Impero Bizantino, anno 7519 (2011 d.C.)

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(William Riker)
00martedì 5 aprile 2011 18:36
L'Impero Bizantino eterno
Vi presento qui l'inizio della nuova ucronia bizantina cui ho messo mano nei ritagli di tempo concessimi dalla scuola. Naturalmente non lascerò perdere neanche l'altra, quella andalusa, portandola avanti avrò un po' di tregua nella tornata dei computi in classe. Mi rendo conto che proporre un'ucronia bizantina in questa sede è come insegnare a Wolfgang Goethe qual è il giusto accento della lingua tedesca, ma spero di non subire troppe critiche da parte vostra (parcere subiectis!), essendo io non uno storico o un bizantinista, ma solo un modesto ingegnere nucleare. Buona lettura della prima parte. [SM=g27994]



POD: Il 21 marzo 1171 l'imperatore bizantino Manuele I Comneno decise improvvisamente di porre fine al dilagante controllo commerciale veneziano nel suo impero ordinando l'immediato arresto di tutti i Veneziani presenti nei territori bizantini, che contavano 10.000 residenti nella sola Costantinopoli, e la confisca dei loro beni e delle loro navi. Il nobile veneziano Enrico Dandolo, cui pure Manuele I aveva concesso il titolo onorifico di protosevasto, riuscì a fuggire da Costantinopoli e in seguito fu incaricato, assieme ai patrizi Sebastiano Ziani e Orio Mastropiero, di intavolare trattative con Manuele I. Nel corso di questi torbidi eventi Enrico Dandolo perse un occhio. Ma che accade se perde anche la vita?

Il 21 giugno 1192, al momento dell'abdicazione di Orio Mastropiero, è eletto Doge Pietro Ziani, che nella nostra Timeline è eletto solo nel 1205.
Nel 1195 l'imperatore bizantino Isacco II Angelo è detronizzato dal fratello, che si proclama Basileus con il nome di Alessio III, e lo fa imprigionare ed accecare.
Nel 1198 Papa Innocenzo III, appena eletto, bandisce una Crociata per Liberare il Santo Sepolcro, ma ben pochi principi rispondono al suo appello, dal momento che il Re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone è morto prematuramente, il Re di Francia Filippo Augusto è in rotta con il Pontefice avendo appena ripudiato sua moglie Ingeburge di Danimarca, e l'imperatore di Germania Ottone IV di Brunswick ha già il suo bel daffare contro i principi tedeschi. Inoltre il conte Teobaldo di Champagne, che si era detto disponibile a guidare la Crociata, muore prematuramente nel 1201 ed è sostituito da Bonifacio I del Monferrato. Questi però non ha un soldo per affittare le navi veneziane, le quali avrebbero dovuto portarlo in Egitto. Il Doge Pietro Ziani è meno astuto del Dandolo e vuole vedere subito "moneta sonante", per cui non ha l'idea di concedere lo stesso le navi ai Crociati per farsi poi pagare tramite servigi guerreschi. Di conseguenza l'esercito crociato si scioglie prima ancora che la Crociata abbia inizio; solo nel 1218 il successore di Innocenzo III, Onorio III, riuscirà a convincere Federico II di Hohenstaufen a partire per una crociata, che a questo punto sarà la Quarta e non la Quinta, e vedrà la partecipazione di San Francesco d'Assisi come "guerriero disarmato"; ma essa non sortirà alcun risultato.
Nel 1202, dopo la presa di Zara da parte dell'armata veneziana (Pietro Ziani non si fida a commendare a terzi le imprese guerresche della Serenissima), Alessio, figlio del deposto Isacco II, riesce a fuggire da Costantinopoli ma, logicamente, non si rifugia a Venezia, dato che lì non c'è un esercito crociato disposto a deviare dal suo reale obiettivo per dirigersi verso Costantinopoli, combinando il ben noto disastro della nostra Timeline. Alessio si rifugia invece presso lo Zar dei Bulgari Kalojan, il quale accetta di aiutarlo a risalire sul trono in cambio della sottomissione dei Bizantini ai Bulgari e del pagamento di un tributo. Il 24 giugno 1202 l'esercito bulgaro arriva in vista di Bisanzio, ed Alessio cerca di farsi proclamare imperatore dalla popolazione, che invece lo scaccia, considerandolo un traditore, soprattutto per il suo impegno a farsi vassallo degli odiati Bulgari. Lo Zar Kalojan assedia allora Costantinopoli, dove inutilmente Alessio III chiede aiuto ai veneziani: Pietro Ziani non era disposto a mettere in gioco le sue navi, ma spera di raccogliere i frutti della guerra dinastica, insediando i propri fondachi in un impero indebolito e alla mercè dei Bulgari.
Nella notte tra il 17 e il 18 luglio 1202 i Bulgari, guidati dal loro Zar, aprono una breccia nelle mura e fanno strage dei difensori: Alessio III prima si nasconde nel palazzo imperiale, poi riesce a fuggire via nave. La popolazione di Bisanzio libera di prigione Isacco II, che essendo cieco abdica a favore del figlio, il quale sale al trono dei Romani con il nome di Alessio IV. Questi, per rafforzare il suo potere, ottiene che lo Zar Kalojan lasci a Costantinopoli un nutrito presidio bulgaro, il che non contribuisce però a renderlo popolare tra la sua gente.
Già durante l'autunno successivo, la situazione si aggrava a causa dell'aperta ostilità tra i Greci e gli Slavi. Il 19 ottobre Alessio IV chiede ai guerrieri bulgari di lasciare la città, e di conseguenza lo Zar Kalojan fa la voce grossa, chiedendo al Basileus di rispettare i loro accordi. Alessio IV è riuscito nella difficile impresa di inimicarsi tutti i possibili alleati: il popolo lo osteggia perchè intronato dai Bulgari, questi ultimi pretendono il soddisfacimento delle promesse, ed i veneziani stanno alla finestra in attesa degli eventi. Prima che la situazione precipiti, si muove il palazzo: l'8 febbraio 1204 una congiura porta alla deposizione di Alessio IV Angelo, ultimo della sua dinastia, e alla sua sostituzione con il nobile Alessio Ducas, protovestiario di corte, il quale aveva appoggiato Alessio III nella sua ribellione contro Isacco II. Subito il nuovo Basileus si sbarazza di Isacco II e di Alessio IV, facendoli strangolare.
Naturalmente Alessio V Ducas straccia subito ogni trattato firmato con lo Zar Bulgaro, e questi decide di andare a reclamare ciò che ritiene suo. A Filea sul Mar Nero Alessio V tende un'imboscata ai Bulgari, che però gli infliggono una dura sconfitta; lo stesso Basileus è preso prigioniero. Allora i nobili bizantini dichiarano deposto il Ducas ed il 12 aprile eleggono al suo posto Costantino XI Lascaris, un lontano parente di Alessio III, che viene incoronato dal Patriarca Giovanni X. Questi riorganizza le forze bizantine per muovere contro i Bulgari. Lo scontro avviene il 19 marzo 1205 presso Harioupoli, in Tracia, ed in esso cadono sia lo Zar Kalojan che il Basileus Costantino. A quest'ultimo succede il fratello Teodoro I, che fa la pace con Boril I, nuovo Zar dei Bulgari nipote di Kalojan, ottenendo il ritorno allo status quo.
Teodoro I fa alleanza con il Doge Pietro Ziani, che così vede premiata la sua politica attendista: a differenza del nostro Enrico Dandolo non ha conquistato un impero, ma si assicura parecchi fondachi in varie isole egee, battendo in quel mare la concorrenza genovese. Nel 1209 il Sultanato di Iconio, alleato dei genovesi, tenta l'assalto contro Costantinopoli, ma Teodoro I si allea con il re Leone II d'Armenia, del quale ha sposato la sorella Filippa, e con il Doge di Venezia, e riesce a respingere l'attacco grazie a una brillante vittoria presso Nicea. Teodoro I muore nel 1222, e gli succede il genero Giovanni III Vatatze, che ha sposato sua figlia Irene. Giovanni III è un grande sovrano, patrono delle arti e delle scienze, e la sua corte è un attivo centro di studi. Per contrastare le pretese del nuovo Zar Bulgaro Ivan II, egli fa alleanza con l'imperatore Federico II di Hohenstaufen, cui presta aiuto in occasione della sua Crociata. In seguito ad una caduta da cavallo, dalla quale ella ritiene di essersi salvata per miracolo, sua moglie Irene Lascaris decide di ritirarsi in convento, assumendo il nome di Eugenia, dove rimarrà fino alla morte; nel 1244 allora Giovanni III sposa in seconde nozze Costanza II di Sicilia, figlia di Federico II e di Bianca Lancia, rafforzando così la sua alleanza con lo Stupor Mundi.

