Alessandro il Longevo

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Zames
00giovedì 11 febbraio 2010 16:04
Cosa sarebbe successo se non fosse morto a Babilonia?
Va bene, inizio io!!

Ok, ammetto che probabilmente sarebbe seriamente troppo difficile stilare una possibile cronologia di eventi, ma se non fosse morto a Babilonia, che avrebbe fatto? Avrebbe portato le sue conquiste anche ad Occidente, avrebbe "ellenizzato" l'Europa così come è successo per l'Asia?

Il mondo attuale sarebbe completamente stravolto
Xostantinou
00giovedì 11 febbraio 2010 16:33
Sappiamo dalle fonti che era interessato a due obiettivi: la penisola arabica, cui si era affacciato nel viaggio di ritorno dall'India, e le colonie greche in italia meridionale. Quindi, la domanda provocatoria è: se avesse (limitiamoci a queste due, che già sarebbero di importanza capitale per il mondo futuro) conquistato l'italia e l'arabia, come sarebbe cambiato il mondo?
Zames
00giovedì 11 febbraio 2010 16:44
Le prime cose che mi vengono in modo confuso in mente sono: probabilmente non ci sarebbe stata l'affermazione di Roma nel Mediterraneo, e questo porta ad una serie inimmaginabile ed infinita di possibili conseguenze; in un tempo successivo non ci sarebbe stata la nascita di religioni come Islam e forse anche Cristianesimo.
Xostantinou
00giovedì 11 febbraio 2010 17:15
la prima cosa che viene in mente a me è che non ci sarebbe probabilmente stato l'impero romano, o al massimo Roma si sarebbe affermata con qualche secolo di ritardo sotto forma ibrida, praticamente una specie di regno ellenistico, seconda cosa, penso che il Cristianesimo forse sarebbe esistito ugualmente, ma di certo se fosse nato l'islam avrebbe trovato una base culturale molto diversa.
GlaucopideSophia1
00giovedì 11 febbraio 2010 22:28
Forse nulla, secondo diversi storici non esisteva in realtà un intento ecumenico in alessandro, è un invenzione posteriore alla sua morte, difatti prima di morire si stava applicando nella realizzazione di infrastuttrure per incremente il commercio e l' efficeza dello stato, anche se avesse deciso di fare ulteriori conquiste si sarebbe fermato alle colonie greche italiche , non sarebbe andato oltre, ciò non avrebbe impedito a roma di espandarsi, se guardiamo ad esempio l' impero selucide, molto più piccolo di quello di alessandro, ma organizzato allo stesso modo, sarebbe stato impossibile tenere insieme un impero tanto vasto per lungo tempo, l' italia si sarebbe resa molto velocemente indipendente, e dopo la grecia ed altri, queste situazioni si erano già viste con gli achemenidi, anzi forse senza la sua morte l' impero macedone sarebbe risultato più facile da vincere , poichè la divisione aveva creato diversi stati abbastanza piccoli e uniformi per essere ben amministrati e gestiti, mentre un grande impero del genere avrebbe finito per diventare " malato " molto presto con molte secessioni a cui bisogna aggiungere la pressione esterna della steppa, forse alla fine roma sarebbe giunta più a est o i parti più a ovest.
Xostantinou
00venerdì 12 febbraio 2010 09:42
non dico che Alessandro avesse intenti universalistici, ma da Tolomeo ed Aristobulo si sa che aveva messo gli occhi sull'italia in quanto terra greca e quindi naturale completamento dei suoi domini, e sulla penisola arabica in quanto era curioso di scoprire cosa vi fosse in quella terra sconosciuta. Probabilmente se fosse dipeso da lui avrebbe arruolato un piccolo esercito ed avrebbe cercato di esplorare il mondo intero...

dal punto di vista storico-politico penso che ci sarebbe stato un punto di non-ritorno nel quale anche sotto Alessandro stesso l'impero sarebbe stato troppo ampio ed avrebbe iniziato a scricchiolare,per reggere una cosa simile ci sarebbe voluta una sequela ininterrotta di almeno una decina di GRANDI sovrani, per consolidare ed organizzare un organismo simile, nel caso alla morte di Alessandro le cose fossero finte come da manuale, in mano ai diadochi, molto probabilmente avremmo assistito alla nascita di un mosaico di regni ellenistici/ellenizzati tra i quali sarebbe figurata la stessa Roma...e chissà come sarebbe cambiata la storia se Roma fosse diventata un centro in cui la mentalità italico-latina si fondeva con la cultura greca con alcuni secoli di anticipo...figure come Augusto avrebbero fatto la loro comparsa anticipata e probabilmente con poteri ben più da monarca assoluto rispetto ai primi Imperatori...forse sarebbe stato un impero bizantino ante-litteram, con il greco come lingua franca dal piemonte all'india...e cosa avrebbe prodotto un regno tolemaico che avesse compreso anche la penisola arabica?
Erik il Conquistatore
00venerdì 12 febbraio 2010 10:53
Re:
GlaucopideSophia1, 11/02/2010 22.28:

