Quesiti "perì ton Rhomaion"

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Keirosophos
00sabato 29 maggio 2010 16:37
Domande sull'Impero Bbizantino a 360°
Come prima domanda vorrei sapere quale fu il ruolo della Serenissima nella storia dell'impero bizantino, da quando ancora era sua vassalla fino ad arrivare al sacco di Costantinopoli.
Grazie a chi risponderà. [SM=g27985]
Xostantinou
00sabato 29 maggio 2010 19:49
Una domanda alquanto circostanziata eh! [SM=g8203]

Allora, partiamo dalle origini, Venezia (per la precisione Malamocco) diventa "bizantina" nel 555, quando Narsete la strappa al regno goto d'italia. Tra il 568 e l'810 prima i longobardi e poi i franchi entrano in veneto, ma la laguna viene rispettata in quanto "formalmente" territorio sotto la diretta sovranità bizantina, mentre l'entroterra venne perduto a favore dei longobardi molto presto.
Verso l'800 il centro della città si trasferisce da Malamocco a Rialto, con la costruzione della prima basilica di S. Marco (le cui reliquie erano state trafugate ad Alessandria d'Egitto durante l'assedio arabo dell'828) e del palazzo ducale.
Tra il 699 ed il 742 ci sono i problemi causati dallo scisma tricapitolino, dalle lotte iconoclaste e dalle rivolte contro il governo romeo in italia centro-settentrionale. Per il sostegno dato al Papa ed al Basileus Costantino V Copronimo nel cercare di contenere gli effetti dello scisma e tenere fuori i longobardi dalle aree controllate dall'esarcato, a Venezia venne attribuito il patriarcato ex-scismatico di Grado e giurisdizione sino all'Istria, mentre l'altra metà del patriarcato originario ancora sotto la giurisdizione del Patriarca di Aquileia veniva definitivamente perduto a favore dei longobardi. Nel contempo a Venezia viene concessa anche l'autonomia di auto-eleggere il proprio Doux.
Verso l'anno 1000 a il Basileus Romano III Argiro concesse a Venezia autorità anche sulla Dalmazia (Dux Venetiae et Dalmatiae).
Gli anni '70 ed '80 del secolo videro Venezia impegnata in Albania al fianco dell'Imperatore Alessio Comneno contro i normanni, che dopo aver conquistato l'italia meridionale bizantina erano sbarcati a Durazzo. Alla morte di Roberto il Guiscardo seguì il ritiro dei normanni dall'Albania e come ricompensa per l'aiuto il Basileus Alessio Comneno nel 1082 emanò la Crisobolla con la quale concedeva ai mercanti veneziani ampi privilegi ed esenzioni in tutta la Romània.
Dal 1122 fino al 1175 Venezia fu in guerra con l'Impero Romèo.
La prima guerra scoppiò appunto nel 1122 quando il Basileus Giovanni II Comneno si rifiutò di rinnovare la Crisobolla emanata dal padre. Per forzare il Basileus al rinnovo della concessione la flotta veneziana devastò molte isole egee (con una pausa solamente in occasione della Prima Crociata), racimolando tra l'altro un cospicuo bottino. La flotta veneziana fece ritorno in Adriatico solo verso il 1125 per fronteggiare la discesa in Dalmazia del Re d'Ungheria. Di fronte alla devastazione lasciata dal passaggio dei veneziani Giovanni II si rassegnò a chiedere la pace non solo ratificando la crisobolla, ma aggiungendovi ulteriori esenzioni e monopoli. Come unica soluzione al crescente potere di Venezia Giovanni II non vide altra soluzione che concedere privilegi analoghi anche alle rivali storiche della Serenissima, Pisa e Genova.
Nel 1167 Venezia entrava nella Lega Lombarda contro l'Imperatore Federico Barbarossa, ricevendone l'immediato sostegno del Basileus Manuele Comneno che, intenzionato a riconquistare a sua volta l'Italia meridionale, aveva istigato Ancona alla rivolta contro il barbarossa e provveduto ad inviare una flotta nell'Adriatico al comando del Domestikos Giovanni Ducas.
Il Basileus cercò il sostegno delle Repubbliche Marinare col rinnovo e l'ampliamento degli antichi privilegi commerciali, ma Venezia, che non gradiva interferenze in quello che considerava il proprio mare, nonostante la buona accoglienza di facciata riservata agli ambasciatori bizantini, si rifiutò di appoggiarlo concretamente.
Irritato, Manuele si adoperò per riportare sotto il suo diretto controllo gran parte della Dalmazia e spinse gli Anconetani a condurre una serie di azioni di pirateria nell'Adriatico, che furono però in breve represse dalla flotta di Venezia, mentre la Repubblica interrompeva per rappresaglia le relazioni commerciali con Costantinopoli.
La situazione sembrava essersi stabilizzata, quando improvvisamente il 12 marzo 1171, a seguito dell'incendio della colonia genovese di Galata, di cui erano stati accusati i Veneziani, l'Imperatore ordinò l'arresto di tutti i cittadini veneti presenti nei territori dell'Impero e la confisca di tutti i loro beni.
Quando a Venezia giunse l'incredibile notizia dell'arresto di quasi diecimila concittadini nella sola Costantinopoli, la guerra divenne inevitabile. Si ordinò il rientro entro di tutti i cittadini assenti e il ricorso a prestiti, mentre si reclamava dalle città istriane e dalmate il rispetto dei trattati sulla fornitura di contingenti navali. In sei mesi l'Arsenale di Venezia allestì qualcosa come cento galee e venti navi tonde, che salparono nel mese di settembre al comando del doge Vitale II Michiel.
Nelle intenzioni veneziane, probabilmente, la guerra doveva risolversi in una riedizione della vittoriosa spedizione punitiva del 1122-1126 condotta dal Domenico Michiel, avo di Vitale II, che aveva piegato le resistenze bizantine alla penetrazione commerciale dei mercanti della Repubblica.
La flotta investì per prima Ragusa, che aveva rifiutato di fornire a Venezia le navi richieste, poi proseguì verso l'Egeo.
Nel frattempo la flotta imperiale aveva visto le sue forze incrementate dai contingenti pisani e genovesi.
Le tregua stipulata per consentire le trattative di pace consentì ai Greci di guadagnare l'inverno, quando la flotta veneziana dovette ritirarsi a Chio per trascorrere la brutta stagione. L'affollamento e le dure condizioni di vita sulle galee portarono alla diffusione di una pestilenza tra gli equipaggi veneziani, così che infine la flotta fu costretta a rientrare, con l'arrivo della primavera, a Venezia.
