La vostra opinione : esercito tardo imperiale

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
GlaucopideSophia1
00sabato 17 aprile 2010 20:14
Per ravvivare un pò la sezione ho pensato di porvi questo quesito.

inizio con riportarvi alcune informazioni, nel V secolo l' esercito d' oriente era composto da 361000 uomini, quello d' occidente da 239000, le superfici erano di 1270000 km² per l' oriente e 2500000 km² per l' occidente, le postazioni legionarie sono 19 per l' occidente e 25 per l' oriente, ora vedendo questi dati noterete una differente strategia dovuta quindi a problematiche diverse, vorrei conoscere le vostre opinioni sulle motivazioni che portarono ad utilizzare un comportamento così diverso.



PS xost non rispondere perfavore o almeno non rispondere subito, ho visto su altri forum grande ignoranza e arretratezza sull' argomento e voglio sapere come siamo messi qui.
Xostantinou
00domenica 18 aprile 2010 10:32
spero meglio...o comunque con maggior apertura mentale e "disponibilità" ad apprendere...
Zames
00domenica 18 aprile 2010 12:40
Sarò sincero, sulla materia sono molto ignorante, ma la storia tardo-imperiale mi è sempre piaciuta, e magari prima di dare una mia opinione volevo chiedere, in che senso strategie diverse? Dal tuo post io vedo solo numeri, e purtroppo non sono molto informato sull'argomento, potresti delucidarmi? =)
Xostantinou
00domenica 18 aprile 2010 15:02
la domanda in soldoni è questa, cosa spinse l'occidente, con un impero (ed un fronte) più ampio e vulnerabile a mantenere un esercito numericamente inferiore e con poche postazioni legionarie, mentre l'oriente più solido ed apparentemente più sicuro investì di più sull'esercito e le fortezze?