Forse nulla, secondo diversi storici non esisteva in realtà un intento ecumenico in alessandro, è un invenzione posteriore alla sua morte, difatti prima di morire si stava applicando nella realizzazione di infrastuttrure per incremente il commercio e l' efficeza dello stato, anche se avesse deciso di fare ulteriori conquiste si sarebbe fermato alle colonie greche italiche , non sarebbe andato oltre, ciò non avrebbe impedito a roma di espandarsi, se guardiamo ad esempio l' impero selucide, molto più piccolo di quello di alessandro, ma organizzato allo stesso modo, sarebbe stato impossibile tenere insieme un impero tanto vasto per lungo tempo, l' italia si sarebbe resa molto velocemente indipendente, e dopo la grecia ed altri, queste situazioni si erano già viste con gli achemenidi, anzi forse senza la sua morte l' impero macedone sarebbe risultato più facile da vincere , poichè la divisione aveva creato diversi stati abbastanza piccoli e uniformi per essere ben amministrati e gestiti, mentre un grande impero del genere avrebbe finito per diventare " malato " molto presto con molte secessioni a cui bisogna aggiungere la pressione esterna della steppa, forse alla fine roma sarebbe giunta più a est o i parti più a ovest.



Concordo pienamente.
Riguardo la presunta campagna in Occidente non vi è nulla di certo, anzi sembrano appunto rielaborazioni più tarde. Invece si sà che stava certamente organizzando una campagna in Arabia, che si sarebbe dovuta concludere per terra e per mare, consolidando la parte meridionale dell'impero.
Sicuramente lo spirito ambizioso e d'esplorazione avrebbero spinto, poi, il macedone a eventuali imprese ad Occidente ma bisognerebbe tener conto dei problemi di stabilità interna come era già accaduto.
Il suo intento infatti era quello di fondere l'elemento greco-macedone con quello persiano e consolidare fortemente l'impero. Impresa non da poco che avrebbe richiesto tempo e certamente non favorito da altre guerre lontane.



Harold_Godwinson
00lunedì 15 marzo 2010 18:54
Secondo me avrebbe dovuto mantenere lo stato e le continue lotte per il potere ....
Xostantinou
00mercoledì 9 febbraio 2011 12:29
Allora, vediamo un po', mettiamo che Alessandro giunga in salute fino alla veneranda età di 80 anni e che il figlio Alessandro IV divenga il suo degno erede.

Dopo la morte di Efestione e la pausa invernale ad Ecbatana, Alessandro inizia a studiare i nuovi piani militari. Le prossime direttrici d'espansione sulle quali intende muoversi sono tre:

-l'esplorazione dell'Arabia
-l'annessione della Magna Grecia
-la conquista della "fenicia occidentale" lungo la costa africana

La priorità di Alessandro, nella primavera del 322, è l'Arabia.

La flotta di Nearco salpa dal porto di Hormusia mentre l'armata di Alessandro partendo da Alessandria Susiana scende lungo la costa.
Alessandro fonda la città di Alessandra Arabica sulla costa di fronte ad Hormusia, fondamentale nodo strategico che permette di chiudere il Golfo Persico come fosse un mare interno ed il breve tratto di mare che separa Hormusia da Alessandra Arabica permette il transito di mercanti ed eserciti tra la Persia e l'Arabia.
Alessandro entra nel paese di Magan, già satrapia Persiana, terra prospera, ricca di metalli preziosi, spezie e profumi.
Presso la città portuale di Muscat, fondamentale crocevia tra la via dell'India e la Persia, Alessandro viene accolto con gli onori dovuti all'Imperatore di Persia. Alessandro conferma alla città la stessa autonomia e gli stessi privilegi concessi dai sovrani Achemenidi, ed in cambio ottiene la sua sottomissione.
Gli abitanti di Muscat parlano ad Alessandro di un grande e potente regno più a sud, e di un'altro regno ancora dall'altra parte del mare, un misterioso regno che, dalle descrizioni, gli ricorda molto l'Egitto.
Nearco ed i geografi di corte elaborano una teoria secondo la quale l'Arabia non sia che una grande area desertica posta tra la Persia e l'Egitto, e che proseguendo verso sud-ovest lungo le sue coste ci si sarebbe dovuti imbattere in questa terra posta a meridione della Nubia e forse addirittura al Mar Rosso, cosa che permetterebbe di ricevere rifornimenti direttamente dalla satrapia egiziana.
Alessandro, affascinato, ordina una spedizione navale che, in caso di successo, rechi a Tolomeo l'ordine di marciare verso sud con le armate egiziane per ricongiungersi con Alessandro e conquistare questi ricchi paesi.