Nel 1172 il Doge Vitale II venne assassinato.
Il nuovo doge, Sebastiano Ziani, inviò quindi nuovi ambasciatori al Basileus, per cercare di riportare la pace e riaprire la strada ai commerci. Di fronte, però, al prolungarsi delle trattative e soprattutto alla notizia della disastrosa sconfitta subita da Manuele nella battaglia di Miriocefalo, Venezia si preparava a riprendere le armi.
Nel 1175 venne stretta un'alleanza tra Venezia e Guglielmo II di Sicilia e con Federico Barbarossa che ricevette appoggio dalla flotta veneta nell'assedio di Ancona. Manuele, che in quel momento si trovava in una situazione di difficoltà dopo la definitiva perdita dell'Asia Minore, si risolse quindi alla pace. L'Imperatore acconsentì a restituire la libertà e i beni ai coloni veneziani nei territori dell'Impero e al pagamento di mille e cinquecento libbre d'oro, oltre che al ripristino dei precedenti diritti commerciali.
Dopo la morte nel 1180 dell'Imperatore bizantino Manuele I Comneno e il torbido periodo di minorità del successore Alessio II, Béla III d'Ungheria, che già vantava il titolo di re di Croazia, Dalmazia e Slavonia, mosse a rioccupare i territori bizantini della Dalmazia.
Nel far questo, Bèla riaccese però i contrasti tra l'Ungheria e Venezia, che già controllava buona parte della fascia costiera della regione. Dal canto suo Venezia aveva assistito attonita, nel 1181 al massacro dei propri coloni e degli altri latini di Costantinopoli, ordinato dal protosebasto Andronico Comneno in nome dell'appena decenne Alessio II, assassinato poi dallo stesso Andronico nel 1183 per assurgere al trono come Andronico I di Bisanzio.
Nello stesso anno 1183, la città dalmata di Zara, già possedimento veneziano, si ribellò ponendosi nelle mani di Béla III. Questo fatto spinse Venezia alla guerra.
Dopo la caduta di Durazzo nelle mani di Guglielmo II d'Altavilla, l'11 giugno 1185, in breve seguita da Corfù, Cefalonia, Itaca e Zacinto, la perdita nell'agosto dello stesso anno dell'importante città di Tessalonica portò ad una rivolta a Bisanzio, che portò sul trono un nuovo Basileus, Isacco II Angelo.
Il nuovo sovrano bizantino si affrettò a stringere trattati con l'Ungheria e con Venezia, lasciando così libere le due potenze di fronteggiarsi nel dominio della Dalmazia.
Armata la flotta, nel 1187 i Veneziani si presentarono davanti a Zara, ponendola d'assedio, ma la città, sorretta dalle truppe ungheresi, resisteva. Frattanto prese a soffiare in Europa il vento della Terza Crociata. L'assedio a Zara venne tolto e la flotta si preparò ad unirsi all'impresa nel Levante.
La guerra riprese con l'elezione al dogado, nel 1193, di Enrico Dandolo.
La flotta veneziana, occupata così l'isola di Pago, si presentò ancora una volta davanti a Zara. Questa però, aveva chiamato in soccorso la Repubblica di Pisa, la cui flotta, comparsa nell'Adriatico, prese Pola.
Nel 1195 venne ripresa la città istriana e sconfitta la flotta di Pisa.
Pisani e Zaratini chiesero allora l'aiuto della normanna Brindisi, ma l'arrivo di nuove navi da Venezia costrinse alla fine i Pisani a lasciare l'Adriatico e Brindisi subì la vendetta veneziana. Nonostante questo Zara, la morte di re Bèla nel 1196, rimaneva ancora saldamente in mano ungherese.
L'occasione finale per la riconquista fu offerta al Dandolo dalla Quarta Crociata.
I crociati, memori di quanto successo nelle crociate precedenti, decisero di prendere la via del mare per raggiungere la loro meta. Scartate Marsiglia e Genova, non rimaneva che Venezia quale potenza marittima che potesse provvedere tempestivamente ai necessari navigli. Vennero iniziate le trattative con la Serenissima e nel 1201 la delegazione crociata raggiunse Venezia e venne accolta dal doge Enrico Dandolo.Venne stipulato il contratto di trasporto e rifornimento. I Veneziani, per i loro servizi fecero accettare ai crociati il pagamento dell’esorbitante cifra di 85.000 marche imperiali d’argento. Per quella somma i veneziani avrebbero approntato per la fine di giugno del 1202 navigli bastanti per il trasporto di 4.500 cavalieri con i loro cavalli, 9.000 scudieri e 20.000 fanti. Il contratto prevedeva anche il rifornimento di viveri e foraggio bastanti per il viaggio. Oltre a ciò Venezia s’impegnò ad armare 50 galere che avrebbero accompagnato la crociata in cambio del 50% di quanto conquistato. I crociati si riunirono a Venezia nel 1202, la Serenissima aveva rispettato il contratto, le navi erano pronte ed i rifornimenti erano disponibili.
Rispetto alle previsioni, il numero dei crociati che avevano risposto all'appello del Papa era molto ridotto e il denaro raccolto non bastava a coprire le spese: mancavano ancora 34.000 marche d'argento e Venezia si rifiutò di prendere il mare. Intanto i crociati portavano scompiglio nella città, molestavano le donne, rubacchiavano e compivano altri spiacevoli misfatti. A causa di ciò furono banditi “come appestati”, ma anche per i veneziani la situazione era molto sfavorevole: avevano investito capitali, che temevano di perdere, per soddisfare il contratto e dovevano continuamente rifornire viveri ai crociati accampati in attesa di partire. Mentre una parte dei pellegrini abbandonava l'impresa, oppure decideva di tentare la via di terra, il capo dei crociati, Bonifacio I del Monferrato negoziò un compromesso con il doge, Enrico Dandolo: i veneziani avrebbero partecipato all'impresa e il doge stesso avrebbe assunto il comando della spedizione.
La riconquista di Zara non fu pattuita già dall’inizio ma che era, per così dire, solo latente. Il proposito di riconquistare Zara prese concreta forma durante il viaggio.