[continua]
Xostantinou
00martedì 5 aprile 2011 20:10
Uhm...odio questa parte, ma, purtroppo, penso che a nessuno più di me spetti...critiche da bizantinista:

-molto interessante il discorso, poi andato a morire anche in questa TL, della crociata dello Stupor Mundi...Federico II, storicamente, aveva, come il padre ed il ben più celebre nonno, delle fortissime ambizioni universalistiche, già il padre, Enrico VI, aveva chiesto invano al Papa di veder riconosciuta ufficialmente la sua ambizione, grazie alle nozze tra suo fratello Filippo di Svevia ed Irene, figlia di Isacco II Angelo, al trono di Costantinopoli, e quindi alla unificazione dei due imperi "romani" sotto lo scettro degli Staufen...sarebbe stato uno spunto interessante l'idea della "crociata deviata" però da Federico II.

-nessun bizantino, né laico né ecclesiastico, né plebeo né Basileus, avrebbe MAI acconsentito, per alcuna ragione, di accettare la sottomissione della Basileia ad un sovrano straniero.
Alessio avrebbe potuto fare quindi due scelte: o trattare con Kalojan alle stesse condizioni con le quali trattò con i crociati, oppure rispolverare un vecchio pallino degli Zar bulgari, ovvero l'indipendenza della propria chiesa nazionale dal Patriarca di Costantinopoli, quindi istituendo un proprio patriarcato, e l'incoronazione ufficiale dello Zar come Basileus, cosa che, per i bizantini che ritengono giuridicamente plausibile un solo sovrano al mondo con il titolo di Basileus, ovvero il Basileus dei Romani, l'Imperatore di Costantinopoli, legittimerebbe implicitamente le pretese bulgare a diventare Basileus dei Bulgari e dei Romani (tutto ciò lo conseguì nella storia bulgara solamente lo zar Simeone nel 925).
Tutto questo discorso è ancor più delicato in un'epoca come questa, visto che la dinastia Comnena aveva puntato tantissimo sui principi di superiorità del Basileus sugli altri sovrani e della Chiesa Ortodossa sulle altre, accantonarle così semplicemente con un accordo sarebbe stato inconcepibile.

-nemmeno la grande armata crociata del 1204 aveva i mezzi e sufficienti uomini per attaccare ed aprire brecce nelle mura teodosiane, per questo mentre il grosso dell'armata era accampata davanti ad esse per tenere distratto il grosso della guarnigione (più scarsa di un tempo ma sufficientemente robusta) un contingente minore attaccò le mura marittime, di minor impegno ossidionale e meno difese.
Quindi l'idea che i bulgari con il solo fronte terrestre fossero riusciti a fare ciò che solo gli Ottomani riusciranno, ma con un numero immenso di uomini e l'uso di cannoni, è da scartare in blocco.

-Venezia avrebbe probabilmente ricattato da subito l'Impero col solito contratto: flotta in cambio di immensi privilegi commerciali.

Personalmente credo che abbozzerò invece una ucronia bizantina partendo dal vero punto di svolta della sua storia...Basilio II il Bulgaroctono e la sua politica.
(William Riker)
00giovedì 7 aprile 2011 14:16
La sconfitta di Carlo d'Angiò
Morto Giovanni III il 3 novembre 1254 dopo ben 32 anni di regno, gli succede il figlio Teodoro II, da lui avuto da Irene. Egli si concentra sul risparmio delle casse bizantine, già parecchio prosciugate, e scontenta gli aristocratici, governando a favore del popolo che lo adora. Egli combatte vittoriosamente contro i bulgari in Tracia nel 1256 e riconquista una parte della Macedonia, ma purtroppo soffre di epilessia, e proprio per un attacco di epilessia muore il 18 agosto 1258 all'età di trentasei anni. In punto di morte fa chiamare il suo protovestiario Giorgio Muzalon e lo nomina reggente per il giovane figlio Giovanni IV Lascaris, di soli otto anni, che egli ha avuto da Elena di Bulgaria, figlia dello Zar Ivan II.

