La tesi Pirenne

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ironman1989.
00martedì 27 luglio 2010 11:45
Questo è un breve sunto tratto da wikipedia.
Gli storici fanno tradizionalmente coincidere l'inizio del Medioevo con la caduta dell'impero romano d'Occidente (476): teoria, questa, sostenuta da Edward Gibbon nel XVIII secolo. Pirenne contestò l'idea per cui le invasioni barbariche abbiano davvero causato la caduta dell'impero romano in Europa. Secondo lo studioso, infatti, lo stile di vita romano continuò ad essere seguito anche dopo la caduta dell'impero, così come il sistema economico "mediterraneo" continuò ad esistere secondo le linee impostate dai romani stessi. Del resto, i barbari giunsero a Roma non tanto per distruggerla, quanto per essere partecipi della sua ricchezza. In qualche modo, dunque, i barbari invasori tentarono di mantenere in vita gli aspetti essenziali della "romanità".

Secondo Pirenne, il vero punto di svolta è rappresentato dall'espansione araba del VII secolo. L'avvento dell'Islam, infatti, ruppe i legami economici dell'Europa con tutta l'area corrispondente a Turchia sud-orientale, Siria, Palestina, Nordafrica, Spagna e Portogallo: in tal modo, l'Europa fu ridotta ad un'area ristagnante, esclusa dai commerci. Cominciò un'epoca di impoverimento che, al momento dell'ascesa di Carlo Magno, aveva ormai fatto dell'Europa un'economia esclusivamente agraria e di sussistenza, del tutto estranea agli scambi commerciali su lunga distanza. Secondo Pirenne, "senza l'Islam, l'impero dei Franchi non sarebbe forse mai esistito e, senza Maometto, Carlomagno sarebbe inconcepibile".

Per meglio sostenere la sua tesi, Pirenne fece frequente ricorso a metodi di indagine di tipo quantitativo. In particolare, egli diede particolare importanza alla scomparsa di risorse dall'Europa. Per esempio, la coniatura di monete d'oro a nord delle Alpi cessò dopo il VII secolo, ad indicare la perdita dell'accesso alle zone più ricche del mondo. Allo stesso modo il papiro, fabbricato esclusivamente in Egitto, non venne più utilizzato nelle terre a nord delle Alpi a partire dal VII secolo: si ritornò, infatti, ad impiegare pelli di animali per la scrittura.

E queste sono alcune critiche, tratte sempre da wikipedia
La tesi di Pirenne non convinse del tutto gli storici del suo tempo e delle generazioni successive. L'incapacità di mantenere efficiente il modello antico non poteva essere infatti addebitata solo alla mancanza di sfruttamento delle risorse provenienti dalle periferie dell'Impero, senza dimenticare che la crisi economica e valoriale dell'Impero non si rifletté sulla sua componente "orientale", destinata in breve a trasformarsi nel prospero e potente Impero bizantino. Era inoltre del tutto contestabile che la forte presenza islamica nel Mediterraneo impedisse proficui scambi fra le regioni settentrionali di quel bacino e quelle meridionali. Se infatti il quadrante più occidentale mediterraneo era in effetti sotto il pieno controllo della potenze marinare nordafricana e spagnola musulmana, il quadrante centrale era in una situazione di maggior equilibrio (dimostrata dalla presenza di corsari musulmani che potevano operare proprio perché la navigazione commerciale cristiana non era mai del tutto venuta meno). Nel quadrante più orientale infine si poteva ancora esprimere appieno la potenza talassocratica ed economica bizantina.
Tuttavia, si può ammettere che, anche senza accettare in toto tale teoria, molti aspetti di essa fossero sensati e che Pirenne abbia avuto l'indubbio merito di proporre uno schema di periodizzazione della storia alternativo a quello sino ad allora impiegato. Inoltre mercanti mussulmani continuarono a commerciare con gli stati europei, sia direttamente, sia con intermediari cristiani od ebrei. Il confronto tra Islam e Cristianità fu spesso non aggressivo e non militare, mercanti di Granada vendevano e compravano merci a Praga, mentre le città marinare italiane (dal IX secolo Amalfi, e poi via via le altre) vendevano e compravano tessuti e spezie in Egitto, Algeria, Siria, Libano...