Nella primavera del 321 Alessandro ed il suo corpo di spedizione entrano in Yemen da nord-est, mentre alcune navi riescono a raggiungere il Sinai e da li a recapitare il messaggio di Alessandro a Tolomeo, che allestisce un poderoso corpo di spedizione ed una flotta armata.

continua.
Keirosophos
00mercoledì 9 febbraio 2011 14:06
Interessantissima! Aspetto gli sviluppi
Xostantinou
00mercoledì 9 febbraio 2011 18:33
Tolomeo decide di partire in tardo autunno, per evitare la calura estiva, e sceglie di scendere lungo l'antica strada militare egizia che porta al cuore della Nubia, verso l'antico regno di Kush, mentre la flotta costeggerà la costa facendo scalo nei vari empori mercantili greci che sorgono lungo le due sponde del Mar Rosso.

Alessandro nel frattempo si scontra presso Shabwa con un esercito costituito da una coalizione composta dai regni di Hadhramaut e Saba'. La vittoria è schiacciante per i veterani persiani e macedoni, che si accingono ora a virare lungo la costa in direzione dell'importante centro di Qana'. Alla vista dell'armata macedone, il sovrano dell'Hadhramaut si sottomette senza combattere ed il Hadhramaut ottiene lo stesso status di Magan.
Prima della fine dell'estate Alessandro marcia sulla ricca capitale dello Himyar, Aden, che cade solo dopo un lungo assedio durato quattro mesi. Lo Himyar viene incorporato al regno di Hadramaut.
Con l'autunno incipiente Alessandro marcia verso l'arido entroterra, e presso Timna sbaraglia una nuova coalizione formata dai Qataban e dai Sabei. La vittoria è netta ma più sofferta della precedente, ed Alessandro stesso rischia la vita nel successivo assedio di Timna, ma anche il Qataban è sottomesso ed annientato. Ora Alessandro medita vendetta sul regno Sabeo, che si è ampliato grazie all'annessione dello Zafar dopo la sconfitta dello Himyar.
Alessandro in autunno è alle porte della capitale montana Sana'a, che lo impegnerà molti mesi.

Tolomeo si scontra con i Kushiti a Napata e dopo averli costretti a ripiegare li assedia nella capitale Meroe, che cade solo a fine dicembre; poche settimane dopo cade anche Sana'a, assediata da Alessandro.

Caduta Sana'a, Alessandro punta sulla roccaforte di Ma'rib, sulle montagne, mentre un contingente minore entra nella città di Zafar, che li accoglie come liberatori. Diversi axumiti presenti nella città, rei di aver supportato i sabei contro i macedoni, vengono linciati dalla folla o consegnati agli ufficiali macedoni.

In primavera Tolomeo marcia lungo il fiume Atbara, affluente del Nilo che lo incrocia poco a nord di Meroe, per addentrarsi verso l'altopiano etiopico, dove secondo guide locali il regno di Axum occupa il territorio tra l'altopiano ed il mare.

continua.
MegasBasileus
00giovedì 10 febbraio 2011 14:24
interessante :)
Xostantinou
00giovedì 10 febbraio 2011 17:22
Fino all'autunno seguente Tolomeo non riesce ad avanzare significativamente sull'altopiano etiopico, le malattie, le paludi, il caldo afoso, gli animali feroci e gli attacchi dei guerrieri axumiti decimano l'armata egiziana.

Anche Alessandro incontra difficoltà nello stanare i ribelli sabei dalle loro roccaforti sui monti e lascia Cratero, al comando di una forza di 5.000 soldati in particolare Persiani ed Ipaspisti, di stanza a Sana'a con il compito di eliminare le ultime sacche di resistenza, mentre l'esercito si dirige su Zafar, dove Alessandro conta di riorganizzare le forze prima di attraversare il golfo e sbarcare in territorio axumita.

Nel frattempo Nearco è duramente impegnato nella campagna di liberazione delle acque del golfo, infestate dai pirati.
La flotta egiziana arriva da nord solamente ad autunno inoltrato e getta l'ancora sull'isola di Barim, al centro dello stretto che separa arabia ed etiopia.

Con l'arrivo dell'inverno la navigazione nel turbolento Golfo di Aden è sconsigliabile, quindi Alessandro rimane bloccato a Zafar, dove riorganizza i territori appena sottomessi in due satrapie distinte, l'Arabia Persica, con capitale Alessandria Arabica, e l'Arabia Eudamonia, con capitale Zafar. Progetta inoltre la costruzione di un'imponente fortezza sull'acropoli di Sana'a e di un'altrettanto imponente fortezza sull'isola di Barim, che controlla lo stretto, battezzato in suo onore "Porte di Alessandro". Aden, principale porto della regione, nei progetti di Alessandro diventerà un'imponente città fortificata alla stregua di Tiro ed Alessandria d'Egitto.

Nello stesso periodo, Tolomeo riprende l'avanzata in territorio etiope e sconfigge un modesto esercito axumita presso la località di Gondar, sulle sponde del lago Tana, per poi marciare sulla capitale Axum.