La reggenza di Giorgio Muzalon è però invisa a parte della aristocrazia, che lo accusa di aver avvelenato l'amato Basileus Teodoro. E così, appena nove giorni dopo la morte di Teodoro II, Giorgio Muzalon è massacrato insieme a tutta la sua famiglia durante una cerimonia religiosa a Magnesia, mandante della quale secondo molti è Michele Paleologo, generale brillante ma ambizioso, che si fa associare al trono il 1 gennaio 1259, ed ottiene il controllo del tesoro imperiale. Proprio attingendo al denaro imperiale, Michele si accattiva le simpatie di molti influenti personaggi e del clero. Intanto egli aumenta il suo prestigio militare grazie all'involontario aiuto di Manfredi, figlio naturale di Federico II e re di Sicilia, che dopo la morte di Teodoro II ha occupato Durazzo e l'isola di Corfù, e minaccia l'Epiro. Nella risolutiva battaglia del settembre 1259 presso la valle di Pelagonia, i quattrocento cavalieri inviati da Manfredi vengono tutti massacrati. Ma la vera fortuna di Michele Paleologo la fanno i Turchi di Iconio, che cercano di approfittare della giovane età del Basileus per conquistare Costantinopoli. Michele allora si mette alla testa delle truppe e di nuovo presso Nicea il 25 luglio 1261 infligge una durissima sconfitta al Sultano Izzeddin Keykavus II, che cade in combattimento, riconquistando tutta la Bitinia. Al suo ritorno a Costantinopoli, acclamato come un eroe, con un colpo di mano Michele fa accecare ed imprigionare Giovanni IV nella fortezza di Dakibyze, sul mar di Marmara, e il 25 dicembre del 1261 si fa incoronare unico Imperatore dei Romani dal patriarca Antemio. A Giovanni IV è risparmiata la vita ma deve farsi monaco, prendendo il nome di Giosafat.



Il 26 febbraio 1266 Carlo I d'Angiò, conte di Provenza e fratello del re Luigi IX di Francia, nella battaglia di Benevento sconfigge Manfredi, che cade nello scontro, e diventa nuovo Re di Sicilia. Egli eredita i sogni del suo predecessore di conquistare l'impero bizantino, e con l'aiuto di Venezia allestisce una flotta per invadere l'Epiro. Allora Michele VIII stringe alleanza con Genova, cedendo loro l'intero quartiere di Galata, uno dei più ricchi sobborghi di Costantinopoli, ma nella primavera del 1267 la flotta genovese-bizantina subisce una pesante sconfitta navale presso Settepozzi, nel golfo di Nauplia, ad opera dei Veneziani. Allora Michele VIII decide di giocare d'astuzia e di cattivarsi le simpatie di Papa Clemente IV, prospettandogli l'unificazione delle chiese cristiane, e del pio re di Francia Luigi IX, che riesce a trattenere il fratello dai suoi piani di aggressione a Bisanzio e lo conduce con sé nella sua ultima crociata contro Tunisi nell'estate del 1270. Intanto Michele VIII allarga la sua rete di alleanze: suo figlio Andronico II Paleologo, erede al trono, sposa la figlia del re di Ungheria. Quando scoppia una nuova guerra con la Bulgaria per la vecchia contesa riguardante le città di Anchialo e Mesembria, importanti roccaforti sul mar Nero, lo spregiudicato Basileus gioca una nuova carta, alleandosi con i Mongoli: Michele dà in sposa la figlia Eufrosine a Nogai Khan, sovrano mongolo dell'Orda d'Oro e l'altra sua figlia Maria ad Abaqa, Khan degli Ilkhanidi di Persia. Grazie all'aiuto di 6.000 soldati Mongoli le minacce dei Bulgari e dei Francesi sono tenute lontane. Inoltre, per difendere al meglio l'impero il Basileus fa costruire una flotta di 120 Dromoni, con la quale l'ammiraglio Licario riesce a sconfiggere i veneziani che si erano installati nelle isole dell'Egeo.

Nel 1282, quando Carlo d'Angiò sta di nuovo progettando la conquista dell'Impero alleandosi con i sovrani balcanici di Serbia, Bulgaria e Valacchia, Michele VIII ha un nuovo colpo di fortuna: il 31 marzo 1282 scoppia la rivolta dei Vespri Siciliani contro il dominio angioino sulla Sicilia. Michele VIII ovviamente non manca di finanziare gli insorti e di stringere alleanza con Pietro III d'Aragona che, essendo figlio di Costanza, primogenita di Re Manfredi, accampa diritti dinastici sull'isola. Nell'agosto 1282 a Palermo Pietro si fa incoronare re di Sicilia con la stessa corona appartenuta a Manfredi. Dopo aver subito una dura lezione dagli aragonesi, Carlo d'Angiò riesce a conservare i territori situati nell'Italia continentale, ma deve abbandonare definitivamente sia la Sicilia che le mire espansionistiche contro Bisanzio. Il Doge di Venezia Giovanni Dandolo si riavvicina all'impero bizantino e al re d'Aragona.

Sul piano interno l'impero di Michele non è altrettanto fortunato: scomunicato dal Patriarca Arsenio per l'accecamento dell'imperatore legittimo Giovanni IV Lascaris, l'imperatore riesce con grandi difficoltà ad allontanarlo dal suo incarico, ma nasce una fazione ostile alla sua politica, quella degli Arseniti, che divide il clero; inoltre l'aumento delle aliquote fiscali provoca il malcontento popolare. Sarà comunque ricordato come un brillante imperatore. Michele VIII muore l'11 dicembre 1282 e gli succede il figlio Andronico II Paleologo, che ha 24 anni. Egli si reca subito a far visita all'ex Basileus Giovanni IV e gli chiede scusa per ciò che suo padre gli ha fatto. Questo gesto gli permette di calmare gli attriti fra gli Arseniti, che sostengono Giovanni, e la Chiesa Ortodossa ufficiale.

Appena salito al trono, Andronico II straccia tutte le promesse di unione con la Chiesa Latina, fatte dal padre al Papa per convenienza; in tal modo ottiene l'appoggio del clero, cui in cambio chiede il pagamento di varie imposte. Mitiga poi le concessioni fatte dal padre alla nobiltà, riuscendo così a calmare gli animi del popolo. Durante il suo regno l'impero viene colpito da una grave crisi economica: per farvi fronte il Basileus aumenta le tasse, riduce drasticamente le spese non necessarie, fa fondere l'oro del palazzo reale, abolisce le esenzioni fiscali, ma non arriva a smantellare la flotta bizantina, come ha fatto il suo omologo della nostra Timeline, in quanto i nemici esterni dell'impero sono sempre più aggressivi; anzi, porta la flotta ad un totale di 120 navi. Inoltre riorganizza la monetazione bizantina, ora basata sull'hyperpyron d'oro. Nel 1291 negozia con la Repubblica di Genova vantaggiosi accordi commerciali. Nel 1295 si associa al trono il figlio Michele IX Paleologo, cui affida il controllo dell'economia e il comando supremo dell'esercito.