"La grande strategia dell'Impero Romano" di E. Luttwak può venirti in soccorso e fornirti alcuni interessanti spunti di riflessione (supportati da dati).
Guaro90
00domenica 18 aprile 2010 16:13
per prima cosa avrei alcune domande :) :
Come erano messe le finanze dei due imperi?
Quali erano le entita' degli eserciti che dovevano affrontare rispettivamente?
Se dovessi azzardare punterei su disponibilita' di fondi e entita' di forze da afforntare, da quel che mi ricordo l'impero' Sassanide menava forte e la sua cavalleria rompeva parecchio, inoltre la frontiera di Siria non era per cosi' dire aperta? nn mi sembra che ci fossero ostacoli naturali in quella zona, mentre in occidente c'erano comunque i valli, le catene montuose, il reno e il danubio.
Per i fondi, mi sembrava che l'oriente avesse mantenuto una urbanizzazione di media proporzione mentre l'occidente aveva grandi citta', (mi sembra) in fase di spopolamento, quindi l'orinete era piu' solido dal punto di vista economico, dato che in oriente era diffusa la piccola- media prorpieta', mentre in occidente il latifondo.
in soldoni piu' soldi= piu' esercito.
(voglio proprio vedere quante vaccate ho scritto XD )
Premetto che sto andando ad intuito XD
Zames
00domenica 18 aprile 2010 17:17
Senza essermi ancora informato, anche io di primo acchito avrei detto che il problema principale erano le finanze, forse minori, (credo di sì ma non lo so) dell'Occidente, che quindi permettevano una minor reclutamento di soldati; poi forse anche perché l'Occidente aveva dei popoli alleati barbari che combattevano a fianco delle legioni, ma questa la dico per "intuizione"...aspetto le randellate e intanto vado ad informarmi
GlaucopideSophia1
00domenica 18 aprile 2010 22:53
Forse sono stato un pò avaro in informazioni, quindi cerco di rimediare, in oriente si tende ad amassare forze cospique, ad esempio in siria l' esercito è di 9000 uomini o in palestina di 16500, quindi la situazione reale in quelle terre non si discosta molto dal periodo precedente, in occidente invece troviamo eserciti più piccoli, stanziati in modo regolare sul reno, un altra particolarità è propio lo stanziamento, in oriente l' impero si deve preoccupare principalmente della mesopotamia, i persiani non possono attraversare il deserto a sud di questa, a nord c'è l' armenia che per la sua conformazione non è difficile da difendere oltre al fatto che molto del lavoro li lo fanno i principi armeni, quindi bisogna difendere una piccola striscia di terra lunga neanche un quarto del reno, che è attraversabile solo attraverso 3 strade ben precise, costeggiando l' eufrate, il tigri o passando per singara e nisibi, per i romani basterebbero poche fortezze nei punti giusti, eppure decidono di mantenere anche il vecchio limes sul eufrate, rendendo molto difficile ai persiani fare attacchi in profondità (finirebbero per trovarsi fra due linee difensive, rischiando di essere tagliati fuori dalla patria e con l' esrcito mobile romano in arrivo), questa struttura costringe i persiani a lunghe guerre d' assedio ,e se non bastasse si mantengono le fortezze in siria e si crea la strada diocletianea, che partendo poco più a sud del odierna raqqa arrivava a damasco, passando per palmyra, presso di essa vengono fortificate tutte le fonti d' acqua, in modo che gli esrciti persiani non possano utilizzare la strada (ma prima di farlo dovrebbero conquistare la mesopotamia), in palestina e arabia vengono stanziate varie forze, non in funzione anti-persiana, ma anti-araba (allora principalmente razziatori), fastidiosi più che pericolosi e la consistenza delle forze è esagerata per il compito, così come in egitto (li i nemici possono venire solo dalla nubia seguendo la valle del nilo), quindi si creano delle grosse forze e si costituiscono più linee difensive anche in territori interni in cui e improbabile che il nemico arrivi, in occidente è l' opposto un unica linea sul confine, con un numero minore di fortezze e forti e soprattutto un numero minore di uomini.
Guaro90
00domenica 18 aprile 2010 23:41
da cio' che hai detto deduco che ho detto un mare di vaccate XD
Quindi Glauco noi dovremmo intuire il perche' delle anomalie dell'occidente e non tanto della regolarita' dell'oriente, o almeno e' questo che ho capito.
A questo punto tirerei in ballo la fedelta', in oriente magari i geenerali erano piu' fedeli all'imperatore, o comunque il pericoli di robellioni dell'esercito era minore e quindi si potevano ammassare piu' uomini e affidarli ad una persona sola, mentre in occidente non si poteva creare grossi eserciti per paura che i generali si rivoltassero??? in ogni modo la mancanza di una seconda linea di difesa non la riesco a spiegare, salvo la mancanza di uomini, di fondi o di generali fidati...
premetto che non sono un generale :) e che di strategia ne capisco fino a un certo punto, ma l'idea di una seconda linea difensiva piu' arretrata mi sembra logica ed essenziale in un impero sotto costante pressione da parte di eserciti nemici... se sfondano l'unica linea difensiva possono dilagare in tutto il paese e a meno che non ci sia un grosso esercito mobile nelle retrovie la faccenda diventa molto seria.
L'analisi che ho fatto e' errata ??
Xostantinou
00lunedì 19 aprile 2010 11:36
Beh Guaro, ti do uno spunto per la riflessione sulla questione fedeltà dell'esercito: considera il grado di barbarizzazione dell'esercito e/o l'eventuale presenza e la funzione di regni barbari alleati oltre i confini, nelle due parti dell'impero.