Cosa ne pensate di questa tesi? Quali sono secondo voi i punti validi e quelli smentiti?
Xostantinou
00martedì 27 luglio 2010 12:29
Ovviamente Pirenne ha, rispetto agli studi odierni, due grossi difetti:
1) ha lavorato a cavallo tra fine ottocento e primi novecento
2) è belga

Questo cosa significa.
Significa che ovviamente ha avuto una formazione storico-culturale sette-ottocentesca e marcatamente eurocentrica (e romantico-illuminista). Il fatto che sia belga vuol dire che le sue conoscenze reali erano confinate alle dinamiche storiche dell'europa continentale, ignorando molto di quanto avveniva in penisola iberica, italia e balcani. Senza contare nell'Impero Romèo.

Sicuramente, se c'è stata una frattura più rilevante, questa avviene con l'arrivo degli arabi, non di certo con il crollo dell'occidente.
Questo perché sappiamo che tutti i popoli che si stanziarono con successo nelle terre romane avevano un elevato grado di romanizzazione, e tutti i migliori interessi a creare stati separati in cui le "nazioni germaniche" convivevano al fianco della "nazione latina", con usi, leggi e confessioni ben separate e distinte. Solo i monarchi erano sovrani di entrambi i "tipi" di sudditi. Ed anche li nei confronti dei sudditi romani cercavano di inserirsi nel solco della legittimità magistraturale romana, riconoscendo quasi sempre il titolo imperiale a Costantinopoli e conservando per se titoli come Patrizio o Prefetto, mentre erano Re delle proprie genti, non sottoposte all'autorità, nemmeno formale, dell'Imperatore.
La rottura, il "vero" medioevo, arriva in italia (per fare un esempio) con i Longobardi, che rompono con il metodo della convivenza sino a quel momento portato avanti dagli Ostrogoti, e, in quanto totalmente estranei alla cultura romana, impiantano una struttura politica, militare e socioeconomia totalmente germanica, germanizzando anche i sudditi latini, senza più distinzioni. L'impatto sarà tale che i Franchi, scendendo in italia, identificheranno le genti del luogo univocamente come "Longobardi", segno della totale assimilazione della minoranza latina. In Spagna, Nord Africa e Medio Oriente la rottura è segnata dall'arrivo degli Arabi, nei Balcani da quello degli Slavi. Anche per l'Impero Romèo si può trovare un "punto di svolta", ovvero quello che in concomitanza con la perdita dei territori africani e siriani segna la vera rivoluzione culturale, ovvero il passaggio ufficiale alla lingua greca al posto di quella latina.
Dal punto di vista materiale c'è una graduale perdita delle conoscenze tecniche ed ingegneristiche di epoca romana, ma in spagna, italia ed impero romèo queste, seppur un po' ingrezzite, continuano ancora a lungo dopo il 476, anche in alcune aree della francia meridionale, ma sono zone come la britannia, la germania, la gallia centro-settentrionale che si "imbarbariscono" in maniera più rapida e profonda, le città italiane, almeno fino alla dominazione longobarda, continuano ad avere degli acquedotti funzionanti, una rete fognaria, bagni pubblici e terme, i vescovi risiedono ancora nelle basiliche romane e gli amministratori civili continuano a risiedere negli edifici pubblici dei magistrati romani (ovviamente in alcune città più in alcune città meno), e finché queste "vestigia della romanità" vengono conservate e mantenute in funzione non si può affatto parlare di rottura con il mondo romano. La rottura avviene quando ciò che era il mondo romano viene abbandonato, le città si spopolano a favore delle campagne, nascono nuovi centri e città romane vengono abbandonate per sempre, l'economia a medio e lungo raggio diventa così flebile da sembrare inesistente, questa è la rottura.
Il medioevo, come periodo buio di barbarie primitiva, arretratezza tecnologica e culturale, economia autarchica e di sussistenza, crollo demografico, etc etc...insomma, quel periodo "oscuro" di cui parlano storici come Gibbon, dura "solo" 3-400 anni (a differenza di 7-800 come si credeva all'epoca) e non in tutte le aree ha la stessa cronologia e lo stesso impatto socioeconomico e culturale.
ironman1989.
00martedì 27 luglio 2010 13:52
Grazie per la pronta risposta.
Un punto della tesi pirenne che a quanto pare non viene contestato è quello in base al quale l'invasione araba, avendo avuto l'effetto di dirigere l'attenzione di costantinopoli verso est per difendere i suoi confini, ha avuto un ruolo determinante nel consolidamento del regno franco e nel suo affermarsi come grande potenza. Cosa ne pensi di questo rapporto fra Maometto e Carlo Magno?
Xostantinou
00martedì 27 luglio 2010 15:18