E' l'anno 319 e sono ormai 3 anni che Alessandro è in campagna nell'arabia meridionale.
Alle prime avvisaglie della primavera Alessandro e l'esercito sbarcano sulla sponda etiopica dello stretto, dove il macedone fonda la città di Berenice Epideires, primo caposaldo macedone in terra etiopica con lo scopo di fungere da avamposto per la guarnigione della fortezza di Barim, per poi marciare verso nord con l'obiettivo di conquistare e sottomettere i due principali porti axumiti, Arsinoe, a pochi giorni di marcia da Berenice, ed Avalites, situata molto più a nord e termine della strada d'accesso più facile e diretta per Axum.

Arsinoe cade dopo un mese d'assedio, bloccata da terra e dal mare.
Nel frattempo Tolomeo arranca sull'altipiano, dove gli etiopi lo bersagliano con continue azioni di disturbo.

Entro l'inizio dell'estate Alessandro è alle porte di Avalites, mentre Tolomeo ha optato per un dietro front e passare l'estate presso il lago Tana, dove la disponibilità di cibo ed acqua oltre al clima temperato gli permettono di recuperare le forze in vista della marcia sulla capitale che, secondo gli esploratori, è molto vicina ma tutte le forze axumite vi si stanno concentrando nei pressi.

Avalites cade verso la fine di agosto, ed Alessandro si premura di raderla al suolo e deportare tutti gli abitanti ad Arsinoe.

Con il primo fresco autunnale sia Tolomeo che Alessandro marciano su Axum.

Tolomeo assedia Axum con il suo corpo di spedizione, composto da una falange macedone di 3.000 veterani, 5.000 fanti egiziani e circa 1.000 cavalieri. 2.000, tra malati e feriti, sono rimasti al campo presso il lago Tana, altri 4.000 sono morti durante la spedizione.
La città di Axum è difesa da tutti gli uomini che l'impero di Axum è riuscito a salvare dall'assalto concentrico dei macedoni, 5.000 uomini di guarnigione ed un totale di circa 15.000 affluiti nelle settimane precedenti da tutte le città e le tribù dell'impero. Il loro equipaggiamento non è ovviamente all'altezza di quello macedone, ma sono agguerriti e determinati a non cedere un palmo agli invasori.
L'assedio è caratterizzato da numerose e micidiali sortite, che disturbano significativamente le operazioni degli assedianti. Tolomeo spera che il sovraffollamento riduca presto la città alla fame, visto che la stagione fredda riduce il rischio di malattie e garantisce un discreto rifornimento di acqua. Inoltre la città non è troppo lontana dal campo, il che permette, con una buona linea di rifornimento, un afflusso cotante di acqua ed un habitat alquanto ricco di cacciagione. Ciò che lo preoccupa invece è il numero dei nemici, in quanto il lento stillicidio dell'assedio è molto più drammatico per le sue esigue truppe che per il robusto contingente nemico, e se decidessero di sferrare una sortita in forze, magari mentre alcuni distaccamenti sono a caccia, potrebbero infliggere loro una rovinosa sconfitta.
Ma la cosa che più preoccupa Tolomeo è che non ha ancora idea di dove si trovi Alessandro, visto che stando alle informazioni ricevute alla partenza si dovrebbe trovare sull'altra sponda del mare e moltissime miglia più a sud. Invia quindi un drappello di 50 cavalieri verso la costa con il compito di individuare la propria flotta e ricevere notizie fresche. Farsi inviare rinforzi da Alessandria richiederebbe troppo tempo e probabilmente sarebbero già moti quando li avrebbero raggiunti. Anche la guarnigione di 5.000 uomini lasciata a Meroe sarebbe inutile, arriverebbe ormai in estate e sguarnire il paese di Kush appena sottomesso significherebbe perderlo in pochi giorni di rivolte.
L'unica alternativa è sfruttare la superiorità tecnica dei suoi uomini per schiacciare quei "selvaggi"...o almeno costringerli alla resa negoziata.
L'assedio continua per oltre un mese, e la penuria di legname nei dintorni non permette a Tolomeo di dotare come vorrebbe l'esercito di torri ed altre macchine d'assedio in maniera massiccia per sferrare l'attacco finale. Inoltre i primi esemplari di torri, arieti e mangani costruiti con legno ben stagionato sono andati distrutti in un incendio appiccato durante una sortita notturna, ed il legname verde ed umido non costituisce affatto una buona garanzia agli occhi dei suoi genieri. Ma aspettare che il legname asciughi e stagioni sufficientemente richiede tempo, che Tolomeo ritiene di non avere.

