L'Eredità di Roma

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GlaucopideSophia1
00lunedì 4 giugno 2012 15:29
Spesso leggo su internet post ridicoli in cui si afferma che i romei non sono gli eredi dei romani, quindi apro qui una discussione nella quale espongo i motivi per cui lo sono e, chiaramente, vorrei che ne discutessimo assieme con la partecipazione anche delle vostre opinioni.

La cosa più ridicola che si legge di frequente, è che l'erede dei romani è solo colui che nasce nella penisola italica da famiglia italica, che parla latino e che governa Roma. Non v'è nulla di più errato.

Fin dall'epoca repubblicana, il sistema della cittadinanza è governato dal Diritto: non è importante il luogo di nascita, la propia lingua madre, o l'appartenenza etnica; chi è nato da un cittadino sarà anch'egli cittadino, così come lo straniero che ottiene la cittadinanza come premio per i suoi servigi alla Res Publica.

Inoltre, dalla Constitutio Antoniniana (212 d.C.) in poi, tutti i liberi cittadini dell'Impero erano Cittadini Romani.
D'altronde, molte provincie erano state romane per secoli, ed era logico che fosse concessa la parità di diritti ai loro abitanti.
Di conseguenza, un erede dei romani non deve per forza essere di origine italica. Persino molti imperatori non erano italici, e vennero pur accettati lo stesso!

Per quanto riguarda il potere simbolico della città di Roma, in origine essa era effetivamente il centro di tutto, ed il suo posseso era associato alla legittima detenzione del potere.
Ma con il tempo questo cambia, Roma diviene unicamente la sede in cui si trovano fisicamente i ministeri e le assemblee di governo, ma se queste vengono trasferite, il potere che rappresentano si sposta con esse.
Il potere, dopo l'età Giulio-Claudia è oramai sempre più identificato con la figura dell'Imperatore e la sua corte.
La città di Roma ormai è solo un simbolo e lo Stato, per esistere legittimamente, non ne ha più bisogno; ed anche la popolazione dell'impero accetta questo stato di cose.

Difatti, se notiamo, tutti gli uffici pubblici vengono con il tempo spostati in altre sedi; ed alla fine arrivano tutti a Costantinopoli durante il regno di Costantino, quando questi la proclama capitale imperiale con il titolo di "Nuova Roma".
Alcuni di questi edifici sono ancora ben riconoscibili nella Costantinopoli del XII° secolo, altri si sono evoluti e ne possiamo seguire la storia.

Ciò è direi evidente nel dimostrare che il possesso materiale della città di Roma era accessorio, dato che lo stato era diventato qualcosa di sovranazionale.

L' ultima questione è la cultura.
Se guardiamo bene, già in età repubblicana la cultura imperante non è più italico-latina, ma ellenistico-romana.
Inoltre, con il tempo essa integrerà anche elementi germanici e persiani.

L'impero però era vasto, ed anche se c'erano elementi in comune, comunque la cultura variava da regione a regione.
Esistevano differenze culturali perfino fra la Sicilia e la Campania, figuriamoci fra la Britannia e l'Egitto!

Visto che erano tutti cittadini romani e che convivevano nello stesso Stato da secoli, possiamo considerare come cultura propia dell'Impero solamente quegli elementi più comuni e ricorrenti.

Sicuramente la penisola italica (soprattutto a sud del Po, visto che la pianura padana era sempre considerata "Gallia") aveva più elementi culturali in comune con la Pars Orientalis che non con la Germania o la Britania; infatti possiamo vedere ancora per parecchio tempo una certa continuità culturale tra questi territori, dopo il 476.

Spesso sento dire che l'Impero Romano "finisce" quando Eraclio seglie come lingua ufficiale il greco.
Ciò è frutto di una visione storica profondamente errata e nazionalista.