Arrivati a Zara i crociati non vennero accolti a braccia aperte, anzi la popolazione ostile fece resistenza. Dopo un assedio di cinque giorni avvenne l’assalto alla città che venne presa e saccheggiata. Ormai l’inverno era alle soglie e perciò venne deciso di svernare a Zara.
Quando venne a conoscenza della presa di Zara e del sanguinoso saccheggio il papa inorridì: contro il suo ordine i crociati avevano osato aggredire una città cristiana. Per tale ragione decise di scomunicare la crociata. I diversi baroni dichiararono però di essere stati ricattati e costretti da Venezia alla sciagurata azione; il papa allora tolse loro la scomunica che andò completamente a carico dei veneziani. Il doge Dandolo non si curò molto della scomunica ma prese contatto con Filippo di Svevia (anche lui scomunicato) che doveva convincere il papa a far continuare l’impresa, anche a favore del proprio cognato Alessio IV Angelo, cosa che avrebbe portato notevoli vantaggi.
Alessio IV era figlio dell'imperatore Isacco II Angelo, detronizzato da suo fratello Alessio III. Alessio era riuscito a fuggire dalla prigionia nel 1202 e si era rifugiato presso sua sorella in Germania, moglie di Filippo di Svevia. La proposta del principe era quella di ottenere la collaborazione dei crociati per riappropriarsi del trono in cambio di aiuti militari (10.000 soldati) oltre denaro e generi di consumo ai crociati, riunione delle due Chiese e favorevoli accordi mercantili con Venezia. A Venezia promise anche di pagare la somma che i crociati non avevano pagato, promise inoltre di voler sostenere le spese di 500 cavalieri che dovevano rimanere in Terra Santa. Il Papa, allettato dalla prospettiva della riunione con la chiesa ortodossa si fece convincere, tolse la scomunica e dette il suo permesso per la continuazione dell’impresa. Ad alcuni crociati però non piaceva la prospettiva di assalire un’altra città cristiana in luogo di combattere i musulmani, si separarono dal resto dei crociati e fecero vela in direzione della Siria. Nel 1203 Alessio IV arrivò a Zara ed alcuni giorni dopo la flotta spiegò le vele in direzione di Costantinopoli. I crociati sbarcarono a Galata, riuscirono a far saltare la catena che difendeva il Corno d'Oro ed entrarono nel porto di Costantinopoli. Dopo alcuni giorni di aspra battaglia, i veneziani riuscirono ad entrare nella città.
Alessio III, vista la mala parata, aveva arraffato quanto poteva del tesoro imperiale e si era dato alla fuga portando con se la figlia. Isacco II venne liberato dal carcere e si dichiarò pronto a confermare le promesse fatte ai crociati dal figlio che nominò correggente il 1 agosto 1203, con appropriata cerimonia nella chiesa di S. Sofia ed alla presenza di tutti i baroni della crociata.
Le casse del regno però erano vuote e l’unione delle due chiese era fortemente osteggiata sia dal clero sia dal popolo. Alessio cercò di tergiversare e di tacitare i comandanti dei crociati con dispendiosi regali, cosa che ne accentuò la cupidigia. In città le ivi residenti colonie dei mercanti genovesi e pisani venivano assalite dal popolo esacerbato. Alessio peggiorò le cose imponendo nuove e gravose tasse per racimolare fondi per acquietare i crociati che cominciavano a fare la voce grossa. Si fece nemico anche il clero confiscando i candelabri d’argento delle chiese che fece fondere. La soldataglia latina aveva bisogno di viveri e faceva per conto suo scorribande. Cominciarono atti di aperta ostilità contro i crociati che venivano anche aggrediti per le strade. Alcuni di essi, che avevano saccheggiato una moschea, vennero aggrediti dai “greci” e per difendersi appiccarono il fuoco ad alcune case. L’incendio si propagò e per giorni una parte di Costantinopoli fu preda delle fiamme. Venne fatto anche un tentativo di incendiare le navi veneziane che però non ebbe successo alcuno.
Questa situazione diede origine ad una rivolta, capeggiata da Alessio V Murzuflo, cugino di Alessio IV. Alessio IV venne catturato e strangolato. Salito al trono, Alessio V rifiutò qualsiasi pagamento ai crociati ed ai veneziani ed impose loro di lasciare la “sua” città e il “suo” dominio.
I crociati non avevano però la minima intenzione di ritornare in patria senza bottino, ora avevano addirittura un buon motivo di assalire la città. I crociati istituirono una commissione composta di sei crociati e sei veneziani avrebbe nominato un imperatore dopo la conquista della città. Se l’eletto fosse stato uno dei crociati ai veneziani sarebbe andata la carica di Patriarca e viceversa. All’imperatore sarebbe andato il palazzo imperiale, il Palazzo delle Blacherne, un quarto della città ed un quarto del regno. I crociati ed i veneziani si sarebbero spartiti i restanti tre quarti. Il bottino sarebbe stato diviso in parti uguali. Il contratto sulla spartizione, noto come Partitio Terrarum Imperii Romaniae, venne firmato nel marzo del 1204.
Il primo attacco dei crociati venne sferrato il 9 aprile 1204 ma venne respinto e procurò solo forti perdite. Il 12 aprile venne fatto un nuovo tentativo, poco tempo dopo le porte della città vennero aperte dagli attaccanti penetrati all’interno e per Costantinopoli non ci fu più scampo. Alessio V s’era rifugiato con alcune truppe nel suo palazzo imperiale. Nella notte alcuni crociati tedeschi appiccarono il fuoco a delle case e nuovamente l’incendio divampò in città. Vista l’impossibile situazione, Alessio V si dette alla fuga. Visto che l'imperatore era scappato, fu eletto imperatore Costantino Lascaris, che ordinò una sortita contro i crociati, guidata dal fratello Teodoro, ma non ebbe successo alcuno.
Il giorno dopo ebbe inizia il grande saccheggio nel quale, come tramandano i cronisti, i cavalieri crociati diedero prova della più raggelante e efferata barbarie mai provata fino ad allora. Quanto non si poteva asportare veniva semplicemente distrutto.
L’inferno durò per 14 giorni.