Ad ottobre inoltrato un grande esercito compare alle spalle della città di Axum.
Tolomeo teme sia arrivata una nuova armata di soccorso alla città, ed occhio e croce sembra sia altrettanto numerosa della guarnigione. Tolomeo ordina all'esercito di ritirarsi dall'assedio e di disporsi sul campo in ordine di battaglia.
Il ritorno dei cavalieri inviati da Tolomeo in cerca di notizie fa esplodere di felicità l'esercito greco: l'armata che sta giungendo è quella di Alessandro, che marcia alla testa delle sue truppe dopo aver sottomesso l'intera parte orientale dell'impero axumita ed ora intende decapitare definitivamente questo avversario.
Dopo tre anni, della forza di spedizione originaria non sono rimasti che 20.000 uomini dei 40.000 partiti dalla susiana, alcuni dei quali sono rimasti di guarnigione nelle terre sottomesse di recente, tra i quali i 5.000 agli ordini di Cratero in Sana'a, ma quasi 10.000 sono i morti durante questa campagna arabica.
Alessandro schiera in prima linea la falange dei 5.000 Argiraspidi, ed ai suoi lati le cavallerie dei 2.000 Immortali a sinistra e 3.000 Hetairoi sulla destra, dove cavalca anche Alessandro stesso. In seconda linea si schierano 2.000 arcieri persiani e poi i vari reparti degli 8.000 uomini della fanteria persiana.
Ora il rapporto numerico è a favore dei macedoni, senza contare l'enorme superiorità tecnica e di esperienza.
La città è accerchiata e nel giro di un mese, con la costruzione delle nuove macchine d'assedio, ma soprattutto di scale, la città è presa d'assalto ed entro la fine di novembre la città è presa e l'impero axumita annientato.
Di tutti gli uomini, abitanti e guerrieri, assediati ad Axum, Alessandro ne fece trucidare 10.000. I capi tribù, i nobili ed notabili axumiti, il sovrano e la sua famiglia vennero crocifissi presso le porte della città. Metà della popolazione urbana rimanente, principalmente donne e bambini, vennero deportati presso i centri costieri di più facile controllo da parte macedone, i ragazzi sufficientemente giovani e forti per servire sotto le armi vennero ridotti in schiavitù ed avviati verso le navi, dove sarebbero in seguito salpati con l'esercito in direzione Persia, per venire addestrati ed inquadrati nelle unità macedoni. La capitale del più vasto e potente impero del corno d'africa è ora ridotta a poco più che ad un cumulo di macerie, abitata solo da vecchi, malati e feriti.

Ora Tolomeo veniva congedato, assieme a parte delle sue truppe, e rientrava in Egitto, mentre Alessandro intende marciare verso sud, lungo la costa, per sottomettere le città mercantili della terra di Punt, fondamentale area di transito dall'India della via delle spezie.

E' l'inverno del 318 quando Alessandro fa ritorno a Babilonia.
La campagna lo ha tenuto lontano per quasi 5 anni, durante i quali l'Impero ha avuto una fase di relativa calma nonostante gli attriti interni ed i problemi di convivenza tra l'elemento greco e quello persiano. Seleuco figlio di Antioco, satrapo di Babilonia e compagno d'armi di Alessandro, ha retto il trono in nome del giovane Alessandro IV, nato poco prima che Alessandro partisse per la spedizione arabica.
Ora che l'Impero ha inglobato la terra di Kush nella satrapia d'Egitto ed è stato esteso sino all'intera arabia, alle coste etiopi ed ottenuto la sottomissione delle città di Punt, Alessandro intende pianificare una campagna in occidente, ma ha ancora forti dubbi su quali obiettivi privilegiare, visto che i possedimenti della ricca colonia fenicia di Cartagine sono un boccone più che appetibile, ed Alessandro ha buoni motivi per aprire le ostilità, visto che Cartagine aveva inviato aiuti a Tiro durante l'assedio della città da parte macedone, ma ora le città fenicie sono parte dell'impero ed in un momento così delicato sarebbe un rischio averle in rivolta, tanto più che i mercanti fenici continuano ad essere il cardine della rete commerciale di tutto l'Impero, soprattutto ora che la sua estensione ha raggiunto aree di importanza commerciale vitale.
Sotto consiglio di Seleuco, Alessandro decide di interrompere le campagne per qualche anno e dedicarsi al consolidamento dell'Impero.

continua.
Xostantinou
00martedì 19 aprile 2011 18:31
Anno 316 d.C.

Alessandro, ormai quarantenne, ha dedicato gli ultimi due anni a rinsaldare il suo impero.
Villaggi e città sono ora ricche metropoli adorne di templi e palazzi marmorei, imponenti opere viarie collegano ogni città dell'impero, merci preziose allietano la vita dei cittadini, e moltissimi greci e macedoni hanno ceduto ormai ai lussuosi piaceri ed alle raffinatezze dell'opulento oriente.
La minacciosa avanzata di Chandragupta, primo sovrano del grande imparo Maurya, ha raggiunto l'Indo ed il regno cliente del Re Poro, amico personale di Alessandro.
Ma il Re dei Re è riuscito ad ottenere la pace con un compromesso, stabilendo il confine del proprio impero sulle sponde dell'Indo e conferendo in cambio a Poro il governo della satrapia d'Arachosia.
Chandragupta, al quale è ben nota la fama della grandiose gesta del macedone, accetta l'accordo. Per il momento.

