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Agostino, De Doctrina Christiana, IV, 24.53

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2011 21:04
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Ligius
Phylax
25/02/2011 23:56
 
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Sto leggendo il De Doctrina Christiana di Agostino per un esame all'università e mi sono imbattutto in un passo che fa riferimento a quella che sembra una tradizione molto antica del popolo numida.

Non si deve, ovviamente, ritenere che un oratore parli in stile solenne quando lo si acclama di frequente e con calore. Lo stesso risultato infatti ottengono e la finezza dello stile dimesso e gli ornamenti dello stile temperato. Il genere solenne al contrario il più delle volte col suo peso comprime le grida e fa sgorgare le lacrime. Una volta a Cesarea di Mauritania dovetti dissuadere il popolo da una guerra civile, o peggio che guerra civile, che essi chiamavano caterva. Era una battaglia feroce che in un determinato periodo dell'anno combattevano fra loro non solo i concittadini ma anche i parenti e i fratelli e persino i genitori e i figli. Si dividevano in due fazioni e si combattevano fra loro, a colpi di pietre, per alcuni giorni di seguito e, come a ciascuno riusciva, si uccidevano anche. Feci naturalmente ricorso allo stile solenne, come ne ero capace, per sradicare dai loro cuori e costumi un male così crudele e così inveterato, sperando di estinguerlo con la mia parola. Non ritenni tuttavia d'essere riuscito a concludere qualcosa finché non li vidi piangere, non già quando li avevo sentiti applaudire. In effetti, con le acclamazioni mi indicavano che avevano capito e ne godevano, con le lacrime invece che si erano convinti. Quando dunque li vidi piangere ritenni vinta, prima ancora che me lo mostrassero con i fatti, quella feroce consuetudine loro tramandata dai padri e dai nonni e dagli antenati per lunghi secoli, consuetudine che assediava o, meglio, possedeva da nemica i loro cuori. Non appena terminato il discorso, li esortai a volgere il cuore e la bocca a Dio per ringraziarlo; ed ecco sono già circa otto o più anni dacché, per benevola concessione di Cristo, nessuna azione di quella sorta è stata più tentata in quella città. Ci sono molti altri esempi da cui impariamo che gli uomini non mediante grida ma gemiti o, talvolta, con lacrime o, finalmente, col cambiamento dei costumi dànno a divedere ciò che ha operato in loro la sublimità di un discorso sapiente.

Il passo in questione è il 24.53 del libro IV. QUalcuno sa dirmi qualcosa di più preciso su questa "lotta rituale", sul suo significato o anche solo qualche informazione in più?


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Patrikios
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
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26/02/2011 10:39
 
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Sinceramente no, è la prima volta che ne sento parlare...



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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Patrikios
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26/02/2011 12:33
 
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Da come la descrive mi sembra un classico rito di passaggio , però potrei sbagliarmi .




"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
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Ligius
Phylax
26/02/2011 12:40
 
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Re:
GlaucopideSophia1, 26/02/2011 12.33:

Da come la descrive mi sembra un classico rito di passaggio , però potrei sbagliarmi .




Ci avevo pensato anche io, ma non sono riuscito a trovare niente di più dettagliato. Ad ogni modo mi sembra che molti riti di passaggio dall'età giovanile a quella adulta (in moltissime e diversissime culture) prevedano una vera e propria lotta.


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Patrikios
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26/02/2011 18:12
 
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Re: Re:
ironman1989., 26/02/2011 12.40:




Ci avevo pensato anche io, ma non sono riuscito a trovare niente di più dettagliato. Ad ogni modo mi sembra che molti riti di passaggio dall'età giovanile a quella adulta (in moltissime e diversissime culture) prevedano una vera e propria lotta.




Vero , quando avevo fatto delle ricerche per una tavola era venuto fuori che in moltissime culture la lotta è un rito di passaggio , ad esempio nella grecia arcaica oppure in africa (dove ancora oggi in molte culture un rito simile avviene) , inoltre agostino parla di figli , genitori e fratelli , considerando che il fatto avviene in nubia mi sembra altamente probabile che si tratti di un rito di passaggio tribale.




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Ligius
Phylax
26/02/2011 21:04
 
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Re: Re: Re:
GlaucopideSophia1, 26/02/2011 18.12:




Vero , quando avevo fatto delle ricerche per una tavola era venuto fuori che in moltissime culture la lotta è un rito di passaggio , ad esempio nella grecia arcaica oppure in africa (dove ancora oggi in molte culture un rito simile avviene) , inoltre agostino parla di figli , genitori e fratelli , considerando che il fatto avviene in nubia mi sembra altamente probabile che si tratti di un rito di passaggio tribale.




Al giorno d'oggi sono rituali che sopravvivono in culture più "primitive", rimaste ancorate al passato e alle tradizioni, soprattutto nelle zone più povere del mondo., quindi Africa, sud est asiatico e america latina.


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