Secondariamente ti consiglio di leggere Luttwak, fa un'analisi molto accurata dell'evoluzione del sistema difensivo imperiale principalmente in occidente...e ti do una piccola nota: verso il III° secolo si abbandona la difesa "a cordone" per passare ad una difesa "in profondità"
Guaro90
00lunedì 19 aprile 2010 16:41
Xostantinou ho letto alcuni testi in giro e mi sono informato sull'evoluzione della strategia militare dell'impero, con l'abbandono della difesa a cordone e dell'istituzione dell'esercito campale e di quello di confine con i Limitanei e penso che fosse proprio di Luttwak l'articolo o comunque di un recensore del suo libro.
pero' non mi spiego il fatto che l'impero d'occidente non abbia adottato la stessa tattica di quello d'oriente, ok avevano le popolazioni alleate sul confine, ma erano comunque barbari ( ai quei tempi dovevi fidarti poco della tua stessa gente, figuriamoci dei barbari) e ci si poteva contare fino ad un certo punto, o almeno questo sarebbe stato il mio pensiero.
Sconfitti gli alleati l'esercito romano, spalmato sul confine, sarebbe stato comunque vulnerabile ad un attacco concentrato su un fronte ridotto e il prevedibile sfondamento avrebbe portato al dilagare dei nemici nei territori dell'impero o comunque, in termini tattici, delle retrovie dell'esercito.
La scelta dell'occidente di mantenere piccoli eserciti era quindi legata alla fedelta' e alla composizione dell'esercito?
a proposito di cio' che ha scritto glauco nel mode metterete i tratti di deserto invalicabili dai nemici :) ??? ( o comuqnue valicabili solo da determinate truppe?? , tipo gli arabi)
Xostantinou
00lunedì 19 aprile 2010 16:58
paradossalmente gli alleati fedeli oltre confine erano quelli ad oriente, gli armeni sul caucaso e gli arabi ghassanidi in Siria...mentre conosciamo i noti problemi dell'occidente con i foederati goti e franchi...
Guaro90
00lunedì 19 aprile 2010 17:27
Quindi alla fine c'e' una motivazione valida per la quale l'impero' d'occidente non abbia adottato le stesse tattiche difensive dell'oriente?? Da quello che mi hai scritto inoltre si deduce che l'occidente non poteva nemmeno contare troppo sugli alleati barbari, allora perche' questa tattica antiquata e non piu' adatta alle mutate situazioni militari e strategiche post-crisi del 3' secolo ??
Xostantinou
00lunedì 19 aprile 2010 18:02
questo è quello che stiamo chiedendo a voi...
Guaro90
00lunedì 19 aprile 2010 18:44
ah adesso la cosa e' chiara :) o meglio la domanda, mentre la risposta e' tutt'altro che immediata :)
In ogni modo le mie speculazioni ( quindi ipotesi) sulla questione della fedelta' degli uomini( in buona parte barbarici in occidente) e dei generali (nobilta' romana e barbara) sia avvicina alla risposta oppure devo cambiare analisi e metodo?? :)
Xostantinou
00lunedì 19 aprile 2010 18:53
beh diciamo che la fedeltà ha un prezzo...ed un conto è pagare regni come quelli armeni dove la struttura economica e sociale non è molto dissimile da quella romana, un altro è con tribù barbare...
Robert Bruce
00lunedì 19 aprile 2010 19:18
in sostanza: di siriani ed armeni si potevano fidare, anche perchè erano tutt'altro che barbari.....mentre dei franchi e dei goti.....non si poteva dire lo stesso.....quindi dovevano fare loro quello che in oriente facevano fare ad altri........
Guaro90
00lunedì 19 aprile 2010 19:23
Alla luce di cio' che e' stato scritto fino ad adesso posso dedurre che e' stato un insieme di fattori economico-politici-culturali che ha spinto l'occidente, o meglio l'ha costretto, a rimanere su tattiche piu' antiquate e con un esercito pi' piccolo e sparpagliato lungo tutto il confine.
Sicuramente in questa situazione rientrano sicuramente, la costituzione dell'esercito, la situazione ai confini, gli alleati, i nemici, le finanze e la lealta' degli uomini e la situazione interna dei due imperi.
Mi sa che la prossima risposta che scrivero' sara' dopo un'attenta lettura e ricerca ;)
Xostantinou
00lunedì 19 aprile 2010 19:39
All'epoca (parlando del periodo attorno al regno di Diocleziano) c'era anche una forte inflazione causata tra l'altro dall'aumento delle spese militari (e le pretese di salario da parte dei soldati) e la carenza di metallo prezioso che obbligavano l'Impero a coniare monete con tenore di metallo pregiato inferiore, che di fatto aggravava di più la cosa perché la gente se ne infischiava dell'edictum de pretiis e continuava a fare i prezzi sul valore reale della moneta e non quello nominale per la quale era coniata...

