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Logistica Mongola

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2012 14:32
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26/01/2011 18:38
 
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Nicola Zotti, www.warfare.it



Il cavallo mongolo

Molto del successo delle armate mongole era strettamente legato alla razza del cavallo che ne costituiva il principale mezzo di locomozione.

Perché di cavallo si tratta e non di pony, come potrebbero far pensare le modeste dimensioni dell'animale: tra i 13 e i 14 palmi mediamente di altezza al garrese, ovvero tra i 122 e i 142 cm. Mentre il peso medio si aggira sui 272 kg.

Un animale estremamente solido, per quanto inelegante, di costituzione massiccia, con zoccoli larghi e robusti che non necessitano la ferratura, e un pelo duro e folto capace di far sopportare all'animale gli sbalzi di temperatura della Steppa: da -40 gradi in Inverno a +30 in Estate; una lunga coda e una fluente criniera che nelle giumente era tagliata a scopi utilitaristici e non estetici.

Ed erano soprattutto le giumente (o i puledri) ad essere cavalcate in campagna e in battaglia, vuoi per la loro natura più tranquilla, vuoi perché se erano in periodo di allattamento potevano fornire al guerriero circa 2 litri e mezzo di latte in eccedenza rispetto alle esigenze del puledro, per un equivalente di 1.500 calorie: sufficienti per completare la dieta di un uomo o per non farlo morire di fame in caso di emergenza.

Gli stalloni, ai quali al contrario la criniera non veniva mai tagliata, avevano la tendenza ad essere aggressivi tra loro per il dominio sulle femmine e, peggio, tendevano a spingerle via per portarsele appresso, cosa che in battaglia poteva causare immaginabili disastri.

Gli animali, femmine e maschi, adatti alla guerra erano comunque altamente selezionati e preparati: per questo motivo ogni guerriero doveva innanzitutto essere un esperto allevatore e possedere una mandria assai numerosa dalla quale prelevare gli animali necessari alla campagna.

Tra puledri, giumente e stalloni era necessaria una mandria come minimo di 30 capi, meglio se 50, per prelevarne quei 5 o più che venivano portati in guerra: questi erano condotti ad ingrassare in Primavera ed Estate e sottoposti ad intensi allenamenti in Autunno, riducendone contemporaneamente le razioni per irrobustirli e aumentarne la resistenza fisica: il risultato era un animale con la groppa forte, il ventre solido e capace di sopportare enormi fatiche.

In primo luogo la alta e pesante sella mongola, costruita appositamente per sollevare il guerriero e permettergli di orientare senza limitazioni il proprio arco composito mantenendosi saldo in groppa con l'aiuto di due appoggi anteriori e posteriori. La tendenza del cavallo mongolo a decidere da sé direzione e andatura, in questo senso, tornava utile al guerriero mongolo che poteva contare su un mezzo di locomozione "pensante" anche durante i combattimenti. Altrimenti il cavaliere mongolo teneva le briglie molto strette costringendo con la forza il cavallo a seguire la propria volontà.

Il principale difetto del cavallo mongolo è tuttavia l'incapacità a tenere a lungo il galoppo, che lo sfianca presto, ed è per questo motivo che in battaglia tornavano utili le molte cavalcature, che venivano cambiate con estrema rapidità.

In compenso il cavallo mongolo ha un "canter" naturale, ovvero un'andatura tra il trotto e il galoppo utile per percorrere rapidamente grandi distanze: in condizioni normali 60 km. al giorno potevano essere sostenuti anche per lunghi periodi di tempo.

Tuttavia gli spostamenti di un'armata mongola erano normalmente molto più lenti a ragione del fatto che gli animali venivano nutriti preferibilmente con la naturale pastura dei prati: 14 kg. almeno di erba al giorno (o 4,5 kg. di fieno e orzo) e una ventina di litri di acqua possono sembrare pochi, e in effetti lo sono rispetto ad un esigente e delicato cavallo europeo, tuttavia possono impegnare circa metà di una giornata per essere consumati.

