numero uno”, il presidente e CEO di Hyundai Steel, Yoo-Cheol Woo le pronuncia eccome mentre insieme sorseggiamo una tazza di the. Lo fa forse perché tutto comincerà da qui, da quell’Inferno che ci correva sotto i piedi. Che abbiano fatto un patto con il diavolo? Con questo interrogativo lasciamo la Corea con il nostro nuovo bagaglio di conoscenza.



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    Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
    Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    Giulio.1985
    Post: 2.166
    Moirarchos
    00 13/07/2012 13:56
    Questo è un articolo Molto Interessante, la Corea mi manca come paese dell'asia, essendo stato in Asia due volte e non esserci potuto andare, un po' mi dispiace....

    penso che sia comprensibile lo sviluppo e la crescita di una delle 4 tigri asiatiche (Sud Corea, Taiwan, Singapore e Honk Kong) come venivano chiamate negli anni '90. Al tempo la Corea era la più industrializzata e inquinata.
    ma era già sulla buona strada per diventare il principale competitor del Giappone e il futuro leader dell'elettronica.
    La società coreana, da quello che ho riscorntrato avendo a che fare con Coreani, tra le società orientali è quella più simile all'occidente, dal punto di vista del Business.

    grazie Kost, per l'articolo pubblicato.
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    Xostantinou
    Post: 5.967
    Patrikios
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 13/07/2012 14:12
    Soprattutto ti faccio notare il confronto tra il loro stipendio ed il loro costo della vita...l'IVA è al 10% mentre le imposte sul reddito vanno da 6% a 38%.

    www.numbeo.com/cost-of-living/country_result.jsp?country=Sou...
    www.thekoreaguide.com/2012/03/24/cost-of-living-in-seoul-kor...



    ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
    Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    Giulio.1985
    Post: 2.166
    Moirarchos
    00 13/07/2012 14:24
    Ogni paese ha un apparato di Leggi (sistema esogeno o endogeno) dipende da come si pensa che possa essere radicalmente cambiato per togliere delle lacune che si creano.

    forse la tassazione, spiega la ragione della crescita....meno tasse e più consumi, favoriscono ulteriore crescita e generazione di più ricchezza.
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    Xostantinou
    Post: 5.967
    Patrikios
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 13/07/2012 14:37
    Beh, il connubio tra cultura nipponica della dedizione al lavoro ed una tassazione estremamente bassa ed equa permette un costo del lavoro molto basso contemporaneamente ad una qualità della vita piuttosto alta, il che permette una produzione a costi estremamente competitivi di prodotti di altissima qualità, senza però scadere nella necessità (stereotipa) di imporre appunto condizioni di lavoro e di vita schiavili.

    A parità di prodotto (segmento, motorizzazione, allestimento) la differenza con un prodotto europeo ritenuto "top quality" è di media di 5.000€ in meno per il prodotto coreano.
    [Modificato da Xostantinou 13/07/2012 14:51]



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
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    andry18
    Post: 2.239
    Moirarchos
    00 13/07/2012 15:54
    lettura molto interessante, tra l'altro sono possessore proprio di una hyundai :D


    "Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

    "Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

    "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

    "ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

    "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
    https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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    Giulio.1985
    Post: 2.166
    Moirarchos
    00 13/07/2012 15:58
    Re:
    andry18, 13/07/2012 15.54:

    lettura molto interessante, tra l'altro sono possessore proprio di una hyundai :D




    Bravo supporti l'Asia, io sto cercando un opportunità di lavoro all'estero....ma non so se andrei volentieri in Asia, anche se in crescita Folle si diventa un paria, non essendo un locale è molto difficile essere considerati come dei locali.
    si rischia di rimanere isolati!
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    Xostantinou
    Post: 5.967
    Patrikios
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 13/07/2012 16:00
    Io amo molto il Giappone e mi piacerebbe viverci, purtroppo come dice Giulio è vero che integrarsi è un'impresa quasi impossibile, sono culture molto chiuse e xenofobe.



