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Gallia tardoantica e altomedievale

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2014 13:17
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Stratiotes
09/04/2014 21:29
 
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Devo dire che queste discussioni/lezioni sono stupende.

Voglio chiedere:

1) Ho letto che i Franchi erano, tra i popoli germanici (fatta probabilmente eccezione per gli Anglosassoni, so che c'è molto dibattito a riguardo), quelli che facevano meno uso in assoluto della cavalleria. Sebbene le cavallerie degli altri Germani fossero forse più rinomate, per quanto comunque usate scarsamente, poiché erano state più a contatto con i popoli della steppa, come mai una popolazione "ibrida" da un punto di vista tattico con i Romani come i Franchi era così priva di cavalleria?
2) Si può dire che effettivamente la cavalleria nel mondo franco sia diventata preponderante solo durante i secoli XI-XII? Se si, è un fenomeno legato alla stabilizzazione del sistema feudale, oppure entrano in gioco altri fattori, magari anche il contatto con l'oriente bizantino e musulmano con relative conoscenze avanzate dal punto di vista metallurgico ecc.?
3) L'aumento di importanza della cavalleria nel mondo carolingio fu solo quindi legata ad un prestigio sociale e non ad un'effettivo cambiamento della macchina militare? Mi ricordo di aver letto che nei capitolari carolingi il cavallo venne sempre più richiesto nelle spedizioni militari e che la differenza con il periodo precedente è sostanziale. Mi ricordo anche che, sebbene le clientele vassallatiche già esistessero da un pezzo, nel mondo franco pre-carolingio non si distingueva ancora tra liberi e aristocratici, questo potrebbe spiegare a monte forse il perché la cavalleria non aveva preso piede, non esistendo una classe sufficientemente ricca per farne uno strumento più potente.
4) Molto interessante il discorso delle marche e delle contee per quanto riguarda la loro eredità romana. Parlando del mondo merovingio, le aree di competenza dei duchi, avevano mantenuto anch'esse questa divisione tra le aree di frontiera e quelle interne? L'ascesa dei Pipinidi d'Austrsia è imputabile anche ad una loro maggiore militarizzazione rispetto ai maggiordomi occidentali, essendo le loro terre esposte più di frequente alle minacce sassoni?
5) Prendendo come punto fermo che una cavalleria pesante si sviluppa solo in un ambiente feudale e che sono importanti anche i costumi bellici dei popoli confinanti, le cavallerie dei Visigoti e dei Longobardi avevano mantenuto il loro retaggio della steppa prima della fine dei loro regni (pur non rammentandone di entrambi una società più verticizzata di quella franca pre-carolingia)? Se si, in che misura possono aver inlfuenzato la cavalleria franca? Vi furono inoltre delle influenze, a parte la staffa (nonostante la sua lentissima diffusione), con il contatto e la distruzione del Khaganato avaro? Inoltre non mi risulta che Sassoni e Bavari avessero cavallerie di rilievo, tuttavia per questi ultimi, l'assorbimento nell'orbita franca e l'annessione ai tempi di Tassilone cugino di Carlomagno unita al contatto con gli Avari e al sistema ducale, poteva aver prodotto una cavalleria più consistente?
[Modificato da Legio XIII gemina 09/04/2014 21:30]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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