[continua]
MegasBasileus
00giovedì 7 aprile 2011 16:33
Che bello! Sono curiosissimo di vedere come andrà avanti. Pensavo sinceramente in un punto di svolta diverso, magari una vittoria a Manzikert però forse sarebbe stata scontata, o magari una vittoria di Valente ad Adrianopoli o vabbeh in effetti ci sarebbero una infinità di punti di svolta come per tutte le situazioni. In effetti anche la 4a crociata è un punto drastico di svolta.

Xost forse per "sottomissione ai Bulgari" si può comunque intendere il vassallaggio e il pagamento di un tributo, cosa più che accettabile da un Basileus voglioso di riconquistare il trono e soprattutto consapevole del fatto che una volta raggiunto il suo scopo non avrebbe mai mantenuto la parola data.

Sulla breccia nelle mura sono concorde però. L'unico punto debole prima delle armi da fuoco erano le mura marittime. Al massimo poteva entrare da qualche acquedotto con pochi uomini (mi pare che accadde storicamente in qualche occasione), però poi avrebbe avuto bisogno del favore del popolo, che non aveva.... mmmm forse era meglio farlo andare dai turchi che potevano contare comunque su una flotta organizzata. Vabbeh mi piace tantissimo comunque.... un sogno che si avvera...
(William Riker)
00sabato 9 aprile 2011 07:42
La minaccia dei Turchi e dei Serbi
Intanto però da oriente si è affacciato un nuovo, pericoloso nemico: i Turchi Ottomani (così detti dal loro sovrano Osman I), i quali, fuggendo davanti all'espansione Mongola, hanno occupato il Sultanato di Iconio, deponendone l'ultimo sovrano Giyath al-Din Massud II e ponendo la loro capitale ad Ankara. Osman I punta manifestamente a realizzare il sogno mai riuscito ai Selgiuchidi, cioè occupare Costantinopoli per farne la sua capitale ed islamizzarla; allo scopo mette sotto assedio la città di Bursa. Allora Andronico II sposta la sua corte a Nicea, dove può meglio sorvegliare la costruzione di fortificazioni e sollevare il morale delle truppe. Il suo miglior generale, Alessio Filantropeno, nel 1302 affronta i Turchi e li costringe a desistere dall'assedio di Bursa; a differenza della nostra Timeline questi non è eliminato da una congiura di palazzo dietro l'accusa di volersi fare Basileus, e così insieme al co-imperatore Michele IX Paleologo può iniziare a fortificare una serie di città di confine per creare una vera e propria rete difensiva contro la prepotenza turca, mentre l'altro generale Mouzalon sloggia gli Ottomani da Efeso.

Nel 1308 il Sultano Ottomano Osman I torna alla carica con una grande offensiva contro i bizantini, e così Andronico II decide di ricorrere alla rete di alleanze tessuta dal padre. Siccome sua figlia Simonida Paleologa ha sposato il re serbo Stefano Uroš II Milutin, e l'altra sua figlia Maria Paleologa è stata data in moglie a Toqta, Khan dell'Orda d'Oro, il Basileus chiede chiede aiuto militare proprio ai Mongoli e ai Serbi. Inoltre a Costantinopoli giungono gli inviati di Ruggero da Fiore, che vengono ad offrire ad Andronico II il servizio della Compagnia Catalana per nove mesi, in cambio di un titolo nobiliare e alla paga doppia i catalani. Nonostante l'alto prezzo, Andronico decide di accettare l'offerta del mercenario catalano, che giunge a Costantinopoli con tutti i suoi uomini. In tal modo Michele IX organizza un'armata di 20.000 uomini, sconfigge più volte i Turchi e li costringe ad allontanarsi dalla costa dell'Egeo. Particolare valore dimostrano i mercenari catalani, che battono sonoramente gli Ottomani nella battaglia delle Porte di Ferro, nelle montagne del Tauro cilicio: il loro trucco consiste nel gettarsi contro i nemici con tale velocità da impedire loro di utilizzare efficacemente la loro arma principale, l'arco.

Nella nostra Timeline i catalani si resero ben presto odiosi alla popolazione greca con i loro abusi, ma in questa i Bulgari attaccano anticipatamente i territori bizantini, e così Andronico II richiama Ruggero da Fiore in Europa per combatterli, Ma i Bulgari non sono i Turchi, ed infatti infliggono ai catalani una dura sconfitta nella battaglia di Skafida: Ruggero da Fiore cade nello scontro, e Andronico II è costretto a cedere allo Zar Teodoro Svetoslav numerose fortezze di confine. In tal modo Giacomo II d'Aragona non può accampare diritti su alcuna porzione dell'impero bizantino, né scoppia alcuna guerra di conquista all'interno dell'Impero.

Un fatto increscioso rischia di rovinare tutto il lavoro di Andronico II: il nipote Andronico III, figlio di Michele IX, geloso della sua fidanzata, ordina ai suoi pretoriani di assassinare il primo uomo che esce dalla casa della stessa: lo stupore è grande quando, dopo averlo accoltellato, scoprono che si tratta del fratello di Andronico III, Manuele. Suo padre Michele IX muore di dolore appena gli viene data la notizia. Andronico II su tutte le furie, ma siccome vuole molto bene ad Andronico III, ed è consapevole del fatto che l'Impero è attaccato da ogni parte, decide di non diseredarlo immediatamente, evitando la guerra civile che nella nostra Timeline causò il declino definitivo dell'impero. Andronico II fa sapere al giovane nipote che non lo diserederà se, per espiare i suoi peccati, sloggerà gli Ottomani che stanno di nuovo assediando Bursa. Andronico III accetta e si sposta in Asia insieme al suo principale alleato, il generale Giovanni Cantacuzeno. Nel 1326 Andronico il giovane libera finalmente Bursa dall'assedio; il nuovo Sultano Ottomano Orhan, figlio di Osman, cade nello scontro, e così i possedimenti bizantini in Asia sono salvi; l'Impero ha anche evitato di perdere i territori europei, sui quali mantiene uno stretto controllo.