E soprattutto in occidente si pagava molto caro lo scarso ricambio generazionale, spesso azzerato in caso di disastrose disfatte come quelle di Adrianopoli...c'era meno gente di quanto servisse a prescindere e quando capitavano simili rovesci intere generazioni venivano spazzate via in un sol colpo aggravando ulteriormente la situazione...
=Chimaira=
00mercoledì 21 aprile 2010 16:33
.........
Beh, si trattava di due realta' ben diverse, con esigenze tattiche e strategiche incredibilmente differenti dovute in gran parte al diverso tipo di minaccia.
Per quanto si fossero formate a partire dal secondo secolo d.C. anche grandi federazioni di popoli germanici in grado di mobilitare grandi masse di uomini armati (si pensi agli Alamanni o ai Franchi), la minaccia sul confine renano-danubiano da cui veniva la principale minaccia per l'impero era di tipo endemico. La maggior parte delle azioni militari era quindi volta al contenimento di bande di scorridori o piccole formazioni, da qui la necessita' di una copertura volta ad assicurare un controllo efficace delle vie di comunicazione e non una concentrazione di truppe volta ad affrontare un conflitto ad alta intensita', e lo stesso dicasi per gli altri confini nell'Africa settentrionale prima della conquista vandala ed in britannia.
Da solo questo non sarebbe bastato comunque a giustificare una disparita' tale di forze, ma del resto le frontiere dell'impero d'Oriente erano ben piu' estese in lunghezza, tanto da giustificare la presenza di cinque magistri militum: i due presentales di cui uno Costantinopoli ed uno in Egitto, il magister militum per orientem responsabile della difesa del confine dal Sinai sino all'Armenia, e quindi i magistri militum per tracias e per illyricum, deputati al controllo del corso del basso e medio Danubio.
Contemporaneamente, l'impero d'Occidente aveva un solo magister, quello per Gallias che svolgeva le funzioni di responsabile della difesa per il confine renano-noricense-retico nonche' di capo dell'esercito, ed una serie di comandi minori di rango perlopiu' comitale da esso dipendenti come il comes litoris saxonici in Britannia creato per contrastare le scorrerie dei pirati Sassoni, od il Come africarum per la difesa dell'Africa romana dalle incursioni dei Blemmi e dei Garamanti.
La presenza di stati centralizzati ed organizzati con cui avere relazioni diplomatiche fisse e periodi di pace e di guerra certi e ben delimitati, come la Persia sassanide od il Regno d'Armenia rendeva, per contro, necessario una importante disponibilita' di forze da campagna concentrate e pronte alla "guerra grossa", come si usava dire nel '500, ma l'impianto di controllo del territorio sussisteva comunque (si pensi al pericolo endemico arabo) ancora sotto Giustiniano e successori. Tutto questo voleva dire dover controllare migliaia di chilometri di un territorio pieno di salienti, centinaia di fortezze alcune delle quali davvero enormi (Dara, Nisibi, Edessa, Samosata) che costituivano il cardine della manovra strategica (le guerre con la persia si decidevano sempre in assedi e battaglie presso fortezze che presidiavano le linee di penetrazione strategica).
Ultimo, e forse piu' importante, la situazione economica. Parliamo del V secolo, la fine dell'era antica e la situazione dell'impero d'occidente economicamente parlando era disastrosa. Impoverito da razzie continue, con vaste porzioni del territorio sotto controllo barbarico (si pensi ai Visigoti nella Francia meridionale ed ai Vandali nella Spagna meridionale), una bilancia commerciale in perdida secca e quel problema logistico immenso che era la citta' di Roma, l'impero d'occidente aveva sempre di meno la forza economica per mobilitare grandi masse di uomini per la sua difesa.
E' tutto molto per sommi capi e non ho preso in esame argomenti di capitale importanza, ma e' un sunto di cio' che penso sull'argomento.
Miles
00giovedì 1 luglio 2010 12:39
Ciao a tutti, intervengo in una discussione già "chiusa" per segnalarvi questa recensione critica del libro di Luttwak, che secondo me lo fa a pezzi e dimostra una volta di più la sua natura di stratega da scrivania, pronto a piegare la realtà perchè si adatti ai suoi preconcetti.

www.icsm.it/libri/luttwak.html
Xostantinou
00giovedì 1 luglio 2010 15:45
sicuramente Cimino è molto più preparato di Luttwak dal punto di vista strettamente storico, purtroppo più che confrontati i due autori dovrebbero integrarsi a vicenda, perché se da un lato è ovvio che un analista politico-militare sia relativamente ignorante in storia ed archeologia, è altrettanto vero che uno storico o un archeologo nel 99%dei casi non sanno ragionare come un militare, cosa che invece fa Luttwak...
Miles
00giovedì 1 luglio 2010 22:06
Mah, a parte che non è un militare ma un economista prestato all'analisi strategica, ciò che non posso accettare (anche in quanto quasi archeologo) è l'uso disinvolto delle fonti e dei metodi della ricerca storica per sostenere le sue concezioni geopolitiche, formate in e per un contesto contemporaneo... per riassumere, penso che Luttwak usi la Storia come una putt***, e che farebbe meglio a limitarsi a scrivere di ciò che conosce... tutto questo solo per consigliarvi di leggerlo e citarlo con le dovute riserve critiche, dato che quali possano essere le sue capacità di analista, se parte da una base (dati, fatti, evidenze, come li si vuol chiamare) molto debole, le sue conclusioni non potranno che essere in gran parte castelli in aria, per quanto ben costruiti. Ciao, e in bocca al lupo per Basileia!
Xostantinou
00venerdì 2 luglio 2010 09:54
Innanzitutto ti chiedo cortesemente di moderare i toni, soprattutto quando ti rivolgi alla Storia con la S maiuscola.