Soprattutto, però, richiedevano grandi spazi: considerando circa 600 kg. la produzione di erba di un ettaro di steppa, le 5 monte di un guerriero potevano consumarlo in 3 settimane, al ritmo di una ventina di m2 al giorno per ciascun animale: 16,6 m2 più qualcosa di calpestato che andava sprecato.

Il problema si presentava durante le campagne, quando i mongoli radunavano mandrie di centinaia di migliaia di animali.



La logistica dei mongoli

Nella storia dell'arte militare, pochi eserciti hanno attirato tanti unanimi elogi quanto quello dei mongoli. Basil Liddell Hart nel suo "Strategy" li cita come unico esempio di qualche interesse nell'arte militare medioevale: naturalmente sbagliava, come in altre occasioni lasciandosi prendere la mano dalla sua passione per i giudizi trancianti e per la ricerca di precedenti alle proprie teorie, ma certo non nell'opinione relativa ai mongoli.

Da Gengis Khan in poi, l'aspetto che affascina i più riguarda certamente la natura equestre delle armate mongole: grandi masse di arcieri a cavallo che muovono veloci, furiose e inarrestabili, come stormi di rapaci o, nel fantastico immaginario medioevale, come nugoli di demoni provenienti direttamente dall'inferno.

Di fatto, però, le armate mongole potevano contare su ben altra forza che non la ferocia, perché muovere un'armata composta da centinaia di migliaia di cavalli crea, come cercherò di illustrare, qualche problema in più, che comunque i mongoli sapevano anticipare e risolvere.

Prendiamo in esame una campagna tra le molte condotte dai mongoli per fare qualche calcolo logistico.

Nel 1299 Mahmud Ghazan, Ilkhan di un territorio che si estendeva per 3.750.000 km2 dall'Armenia a Occidente fino al Pakistan ad Oriente, radunò un'armata per riprendere la lotta che impegnava con scarsa fortuna gli ilkhanidi contro i mamelucchi per il dominio della Siria.

La sconfitta di Ayn Jalut nel 1260 aveva in effetti segnato un punto sostanziale a favore dei mamelucchi, e purtuttavia il primo sovrano musulmano di un regno mongolo non voleva abbandonare la presa e si preparò per una nuova spedizione militare contro i suoi correligionari mettendo in campo, secondo lo storico persiano Wassaf, contemporaneo agli eventi, almeno 6 Tumen e 65.000 uomini: in realtà un tumen dovrebbe essere composto di 10.000 uomini e quindi i calcoli potrebbero essere un po' ridimensionati.

Sempre secondo Wassaf, Ghazan chiese ai suoi uomini di portare con sé 5 cavalli ciascuno, il che porta ad un totale di almeno 300.000 cavalli per l'intera spedizione.

Ad essi, per prudenza, Ghazan aggiunse un treno composto da 50.000 cammelli, destinati a portare foraggi secchi, che hanno circa 3 volte il valore nutritivo di quelli freschi.

Ho già riportato il fabbisogno alimentare di un cavallo mongolo e quindi, anche escludendo i cammelli dal calcolo, è semplice misurare in 4.200 tonnellate circa di erba (14 kg. per 300.000 cavalli) il fabbisogno giornaliero dell'armata equivalente alla produzione di complessiva di 7.000 ettari di pascolo (4.200.000 kg. diviso 600 kg. di produzione per ettaro, secondo una possibile ipotesi) ovvero 70 km. quadrati di territorio vergine al giorno, inutilizzabile quello successivo.

I citati 50.000 cammelli ci sembrano un numero stratosferico, eppure, considerando 200 kg. la loro capacità di carico, avrebbero potuto trasportare 10.000 tonnellate di fieno e orzo, equivalenti al valore nutritivo di circa tre volte tanta erba fresca: ovvero più o meno una sola settimana di sostentamento per i cavalli dell'armata.