Il Basileus Andronico II muore a Costantinopoli il 13 febbraio 1332, all'età di 73 anni, e gli succede il nipote Andronico III Paleologo, acclamato come un eroe. Egli cerca di riformare l'apparato burocratico e giuridico dello stato, appesantisce le pene contro la corruzione, sfoltisce la burocrazia, semplifica l'apparato tributario e rimette in vigore le tasse straordinarie sul lusso. Porta la marina bizantina basata a 150 dromoni, con la quale libera Lesbo e Focea da un assedio genovese, e a differenza del nonno congeda i mercenari stranieri, sostituendoli con contadini di leva addestrati al combattimento, in modo da risolvere il problema dei saccheggi da parte dei mercenari ed al contempo quello della distribuzione della terra, assegnando loro un podere al termine del servizio militare. Viene però sconfitto dai Bulgari nella battaglia di Rusocastro.

Andronico III muore improvvisamente a soli 44 anni il 15 giugno 1341; c'è chi parla di avvelenamento. In ogni caso, viene incoronato Basileus suo figlio Giovanni V, che ha solo nove anni. La Corte nomina reggente il valoroso generale Giovanni Cantacuzeno, che nella nostra Timeline entra subito in conflitto con Anna di Savoia, madre dell'imperatore defunto. Ma in questa Timeline i Latini non hanno mai governato l'Oriente, e così Andronico III ha sposato Teodora Nemanjic, figlia del Re di Serbia Stefano Uroš III. Teodora, a differenza di Anna di Savoia, è rapidamente chiusa in monastero, volente o nolente, e il Cantacuzeno costringe il giovane Giovanni V a nominarlo suo co-imperatore con il nome di Giovanni VI. In tal modo viene evitata quella guerra civile lunga sei anni che dalle nostre parti finì di distruggere quanto restava dell'Impero Bizantino. Ciò non impedisce comunque che Costantinopoli venga infettata dalla Morte Nera, la terribile pestilenza proveniente da Caffa nel Mar Nero: tra il 1347 e il 1352 nella sola Costantinopoli muoiono 10.000 persone.

Nel frattempo, il 16 aprile 1346 sale al trono di Serbia Stefano Uroš IV, fratello di Teodora Nemanjic, il quale decide di vendicare l'onore della sorella e perciò muove guerra al Basileus fedifrago. Senza colpo ferire il suo esercito occupa tutta la penisola Calcidica e il Sacro Monte Athos; montatosi la testa, egli eleva d'autorità l'arcivescovo di Peć Joankije II al rango di patriarca della Chiesa Ortodossa Serba, proclamandone l'autocefalia; quindi, la notte di Natale del 1346 a Skopje si fa incoronare da Joankije II con il titolo di Zar dei Serbi e dei Greci. Naturalmente Giovanni Cantacuzeno si rifiuta di riconoscere quel titolo, ritenendosi l'unico autocrate dei Greci, e chiede al Patriarca di Costantinopoli di scomunicare i Serbi, atto che avviene nel 1350. Nel frattempo, però, Stefano ha già conquistato l'Epiro e la Tessaglia: ormai l'Impero Bizantino in Europa è ridotto al Peloponneso, alla Tracia, a Creta e alle isole egee ed ionie; l'Impero Serbo invece si estende dal Danubio a Corinto, e dal Mare Egeo all'Adriatico. Manca solo la città di Salonicco, ancora in mano a Giovanni VI Cantacuzeno, dopo la quale Stefano intende marciare verso la capitale bizantina e conquistarla, assumendo il titolo di Basileus.



Approfittando della lontananza del sovrano serbo, nel 1350 il re bosniaco Stefano II Kotromanić occupa la città di Cettigne, e subito Dušan si muove per riconquistarla; naturalmente Giovanni Cantacuzeno approfitta di tutto ciò per riorganizzare il suo esercito e rioccupare il Sacro Monte Athos. Ben presto i bosniaci sono sconfitti, e Dušan torna per riprendersi ciò che Giovanni VI ha appena riconquistato; per questo decide di coalizzarsi con Giovanni V Paleologo, che non gradisce di spartire il trono con l'ingombrante generale, e con la repubblica di Venezia. Dal canto suo Giovanni VI Cantacuzeno cerca l'alleanza con gli Ottomani, ma questi ultimi si stanno ancora riorganizzando dopo la batosta subita un quarto di secolo prima, e il nuovo Sultano Murad I non vuole saperne di aiutare il responsabile della morte in battaglia del suo predecessore Orhan. Allora il Cantacuzeno, disposto a venire a patti anche con il diavolo, si allea con lo Zar di Bulgaria Ivan Aleksandar, che considera Stefano Dušan un pericoloso rivale. I due eserciti si fronteggiano a Stefanijane nel 1352, ma lo scontro finisce con un pareggio. L'unico vincitore alla fine è Giovanni V Paleologo, che fa prigioniero Giovanni VI Cantacuzeno e lo costringe a farsi monaco sul Monte Athos, quindi riesce a distogliere Venezia dall'alleanza con i Serbi. C'è di buono che in tutto questo caos gli Ottomani restano lontani dall'Europa, essendo la costa dell'Egeo saldamente in mani bizantine; nessun loro sbarco a Gallipoli, dunque; essi puntano piuttosto a sottomettere tutti i piccoli stati turchi nati dalla disgregazione del Sultanato di Iconio.

Fatta pace con i Bulgari e ottenuta l'alleanza della Repubblica di Genova, rivale di Venezia, finalmente Stefano Dušan si decide a marciare su Costantinopoli, per riunificare i due imperi nelle sue mani. Ma il 25 dicembre 1355, quando già sono in vista le mura della Città di Costantino, all'improvviso lo sorprende la morte, all'età di soli 47 anni. Il suo corpo viene sepolto nel monastero dei Santi Arcangeli a Prizren in Kosovo. Gli succede il figlio Stefano Uroš V, si soli 19 anni, che sarà detto il Debole perchè i baroni feudali prendono ben presto il sopravvento su di lui. L'Impero Serbo non sopravvive al suo creatore, e lentamente scivola verso la disgregazione e l'anarchia. Subito ne approfittano i suoi storici rivali: Giovanni V Paleologo, che è tornato unico imperatore dopo la liquidazione di Giovanni Cantacuzeno, si allea con il nuovo Zar Bulgaro Ivan Šišman e infligge ai Serbi una dura sconfitta a Seres, riconquistando quasi tutti i territori balcanici perduti da Giovanni VI Cantacuzeno, mentre i Bulgari conquistano gran parte della Macedonia nordorientale: la Serbia si riduce ad un piccolo stato vassallo dei Bulgari e di Bisanzio. Anche Balša I, Principe di Zeta (corrispondente al nostro Montenegro), si sottomette a Giovanni V. Il Principe serbo Lazzaro Hrebeljanović, già cancelliere alla corte dello Zar Stefano IV, tenta in modo velleitario la riconquista dei territori perduti, ma il 28 giugno 1389 subisce una sconfitta definitiva presso Kosovo Polje (in serbo "Piana del Merlo"): una data che per i Serbi avrà il significato di riscossa nazionale.