Infine i comandanti degli assalitori intervennero dando ordine di cessare il saccheggio ed ordinarono che qualsiasi bottino dovesse essere portato in tre chiese e sorvegliato da fidatissimi crociati e veneziani. Questo perché il contratto prevedeva la spartizione dei beni saccheggiati: tre ottavi ai veneziani, tre ottavi ai crociati. Il restante quarto era destinato al futuro imperatore.
Alcuni storici calcolano il bottino in circa 900.000 marche imperiali d’argento, oggi equivalenti a molte centinaia di milioni di Euro. Il calcolo è però difficile perché molti degli oggetti artistici depredati e perduti hanno un valore incalcolabile.
Poi si passò all’elezione dell’imperatore latino. Bonifacio del Monferrato sperava sempre di essere eletto ma trovò la forte opposizione dei veneziani. All'inizio i comandanti crociati avevano offerto al vecchio doge veneziano il titolo di imperatore, ma il Dandolo rifiutò, quindi i comandanti crociati e quelli veneziani furono d’accordo nell’eleggere il conte Baldovino IX di Fiandra che prese possesso del trono di Costantinopoli. Parte del regno però andò a Venezia, secondo quanto previsto dal contratto. Per ampliare la propria potenza marittima Venezia reclamò ed ottenne la costa occidentale della Grecia, tutto il Peloponneso, Nasso, Andros, Eubea, Gallipoli, Adrianopoli e i porti della Tracia sul Mar di Marmara. Da allora il Doge assunse il titolo di “Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae”, cioè Signore di un quarto e mezzo dell’Impero Romano. I veneziani pretesero anche tre ottavi della città di Costantinopoli ed occuparono il quartiere di Santa Sofia.
A ricoprire la carica di patriarca venne nominato il nobile veneziano Tommaso Morosini.
Baldovino venne incoronato in pompa magna il 16 maggio 1204 nella Cattedrale di Santa Sofia.
Alla notizia degli orrori compiuti e della barbarie dimostrata dai crociati, Papa Innocenzo III fu esterrefatto. Inorridito scrisse lettere a Costantinopoli deplorando e condannando che, senza il suo sapere, Stato e Chiesa erano stati divisi; ma ciò non cambiò la situazione. Il suo dispiacere crebbe ancora quando venne a sapere che il suo legato, Pietro di San Marcello, aveva svincolato i crociati dalla promessa di liberare Gerusalemme.
Nel 1204 Venezia acquisì anche Creta dal Re di Tessalonica, Bonifacio I del Monferrato, che vantava il titolo nominale di Re di Creta.
L'isola però, non era in realtà sotto il controllo del sovrano di Tessalonica.
Nel 1207 si installarono nella capitale dell'isola, la città di Candia, i Genovesi di Enrico Pescatore, chiamati dagli stessi Greci per installarsi nelle vicine piazzeforti. Venutolo a sapere, il doge Sebastiano Ziani strinse accordi con la Repubblica di Pisa e schierò in mare la flotta, riprendendo Candia ai Genovesi e provvedendo ad avviare l'occupazione dell'isola.
L'intero regno di Candia fu dato quindi in feudo con l'impegno di provvederne alla difesa a proprie spese.
La resistenza greca permaneva però vigorosa.
Nel 1208 venne inviata una nuova flotta, che riuscì infine a scacciare i Genovesi di Pescatore e provvidero a costituire l'isola in Ducato di Candia, nominando primo duca il patrizio Jacopo Tiepolo. Il duca era eletto a Venezia dal Maggior Consiglio e affiancato da due consiglieri, al duca spettava il comando militare e l'amministrazione politica, affiancato, però, da un Consiglio Generale composto da tutti i nobili veneziani e greci dell'isola.
Nel 1211 si riuscì infine a completare la conquista e si provvide ad inviare una prima colonia di Veneziani. La stessa isola di Creta venne suddivisa in sei sestieri, recanti gli stessi nomi di quelli veneziani, in ciascuno dei quali venne inviato un gruppo di coloni, con obbligo di omaggio feudale al Doge. Un settimo settore dell'isola venne invece direttamente assegnato al possesso del Comune di Venezia.
Nel 1230 scoppiò l'ennesima rivolta, la popolazione offrì l'isola a Giovanni III Vatatzes, Basileus dell'Impero di Nicea, che inviò una flotta di trenta triremi al comando Megas Doux.
I Niceni conquistarono Retimno e altri castelli, ma, rendendosi conto della difficoltà nel conquistare l'intera isola, abbandonarono l'impresa.
Venezia inviò comunque nel 1233 una flotta, che nel 1234 riuscirono infine a ristabilire in buona misura il controllo veneziano. I capi della rivolta fecero formale atto di sottomissione, ricevendone in cambio notevoli donativi in proprietà e feudi.
Resisteva però la città di Sitia, che fu inutilmente assediata, fino a che, l'arrivo di nuove truppe inviate da Nicea non rese necessaria la ritirata al contingente veneziano. I Niceni presero la fortezza di La Suda, riprendendo poi il mare, scontrandosi poi nell'Adriatico con la flotta veneziana e ritirandosi infine verso oriente nel 1236.
L'ordine sull'isola di Candia venne ristabilito però solo con l'invio di nuovi coloni da Venezia. La lunga fase di conquista ed occupazione di Candia si concluse lasciando l'isola strutturata come una colonia feudale legata più a vincoli di vassallaggio e supporto a Venezia che ad uno stabile e diretto controllo della Repubblica. Tale assetto, tuttavia, tutt'altro che definitivo verrà presto sconvolto dalle rivolte greche del 1274, 1277, del 1283-1299 e del 1341, ma soprattutto dalla grande rivolta di Candia del 1363-1364, quando, a seguito della ribellione anche di molti coloni veneziani, l'isola perse definitivamente la propria autonomia, passando sotto il diretto controllo della Repubblica.
Tra il 1255 e il 1270 la Repubblica si scontrò poi duramente con Genova nella guerra di San Saba per riaffermare il proprio predominio nei mercati levantini.
Nel 1259, poi, Venezia e Genova videro la loro attenzione attirata dal nuovo reggente dell'Impero di Nicea Michele Paleologo, intenzionato a riconquistare Costantinopoli e a porre fine all'Impero Latino, retto dal debole Baldovino II.