L'apertura delle vie di comunicazione tra macedoni e maurya porta non solo in occidente un grandioso afflusso di merci pregiate, ma anche un reciproco scambio culturale.
In particolare affluiscono nelle grandi città dell'Impero, Babilonia, Alessandria d'Egitto, Tiro, Damasco, Atene, sempre più spesso gruppi di monaci buddhisti, la cui predicazione trova molti seguaci ma anche molti oppositori.
dak28
00mercoledì 11 gennaio 2012 21:25
per me ci sarebbe stato un scontro enorme tra l'impero Di Alessandro e Un mega impero Cinese :)
Estel_91
00mercoledì 11 gennaio 2012 22:51
Re: Cosa sarebbe successo se non fosse morto a Babilonia?
Zames, 11/02/2010 16.04:

Va bene, inizio io!!

Ok, ammetto che probabilmente sarebbe seriamente troppo difficile stilare una possibile cronologia di eventi, ma se non fosse morto a Babilonia, che avrebbe fatto? Avrebbe portato le sue conquiste anche ad Occidente, avrebbe "ellenizzato" l'Europa così come è successo per l'Asia?

Il mondo attuale sarebbe completamente stravolto




Ummmm bel quesito davvero.
Dunque io dico che avrebbe puntato subito alla conquista della penisola araba riuscendoci piuttosto facilmente.
Discorso diverso per la Magna Grecia.
Li rischiava grosso di finirecome suo Zio Alessandro.
Il territorio italico non era adatto ai movimenti delle falange e a quelli della cavalleria pesante dei Compagni.
Probabilmente dopo una batosta nel sannio Alessandro avrebbe spostato le sue mire sul nord africa.
Alla fine ci saremmo trovati in un mondo ellenizato e probabilmente Roma si sarebbe trovata davanti non una cartagine punica ma un regno simile a quello dei Seleuco o Tolomeo.
L'impero di Alessandro sarebbe svanito lo stesso perhè troppo incentrato sul mito della persona.
Xostantinou
00lunedì 28 gennaio 2013 17:57
In seguito all'ampliamento ed al consolidamento dell'impero, Tolomeo, Satrapo d'Egitto, aveva ottenuto l'amministrazione della Cirenaica e della terra di Kush fino al Lago Tana, mentre Cratero diventava governatore delle satrapie arabiche insediandosi ad Aden, che in breve tempo divenne una città portuale talmente florida da rivaleggiare in splendore con Alessandria d'Egitto.
La Satrapia di Tracia era stata nel frattempo ridimensionata in una ridotta fascia di territorio compresso tra il basso corso del Danubio e l'alto corso dell'Evros, e sottoposta alla giurisdizione del governatore della Macedonia; Lisimaco, satrapo di Tracia, era stato quindi nominato Stratega d'Epiro. Cappadocia e Licia andavano invece ad aggiungersi a Panfilia e Pisidia, governate da Antigono Monoftalmo; mentre ad Antipatro, ritiratosi a vita privata, succedeva come Stratega di Grecia Poliperconte.
Lasciato Seleuco come Satrapo di Persia, il quindicenne Principe di Macedonia Alessandro IV era stato inviato a Pella, dove avrebbe governato le terre d'origine della sua dinastia sotto il consiglio del fidato Eumene di Cardia.


310 a.C

Alessandro, allestita una potente forza d'invasione, sbarca a Siracusa, retta dal tiranno Agatocle.

Agatocle infatti era alle prese con una lunga guerra; aveva attaccato i possedimenti cartaginesi in Sicilia, espugnando Messina per poi passare alla devastazione della campagne di Agrigento, ma fu battuto da Amilcare nella la battaglia di Ecnomo e la stessa Siracusa era stata vanamente assediata l'anno precedente.
Fuggito fortunosamente dalla città, Agatocle aveva deciso di attaccare i Cartaginesi direttamente in Africa, alleandosi con Ofella, Re della Cirenaica, che disponeva di un esercito di 10.000 fanti, 600 cavalieri e 100 carri, assieme al quale riuscì quasi a espugnare la stessa Cartagine, dove sbarcò con un esercito di 13.500 uomini trasportato a bordo di 60 navi; i cartaginesi, forti di 40.000 uomini, compresi 1.000 cavalieri e 2.000 carri da battaglia, venivano sconfitti in campo aperto.

Alleatosi ad Agrigento, Alessandro bloccava il porto siracusano con la sua flotta ed il suo imponente esercito prendeva in pochi mesi la città, già stremata dall'assedio cartaginese da poco concluso.
Agatocle si affrettò quindi a rientrare in Sicilia per fronteggiare Alessandro, lasciando parte delle truppe in Africa al comando dei figli Arcagato ed Eraclide.
Sbarcato in Sicilia, tuttavia, Agatocle fu sconfitto in Val di Noto da Alessandro, e preso prigioniero. L'esercito rimasto in Africa, inoltre, si ribellò e ne uccisi i figli.

Con la conquista della potente Siracusa e la sottomissione di Agrigento, Alessandro si prese la briga di completare l'opera di Agatocle, portando a termine la totale conquista della Sicilia entro l'anno seguente.