[continua, se vi piace]
Keirosophos
00domenica 10 aprile 2011 23:48
Interessante [SM=g28002]
(William Riker)
00lunedì 11 aprile 2011 17:49
Re:
Keirosophos, 10/04/2011 23.48:

Interessante [SM=g28002]



Detto da un bizantinista, è un grosso complimento!
Keirosophos
00martedì 12 aprile 2011 15:38
No no, i bizantinisti sono Kost e Glauco, non so un bel niente in confronto a loro, io sono solo interessato alla storia di questo impero :D
(William Riker)
00martedì 12 aprile 2011 17:43
Re:
Keirosophos, 12/04/2011 15.38:

No no, i bizantinisti sono Kost e Glauco, non so un bel niente in confronto a loro, io sono solo interessato alla storia di questo impero :D



Allora, appena avrò un po' di tempo, preparati alla Fase Bizantina della Guerra dei Trent'Anni, agli eroi bizantini della Guerra d'Indipendenza Americana e al Mega Dux bizantino alla Battaglia di Waterloo (più in là non ho ancora pensato nulla) [SM=g27985]
MegasBasileus
00giovedì 14 aprile 2011 16:38
Re: Re:
(William Riker), 12/04/2011 17.43:



Allora, appena avrò un po' di tempo, preparati alla Fase Bizantina della Guerra dei Trent'Anni, agli eroi bizantini della Guerra d'Indipendenza Americana e al Mega Dux bizantino alla Battaglia di Waterloo (più in là non ho ancora pensato nulla) [SM=g27985]




Mio Dio... Così mi fai piangere di gioia... [SM=x2151682]
(William Riker)
00giovedì 14 aprile 2011 18:45
Lo zoppo, il guercio e il Basileus fortunato
Allora prepara i fazzoletti, perchè arriva un altro pezzetto di (fanta)storia [SM=g27987]

Il 16 febbraio 1391 Giovanni V muore di gotta, lasciando il trono al figlio primogenito Andronico IV, avuto da Elena Cantacuzena, figlia di Giovanni VI. Tuttavia gli altri due figli Manuele e Teodoro si ribellano contro il primogenito, chiedendogli di spartire il suo impero con loro. « Noi non siamo barbari, che spartiscono i loro regni tra i figli », è la risposta di Andronico IV, che però offre ai fratelli il governatorato rispettivamente dell'Epiro e della Morea. Questi ultimi non si accontentano e scelgono la pericolosa strada dell'alleanza con il nuovo Sultano Ottomano Bayazid I, detto "la Folgore", un tipo non propriamente pacifico (ha fatto strangolare il fratello minore Yakub per restare unico padrone del sultanato) che coglie l'occasione dell'alleanza con i due fratelli per occupare quasi tutti i possedimenti asiatici di Bisanzio, incluse le storiche città di Nicea, Calcedonia, Smirne ed Efeso.

Ormai Bayazid si prepara ad assediare Costantinopoli quando arriva insperato il soccorso da oriente, nella persona di Tamerlano (Timur Leng, "Timur lo Zoppo"), conquistatore mongolo che si dice discendente di Gengiz Khan ed aspira a ricostruire il regno del suo avo. Dopo aver conquistato la Persia, devastato l'India, distrutto il Khanato dell'Orda d'Oro e presa Esfahan, egli si affaccia sulla penisola anatolica. Allora nel 1399 Andronico IV invia suo fratello Michele Paleologo a Samarcanda, proponendogli un'alleanza anti-ottomana in cambio di un tributo e della mano di sua sorella Maria Paleologa. Il Grande Emiro (come egli si fa chiamare) non se lo fa ripetere: nonostante si proclami Difensore della Fede Islamica, ha sempre attaccato volentieri altri stati musulmani, ed anche alcuni piccoli stati turchi vessati dagli Ottomani gli hanno chiesto aiuto.

Tamerlano piomba così oltre l'Eufrate, sconfigge il sultano mamelucco dell'Egitto ed invade la Siria, saccheggiando Aleppo e prendendo Damasco; quasi tutti gli abitanti della città sono massacrati, a eccezione degli artigiani, deportati in massa per contribuire ai lavori di abbellimento di Samarcanda. Nel giugno 1401 prende anche Baghdad, città in cui si rende colpevole di un nuovo massacro. Il Sultano Ottomano, terrorizzato, gli va incontro con il grosso delle sue truppe, pretendendo che lo segua anche Teodoro Paleologo con i suoi uomini. Lo scontro con l'orda mongola avviene nella battaglia di Ankara il 20 luglio 1402, e si risolve in un disastro per i Turchi. Teodoro cade in battaglia e Bayazid I, pur battendosi eroicamente, cade prigioniero. Secondo la leggenda, Tamerlano se lo fa portare davanti e, quando lo vede, si accorge che è cieco da un occhio e si mette a sghignazzare.

« Vile, perchè deridi in questo modo un nemico sconfitto? » gli si rivolge l'umiliato Bayazid. Il mongolo tuttavia gli risponde:

« Perdonami, ma pensavo che per Allah le corone sono davvero poca cosa, se le ha date a un guercio come te e ad uno zoppo come me! »

In ogni caso, Bayazid finirà i suoi giorni in cattività, mentre Tamerlano annette il suo sultanato e giunge fino ad Efeso, dove incontra di nuovo Michele Paleologo, che gli porta in sposa la sorella Maria ed un forte tributo da parte di Andronico IV, ancora maggiore di quello pattuito nel trattato di alleanza; vista la facilità con cui il mongolo si è sbarazzato degli Ottomani, infatti, il Basileus teme che potrebbe fare la stessa cosa anche con lui. Ma Tamerlano dimostra di essere disinteressato all'Occidente, poiché il suo chiodo fisso è quello di conquistare la Cina per ricreare l'impero di Gengiz Khan. Stipula piuttosto accordi commerciali con l'Impero Bizantino e con la Repubblica di Venezia, chiedendo materiale per far costruire la grande Moschea di Samarcanda e per la spedizione in Estremo Oriente, e spedisce lettere con proposte di alleanza al Re di Castiglia Enrico III e al Re di Francia Carlo VI il Beneamato. Molti intellettuali e generali europei ammirano il genio militare di Tamerlano, pur essendo egli un musulmano, e la sua figura diverrà protagonista di molti drammi e romanzi fino all'epoca nostra.