Sempre secondo Wassaf, non solo i cammelli tornarono utili, ma vennero persino impiegati più volte, il che significa che Ghazan aveva anche predisposto delle scorte: il che la dice lunga sulla sua capacità organizzativa.

L'abbeveraggio crea altri problemi: 6 milioni di litri di acqua al giorno non sono una portata che qualsiasi fiume possa garantire. Soprattutto in Estate non è una caratteristica comune a molti fiumi del Medio Oriente, anzi la loro variazione di portata tra bella e cattiva stagione è drammatica: l'Oronte presso Hama passa da 337 milioni di litri a 27, il Quweyq ad Aleppo scende da 632 a soli 7, il Barada a Damasco oscilla tra i 34 e gli 8.

Dato che si può bere solo una minima parte dell'acqua che scorre in un fiume, quella lungo le rive, perché l'altra va "sprecata", questo credo precludesse all'armata mongola di Ghazan di conquistare Milano e di abbeverarsi al Lambro -- naturalmente prima che vi sversassero liquidi inquinanti vari -- tanto per sbilanciarmi in una stima e fare un esempio.

Intraprendere una campagna in Inverno è quindi una condizione obbligatoria in Medio Oriente per un'armata mongola e in effetti Ghazan scelse questa stagione per affrontare il suo nemico.

Anche il territorio da invadere non era stato scelto a caso o avventatamente: il terreno pascolabile attorno al solo fiume Oronte nell'area tra Homs e Hama è di circa 4.000 km2 e quindi da solo poteva sostenere l'intera armata mongola per 2 mesi o una guarnigione di un terzo di quella cifra per 6, dando tempo all'erba di ricrescere: insomma l'impresa era stata ben calcolata.

La battaglia tra mamelucchi e mongoli si tenne a Wadi al-Khazandar il 22 e il 23 dicembre e fu una vittoria dei mongoli che portò addirittura alla conquista di Damasco ma non cambiò sostanzialmente il corso della storia, perché la Siria rimase infine ai mamelucchi.

L'ironia delle cose volle, però, che i mongoli combattessero smontati, usando i propri cavalli come protezione dalla quale potevano tirare agli avversari con i propri archi.
[Modificato da Xostantinou 26/01/2011 18:38]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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Moirarchos
18/05/2012 14:32
 
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Il Canter è il piccolo galoppo, si ordina al cavallo di iniziarlo premendo con una gamba leggermente più indietro dell'altra un animale addestrato alla sella lo interpreta come "inizia con quella gamba".

Il Canter (termine inglese) è l'andatura per le lunghe distanze più rapida come il troppo.

un cavallo la utilizza per medio-lunghi spostamenti in cui la velocità non è importante. se dovesse invece scappare o fare uno scatto per distanziare i predatori utilizzerebbe il Galoppo/ Galoppo allungato.
I cavalieri spronavano i cavalli a Galoppare in modo allungato in carica o in gare di corsa di velocità invece utilizzano il piccolo Galoppo (Canter) per L'enduarance..... di cui i purosangue arabo non ha rivali.
in quanto oltre a possedere un resitenza fisica alle regioni desertiche e al clima secco e anche molto robusto nelle gambe e negli zoccoli.
Ho cavalcato una volta un angolo arabo e ho visto cavalli arabi galoppare sulla sabbi senza sprofondare quanto gli altri cavalli.

l'andatura che penso fosse peculiare dei Mongoli non era il piccolo Galoppo ma L'Ambio. una andatura che si può insegnare al cavallo che era in uso tra i popoli delle steppe.

andature:
Trotto (un passo alternato)
it.wikipedia.org/wiki/Trotto
Ambio (un passo alternato per lato)
it.wikipedia.org/wiki/Ambio
Galoppo
it.wikipedia.org/wiki/Galoppo
come dice il Galoppo può essere destro oppure sinistro (principalmente), qualche volta disunito (una carica può esserlo facilmente).
quando si è in galoppo destro si evita di girare bruscamente a sinistra, poichè si deve dare al cavallo il tempo di cambiare il passo. altrimenti si rischia di farlo cadere poichè il cavallo si ritrova sbilanciato oppure rischia di azzopparsi mettendo uno zoccolo in fallo.