mah secondo me invasione araba o meno i rapporti sarebbero rimasti più o meno gli stessi, i sovrani franchi prima o poi avrebbero dovuto fare i conti con la propria frammentazione interna, per potersi affermare come potenza regionale.
GlaucopideSophia1
00martedì 27 luglio 2010 16:07
Bisogna considerare che senza l' invasione araba il mediterraneo sarebbe stato bizantino , i bizantini non avevano interessi negli ex territori di gallia e britania o in quelli germanici , già ai tempi di giustiniano i contatti di una certa importanza erano molto rari e si limitavano a scambi commerciali , principalmante in nord italia e provenza , i territori europei continentali avevano come unica merca interessante per i bizantini i metalli (principalmente argento, rame e ferro), ed in cambio chiedevano prodotti artigiani (principalmente di lusso) , nonostante le grandi quantità di merci scambiate i contatti avvenivano in pochi centri grazie a intermediari che facevano la spola da un mondo ad un altro, ciò di fatto ha mantenuto isolati i due mondi , tanto che non era raro che molti franchi considerassero l' imperatore una figura lontana e quasi mitica , gli stessi contatti diplomatici furono ridotti al minimo , la situazione con l' invasione araba non cambia, cambia nel mediterraneo che è un continuo campo di battaglia per secoli, ma non modifica la relazione fra il mediteraneo e l' europa franca , quindi è molto probabile che non sarebbe cambiato nulla , apparte il fatto che i franchi non avrebbero potuto usurpare il titolo di imperatore e che l' italia e il mediterraneo in generale avrebbero forse avuto secoli di pace e prosperità.
ironman1989.
00mercoledì 28 luglio 2010 00:28
Ma se Bisanzio non avesse dovuto fronteggiare la minaccia dell'espansione araba, coi confini orientali tranquilli siamo certi che non avrebbe rivolto le sue mire all'occidente, come fece giustiniano?
Xostantinou
00mercoledì 28 luglio 2010 09:00
mica c'erano solo i Persiani ad oriente (e comunque nemici tutt'altro che trascurabili), pensa a quanti popoli sono partiti dai confini della Cina per terminare la loro corsa in Siria ed in Ungheria...Unni, Avari, Slavi, Ungari, Bulgari, Peceneghi, Cazari, Cumani, Turchi, Mongoli, Tatari...tutta gente che non scherzava affatto.
Forse in africa e palestina il fronte sarebbe stato tranquillo e pacifico, ma la Siria, l'Armenia, il Danubio, sarebbero stati fronti in perenne allarme.
Ma Spagna, l'Italia ed i Balcani, che sarebbero rimasti dei fronti "secondari" e molto più tranquilli. La minaccia di un grande impero non è "continua" ed endemica come quella di popoli nomadi.
Gonzalo Fernández de Córd
00giovedì 21 ottobre 2010 00:58
Re:
La conquista islamica è solo un palliativo, come lo sono le invasioni barbariche, per andare a dare un'interpretazione diretta e lineare di avvenimenti storici la cui origine è riconducibile a contingenze di elementi; elementi tra i quali le citate invasioni sono solo due singoli soggetti non più importanti di altri.
Anche lo stesso termine di Reconquista è un termine coniato in epoca moderna per identificare un fenomeno che forse non è mai esistito nella realtà, almeno non è mai esistito con la struttura che gli è stata data durante la sua idealizzazione in tempi recenti.
Xostantinou
00sabato 15 gennaio 2011 18:51
Ovviamente nella Storia non esistono quasi mai elementi "netti" che appaiano tali e drammatici ai contemporanei quanto a noi, e molto dipende anche dalla chiave di lettura degli storici, tanto per fare un esempio, la deposizione di Romolo Augusto, sia per i suoi contemporanei europei che per gli storici moderni, non ebbe nulla della drammatica svolta epocale ipotizzata dagli storici illuministi, perché per il contadino calabrese o lusitano la vita prima e dopo questo evento continuava ad essere sempre identica, al massimo cambiava il nome del "padrone", ma la vita concretamente rimaneva immutata. Gli elementi davvero incisivi sono quelli che cambiano in maniera drastica e rapida lo stile di vita in una regione, come appunto l'invasione musulmana in Nord Africa e Spagna, che segnò il passaggio ad una cultura, una religione ad un sistema giuridico-amministrativo che sovvertì radicalmente il modus viventi degli abitanti di quelle aree. La Reconquista, di cui parlava Gonzalo, paradossalmente non fa sentire il suo drammatico peso fino al '500 inoltrato, quando la cattolicissima Spagna asburgica non decide di epurare la penisola dalle popolazioni arabe musulmane che l'avevano abitata ormai da oltre sette secoli, ma durante tutto il medioevo la vita nelle campagne dell'Andalusia musulmana non era molto dissimile da quella della Catalogna cristiana.
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