Come già detto, l'Impero Romano non era un impero monoetnico, e tutto ciò che importava era rispettare le leggi, poichè tutti erano uguali davanti ad esse; di conseguenza, la lingua d'uso non è affatto determinante nei concetti di romanità e cittadinanza.
Semplicemente sii preferì ufficializzare la lingua più diffusa tra la popolazione, e se i cittadini sono in buona parte di lingua greca la deduzione è semplice ed ovvia.

L'ultima cosa riguarda la separazione dei due imperi...ovvero il fatto che in realtà non si sono mai separati!
Pars Occidentis e Pars Orientis erano lo stesso Stato, governato dalle stesse leggi!

Il discorso della separazione è storicamente e giuridicamente assurdo, nonché inconsistente, è come se dicessimo che il Veneto e la Lombardia sono due Stati indipendenti perché hanno ciascuno un proprio governatore...

A Costantinopoli traslocano gli imperatori e gli uffici pubblici, ma il Diritto rimane quello romano, la popolazione che governano è sempre giuridicamente e culturalmente romana, l'esercito è in tutto e per tutto erede quello di Mario, Cesare ed Augusto.

In realtà non vi è il benché minimo dettaglio che possa far pensare che i romei non siano romani, solo degli idioti nazionalisti possono pensare il contrario, questi sì a loro volta degni eredi di quei barbari che, invidiosi della storia romana, hanno inventato scuse ridicole per usurparne i titoli.
Xostantinou
00lunedì 4 giugno 2012 16:17
Ho dato una sistemata al tuo post ;-)
Giulio.1985
00martedì 5 giugno 2012 09:42
Come sempre capita, la storia la scrivono i Vincitori, siano essi nell'età antica, tardo antica, medioevale, rinascimentale, moderna, contemporanea e anche nei giorni nostri....
come si vede anche da questo link:

dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/B/bizantinis...

Io penso che l'Impero d'oriente, ovvero, l'impero romano era continuo oggetto di discriminazioni e di rivalsa da parte di coloro che volevano prederne la legittimazione a regnare sul suo territorio, dai primi barbari del I secolo dopo Cristo, che stavano sulle frontiere all'Impero Ottomano sorto in Anatolia ai margini dell'impero romano d'Oriente.

Tutti coloro che vivevano nell'impero romano erano Cittadini Imperiali, a parte gli Israeliti e i Germani, che negavano la loro appartenenza all'Impero, almeno questo era nel pieno dell'età di Augusto.... forse prima solo gli italici potevano far parte delle legioni romane, ma se ben ricordiamo gli ausiliari potevano essere reclutati d'ovunque nell'impero.

Poi al tempo di costantino ci si era ormai uniformati all'impero, vi era gente proveniente da tutti i luoghi e totalmente convinta di far parte di un unica instituzione politica.
Gli Imperatori come avete detto voi potevano venire da ogni luogo ed essere comunque accettati...
Per la maggior parte Iberici!
Io vorrei ricordarne l'esempio più particolare: Eliogabalo, che festeggio i 1000 anni dell'impero da Imperatore, pur essendo nato fuori dai confini imperiali ed essendo entrato nell'esercito e averne scalato la gerarchia.
La parte orientale, possedeva ancora una lontana eredità Greca, per questo si adottò il greco anzichè il latino, che comque rimase la lingua della diplomazia internazionale nell'età tardo antica...e anche nel medioevo.
Xostantinou
00martedì 5 giugno 2012 10:04
La cittadinanza romana fu sempre la chiave di volta per il reclutamento nelle legioni.
Non importava da dove provenivi, se avevi la cittadinanza potevi servire come legionario, altrimenti no.

