00 19/10/2010 19:12
Novembre. Il Lena gelato permette un assalto a sorpresa di alcuni reparti nipponici contro le linee sovietiche, ma il dissenso e gli ammutinamenti che da qualche mese serpeggiano tra le truppe giapponesi al fronte paralizzano l'offensiva. Le violente proteste di piazza in patria, fatto pressoché inaudito nella cultura nipponica, istiga l'Imperatore Hirohito a concordare con il suo omologo cinese una bozza di pace da inviare a Stalin, nella quale la Cina ottiene il controllo di tutta la mongolia fino alle città di Tashanta e Kyzyl, ed il nuovo confine fissato sulla linea dei fiumi Angara-Yenisey. Il Giappone dal canto suo rinuncia ufficialmente al confine sullo Yenisey, per fermarsi sulla linea del Lena.
L'inverno fa il suo ingresso trionfale sugli scacchieri russo ed Himalayano, bloccando tutte le operazioni. L'esercito congiunto sino-giapponese approfitta invece per sferrare un nuovo attacco contro le posizioni anglo-indiane in indocina. L'attacco congiunto strappa difficoltosamente agli inglesi Rangoon ed Hispaw, che iniziano a ritirarsi sull'Irrawaddy


continua...
[Modificato da Xostantinou 20/10/2010 16:01]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”