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
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    andry18
    Post: 2.239
    Moirarchos
    00 13/07/2012 19:41
    anche a me piace molto il giappone, però fa freddo xD

    la cosa che apprezzo di più è la mancanza di corruzione, l'etica dei samurai da questo punto di vista è ancora presente

    inoltre non ci sono differenze elevate di stipendio, che tu sia dirigente od operaio prendi quasi lo stesso. mica come in italia, dove lo stipendio del dirigente è sì uguale a quello degli operai, ma con la somma algebrica -.-


    "Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

    "Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

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    "ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

    "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
    https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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    Basilio II Komnenos
    Post: 229
    Ligius
    Hekatontarchos
    Autocratore
    00 13/07/2012 20:05
    andry18, ti devi rimangiare quello che hai scritto: è vero che esiste ancora l'etica del samurai, ma la mafia giapponese è presente ed è in continua crescita (come le triadi cinesi).
    it.wikipedia.org/wiki/Yakuza

    Nullum magnum ingenium mixtura demientiae - Non c'è mai grande ingegno senza una vena di follia
    Trahit sua quemque voluptas - Ognuno è attratto da ciò che gli piace (Virgilio)
    Tanti est exercitus, quanti imperator - Di tanto valore è l'esercito, di quanto il suo condottiero


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    Xostantinou
    Post: 5.967
    Patrikios
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 13/07/2012 20:15
    Certo, ma la Yakuza non è come le altre mafie, è regolata da un rigido codice etico e morale. Non sono cani sciolti selvaggi, sono una forma di mafia "pultia".

    La corruzione c'è, come molte altre piaghe della società moderna, e cercano pure di nasconderle, ma la differenza è la presenza di una moralità molto rigida, e quando uno scandalo diviene di pubblico dominio chi sbaglia paga duramente in prima persona.

    Come stipendi è vero che sono molto omogenei, ma ciò è anche dovuto ad una serie di fattori, come il costo della vita molto alto, ma anche la filosofia dell'uguaglianza e dell'ascesa sociale attraverso il merito.



    ...freddo? il Giappone???
    [Modificato da Xostantinou 13/07/2012 20:15]



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    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
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    Giulio.1985
    Post: 2.166
    Moirarchos
    00 13/07/2012 22:04
    Re:
    Xostantinou, 13/07/2012 20.15:

    Certo, ma la Yakuza non è come le altre mafie, è regolata da un rigido codice etico e morale. Non sono cani sciolti selvaggi, sono una forma di mafia "pultia".

    La corruzione c'è, come molte altre piaghe della società moderna, e cercano pure di nasconderle, ma la differenza è la presenza di una moralità molto rigida, e quando uno scandalo diviene di pubblico dominio chi sbaglia paga duramente in prima persona.

    Come stipendi è vero che sono molto omogenei, ma ciò è anche dovuto ad una serie di fattori, come il costo della vita molto alto, ma anche la filosofia dell'uguaglianza e dell'ascesa sociale attraverso il merito.



    ...freddo? il Giappone???



    Freddo, forse ad Hokkaido!!
    il resto dovrebbe essere temperato con frequenti precipitazioni e mareggiate!
    sn d'accordo con Kost....ma il Bushiddo, è ancora usato come guida strategica nel Business Giapponese...(strategicamente parlando)
    tutte le culture hanno prodotto valori di riferimento....in un modo o nell'altro, un esempio europeo è l'amor cortese, che poi siano seguiti è un altra.
    secondo me l'attuale filosofia sociale giapponese punta sul rispetto della gerarchia, la face (riconducibile all'onore), la precisione, l'efficienza e l'ordine. ma il più importante è la disciplina...
    forse è vero che derivano dai Samurai....ma i Samurai erano i nobili non le persone comuni al tempo....
    pertanto potrebbe essere arrischiato definire i samurai, come loro modello di riferimento, visto che con le riforme Min-ji (kost correggimi se sbaglio) si stava cercando di passare da una società feudale ad una moderna...
    per quanto i samurai avessero un codice etico, ciò non voleva dire che tutti lo seguissero cecamente...
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    Xostantinou
    Post: 5.967
    Patrikios
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    00 14/07/2012 09:37
    Meiji


    Il Giappone è un paese strano e con una cultura tanto splendida, affascinante e millenaria, quanto ricca di contrasti e contraddizioni.

