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Quando la Storia la scrivono i vincitori

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2012 13:46
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Patrikios
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
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26/01/2011 18:43
 
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La giusta verità sui persiani
Di: Nicola Zotti

www.warfare.it


Sapete come la penso sul detto "la storia la scrivono i vincitori".
La storia non la scrivono i vincitori, la storia la scrivono gli storici.
Chi la fa, normalmente, non è uno storico, ma un politico, il quale a sua volta può essere uno sconfitto o un vincitore, a seconda dei casi.
Ma a scriverla, sono gli storici.
Gli storici appartengono al genere umano, e come tali abbondano di pregi e difetti, come capita a tutti, con passioni e idiosincrasie, orgogli nazionali da difendere, conti da regolare, e soprattutto l'ambizione di portare alla giusta luce e al giusto peso qualche evento, fenomeno o personaggio prima ignorato.
Già questo è un buon antidoto contro la possibilità che la storia la scrivano i vincitori, ai quali non è data in assoluto la facoltà di annullare le fonti dei perdenti, e quindi la possibilità che ad esse attingano gli storici. E si potrebbe fare una buona lista di storici "perdenti" che hanno scritto la storia dei vincitori o di "perdenti" che hanno provato ha riscirversi "vincitori" ma non sono riusciti a gabbare gli storici.

Tuttavia ci sono casi in cui si deve effettivamente parlare di storia scritta dai vincitori, e non tanto perché abbiamo quasi esclusivamente documenti o ricostruzioni storiche di quella parte, ma perché in quei fatti e in quella stessa narrazione storica, il vincitore ha trovato se stesso.

L'immagine che la cultura occidentale ha costruito dei persiani achemenidi è l'esempio sicuramente più significativo di questa scrittura storica.

Come ho già avuto modo di spiegare, la civiltà occidentale nasce proprio dal conflitto, vittorioso, con la civiltà persiana: più precisamente nasce da questo confronto che le ha dato modo di inventarsi, di spiegarsi, di capirsi.

La civiltà occidentale coi suoi pregi e i suoi difetti, si sviluppa in Grecia a partire dal V secolo a. C.: io che mi ci riconosco appieno -- anche, se non soprattutto, nei suoi difetti -- non posso dimenticare che tra i suoi pregi c'è un inesauribile e incomprimibile senso critico.

Un senso critico difficile da trovare in descrizioni come questa:

"Per la prima volta nella storia del mondo, l'addestramento, lo spirito e la compattezza di un piccolo esercito, guidato da un genio militare, prevalsero sulla forza bruta e sulla massa di un grande esercito che poteva contare soltanto sulla moltitudine e sulla ferocia dei propri armati (...) pur nella sua primitività e non eccessiva disciplina".

Così Ezio Cecchini ("Le battaglie che fecero la storia"), descrive la situazione e l'esercito persiano a Maratona, ma avrei potuto produrre molti altri esempi.

Si dimentica che stiamo parlando della civiltà persiana, pervasa da una forte componente etica e da una visione escatologica dell'esistenza sconosciuta al paganesimo greco, la prima a coltivare una religione monoteista etnicamente aperta.

Una civiltà che aveva prodotto il primo impero multirazziale, multilingue e multireligioso, che i greci, loro sì etnocentrici, non erano in grado di capire, non dico apprezzare: era proprio la loro riluttanza ad imparare le lingue che li portava a definire "barbari" (balbuzienti), quelli che non parlavano il greco.

Un impero che Ciro il Grande già mezzo secolo prima di Maratona aveva dotato di quella che oggi viene ricordata come la prima carta dei diritti dell'uomo, nella quale è scritto:


"Finché io sarò monarca non permetterò a nessuno di prendere la proprietà mobile e immobile di alcuno mediante la forza o senza compensazione.

Finché sarò vivo impedirò il lavoro forzato e non pagato.

Oggi annuncio che ciascuno è libero di scegliere la propria religione.

Le genti sono libere di vivere in tutte le regioni e di trovare lavoro, nel rispetto dei diritti degli altri.

Nessun uomo o donna potrà scontare le colpe dei propri parenti.

Impedirò la schiavitù e i miei governatori e subordinati sono obbligati a proibire lo scambio come schiavi di uomini e donne nei propri domini di competenza. Questa tradizione dovrebbe venire estinta nel mondo intero".

Non male per dei "barbari".

L'esercito persiano non era affatto una moltitudine feroce, primitiva e indisciplinata, ma uno strumento militare molto più avanzato di quello greco soprattutto sotto il profilo della manovra e delle armi combinate.

Cavalleria, fanteria pesante e fanterie leggere, infatti, agivano in stretto coordinamento tra loro e, come narra Erodoto, vennero addestrate per anni prima delle campagne di Dario e Serse: nulla a che vedere con il precario addestramento degli opliti greci.

L'arco, arma in uso praticamente in tutte le truppe persiane, richiede un addestramento intenso e costante, sia individuale che collettivo, e così anche la cavalleria e le truppe leggere.

Mantenere una formazione di cavalleria o indietraggiare per poi avanzare nuovamente per riportarsi a tiro, non sono cose che si improvvisano e comunque i greci non erano in grado di farle.

I bassorilievi di Persepoli e di Susa, poi, ci illustrano le fanterie achemenidi marciare ordinate e composte: si ipotizza si tratti degli immortali, ma non ce n'è prova concreta. In ogni caso quelle rappresentazioni non sono il manifesto di un'orda primitiva.