Secondariamente, da archeologo, posso dirti che innanzitutto Luttwak, in quanto estraneo al mondo della ricerca storico-archeologica, è normalissimo che decontestualizzi ed attualizzi i fatti storici per analizzarli con gli strumenti che possiede (è analista non solo socioeconomico ma anche politico-strategico, quindi non è affatto estraneo al pensiero militare), è un errore che fanno moltissimi storici ed archeologi, non vedo perché lui che non lo è debba esimersi, fa ciò che sa fare e lo fa bene, e le sue analisi aprono ampi spazi di riflessione che per uno storico/archeologo, naturalmente affatto avvezzo ad analisi di tipo socioeconomico-politico-militare, come in tutte le cose le sue parole vanno prese con le dovute cautele di un non professionista della Storia, ma ripeto, anche con le tesi di uno storico va fatto altrettanto perché di storici ed archeologi che hanno scritto autorevoli cavolate ne conosco molti.
Ergo questa sterile aggressione al Prof. Luttwak la vedo alquanto inutile.
Miles
00martedì 6 luglio 2010 21:51
Riguardo ai toni chiedo perdono... riguardo a Luttwak, mah, non capisco il tuo ragionamento: se sbagliano gli specialisti può farlo anche lui? Onestamente non mi sembra una posizione difendibile... Quando si parla di Storia bisogna attenersi alle fonti, le quali a quanto ne so non permettono una periodizzazione così definita e schematica; inoltre la precisa pianificazione strategica che secondo Luttwak avrebbe causato organiche e successive riforme del "sistema limes" la vedo alquanto estranea alla mentalità pragmatica degli alti comandi Romani, che sospetto dedicassero ben poco tempo a speculazioni di questo tipo; strategie che a realizzarle in maniera simultanea e coordinata in tutte le loro componenti avrebbero richiesto uno sforzo organizzativo enorme e probabilmente eccessivo.

Credo i mutamenti della frontiera Romana siano da leggere in chiave storica come il frutto di un evoluzione causata dalle necessità del momento, e che sia alquanto inutile e dannoso cercarvi un disegno unitario e onnicomprensivo, peraltro davvero arduo da scovare anche in contesti moderni (eccetto i casi stile Linea Maginot).

Infine, il motivo del mio "calore" sta nel fatto che temo Luttwak crei un nuovo caso culturale sulla falsariga della "teoria della staffa" o della "tesi Pirenne": teorie così semplici, eleganti e eloquenti da imporsi rapidamente anche a livello di non specialisti... peccato che basandosi su una lettura parziale o distorta delle fonti non producano altro che disinformazione di massa, costringendo gli esperti a estenuanti e interminabili discussioni con gente che avendolo letto su internet tenta di convincerti che un cavaliere senza staffe non possa assolutamente caricare le fanterie, nonostante le "proteste" di Hetairoi e Kataphraktoi di ellenistica memoria... senza dubbio Luttwak stimola discussioni: la mia paura è che la maggior parte siano solo uno spreco di energie.
Xostantinou
00mercoledì 7 luglio 2010 10:17
ciò che io auspico è che Luttwak spinga gli storici, troppo spesso addormentati sulle loro teorie e che già a fatica e di rado si "abbassano" a confrontarle con i dati materiali forniti da noi archeologi, e gli archeologi stessi, molte volte troppo digiuni di teorie che non siano strettamente tecniche ed inerenti il mondo dell'archeologia, a confrontarsi non solo tra di loro, ma anche con il mondo degli analisti di sistemi e dei teorici militari, che presi singolarmente non hanno, e non possono avere ovviamente, le stesse basi storiche ed archeologiche di storici ed archeologi, ma possono aiutare questi ultimi a guardare le cose con occhi diversi perché, come detto, così come un analista militare è normale che non abbia le basi e gli strumenti per un'analisi storica contestuale approfondita, così storici ed archeologi non sono "addestrati" ad analizzare sistemi come quelli militari, che richiedono tutt'altre caratteristiche mentali e culturali.