Nel frattempo, Lisimaco salpava da Apollonia alla conquista di Brindisi, prendendo seguentemente in rapida successione Bari, Gallipoli e Taranto.



306 a.C.

Le città magnogreche, di fronte all'avanzata macedone, avevano costituito una lega a Crotone, ma il loro pur forte esercito dovette combattere su due fronti contro un nemico altrettanto numeroso.

Alessandro, che nel frattempo aveva richiesto ed ottenuto l'invio di forze fresche dall'Egitto e dall'Asia Minore, era sbarcato a Reggio, ma la sua avanzata fu fermata a Locri prima in un sanguinoso scontro con l'esercito della lega, poi dal lungo e durissimo assedio di Locri.
Analoghe difficoltà trovò Lisimaco presso Sibari, dove venne battuto da un esercito di soccorso mentre assediava la città, in seguito a cui dovette ritirarsi per fronteggiare la rivolta di Bari e Taranto.
Nella primavera del 307 Alessandro riprendeva la propria avanzata verso Crotone, dove contava di congiungersi con Lisimaco il quale aveva, intanto, posto nuovamente assedio a Sibari. Le due città caddero in estate, stremate dalla fame e dalla sete, ed i loro abitanti in parte deportate, in parte crocifissi come monito lungo le strade.

Alessandro, vista l'assenza di Lisimaco, optò per una marcia rapida attraverso l'Aspromonte per passare sul versante di Hipponion e marciare su Cuma, ma gli scontri sui passi montani con le tribù dei Bruzi obbligarono il sovrano a ripiegare rovinosamente ed a fare il giro largo.
Lisimaco nel frattempo completava la conquista e la sottomissione della costa ionica.

Mentre Alessandro, ora all'altezza di Scalea, si avvicinava a marce forzate alla Campania, anche Lisimaco cadde in una disastrosa imboscata per mano dei Lucani, da cui si salvò per miracolo. Alessandro allora decise di rimandarlo in Epiro e chiamare al suo fianco il figlio Alessandro IV, oramai diciottenne, alla testa delle nuove leve reclutate in Grecia e Macedonia.

Il giovane Alessandro IV si dimostrò all'altezza del padre quando, al comando dei suoi ipaspisti, sbaragliò un esercito sannita presso Benevento, approfittando della debolezza causata dalla guerra in corso tra i Sanniti e la Repubblica di Roma, ed aprendosi un passaggio per la Campania.
Le forze di Alessandro, nel frattempo, ottenevano la resa di Poseidonia, che si sottomise al semplice comparire delle forze macedoni.

Le forze congiunte marciarono così su Pompei ma, ormai alle porte di Napoli, incapparono in un incidente diplomatico in quanto, aggirando il Vesuvio da nord-est, le forze al comando di Alessandro IV si trovavano ad attraversare le terre della città di Nola, conquistata nel 313 da Roma.



andry18
00lunedì 28 gennaio 2013 18:33
i miei complimenti kost, racconto veramente affascinante e non troppo distante da quello che sarebbe capitato in realtà, sempre che ad alessandro sia andato tutto bene dal punto di vista amministrativo dell'impero (ribellioni e cospirazioni) e militari (con l'andare del tempo cominciava ad essere un po' troppo sicuro di sé per i miei gusti, sfiorando la morte in battaglia fin troppe volte, in atti di eroismo che poco si addicono ad un imperatore della sua importanza)
Xostantinou
00lunedì 28 gennaio 2013 18:37
Diciamo che "presumo" che con l'avanzare dell'età (all'ultimo aggiornamento ha 50 anni) sia diventato un po' meno avventato ed incosciente...comunque ora iniziano i guai, visto che si troverebbe davanti una giovane ed agguerrita potenza romana in ascesa da una parte, ed una collaudata potenza cartaginese dall'altra.
Xostantinou
00martedì 29 gennaio 2013 10:25
suvvia, non siate timidi, proprio ora che ho introdotto uno degli scenari più accattivanti per gli appassionati di storia antica (Alessandro vs Roma vs Cartagine) dovete farvi avanti pure voi e partecipare :D
andry18
00martedì 29 gennaio 2013 13:25
beh, le guerre sannitiche non faranno di certo comodo ai romani, ma potrebbe essere un'arma a doppio taglio (non che siano così pericolosi effettivamente, ma di certo farebbero perdere tempo)
inoltre gli interessi cartaginesi per la sicilia creerebbero non pochi problemi ai due alessandri, specialmente per quanto riguarda il controllo del mare
Xostantinou
00martedì 29 gennaio 2013 13:37
Penso che sia fuori discussione la possibilità di accordo tra romani e macedoni mentre, viceversa, forse la cosa è maggiormente possibile con Cartagine.
Per i Sanniti in ogni caso la vedo brutta, nessuna delle due potenze è interessata alla loro sopravvivenza.