L'Anatolia resta interamente in mano a Tamerlano; ma questi, partito per la sua spedizione contro la Cina dei Ming, muore il 19 gennaio 1405 a Otrar, al di là del fiume Syr Darya, e il suo impero si disgrega immediatamente in potentati turchi in lotta perenne tra di loro. Nella nostra Timeline gli Ottomani riuscirono a riprendersi dalla batosta perchè il cuore dei loro possedimenti era in Europa, ma in questa Timeline essi hanno creato un sultanato essenzialmente anatolico, e così il loro impero non riuscirà a risollevarsi mai più. Il loro posto è preso in Anatolia dal Beilikato di Karaman, nato dalla dissoluzione del Sultanato di Iconio e fin qui suddito degli Ottomani. La sua capitale è Ermenek (poi verrà trasferita ad Ankara) e il suo vessillo somiglia curiosamente alla Stella di Davide ebraica; in realtà si tratta di un simbolo (la Stella di Salomone) molto usato anche tra i musulmani. La Mesopotamia invece torna sotto il controllo dei Kara Koyunlu, i Turcomanni del Montone Nero il cui dominio si estende dall'Azerbaigian al Golfo Persico. Manuele Paleologo si sottomette al fratello Andronico IV, ponendo fine alla guerra civile, e il Basileus gli chiede di riconquistare i territori asiatici, impresa che egli inizia subito, anche perchè le popolazioni anatoliche hanno visto i sorci verdi con l'arrivo dei Mongoli, e persino molti Turchi preferiscono il governo bizantino a quello timuride. Andronico IV muore improvvisamente il 28 giugno 1406, e il suo ex ribelle fratello può coronare il suo sogno di ascendere al trono con il nome di Manuele II. Manuele assomiglia molto a suo nonno Andronico III Paleologo: energico, di ottima salute, amante della letteratura e degli studi di teologia, oltre ad essere un ottimo combattente; si dice che i Turchi, guardandolo, rimangano stupiti, affermando che il suo aspetto assomiglia moltissimo a quello del profeta Maometto.

[continua]
Keirosophos
00venerdì 15 aprile 2011 23:11
Molto bella!
(William Riker)
00domenica 17 aprile 2011 11:47
Giovanni VIII Bulgaroctono
L'impero ora è al sicuro, ma si sa: si vis pacem, para bellum. E così Manuele fa sposare il suo primogenito Giovanni con Anna, la figlia del Principe di Mosca Basilio I Rjurik, sovrano del maggior stato ortodosso dopo il suo impero. Sebbene la sposa abbia solo undici anni, Basilio I accetta, essendo ben felice di imparentarsi con i Paleologi; il matrimonio viene celebrato nel 1414. Intanto Manuele viaggia attraverso tutti i suoi domini, onde imporre la sua autorità sui territori appena riconquistati. In Morea dirige la ricostruzione delle Mura di Hexamilion (cioè lunghe sei miglia) attraverso l'istmo di Corinto, per difendere il Peloponneso dai Pirati musulmani che minacciano le sue floride città.

Purtroppo nel 1417 a Costantinopoli scoppia di nuovo la peste che uccide un gran numero di persone, tra cui la principessa Anna, che viene pianta a lungo. Allora il Basileus combina le nozze del figlio con Petrica, figlia dello Zar di Bulgaria Ivan V, che però non è amata dal popolo quanto Anna di Mosca. Naturalmente in questa Timeline Bulgaria e Serbia si sono salvate dal cadere sotto il dominio ottomano, e dunque essi continuano a sussistere come stati indipendenti con le loro dinastie. Dal canto suo in Anatolia Mehmed II di Karaman conquista Ankara, annette i Beilikati dei Ramazanidi, dei Dulkadiridi e degli Eretnidi, e si proclama Sultano, aspirando a ricostruire la potenza degli Ottomani, tanto che Manuele II comincia a tessere alleanze per sconfiggerlo sul nascere. Ma Mehmed II pretende troppo quando muove verso la Siria, controllata dai Mamelucchi d'Egitto: sconfitto a Tarso, muore in battaglia e l'ascesa del suo Sultanato è bloccata per sempre.

Tra l'altro Manuele II Paleologo è autore di numerose opere in campi differenti, tra cui lettere, poesie, Vite di Santi, trattati di teologia come l'"Orazione per la Dormizione della Santissima Vergine" e "Sulla Processione dello Spirito Santo" (uno dei problemi fondamentali della teologia dell'Oriente greco). La sua opera più importante sono però i 26 "Dialoghi con un Persiano", nei quali egli discetta con un musulmano sui più importanti problemi teologi e dottrinali delle rispettive religioni. L'opera rappresenta oggi uno dei capisaldi del dialogo interreligioso. Manuele II è anche mecenate di artisti e scrittori: il suo protovestiario Giorgio Sfranze scrive la "Cronaca", grande storia di tutta la dinastia dei Paleologi fino all'anno di morte dello scrittore (1477).

Nel 1423 Manuele II è colpito da due ictus cerebrali ma, seppur infermo, conserverà sempre la propria lucidità, tanto da prendere i voti. Manuele II Paleologo si spegne il 21 luglio 1425, pianto da tutto il popolo; gli succedette sul trono il figlio Giovanni VIII. Quest'ultimo invita a Costantinopoli il grande pittore di icone di tutti i tempi, il russo Andrej Rublëv, che per lui dipinge uno straordinario ciclo di affreschi nel Monastero di Sant'Andronico; proprio a Costantinopoli Rublëv si spegne il 29 gennaio 1430, ed è sepolto nel Monastero in cui ha lavorato. Ma Giovanni non è solo un mecenate: a lui tocca affrontare il veemente ritorno dei Bulgari, i quali. dopo aver attraversato un periodo di crisi feudale, stanno cercando di riorganizzarsi e vogliono riconquistare i territori tolti loro dai bizantini. Come conseguenza Giovanni VIII decide di ripudiare la moglie, sorella dell'attuale Zar bulgaro Michele IV, che non gli ha dato figli. e di sposare in terze nozze la nobile bizantina Maria Comnena. Inoltre Giovanni VIII si allea con il Re d'Ungheria e di Polonia Ladislao III Jagellone contro i Bulgari, stringendoli in una morsa fatale. Il 10 novembre 1444 presso Varna i Bulgari sono duramente sconfitti dalla coalizione, anche se Ladislao III cade in battaglia. Di conseguenza la Bulgaria è ridotta a un piccolo stato vassallo di Costantinopoli, e Giovanni VIII riceve il titolo di Bulgaroctono, che fu già di Basilio II il Grande, Basileus a cavallo dell'anno mille. In Anatolia il Sultano Ibrahim di Karaman deve incassare una sconfitta a di Beysehir ed è costretto a chiedere la pace con i bizantini. Siccome anche i piccoli despotati in cui si è spezzato il Regno di Serbia sono vassalli di Costantinopoli, l'Impero Romano d'Oriente rappresenta lo stato più potente dei Balcani. Tuttavia, nonostante i tre matrimoni contratti, Giovanni VIII non ha figli; e così, quando il 31 ottobre 1448 lo sorprende la morte, il titolo imperiale passa a suo fratello Costantino XII, fino a questo punto Governatore della Morea.