Il libro di Luttwak, "la grande strategia dell'impero romano", è di certo una visione troppo "americanizzata" della storia, quindi riassunta in modo semplice e generale come se si trattasse di un piano di guerra contemporaneo, ma ti consiglio di leggere "la grande storia dell'impero bizantino", che attinge in maniera molto più profonda alle fonti ed al contributo di esperti.

Ripeto, è un vero peccato che un analista di fama come Luttwak si dimostri così superficiale in quel libro, ma l'unica colpa che gli imputo è quella di non aver collaborato di più con storici ed archeologi, non quella di non possedere o non aver acquisito competenze che, per quello che è il suo curriculum di studi ed il suo lavoro, non gli competono e nemmeno gli servono. E' anzi ammirevole lo sforzo di voler analizzare il sistema militare romano con metodi che trascendono la teoria storica ed il mero dato archeologico, mentre l'errore che falsa il suo lavoro è la scarsa precisione della premessa, non il metodo o lo strumento.
Miles
00giovedì 8 luglio 2010 11:14
Ti quoto in pieno riguardo alla pressante necessità da parte di storici e archeologi italiani di una "rivoluzione" culturale che metta la guerra al posto d'onore che le spetta negli studi: non è possibile schivare sistematicamente un fenomeno che plasmò così profondamente buona parte se non tutte le società umane fino all'era contemporanea, quale che sia la forza del "tabù" nato dagli orrori delle guerre novecentesche.

Cercherò di procurarmi il volume sull'impero bizantino, se me consigli tu è una garanzia :)

Ancora una volta in bocca al lupo e buon lavoro per Basileia!
Xostantinou
00giovedì 8 luglio 2010 11:48
purtroppo, come dici tu riguardo al tabù post-due guerre mondiali, rifiutiamo l'equazione aristotelico-clausewitziana che dice che la guerra è intrinseca alla natura umana tanto quanto la necessità di strutturarsi in società definite e gerarchizzate...guardando a ciò si rifiuta come "cattivo" l'intero universo militare e, non essendo capaci di pensare da uomini di guerra non capiamo cosa significa vivere in un mondo dove la guerra era presente quanto la messa domenicale, e, visto che queste analisi impegnano quasi esclusivamente i massimi sistemi, ovvero i rapporti macromilitari e le politiche internazionali, non possiamo esimerci dal pensare come militari perché il genere di storia cui ci occupiamo in questi ambiti è scritta da sovrani e grandi generali che, appunto, ragionavano come uomini di guerra, con tutte le variabili implicite ed esplicite che solo chi sa pensare da militare a sua volta può riconoscere e capire al 100%.
Per questo dico che Luttwak può vedere aspetti che agli storici ed agli archeologi sfuggono (ma non solo Luttwak, una delle persone che ammiro di più in questi termini è Nicola Zotti, che aggiunge una straordinaria mente militare ad un'ottima preparazione socioeconomica e storico-archeologica), mentre il suo unico grande errore è quello dell'essere troppo superficiale sulle basi storiche e tende troppo a ragionare da uomo di guerra moderno tralasciando quel complesso substrato culturale proprio del mondo antico.

Comunque non è che l'altro libro di Luttwak è un librone perché te lo consiglio io eh, io non sono nessuno, dico solo che a mio modestissimo parere è molto più attinente alle fonti e riesce a capire decisamente meglio il pensiero bizantino.