Venezia si sobbarcò quasi da sola la difesa del traballante impero, ma il 13 marzo 1261 Genova stipulò con Nicea il fruttuoso trattato di Ninfeo, che consentì da una parte ai Bizantini di riconquistare con un colpo di mano il 25 luglio Costantinopoli, ponendo fine all'Impero Latino, con la protezione della flotta genovese, e dall'altra permise a Genova di trovarsi in una posizione di forza nei territori del Paleologo, acclamato nuovo basileus al suo ingresso nella capitale il 26 luglio. I Genovesi ottennero nella città un intero quartiere, al di là del Corno d'Oro, detto Galata.
Venezia inviò una potente flotta a difendere i propri possedimenti nell'Egeo e trenta galee nel Mar Nero. Una volta riunitesi le due flotte, l'armata veneziana si presentò a Salonicco, dove si trovava la flotta congiunta liguro-bizantina, ma questa non rispose alla provocazione. I liguri si ritirarono poi a svernare a Genova.
Venezia ne approfittò per istigare i Duchi dell'Arcipelago ad inviare navi per razziare la costa fino a Costantinopoli, ma la squadra navale venne intercettata sulla via del ritorno dalla flotta greca: fu una strage.
La sconfitta genovese alla battaglia di Settepozzi mise l'Imperatore Romèo nella difficile condizione di dover affrontare da solo la flotta veneziana, così il Basileus si risolse alla pace. Il 18 giugno 1265 gli ambasciatori di Venezia siglarono un trattato di pace perpetua, ma l'accordo non trovò l'approvazione ducale, venendo dunque ridotto ad una semplice tregua quinquennale.
Infine nel 1270, allo scadere del quinquennio di tregua con Bisanzio, venne firmato il trattato di Cremona per siglare la pace tra Venezia, Genova e Costantinopoli. Nonostante le vittorie sul mare, e la possibilità di ricostruire le proprie colonie a Tessalonica e Costantinopoli Venezia non riuscì a scardinare il potere genovese in Oriente, che presto sarebbe stato ancor più rinforzato dal sempre più saldo legame tra Genova e Bisanzio, lasciando in sostanza inalterate le cause di fondo dello scontro, fino al riesplodere del conflitto nella guerra del 1293-1299.
Dopo il fruttuoso trattato di Ninfeo e la riconquista romea di Costantinopoli, Genova aveva finalmente visto schiudersi le porte del Mar Nero e del rinato Impero d'Oriente. Forte del possesso delle nuove colonie di Pera e di Caffa e dell'alleanza con Costantinopoli, la repubblica ligure tentò dunque a sua volta di escludere la rivale Venezia dai commerci orientali. Venezia aveva reagito stringendo alleanza con la Repubblica di Pisa ma, dopo la sconfitta di quest'ultima nella battaglia della Meloria, era rimasta sola a fronteggiare La Superba.
Con la caduta nel 1291 dell'ultimo lembo dell'Outremer cristiano, San Giovanni d'Acri e la conseguente temporanea chiusura dei mercati siriani alle navi europee, il controllo delle rotte di Costantinopoli e del Mar Nero ora controllate dai Genovesi divennero capitali per Venezia e per il suo commercio.
Le due flotte si fronteggiarono il 28 maggio 1294 nella battaglia di Laiazzo, dove i Veneziani furono duramente sconfitti, perdendo venticinque navi.
Nonostante la sconfitta, la Serenissima apprestò una nuova flotta di sessanta galee, preparandosi ad un nuovo scontro nonostante il tentativo di papa Bonifacio VIII di ristabilire la pace. La battaglia fu sfiorata al largo delle coste della Sicilia, ma le due armate fecero rotta verso le rispettive città. Poco dopo i Genovesi misero al sacco La Canea, a Creta, e distrussero la muda veneziana di Siria al largo di Modone, subito incalzati dai Veneziani, che misero a ferro e fuoco Caffa, nel Mar Nero. A Costantinopoli poi, i coloni genovesi assalirono il quartiere veneziano, facendo una strage dei cittadini veneti. L'Imperatore Andronico II Paleologo mostrò immediatamente il proprio sostegno agli alleati liguri, facendo prigionieri i Veneziani superstiti e lo stesso bailo Marco Bembo.
Venezia minacciò la guerra a Bisanzio, pretendendo riparazione per l'affronto subito: puntualmente, nel 1296, la flotta veneta forzò il Bosforo affondando venti navi nemiche, conquistò Focea e mise a ferro e fuoco tutta la costa tra Pera e Costantinopoli, distruggendo la colonia genovese di Galata e gettando le ancore davanti al Corno d'Oro, proprio di fronte alla residenza imperiale del palazzo delle Blacherne. Il Basileus bizantino preferì a quel punto allontanare la minaccia pagando un ingente tributo di guerra.
Lo scontro decisivo del conflitto si combatté l’8 settembre 1298, con la battaglia di Curzola, quando i Genovesi distrussero la flotta veneziana. Approfittando della grave disfatta della Serenissima, a Costantinopoli i cittadini veneziani vennero nuovamente abbandonati al massacro dei Genovesi.
Venezia iniziò ad apprestare una nuova flotta, allestendo altre cento galee e ricorse perfino a balestrieri catalani mercenari per riempire le file dell'armata. Nel crescere delle provocazioni reciproche, dieci navi genovesi si presentarono davanti al porto di Venezia, mentre tre galee veneziane penetravano nel porto di Genova.
Di fronte al rapido degenerare della situazione che danneggiava i reciproci commerci e minacciava la sopravvivenza delle colonie orientali però, le due Repubbliche accettarono infine la proposta di pace avanzata da Matteo Visconti, nuovo Signore di Milano: il trattato venne firmato il 25 maggio 1299.
L'improvvisa pace lasciò solo l'imperatore Andronico a fronteggiare il desiderio di vendetta di Venezia.
Una flotta di ventotto galee veneziane si presentò sotto le mura di Costantinopoli, devastandone i sobborghi e facendo punire con la frusta, sotto gli occhi di quanti si affollavano sulle mura, i romei che avevano la sfortuna di cadere nelle loro mani. Contemporaneamente veniva catturata a Chio una nave imperiale, condotta prigioniera a Negroponte, mentre nelle Cicladi e nel Dodecanneso venivano occupate Amorgo, Lerina, Ceo e altre isole. Davanti alla devastazione delle coste, Andronico Paleologo si piegò il 4 ottobre 1302, accettando di rinfondere i Veneziani dei frutti del saccheggio perpetrato ai danni del loro quartiere di Costantinopoli.