    Stiamo comunque andando un pochino OT, cerchiamo di non divagare troppo, ok?

    Tornando al discorso, una delle filosofie sociali nipponiche è quella de "il chiodo che sporge, si espone alle martellate", ovverosia la società tende ad essere omogenea e livellata, gli individui stravaganti e fuori dal coro tendono ad essere malvisti ed emarginati...ciò per converso significa anche che non si nota molto la differenza tra un ricco imprenditore ed un semplice impiegato, la loro cultura è all'opposto di quella occidentale dell'ostentazione dello status-symbol, e gli ambiti in cui esprimere liberamente la propria individualità sono pochi e quasi esclusivamente limitati alla sfera privata...dove davvero danno adito a stranezze e perversioni folli per il nostro metro.



    ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
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    GlaucopideSophia1
    Post: 3.398
    Patrikios
    Δεσπότης Σεβαστοκράτωρ μέγας δομέστικος
    Kαῖσαρ Nωβελίσσιμος
    00 14/07/2012 10:46
    Lavorare in giappone per un europeo sarebbe molto dura, soprattutto a livello di mentalità, loro lavorano ed agiscono in modi che per noi sono incomprensibili e irritanti .
    Credo che anche solamente andarci a vivere sarebbe difficile per noi , paradossalmente città come singapore o hong kong sono molto più adatte agli occidentali rispetto a tokio.

    Tornando al lavoro, in corea e in giappone il costo del lavoro è sicuramente inferiore al nostro (ricordo però che il giappone ha un debito pubblico del 200%), ma hanno anche lavoratori molto più produttivi dei nostri , e non perchè lavorano come schiavi , hanno un sistema molto più efficiente, da noi i sindacati sono riusciti a dare moltissimi diritti al dipendente e relativamente pochi doveri rispetto a quello che si devono sobbarcare i datori di lavoro (sia per i costi fissi che per quelli potenziali).




    "Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
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    andry18
    Post: 2.239
    Moirarchos
    00 14/07/2012 10:56
    basilio, è ovvio che non sono tutti santi :P

    per il clima...nelle zone settentrionali a quanto ne so il clima è parecchio rigido, da me l'inverno manco nevica!

    cmq sì scusate, era per dire la mia, chiudiamo l' [SM=g8266]
    [Modificato da andry18 14/07/2012 10:57]


    "Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

    "Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

    "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

    "ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

    "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
    https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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    Post: 5.967
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    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
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    00 14/07/2012 11:48
    Re:
    GlaucopideSophia1, 14/07/2012 10.46:


    Tornando al lavoro, in corea e in giappone il costo del lavoro è sicuramente inferiore al nostro (ricordo però che il giappone ha un debito pubblico del 200%), ma hanno anche lavoratori molto più produttivi dei nostri , e non perchè lavorano come schiavi , hanno un sistema molto più efficiente, da noi i sindacati sono riusciti a dare moltissimi diritti al dipendente e relativamente pochi doveri rispetto a quello che si devono sobbarcare i datori di lavoro (sia per i costi fissi che per quelli potenziali).




    Il loro principio fondante s chiama Kaizen (改善), ovvero "miglioramento continuo".
    E' un percorso di miglioramento che procede con costanza ininterrotta e che coinvolge l'intera struttura aziendale, si connette con concetti come il Total Quality Management (TQM - Gestione della qualità totale), il Just in time (JIT - abbattimento delle scorte), il kanban (metodo per la reintegrazione costante delle materie prime e dei semilavorati).