Inoltre ci sono altri fronti da tenere sempre presenti, l'India e le steppe per ora sembrano tranquilli, ma...
andry18
00martedì 29 gennaio 2013 13:48
io non mi preoccuperei dei maurya al momento, basta cedergli qualche territorio e stanno tranquilli, andando a trucidare gli indiani a sud

per quanto riguarda i sanniti...penso che si sarebbero momentaneamente alleati coi macedoni nelle fasi iniziali dello scontro, ma a lungo andare il conflitto si tramuterebbe in un total war, tutti contro tutti. una rapida conquista dei territori sanniti non risolverebbe le cose, ci sarebbero continui tumulti, ai quali bisogna aggiungere il conflitto con roma, e potenzialmente quello con cartagine, ma basterebbe ceder loro qualche territorio in sicilia per tenerli buoni per un po'.
il tempo però non è di certo dalla loro parte
Xostantinou
00martedì 29 gennaio 2013 13:59
fossi in Alessandro aprirei i negoziati con Cartagine per sancire lo status quo e lascerei i Sanniti alla mercé di Roma... :D
andry18
00martedì 29 gennaio 2013 14:05
quello ok, ma avevo intuito che pensavi ad un'immediato scontro roma-macedonia, quindi gli altri ne avrebbero approfittato

se le cose restano "scialle" tutto diventerebbe più facile, accordi con cartagine in primis, poi sottomissione del sud e massacro dei sanniti mentre sono impegnati con roma
tutto facile finché non muore alessandro però, a meno che il figlio nel frattempo non si dimostri cazzuto almeno quanto il padre
andry18
00martedì 29 gennaio 2013 14:06
PS: ma la mappa come l'hai fatta?? spettacolo!
Xostantinou
00martedì 29 gennaio 2013 14:55
Magari il conflitto con Roma potrebbe rimanere latente ed a bassa entità, mentre il grosso delle forze macedoni completa la conquista della Magna Grecia; con la diplomazia si potrebbe invece ipotizzare una specie di "spartizione del mondo"; in fondo, Cartagine era una potenza mercantile, e potrebbe essere nel suo interesse relazionarsi in modo pacifico con una potenza che controlla le vie del tè e delle spezie, dell'incenso, della seta ed, in parte, la via dell'ambra.
Giulio.1985
00mercoledì 30 gennaio 2013 14:36
sono d'accordo per Cartagine, ma Roma se inizia uno scontro si impegnava con molti soldati e con strategie di conquista totale.

immaginate che Romani e Greci erano amanti delle battaglie campali per il predominio....uno scontro di bassa intesnità e di guerriglia non era un war-fare che gli apparteneva...per il funzionamento del loro esercitò e per le classi che la guerra arricchiva che puntavano ad acquisire i beni dello stao sconfitto nel più breve tempo possibile
andry18
00mercoledì 30 gennaio 2013 14:56
guerriglia non di certo, bisogna vedere come inizierebbe lo scontro però. dubito che i romani dichiarino guerra allo stratega #1 dell'epoca, a capo del più grande impero mai visto prima per aver sconfinato un po' nei loro territori
è più probabile che lo facciano quando si rendono conto che non avranno lo stesso trattamento di cartagine piuttosto, quindi non subito, ma abbastanza presto. decisamente prima che il controllo della magna grecia sia totale
Xostantinou
00mercoledì 30 gennaio 2013 15:45
Beh, calcola che questo impero macedone non è il mondo greco con cui si scontrò Roma nella nostra TL, i magnogreci ed i macedoni incontrati dai romani combattevano molto più alla maniera ificratea che alla maniera di Alessandro, e solo Pirro ed Antioco III, tra i nemici ellenistici affrontati, rassomigliavano un po' ai loro antenati illustri nel modo di disporsi in battaglia (l'impero seleucide stava tra l'altro rovinando clamorosamente sia a sud e ad est in quel periodo).

Alessandro viceversa era molto più versatile e ricettivo, infatti creò il "commando" degli Ipaspisti, e dopo la conquista della Persia fu sempre molto propenso ad utilizzare formazioni molto organiche in cui, al nucleo composto dalle falangi macedoni, affiancava contingenti enormi di cavalleria leggera e pesante, fanteria leggera, arcieri e frombolieri.
Le ultime due battaglie in cui vediamo in campo formazioni abbastanza simili a quelle usate da Alessandro sono Raphia e Panion, tra Antioco III e Tolomeo IV, e quando i romani si scontrarono con Antioco III a Magnesia si trovarono di fronte un esercito che era 1/10 di quello schierato contro Tolomeo IV, tra l'altro quasi completamente sprovvisto di elefanti e tiratori.


Gli opliti greci erano guerrieri sui generis, incapaci di tattiche sofisticate, il frutto peculiare della comunità di cittadini-agricoltori della Grecia antica; non si capirono con i romani, che disprezzavano il loro amore per gli esercizi ginnici, ritenuti inutili perché fini a se stessi e non indirizzati all'uso delle armi in guerra, figuriamoci se potevano capirsi coi persiani, che facevano della padronanza di tutte le armi il marchio di fabbrica del soldato di professione al servizio del sovrano.
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