L'ultimo atto dei veneziani nei confronti dell'Impero Romèo arriva nel febbraio del 1453, quando il senato veneziano, saputo che due galere genovesi erano già arrivate nel Corno d'Oro con settecento volontari pronti alla lotta, decise di mandare in aiuto a Costantinopoli due galere con quattrocento uomini l'una e con la promessa di inviarne altre quindici.
Questi uomini d'arme liguri facevano parte dell'esercito privato di Giovanni Giustiniani Longo, appartenente ad una delle più potenti famiglie di Genova. Papa Niccolò V promise nel frattempo di inviare tre navi cariche di uomini e viveri.
In totale Costantinopoli poteva disporre di dieci navi romèe, otto veneziane, cinque genovesi, una anconetana, una catalana ed una provenzale, per un totale di ventisei navi: una cifra ben modesta se paragonata alla potente flotta ottomana.
L'11 aprile arrivarono dallo stretto dei Dardanelli le tre navi genovesi promesse dal Papa, accompagnate da una nave da trasporto carica di grano ed inviata da Alfonso V d'Aragona.
Da Venezia nel frattempo era partita quella spedizione che era stata promessa. La notte del 23 maggio fece ritorno un brigantino, mandato in cerca della flotta veneziana. Il capitano della spedizione chiese di parlare con urgenza con Costantino XI e con Girolamo Minotto e riferì di aver setacciato per tre settimane il mar Egeo, ma di non aver trovato traccia della spedizione promessa dai Veneziani.
Saputo del grande esercito posto ad assedio della città e ritenendola ormai spacciata, il senato veneziano diede ordine alla flotta di rientrare, intavolando con la diplomazia ottomana trattative per la conservazione dei propri possedimenti nell'egeo ed eventuali nuovi benefici commerciali.
Keirosophos
00sabato 29 maggio 2010 20:17
Una risposta molto, ma molto molto molto esauriente! Di tutto ciò sapevo all'incirca il 10%! Sembrava davvero di leggere un testo (tra l'altro molto ben accurato) di storia!. In effetti ho fatto una domanda troppo generica, mi scuso per l'inconveniente, ma non sapevo ancora come regolarmi! :D
Ora sarà meglio far riposare il basileus, però attendetevi altre domande!
Xostantinou
00domenica 30 maggio 2010 01:22
le domande sono bene accette...solo che più l'argomento è vasto e più è difficile coniugare sintesi e profondità di dettaglio [SM=g27988]
Keirosophos
00domenica 30 maggio 2010 15:43
Caduta della Sicilia in mano araba
Vorrei sapere quando gli arabi attaccarono la Sicilia, quali furono le direttrici dell'invasione e quali furono le ultime roccaforti bizantine a cadere (questo argomento non è mai approfondito sui libri scolastici, so soltanto che gli arabi attaccarono la Sicilia intorno al 900... [SM=g27992] )
Grazie a chi risponderà [SM=g27985]
GlaucopideSophia1
00domenica 30 maggio 2010 16:11
Tutto nasce dal tradimento di Eufemio, che tentò di diventare padrone assoluto dell' isola, ma non ci riuscì e chiese aiuto agli arabi d' africa che sbarcarono nel 827, poi eufemio morì e gli arabi si tennero i territori conquistati, in pricipio cadde la parte occidentale dell' isola (in più o meno 10 anni), ma la conquista dell' isola fu molto lenta, la capitale siracusa cadde solo nell' 878, taormina nel 902 e rometta (ultima roccaforte) nel 965.
Keirosophos
00domenica 30 maggio 2010 16:18
Molte grazie Glaucopidesophia!
Xostantinou
00domenica 30 maggio 2010 16:20
piccola integrazione:
Eufemio era un tumarca, un ufficiale della marina bizantina, siciliano, ricco e molto celebre in patria per i suoi successi in patria. Ma questo non gli bastò a rendere l'isola indipendente dall'Impero, due governatori fedeli al Basileus si ribellarono al suo colpo di stato, lo sconfissero e lui si rifugiò presso l'emiro di Qayrawān (Kairouan), con il quale concertò una spedizione per liberare la Sicilia dal governo Romèo. In parte ci riuscì ma, come ha già spiegato Glauco, quando morì gli arabi fecero proprie quelle teste di ponte faticosamente strappate all'Impero, dalle quali iniziarono la lunga e sanguinosa lotta per la conquista dell'isola.
Keirosophos
00domenica 30 maggio 2010 17:45
Molte grazie anche a Xostantinou! Quindi gli attacchi partirono dalla parte occidentale dell'isola...presero quindi tutta la parte nord dell'isola (fino a Messina) prima di Siracusa e Taormina, giusto?
Robert Bruce
00domenica 30 maggio 2010 23:00
Re:
GlaucopideSophia1, 30/05/2010 16.11:

Tutto nasce dal tradimento di Eufemio, che tentò di diventare padrone assoluto dell' isola, ma non ci riuscì e chiese aiuto agli arabi d' africa che sbarcarono nel 827, poi eufemio morì e gli arabi si tennero i territori conquistati, in pricipio cadde la parte occidentale dell' isola (in più o meno 10 anni), ma la conquista dell' isola fu molto lenta, la capitale siracusa cadde solo nell' 878, taormina nel 902 e rometta (ultima roccaforte) nel 965.




c'è quasi sempre un traditore all'origine delle invasioni....anche in Irlanda nel 1169, il re del Leinster Dermot Mac Murrough, sconfitto dal re supremo Rory O'Connor, chiese aiuto a Enrico II d'Inghilterra e .....tutti sappiamo qual'è stata la storia dell'Irlanda nei sette secoli che seguirono.


Xostantinou
00lunedì 31 maggio 2010 09:27
Re:
Keirosophos, 30/05/2010 17.45:

Molte grazie anche a Xostantinou! Quindi gli attacchi partirono dalla parte occidentale dell'isola...presero quindi tutta la parte nord dell'isola (fino a Messina) prima di Siracusa e Taormina, giusto?




Gli arabi sbarcarono dalle parti di Mazara del Vallo (827) ed occuparono Marsala, proseguirono poi la conquista prendendo Agrigento, Palermo (831), Messina, Modica e Ragusa. La sola resistenza degli abitanti di Val di Mazara, Val di Noto e Val Demone li tenne occupati per quasi 30 anni (859). Poi Riuscirono grazie anche agli afflussi di truppe dal maghreb ad aver ragione anche delle ultime tre roccaforti bizantine dell'isola, la capitale Siracusa (878), Taormina (902) e Rometta (965).
Keirosophos
00lunedì 31 maggio 2010 13:30
Mille grazie Xostantinou! Gentilissimo come sempre!
Xostantinou
00lunedì 31 maggio 2010 13:36
figurati...
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 12:40
Alleati dell'impero romeo
Questa è una domanda che mi è venuta in mente leggendo un post su mtwitalia...Quali furono i principali alleati dell'impero?
Però, siccome non voglio gravare troppo, solo, per ora, dalla sua formazione fino a prima dell'arrivo della bomba atomica araba.
Grazie a chi risponderà [SM=g27985]
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 13:32
all'epoca...beh, nessuno.
In italia goti e longobardi erano nemici, con i franchi ancor peggio, i sassanidi idem in oriente, avari, ungari e bulgari erano tutt'altro che graditi anche se forse erano visti meglio dei longobardi...

di alleati fedeli e fidati c'era solo la tribù arabo-cristiana dei Ghassanidi, che erano riconosciuti da Costantinopoli come filiarchi della fascia desertica dell'entroterra siriano ed ufficialmente onorati con l'epitteto di symmachoi.
Ovviamente la loro importanza era relativa, servivano da stato-cuscinetto contro le scorrerie dei predoni del deserto e come "sentinelle" nel caso di eventuali attacchi sassanidi, ma non erano "una potenza" né politica, né economica, né militare.
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 13:39
Molto bene, questi arabi cristiani però li conoscevo già, molte grazie Kost!
Passiamo alla prossima...sempre la stessa solo che dalla venuta degli arabi fino alla IV crociata [SM=g27987]
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 14:04
allora...qua i nemici aumentano...

l'Ungheria non fu mai formalmente alleata, ma diciamo che avevano dei nemici in comune e cercarono di darsi il minor fastidio reciproco possibile.
I Rus' cercarono parecchie volte di assediare (fallendo) Costantinopoli fino a quando con la conversione di Vladimir I di Kiev e di tutto il suo popolo, ed il suo matrimonio con la principessa Anna Porfirogenita, sorella del Basileus Basilio II Bulgaroctono, diventarono fidi alleati (e da qui nacque la guardia dei 6000 Variaghi). A nord-est all'inizio validi alleati furono i Peceneghi, fino a quando non iniziarono un rapporto altalenante con la Rus', trovandosi all'inizio anche alleati di Kiev contro Costantinopoli. Il legame tra la Rus' e l'Impero con Vladimir I mutò la situazione ed i Peceneghi si ritrovarono contro le due potenze ora alleate, che li annientarono.
Altro valido alleato di Costantinopoli fu il Khanato dei Cazari, situato tra il Caucaso ed il Dniepr, questi furono molto utili a Costantinopoli per la possibilità di tenere a bada Bulgari e Russi (potendo colpirli alle spalle nel caso avessero attaccato l'Impero) e per la possibilità di aprire un secondo fronte sul caucaso prima contro i Sassanidi, poi contro gli arabi ed infine contro i turchi Selgiuchidi.
Di minor rilevanza è il fatto che a differenza di Antiochia ed Edessa, con il Regno crociato di Gerusalemme ebbero sempre dei rapporti discreti.

Per il resto si può elencare praticamente solo nemici, bulgari, serbi, normanni, veneziani, sacro romano impero, arabi, selgiuchidi...
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 14:42
Che dire basileus...un'altra ottima (e celere) risposta!
Sto incominciando a pensare di trascrivere tutto su word...non si sa mai :D
Zames
00martedì 1 giugno 2010 14:51
Re:
Xostantinou, 01/06/2010 14.04:

allora...qua i nemici aumentano...

l'Ungheria non fu mai formalmente alleata, ma diciamo che avevano dei nemici in comune e cercarono di darsi il minor fastidio reciproco possibile.
I Rus' cercarono parecchie volte di assediare (fallendo) Costantinopoli fino a quando con la conversione di Vladimir I di Kiev e di tutto il suo popolo, ed il suo matrimonio con la principessa Anna Porfirogenita, sorella del Basileus Basilio II Bulgaroctono, diventarono fidi alleati (e da qui nacque la guardia dei 6000 Variaghi). A nord-est all'inizio validi alleati furono i Peceneghi, fino a quando non iniziarono un rapporto altalenante con la Rus', trovandosi all'inizio anche alleati di Kiev contro Costantinopoli. Il legame tra la Rus' e l'Impero con Vladimir I mutò la situazione ed i Peceneghi si ritrovarono contro le due potenze ora alleate, che li annientarono.
Altro valido alleato di Costantinopoli fu il Khanato dei Cazari, situato tra il Caucaso ed il Dniepr, questi furono molto utili a Costantinopoli per la possibilità di tenere a bada Bulgari e Russi (potendo colpirli alle spalle nel caso avessero attaccato l'Impero) e per la possibilità di aprire un secondo fronte sul caucaso prima contro i Sassanidi, poi contro gli arabi ed infine contro i turchi Selgiuchidi.
Di minor rilevanza è il fatto che a differenza di Antiochia ed Edessa, con il Regno crociato di Gerusalemme ebbero sempre dei rapporti discreti.

Per il resto si può elencare praticamente solo nemici, bulgari, serbi, normanni, veneziani, sacro romano impero, arabi, selgiuchidi...