    Presentato inizialmente dalla Toyota, il concetto di Kaizen si basa sul principio che "L'energia viene dal basso", ovvero sulla comprensione che il risultato in un'impresa non è dovuto esclusivamente alle decisioni del management, ma anche al lavoro diretto su prodotti e processi.
    Il management assume dunque una nuova funzione, non tanto legata alla gestione gerarchica, quanto alla guida e al supporto dei diretti coinvolti nella produzione come nelle altre attività operative che contribuiscono al fine d'impresa.
    Una metodologia classica, creata e sviluppata in Giappone per coinvolgere i singoli nel miglioramento, è il cosiddetto Sistema dei Suggerimenti, che consiste in proposte formulate da tutti i dipendenti per apportare migliorie al ciclo produttivo o per evitare l'insorgere di problemi ancora non manifesti, ma di probabile insorgenza: i cosiddetti "Warusa Kagen".

    Il sistema semplice quanto innovativo che rappresenta la forza di tale metodologia sta nella riduzione degli sprechi (muda): bisogna impegnarsi nella riduzione delle attività che non creano valore aggiunto sul prodotto, eliminando tutti gli elementi di prodotto e/o momenti operativi che il consumatore non è disposto a pagare.

    Questo principio, inventato negli anni 1940-1950 presso la Toyota, da Sakichi Toyoda, Kiichiro Toyoda, ed in particolare dal giovane ingegnere Taiichi Ohno, è conosciuto con l'acronimo TPS (Toyota Production System), e si basa sull'idea del "fare di più con meno", cioè di utilizzare il minor numero di risorse disponibili nel modo più produttivo possibile, con l'obiettivo di incrementare drasticamente la produttività della fabbrica.

    Esso si basa su altri 5 principi:
    -identificare il valore per il cliente
    -comprendere il processo di creazione del valore
    -creare il flusso del valore
    -far tirare il flusso del valore dal cliente
    -ricercare la perfezione

    A questi 5 principi corrispondono i "sette sprechi" (Seven Wastes), identificati da Taiichi Ohno, ingegnere capo Toyota, come parte del Toyota Production System:
    -Difetti: Difetti alla qualità portano il cliente a rifiutare il prodotto. Lo sforzo necessario a creare questi difetti è uno spreco.
    -Sovrapproduzione: La sovrapproduzione è la produzione o l'acquisizione di beni prima che siano effettivamente richiesti. È uno spreco molto pericoloso per le aziende perché tende a nascondere problemi di produzione. La sovrapproduzione deve essere immagazzinata, gestita e protetta, generando quindi altri sprechi.
    -Trasporti: Ogni volta che un prodotto è trasferito rischia di essere danneggiato, perso, ritardato, etc., così diventa un costo che non produce valore. I trasporti non introducono alcuna trasformazione al prodotto che il cliente sia disposto a pagare.
    -Attese: Si riferisce sia al tempo impiegato dai lavoratori nell'attesa che la risorsa sia disponibile, sia al capitale immobilizzato in beni e servizi che non sono ancora stati consegnati al cliente.
    -Scorte: Le scorte, siano esse in forma di materie prime, di materiale in lavorazione (WIP), o di prodotti finiti, rappresentano un capitale che non ha ancora prodotto un guadagno sia per il produttore che per il cliente. Ciascuna di queste tre voci che non sia ancora elaborata per produrre valore è uno spreco.
    -Movimento: È simile ai trasporti, ma si riferisce, anziché ai prodotti, ai lavoratori o alle macchine. Questi possono subire danneggiamenti, usure, problemi di sicurezza.
    -Processi inutilmente costosi: Usare risorse più costose del necessario per le attività produttive o aggiungere funzioni in più, oltre a quelle che aveva originariamente richiesto il cliente, produce solo sprechi. C'è un particolare problema in tal senso che riguarda gli operatori. Gli operatori che possiedono una qualifica superiore a quella necessaria per realizzare le attività richieste, generano dei costi per mantenere le proprie competenze che vanno sprecati nella realizzazione di attività meno qualificate.