Grazie degli auguri!
Gonzalo Fernández de Córd
00lunedì 18 ottobre 2010 21:22
Re:
Xostantinou, 07/07/2010 10.17:

ciò che io auspico è che Luttwak spinga gli storici, troppo spesso addormentati sulle loro teorie e che già a fatica e di rado si "abbassano" a confrontarle con i dati materiali forniti da noi archeologi, e gli archeologi stessi, molte volte troppo digiuni di teorie che non siano strettamente tecniche ed inerenti il mondo dell'archeologia, a confrontarsi non solo tra di loro, ma anche con il mondo degli analisti di sistemi e dei teorici militari, che presi singolarmente non hanno, e non possono avere ovviamente, le stesse basi storiche ed archeologiche di storici ed archeologi, ma possono aiutare questi ultimi a guardare le cose con occhi diversi perché, come detto, così come un analista militare è normale che non abbia le basi e gli strumenti per un'analisi storica contestuale approfondita, così storici ed archeologi non sono "addestrati" ad analizzare sistemi come quelli militari, che richiedono tutt'altre caratteristiche mentali e culturali.

Il libro di Luttwak, "la grande strategia dell'impero romano", è di certo una visione troppo "americanizzata" della storia, quindi riassunta in modo semplice e generale come se si trattasse di un piano di guerra contemporaneo, ma ti consiglio di leggere "la grande storia dell'impero bizantino", che attinge in maniera molto più profonda alle fonti ed al contributo di esperti.

Ripeto, è un vero peccato che un analista di fama come Luttwak si dimostri così superficiale in quel libro, ma l'unica colpa che gli imputo è quella di non aver collaborato di più con storici ed archeologi, non quella di non possedere o non aver acquisito competenze che, per quello che è il suo curriculum di studi ed il suo lavoro, non gli competono e nemmeno gli servono. E' anzi ammirevole lo sforzo di voler analizzare il sistema militare romano con metodi che trascendono la teoria storica ed il mero dato archeologico, mentre l'errore che falsa il suo lavoro è la scarsa precisione della premessa, non il metodo o lo strumento.



Riapro la discussione dopo mesi, per sostenere quanto scrive Xontantinusin riguardo al testo di Luttwak. Purtroppo ciò che scrive è scarno di fondamento storico e si tratta in gran parte di trasposizione della situazione statunitense in altri tempi e con altri soggetti.
Quindi non fatevi trarre in inganno da un libro che di ricerca storica non ha un gran ché.
In riguardo al problema di base, bisogna considerare sia le differenze socioeconomiche del oriente rispetto ad un occidente romano; ma anche dove fu concentrato il logoramento prodotto dal declino dell'impero come stato unitario.
Per intendersi, prima del Frigido la strategia occidentale era assai simile a quella orentale.
[SM=g27988]


LOUKAS_BASILEUS
00mercoledì 20 ottobre 2010 17:02
ahahah ragazzi ho capito di essere un ignorantone in materia ! xD
Comprerò e leggerò immediatamente entrambi i libri di luttwak sull impero romano e bizantino per rimediare ;)
Molto interessanti le risposte, leggo e imparo xD !

ps: questa musica di sottofondo nelle varie sezioni è fantastica !!!!
Avete tutta la mia stima !
Xostantinou
00martedì 2 novembre 2010 15:30
prescindendo dalla visione forse troppo semplicistica di Luttwak nel suo libro sull'Impero Romano (che in fin dei conti si ferma al III° secolo e non prende in esame il periodo successivo, vero nucleo di questa discussione), anche se in ogni caso va sempre tenuto presente in quanto innanzitutto gli alti comandi romani non erano neppure dei dilettanti della guerra quindi, seppur contestualizzando e riducendo il fenomeno, i ragionamenti strategici e tattici che fa Luttwak sulla base del pensiero militare contemporaneo sono comunque validi, o meglio, un'ottimo strumento per fornire a chi ne è totalmente digiuno (tutti noi che non siamo dei militari di carriera) delle conoscenze specifiche sulle quali basarsi per sviluppare le proprie considerazioni.

Tornando all'argomento, ritengo che fino a questo momento la riflessione migliore l'abbia fatta =Chimaira=.
Innanzitutto dobbiamo trovare, come diceva Gonzalo, il "punto di svolta", ovvero il momento in cui le strategie di oriente ed occidente prendono due strade radicalmente diverse.
E da lì partire seguendo due piste:
1-com'è cambiata la struttura INTERNA dell'impero in ciascuna metà, dopo quell'evento.
2-come (e se) sono cambiati i NEMICI ESTERNI delle due metà, dopo quell'evento.
Questa è la chiave di volta che, come in molti casi nella ricerca, non è un dato che sfugge o un dettaglio passato inosservato, ma semplicemente il METODO.

buon proseguimento ;)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:33.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com