Non dal tempo di Costantino, ma già con Augusto si viene a creare una "coscienza comune" di appartenenza.
Giulio.1985
00martedì 5 giugno 2012 16:29
Però c'erano provincie più leali di altre ;)
Xostantinou
00martedì 5 giugno 2012 19:32
A parte la Giudea, dovuta principalmente alla fortissima coesione religiosa ed etnolinguistica del popolo ebraico, per il resto non ci sono state altre province tumultuose di per sé a livello di popolazione, di solito a ribellarsi era solo il governatore con il sostegno delle legioni ivi stanziate.
Basilio II Komnenos
00martedì 5 giugno 2012 21:12
Per me l'impero romano è finito con la caduta di Trapezous nel 1461.
Inoltre dal mio punto di vista l'impero ha cominciato a cadere quando nelle sue truppe e legioni esistevano più mercenari che romani.
Guarda caso è la stessa cosa che accadde a tutti gli imperi della storia (USA compresi).
Xostantinou
00mercoledì 6 giugno 2012 00:25
praticamente già dal 1204...con il collasso definitivo dal 1300 al 1461.
Giulio.1985
00mercoledì 6 giugno 2012 09:34
si è vero, ma anche la Germania fu una provincia che fu abbandonata....visto che era Ingestibile...il limes fu ristabilito sul Reno.

Poi mi se non erro, la Mauritania non era completamente controllata da Roma e infine le provincia conquistate da Trainano ma in seguito lasciate poichè erano indifendibili ovvero: Mesopotamia e Assiria e parte dell'Antropatene.
Xostantinou
00mercoledì 6 giugno 2012 10:04
Si, certo, ma parliamo di discorsi diversi.
Germania Magna, Armenia, Assyria e Mesopotamia vennero abbandonate perché non erano razionalmente difendibili e la spesa per romanizzarle e renderle economicamente produttive era troppo elevata rispetto ai benefici che se ne poteva ricavare.

La Mauretania fu un regno cliente fino al 40 d.C. quando morì senza eredi l'ultimo sovrano locale e la Mauretania venne annessa da Caligola. Due anni dopo, morto Caligola, Claudio la divise nelle due province imperiali di Mauretania Caesariensis e Mauretania Tingitana.
GlaucopideSophia1
00mercoledì 6 giugno 2012 12:50
Ricordate che stiamo parlando di avvenimenti avvenuti nel arco di secoli.
I romani non hanno mai avuto grossi problemi di gestione interna alle provincie dopo che ci governavano per un po di anni, comunque non bisogna cadere nel errore di pensare che la provincia romana era governata in modo centralizzato come le nostre moderne regioni, dal punto di vista civile si davano molte libertà (per certi versi il sistema ricordava maggiormente la struttura del us) per cui i motivi di tensione con roma erano pochi (fondamentalmente tasse e il comportamento del esercito).
La stessa celebre romanizazione non era qualcosa di imposto, ma un processo avviato con l' astuzia e che necessitava di molto tempo per essere portato a compimento (e che in occidente ebbe successo solo nelle città) .
Giulio.1985
00mercoledì 6 giugno 2012 13:04
grazie Glauco, ma penso che la cosa "peggiore" che facevano i romani era subentrare come propietari delle terre e dei Public goods (scusate l'inglesismo) e lo facevano costrigendo la popolazione a indebitarsi oltre ogni limite fino a vendersi come schiavi (nei primi periodi di conquista).

è vero che dopo anni l'economia si riprendeva ma cmq i cosiddetti romanizzati erano gli uomini che riuscivano a fare il salto della barricata e diventare romani in breve tempo, per non essere schiacciati da questo meccanismo....

Ho letto un libro chiamato "Re Veleno" che parla di Mitridate, la sua bigrafia, parte importante è il rapporto con Roma e spesso è spiegato che questi modus operandi degli speculatori dell'Urbe portavano al crollo delle provincie e al dissanguamento finanziario.

almeno, questa era l'epoca della Repubblica, prima dell'Impero, forse durante l'impero le cose erano diverse? Non conosco molto la vita delle provincie durante l'Impero e durante l'epoca tardoantica.
ho sentito che le provincie durante l'epoca imperiale erano divise in Senatoriali e Imperiali (le più turbolente o di confine insicuro).
Poi vi erano terrritori particolari come L'Egitto, che entrarono formalmente più avanti, in quanto, con la fondazione dell'Impero tale territorio strappato ai Tolomei era considerato propietà personale di Cesare Augusto, he lo aveva occupato.
Xostantinou
00mercoledì 6 giugno 2012 13:25
I primi a romanizzarsi erano i membri delle famiglie ricche e potenti, i quali ovviamente avevano tutto l'interesse a farlo per poter usufruire dei benefici del nuovo "mercato globale" romano (mercanti) e dell'amministrazione pubblica (proprietari terrieri).
In seconda battuta la romanizzazione avveniva tramite il servizio militare, visto che finita la "leva" si otteneva la cittadinanza.