D'altra parte la nobiltà persiana veniva addestrata all'uso delle armi fin dall'infanzia in modo sistematico: imparavano a combattere sia a piedi che a cavallo, con lancia, giavellotto e arco, e dovevano padroneggiare tutte queste tecniche di combattimento con uguale abilità.

Un esercito il cui coraggio non può essere ingiustamente scambiato per ferocia se sempre Erodoto più volte sottolinea con ammirazione la solidità morale e il senso dell'onore delle truppe persiane.

Insomma questa storia scritta dai vincitori ha costruito molti luoghi comuni, giustificabili negli antichi greci che dovevano sempre provare un certo nervosismo ripensando agli scampati pericoli e alle inaspettate vittorie, meno comprensibili 2.500 anni dopo.

Vero è che i greci non erano sudditi, ma cittadini liberi e consapevoli: Senofonte può ammirare Ciro il Grande e scrivere per lui la Ciropedia, ma al tempo stesso può essere l'interprete di quell'impresa che a nessun suddito può riuscire, l'Anabasi dei 10.000.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


TFTBasileus
[Non Registrato]
viandante
18/02/2011 13:20
 
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Ciao.

Personalmente non mi trovo d'accordo sulla revisione dell'impero persiano cdi cui stai parlando. Particolarmente riguardo agli editti di Ciro, rimasti più nella carta che nei fatti. L'impero persiano era si multietnico ma nella stessa maniera in cui lo sarà quello etiope o quello degli spagnoli; in pratica una piccola elite persiana domina il resto del territorio, dove i sudditi sono considerati alla stregua di oggetti a disposizione dell'imperatore.

Scrive Aldo A. Settia nel suo libro "la guerra del medioevo" che <<i sovrani persiani potevano rendere povero l'uomo più ricco del loro impero e viceversa>>. Ancora vediamo nel libro "Rapine, assed, battaglie" come i re persiani avessero l'abitudine di annegare nell'inchiostro gli scribi e i consiglieri che non elogiassero la persona dell'imperatore e le sue decisioni.

La cosa peggiore riguarda l'esercito che era composto da una moltitudine di schiavi, contadini forzati e una piccola parte di elite guerriera (carri da guerra prima e cavalleria pesante poi). Il vantaggio della grande vittoria di Alessandro fu proprio dato dalla combinazione di questi fattori, l'impero persiano era un dominio di cartapesta, specialmente in Siria, Asia Minore, Egitto e bastò un po' di innovazione nelle tattiche militari per far crollare tutto
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18/02/2011 14:03
 
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Premetto che questo articolo è, ribadisco, di Nicola Zotti, politologo e saggista considerato uno dei più importanti studiosi ed esperti italiani di strategia, arte e storia militare, docente di Analisi strategica e di scenario presso la Libera Università degli Studi "San Pio V" di Roma; quindi non un imbecille a caso che scrive cose per sentito dire.

Secondariamente, A. Settia è un medievista, ed i libri "Rapine, assedi, battaglie" e "La guerra nel Medioevo", sono dedicati al mondo medievale, quindi pare alquanto ovvio e scontato dedurre che lui si stesse riferendo alla Persia medievale, ovverosia quella Sassanide, che non ha nel modo più assoluto alcun ché da spartire con la Persia Achemenide, a parte i richiami culturali ad essa come ad un proprio passato aureo.

Quindi saremmo molto interessati ad eventuali critiche argomentate con fonti attendibili e non con luoghi comuni derivanti dalla storiografia ellenocentrica.
[Modificato da Xostantinou 18/02/2011 18:42]



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So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

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Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
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E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
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Moirarchos
24/02/2012 13:46
 
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Io ho appena finito di leggere un libro sulla storia persiana (l'impero persiano) che mi ha entusiasmato molto. anche se parlava del susseguirsi di monarchi dagli achemenidi fino alla conquista araba, passando ovviamente dalla conquista macedone, alla dominazione seleucida e all'avvento dei Parti. Ovvero i Sassanidi erano l'ultima dinastia persiana a regnare in persia, quindi usarono lo Zoroastronesimo come una delle possibili chiavi di unità ed usarono il pungo di ferro sia internamente che esternamente per legittimarsi.

Sono perfettamente d'accordo nel dire che l'impero achemenide era molto tollerante sia dal punto di vista religioso che culturale, al contrario delle Poleis greche che erano molto aggressive tra di loro e all'esterno e che consideravano barbari tutti le altre anche popolazioni più simili a loro per vicinanza come Macedoni oppure le popolazioni della Tessaglia.

Forse però la mancata conquista della grecia fu dovuta al fatto che Artaserse e dario erano sovrani meno guerRIERI di Ciro e Cambise.
La persia decise di attaccare l'Ellade perchè le città greche continuavano ad intervenire nelle controversie della Ionia, quindi i Persiani ad un certo punto si stacarono di avere a che fare con queste ingerenze e attaccarono. (questo è quello che ho letto, spero che sia corretto)

I greci erano liberi, pensatori, filosofi. regalarono all'occidente la critica e l'elaborazione tramite la logica e razionalità. Per quanto abbia un cognome derivante dal greco e nè sia fiero ogni tanto penso che questa loro continua ricerca della verità e di mettere in discussione tutto gli abbia portati a creare sistemi politici instabili e oligarchici e spesso soggetti "sentimenti" di pancia passeggeri (L'ostracismo ad esempio) molto di più della Persia che aveva una sua logica e perseguiva senza indugio.
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