    Il metodo ideato per eliminare questi sprechi, è detto "Metodo 5S", delle iniziali delle cinque parole giapponesi che sintetizzano i cinque passi che danno il ritmo alla metodologia:
    -Seiri (separare): separa ciò che ti serve da ciò che non è funzionale all'attività e quindi crea disturbo e disordine, quindi spreco di tempo o di risorse (Muda); un termine alternativo con la S è scarta.
    -Seiton (riordinare): metti a posto tutto quello che è utile, il vecchio motto "ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa"; un termine alternativo con la S è sistema.
    -Seiso (pulire): tieni tale ordine costante e pulisci, un ambiente pulito ed ordinato è un ambiente che "non nasconde" le inefficienze; un termine alternativo con la S è spazza.
    -Seiketsu (sistematizzare o standardizzare): definisci delle metodologie ripetitive e canonizzate da utilizzare per continuare queste attività di razionalizzazione delle risorse e degli spazi lavorativi;
    -Shitsuke (diffondere o sostenere): fai che questo modo di pensare ed agire sia pervasivo per tutte le attività aziendali.

    Il quinto passo (shitsuke) può anche essere inteso come allargamento delle 5S da esperimenti pilota ad altre attività che possono goderne.
    Questa metodologia investe quindi un atteggiamento aziendale di Miglioramento continuo, in modo che ogni giorno sia un giorno per il miglioramento e per scoprire altri muda ed eliminarli: infatti se i primi tre passi possono essere svolti con poco sforzo, il cuore del miglioramento e del sistema è negli ultimi due che rendono l'attività costante e strutturale.

    Uno degli approcci più usati per rendere efficace la fase di seiri e seiton è quello detto "dei cartellini rossi".
    Si segnano con dei cartellini rossi tutti gli attrezzi, materiali o qualsiasi elemento oggetto di 5S che possono risultare inutili, i quali in seguito vengono segregati in un'area di non utilizzo immediato.

    A fronte di un reclamo per l'utilizzo di un materiale con cartellino, il reclamante deve addurre motivazioni evidenti che non esiste alternativa utilizzabile senza cartellino rosso; ovviamente nel caso possa utilizzare un materiale o uno strumento non cartellinato, il materiale cartellinato rimane dove sta, in caso contrario viene eliminato il cartellino e tale materiale torna di uso comune.

    Tutti i materiali che, dopo tre-sei mesi, hanno ancora il cartellino rosso, possono essere eliminati. In questo modo il materiale effettivamente non usato viene prima evidenziato, poi segregato e quindi eliminato.
    Vengono minimizzati i rischi di un "impeto delenda", ma si mantiene l'approccio di pulizia complessiva.
    Ovviamente il tempo di residenza nel "limbo" dei materiali cartellinati può variare, ma normalmente non supera i dodici mesi.

    Un aspetto fondamentale del TPS, finalizzato all'eliminazione degli stock e delle giacenze di materiale in fabbrica, è il Just in time, ovvero un sistema di governo del flusso logistico basato sul concetto di produrre solo quando serve, vale a dire quando si manifesta la domanda del cliente che sta immediatamente a valle seguendo il flusso del processo. Questo modo di organizzare il lancio della produzione, unitamente all'adozione di lotti sempre più piccoli permessi dall'introduzione delle tecniche di set-up rapido (SMED), elimina o riduce drasticamente lo stazionamento del materiale fermo in attesa di essere lavorato, riducendo quindi il tempo totale di attraversamento che passa da giorni a ore.