Tra gli alleati "di sempre" di Costantinopoli non ci fu anche Genova Kost? Mi sembra che siano sempre rimasti in ottimi rapporti
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 15:03
Quelli penso saranno inclusi nella prossima domanda :D
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 15:11
si, ma Genova diventa importante dopo il 1204 ed all'inizio non fu un'alleanza vera e propria, semplicemente l'Impero chiamò a parità di privilegi i genovesi a scalzare i veneziani, in modo che la lotta tra questi due atavici nemici concedesse un po' di respiro all'Impero, impegnato su altri fronti.
Se Keiro avesse chiesto gli alleati post-1200 avrei indubbiamente parlato di Genova.
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 15:21
E' la prossima domanda....bene vedo che già Kost l'ha formulata.....
Va bè, per prassi :D :
quali furono gli alleati dell'impero romeo dopo la IV crociata?
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 16:10
Genova...per il resto ormai erano soli, l'Impero venne fagocitato dall'avanzata Ottomana, i tentativi di riconquista delle piccole feudalità crociate gli inimicavano l'occidente, impegnato su ben altri fronti, l'unico stato europeo interessato alla salvezza di Costantinopoli era l'Ungheria, ma era l'Impero ad essere ormai troppo debole da difendere, e gli ungheresi non potevano permettersi di difendersi dai turchi a sud, dalle ingerenze dell'impero germanico a nord-ovest e contemporaneamente mandare eserciti in aiuto di Costantinopoli. La Russia era impegnata nell'espansione a nord contro la polonia-lituania e ad est contro il Khanato dell'Orda d'Oro, Venezia ormai possedeva ciò che gli interessava e mirava più a difendere i suoi interessi dall'espansionismo turco che a difendere l'ultimo baluardo della Cristianità sul Bosforo. La Spagna era impegnata nella Reconquista, SRI, Francia ed Inghilterra erano troppo prese dai propri problemi per occuparsi dei Romèi, e questo il SRI lo pagò duramente nei secoli a venire, la Polonia-Lituania era impegnata contro la Russia e gli stati italiani erano affaccendati nelle proprie beghe interne, senza contare l'eterna ostilità e diffidenza tra cattolici ed ortodossi...se a Costantinopoli si preferiva "il turbante turco alla tiara latina" a Roma di rimando non ci si preoccupava molto delle sorti dell'Impero "eretico", per cui si preferì, quando l'Impero chiese aiuto, ricattarlo con la richiesta della sottomissione al cattolicesimo ed al Papa in cambio dell'aiuto.
Guaro90
00martedì 1 giugno 2010 17:00
Domanda :) : Dopo la prima crociata e la fondazione dei regni crociati ci fu mai un tentativo serio di riconquistare l'anatolia ad opera dell'impero d'oriente? Se si, perche' falli? e se no perche' non si tento' la "reconquista" ??? E di quanti uomini ( e di che qulita') disponeva l'impero d'oriente dopo la prima crociata durante il periodo di massima potenza?
A proposito di alleati il Regno di Georgia che relazioni aveva con l'impero ??
Keirosophos
00martedì 1 giugno 2010 17:07
Basileus che dire...sei insuperabile!! E' emblematico l'egoismo e la noncuranza causate da una differenza (differenza dogmatica di due chiese che un tempo ne erano una) ha causato la caduta di uno degli stati più duraturi del mondo...
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 17:15
La prima crociata FU il tentativo di riconquistare l'anatolia, difatti prima della crociata la situazione era la seguente:

1081:



mentre 100 anni dopo:



non si andò poi oltre perché era sempre in corso la guerra (già iniziata prima della I° crociata) con i normanni di Sicilia, che arrivarono a compiere incursioni sino a Tessalonica, poi c'era la guerra con Venezia che da lì a poco porterà alla presa di Costantinopoli del 1204.
Guaro90
00martedì 1 giugno 2010 17:25
Grazie Xost :) quindi fu a causa dei troppi fronti di guerra che l'impero non riusci' mai a terminare la reconquista dei territori perduti con mazinekart (o come si scrive XD )....
Da quello che letto prima l'impero,da solo dovette fronteggiare innumerevoli nemici e lotte e comunque resistette per tanti secoli... piu' imparo sull'impero piu' la mia ammirazione sale, ma con essa la rabbia per la cecita' dimostrata da noi occidentali... in particolare da venezia... per gli uomini una stima approssimativa?? e le relazioni coi georgiani ??
Ps.: non riesco a scrivere in chat perche' ho i cookies bloccati :)
Xostantinou
00martedì 1 giugno 2010 17:49
Manzikert.

Il regno di Georgia nacque nel 978 e durò fino al 1466. All'inizio esso per Costantinopoli era semplicemente il "Couropalatinato d'Iberia", praticamente lo consideravano formalmente un governatorato dell'Impero Romèo, anche se de facto era sovrano ed indipendente. Questo perché anche la Georgia era un regno Cristiano Ortodosso di fortissimo stampo bizantino e non si mise mai in lotta con l'Impero, bensì lo affiancò contro i musulmani. Diciamo che i contatti però si interruppero quasi subito, perché l'Impero Selgiuchide nella sua avanzata in Anatolia praticamente si frappose tra i due regni, la Georgia venne in pratica isolata in un mare turco e resisteva principalmente grazie alla sua morfologia. Da quel momento in poi i due presero strade diverse, ma più per necessità che per altro, la Georgia aveva le forze per resistere, ma nulla più.

per quanto riguarda i numeri, beh le fonti ovviamente non sono precise, ma alcune fonti arabe dell'VIII-IX secolo stimano per le forze imperiali 3-4.000 uomini per Thema di sola cavalleria e circa 9.000 di fanteria...moltiplica per 10, ovvero il numero di Temi nel IX secolo ed avrai una stima di 130.000 uomini...
GlaucopideSophia1
00martedì 1 giugno 2010 18:25
Treadgold stima l' esercito nel 1025 a 247800 uomini, di cui 24000 appartenevano ai tagmata.
Sulla riconquista dell' anatolia aggiungo che l' altopiano ai tempi dei comneni era molto povero, non conveniva riconquistarlo, e quindi cercarono di rendere i turchi dei vassalli , la strategia era la stessa impiegata nella stessa zona dalla repubblica romana e dalla dinastia giulio-claudia , purtroppo i turchi non rispettarono gli accordi , e manuele comneno decise di conquistare definitivamente l' altopiano, nel 1179 costrinse il sultano a firmare una pace umiliante (probabilmente lo costringeva pure a convertirsi al cristianesimo), purtroppo manuele morì nel 1180 , e dopo pochi mesi scoppio la guerra civile , ed i turchi rimasero al loro posto , e da quel momento in poi l' occidente divvene ancora più aggressivo e non diede più possibilità di compiere azioni offensive da parte dell' impero in anatolia.
Guaro90
00martedì 1 giugno 2010 18:38
Grazie Glauco :)
A proposito delle guerre navali contro normanni e veneziani i bizantini nono disponevano del fuoco greco?? Da quel che ho capito nel periodo in questione prendevano legnate in mare un po' da tutti o ho capito male?? Se si come mai?? Nonostante questo vantaggio negli armamenti??
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