una nota sugli arcieri in arcione.
fin dalla antichità gli arcieri a cavallo, per ripiegare di fronte al nemico e poter effettuare il tiro partico (tirare a chi gli inseguiva senza cambiare direzione e girandosi parzialmente sulla sella), giravano verso destra poichè così facendo esponevano l'arco nel braccio sinistro ad un arco di tiro migliore e in seguito si trovavano già pronti per effettuare il tiro partico.
si pensi anche ad un arciere a piedi....non sta di fronte al nemico quando tira, in genere è girato a destra (lasciando il nemico sul suo fianco sinistro dove ha l'arco in mano per poterci tirare agevolmente)

tornando nello specifico ai mongoli...avendo una sella alta e con 4 sporgenze....servivano al cavaliere per appoggiare i piedi a una o più sporgenze in questo modo poteva alzarsi leggermente più in alto e girarsi meglio a tutte le parti, anche se il fianco destro (era per gli arceri a cavallo un fianco cieco...dal quale non potevano tirare agevolmente (tranne i mongoli che riuscivano a coprire una parte di questo angolo meglio di persiani, arabi e parti.

Una nota sulle redini e sulla guida. Le redini servivano per dare una guida e un comando rapido o per tenere il "contatto" con il cavallo, la bocca è una parte sensibile per l'equino...ma non si riesce a manovrarlo solo dalla bocca...e il cavallo si può sempre riufiutare di seguire l'ordine.
paradossalente a quanto si pensa.... tirare le redini con un filetto normale (non un morso duro) è interpretato dal cavallo come un ordine di accellerare la velocità, non di fermarsi. Poichè si sente qualcosa di fastidioso sulla lingua e cerca di scapparne aumentando la velocità.

il comando per fermarsi con un filetto è esercitare brevi tirate gentili che "rilassano" il cavallo e gli fanno capire che non vi è motivo di correre ancora.

la reazione del cavallo può essere alzare o abbassare il collo rendendo i comandi del cavaliere meno efficaci e la soluzione può essere un morso che essendo un pezzo unico e tramite ganci laterali esercita una pressione verso il basso e obbliga il cavallo con il dolore a fermarsi.
ma quando si è in guerra le mani servono. pertanto tanto un cavaliere che un ariciere a cavallo dovevano avere le mani libere o parzialmente libere.
La guida per i cavalieri esperti è fatta dalle gambe (le ginocchia contro il cavallo) sono un segnale e sono più efficaci delle redini, ma sono più lente delle redini per la sensibilità del cavallo, quindi non utili in battaglia.
un Cavaliere da Mischia teneva le redini con la sinistra in quanto la destra serviva per la lancia o la scimiterra o la mazza. la sinistra con lo scudo era la migliore ma in alcuni casi le si doveva mollare pertanto prima della battaglia gli si faceva un nodo semplice sulla doppia redine, in questo modo il cavallo si sentiva sempre in contatto con il cavaliere rimaneva pronto in attesa di ordini.
gli arceri a cavallo tenevano l'arco nella sinistra quindi le tenevano nella destra iquando erano in movimento e quando tiravano, galoppavano e guidavano il cavallo con le gambe e riprendevano le redini che erano appoggiate sul collo della cavalcatura (ovviamente con il nodo per mantenere il contatto e per non allungarsi che avrebbero fatto perdere tempo all'arciere quando le avrebbe recuperate, senza dimenticarsi che redini lunghe si incastrano facilmente con altre selle e finimenti e si rischia di intrappolarsi a vicenda.

Ho dato una spiegazione da cavaliere del combattere in sella per distrorare quanto fossero abili e all'avanguardia i Mongoli.
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