    Questo modo di produrre è definito di tipo "Pull" in contrapposizione ai sistemi tradizionali di tipo "Push" basati su programmi di produzione fissati in un tempo precedente e quindi inevitabilmente destinati a non rispecchiare l'effettiva domanda. Lo strumento pratico utilizzato è il kanban, ovvero un sistema basato sulla standardizzazione delle unità prodotte e trasportate e l'uso di un cartellino che accompagna il contenitore pieno. Quando si inizia a consumare il materiale dal contenitore il cartellino viene liberato e funge così da segnale per la stazione a monte per indicare l'immediata necessità di provvedere ad una nuova consegna di un contenitore pieno. Il sistema non permette quindi la sovrapproduzione perché è limitata dal numero totale di cartellini circolanti per ogni singolo articolo.

    Peculiarità del Just-in-Time è l'estensione del meccanismo logistico presso i fornitori, che vengono completamente integrati nel sistema Pull. È evidente che il sistema funziona se il materiale fornito è conforme alle prescrizioni di qualità, altrimenti si bloccherebbe: si spiega quindi in questo modo la necessità di un livello altissimo della qualità, come se Just-in-time e Qualità fossero due facce della stessa medaglia.

    La "Qualità Totale" (o "Total Quality Management") è un approccio, nato in Giappone e diffuso negli Stati Uniti verso gli anni '50, secondo il quale tutta l'impresa deve essere coinvolta nel raggiungimento dell'obiettivo (mission). Ciò comporta anche il coinvolgimento e la mobilitazione dei dipendenti e la riduzione degli sprechi in un'ottica di ottimizzazione degli sforzi.

    Nella norma UNI EN ISO 9004:2000 (e 9000:2005) sono stati definiti gli otto principi di gestione per la qualità:
    -Orientamento al cliente
    -Leadership
    -Coinvolgimento del personale
    -Approccio per processi
    -Approccio sistemico alla gestione
    -Miglioramento continuo tramite: aggiornamento, rapporto di ascolto con il cliente, ogni piccolo miglioramento là dove sia possibile, controllo dei processi, innovazione.
    -Decisioni basate sui dati di fatto: analisi vendite, statistiche e analisi di marketing, feedback dai clienti, indicatori macro e micro economici.
    -Rapporti di reciproco beneficio coi fornitori.

    Il concetto di qualità va definito in base a ciò che vuole e che si aspetta il cliente, la soddisfazione del cliente è quindi l’obiettivo alla base della "Qualità Totale", ed implica la definizione di una "missione aziendale" e di alcuni "valori guida", che stimolino un atteggiamento nuovo verso il lavoro e verso i clienti, in altre parole di una cultura della qualità nell’organizzazione.

    Tra i valori guida vi sono:
    -l’attenzione al cliente,
    -l’aumento di responsabilità dei collaboratori e il miglioramento continuo (introduzione di team e gruppi di lavoro per la soluzione dei problemi, con il miglioramento costante dei prodotti e dei servizi),
    -il miglioramento del processo produttivo con metodi rigorosi di controllo statistico (non selezionando i fornitori in base al prezzo, ma facendo formazione sul campo)
    -la ridefinizione del ruolo della supervisione migliorando il sistema nell’aiutare macchine e persone (dando ai supervisori la possibilità di indicare al management i problemi da eliminare).

    Altri aspetti importanti la libertà dei dipendenti di fare domande e di mettere in discussione i metodi di lavoro, ed il lavorare in squadra nell’interesse dell’azienda, eliminando la concorrenza interna.

    Uno dei concetti di base della qualità totale è che ogni analisi della situazione ed ogni azione di miglioramento deve essere basata su dati oggettivi, e non su sensazioni, in modo da poter comprendere e misurare il fenomeno e valutarne quindi l’effettivo miglioramento o meno.

    Sulla base di questo principio, la qualità totale fa largo uso degli strumenti della statistica, quali la raccolta dati, la loro analisi e la loro stratificazione, i diagrammi di correlazione e gli altri tipi di rappresentazione, le analisi di Pareto e le carte di controllo.

    Dal punto di vista metodologico, invece, i principali concetti sono il lavoro di routine quotidiano, i diagrammi di causa-effetto ed il Ciclo di Deming.



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    Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
    Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”