Questi "nuovi romani" avevano ovviamente tutto l'interesse a mostrare il loro status superiore, ergo investivano negli elementi che maggiormente identificavano lo status di romanità...ovvero istruzione, edifici pubblici come terme, etc.
Il tutto faceva parte di un sistema che si autoalimentava in quanto ogni generazione di nuovi romani creava i presupposti per la romanizzazione di un numero ancora maggiore di individui alla "tornata" successiva.
Basilio II Komnenos
00domenica 10 giugno 2012 23:51
Mancanza di nuovi schiavi: una delle cause della caduta di Roma può essere il fatto che avevano un economia basata sul lavoro degli schiavi e che in determinati momenti non ne ricevevano abbastanza ???
Xostantinou
00lunedì 11 giugno 2012 00:02
Prendiamo il presupposto come vero (in realtà lo fu solo una concausa relativamente piccola), come la mettiamo che le guerre di conquista, e quindi la fonte di schiavi, finiscono con Traiano, e l'impero durò altri 3 secoli e mezzo (praticamente l'impero schiavista durò solo 1 secolo)?
Basilio II Komnenos
00lunedì 11 giugno 2012 08:45
Ok, il tuo ragionamento non fa una piega.
Com'era la situazione economica dell'impero sotto Traiano, Aureliano e Maggioriano ???
it.wikipedia.org/wiki/Maggioriano (non chiedermi il perchè, ma è il mio imperatore preferito).
Giulio.1985
00lunedì 11 giugno 2012 14:15
perchè? ;)

Gli schiavi erano importanti nell'economia, ma non si può imputare a la loro mancanza la caduta, giacchè erano da molti anni che non si schiavizzava più popolazioni....i bizantini schiavizzavano forse i nemici catturati? non mi sembra...
secondo me l'utilizzo di mercenari non può essere imputabile a un motivo di caduta...nei libri di storia si legge spesso e probabilmente c'era un problema di fedeltà...ma è anche vero che:
se li si corrompevano i mercenari romani i romani potevano ricomprarseli in un secondo momento, e lo fecero sul più bello o in momenti delicati...(byzantine mind)
poi per corrompere interi eserciti mercenari bisognava essere ricchi e influenti e l'impero per buona parte del periodo in questione lo era senza dubbio molto di più dei suoi avversari.
il fatto che ricorressero a mercenari e non a soldati locali voleva dire che erano più aperti di altri popoli e che premiavano le capacità direi pure che cercavano l'efficacia e non il simboli e l'amore per il passato, infine leggo una grande quantità di truppe mercenarie come l'indice di evoluzione e civiltà della società bizantina che essendo educata e civilizzata non voleva avere a che fare con la guerra.
Xostantinou
00lunedì 11 giugno 2012 14:49
Le crisi economiche nell'Impero erano principalmente dovute alle guerre civili ed alla devastazione che causavano. La prima di queste l'abbiamo nel "anno dei quattro imperatori" in seguito l'omicidio di Nerone (69 d.C.), per arrivare poi alla drammatica "crisi del terzo secolo" che iniziò già con il regno di Commodo (180).
Nei due secoli successivi la situazione andò peggiorando.

Questo perché l'economia dell'epoca era principalmente agricola, e se gli uomini finiscono a servire nell'esercito invece di lavorare nelle campagne, le quali quando non vengono abbandonate vengono tra l'altro pure devastate dagli eserciti, puoi immaginare che l'economia declini rapidamente.
Senza poi contare le epidemie, che anche se di origine esterna trovano terreno fertile in popolazioni debilitate dalla fame e dalla guerra.
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