Gran parte della prosperità dell'Impero Bizantino deriva dal fatto che esso controlla di fatto quasi tutte le vie d'accesso alle lontane Indie, dove gli Europei si riforniscono di spezie, pietre preziose e stoffe pregiate. La Via della Seta parte infatti da Trebisonda ed arriva fino in Cina; dominandone il tratto iniziale, Bisanzio può imporre gravosissimi dazi su prodotti a cui i nobili e i ricchi occidentali non vogliono rinunciare, mentre la Via che parte da Aleppo e quella che parte dal Cairo sono dominate dai Mamelucchi egiziani, ostili agli europei. Per questo il principe portoghese Enrico il Navigatore, figlio quintogenito del re del Portogallo Giovanni I di Aviz, decide di avviare l'esplorazione delle coste africane, in modo da individuare una via che conduca alle Indie circumnavigando il Continente Nero. Ha inizio in tal modo l'era delle grandi esplorazioni geografiche dei secoli XV e XVI della nostra era. Nel 1434 Gil Eanes è il primo navigatore a doppiare il temuto Capo Bajador, estremo punto della costa africana noto agli europei; nel 1444 Dinis Dias raggiunge il Senegal, e nel 1460 è scoperta la Sierra Leone. Nel 1487 infine Bartolomeo Diaz riuscirà a raggiungere la punta meridionale dell'Africa. Intanto la cultura greca si diffonde in Occidente: nel 1449 l'erudito Demetrio Calcondila si stabilisce a Firenze per insegnare greco, passando poi nel 1491 a Milano, dietro richiesta di Ludovico il Moro, dove resterà fino al 1511, anno della sua morte. Sarà lui a curare la prima edizione a stampa dell'Iliade e l'Odissea, nel 1488.

[continua]
Keirosophos
00domenica 17 aprile 2011 20:25
[SM=g28002]
MegasBasileus
00lunedì 18 aprile 2011 17:09
Sono curioso di vedere Roma nell'era dei moschetti :D
(William Riker)
00martedì 19 aprile 2011 18:13
L'eroe albanese Giorgio Castriota
Costantino XII è un sovrano di grande carattere, facile agli eroismi come ai lauti banchetti, ma come ogni formidabile monarca ha un formidabile nemico, nella persona dell'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota (in questa Timeline mai chiamato Scanderbeg perchè si tratta di un epiteto turco). Questi, il 2 marzo 1444, nella cattedrale veneziana di San Nicola ad Alessio, organizza il primo summit di tutti i principi albanesi, che lo proclamano solennemente Despota d'Albania; Castriota è appoggiato dalla Repubblica di Venezia, dal Regno di Napoli e da Papa Eugenio IV. Inizialmente Giovanni VIII e Costantino XII prendono sotto gamba la ribellione albanese; solo nel 1449 Costantino XII invia suo fratello Demetrio Paleologo alla testa di 50.000 uomini contro il Castriota. Lo scontro con le forze albanesi, notevolmente inferiori quanto a numero ed armamento, avviene il 29 giugno 1449, a Torvjoll, e si risolve in una cocente sconfitta per i bizantini; lo stesso Demetrio si salva a stento. Secondo la leggenda, la battaglia di Torvjoll si prolunga oltre il tramonto, ed allora Giorgio Castriota ricorre ad uno stratagemma: ordina ad alcuni suoi soldati di legare torce accese alle corna di un gregge di capre, per poi liberarle in direzione dei soldati bizantini. Credendo di essere assaliti da preponderanti forze albanesi, i nemici si danno alla fuga e la loro ritirata si trasforma in una rotta; sarebbe per questo motivo che l'eroe albanese ha posto una testa di capra sul suo stemma.

Dopo questa brutta esperienza, Costantino XII comprende il pericolo rappresentato dalla sollevazione albanese, visto che il successo di Castriota ha avuto vasta risonanza in tutto l'impero, arrivando fino alle orecchie dei Bulgari e dei Serbi, i quali entrano subito in fibrillazione. Stavolta il Basileus consegna a suo fratello Demetrio ben 100.000 uomini, dei quali 15.000 cavalieri, con l'ordine esplicito di schiacciare la rivolta di Giorgio Castriota. Quest'ultimo lo attende alle gole di Prizren il 10 ottobre 1450, e ancora una volta ne esce vincitore. « Il loro guerriero più debole è paragonabile al più forte dei nostri guerrieri greci », riferisce al Basileus un prigioniero di guerra liberato dal Castriota.

Nel giugno del 1452, Costantino XII in persona interviene contro l'Albania alla testa di 150.000 soldati, assediando il castello di Kruje. Il Basileus perde metà dell'esercito e suo fratello Demetrio cade in battaglia. Ma, anche se le straordinarie vittorie di Giorgio hanno inferto profonde ferite all'orgoglio bizantino, hanno anche indebolito le forze albanesi, e così Giorgio Castriota decide di chiedere aiuto ad Alfonso d'Aragona, ben lieto di intervenire contro gli odiati Greci.

Costantino XI, resosi conto delle gravi conseguenze, cui l'alleanza degli albanesi con il Regno di Napoli potrebbe dar luogo, decide allora di mandare due armate contro l'Albania, una comandata dal soldato di ventura genovese Giovanni Giustiniani Longo, l'altra da lui stesso. Il 29 maggio 1453 tuttavia Castriota riesce a separare le due armate tra di loro, e mentre gli aragonesi tengono impegnato il Longo, egli affronta quella del Basileus e la annienta. Lo stesso Costantino XII muore in battaglia, combattendo eroicamente.

La morte del sovrano è percepita a Costantinopoli come una tragedia nazionale. Tommaso I Paleologo, fratello di Costantino XII e fin qui governatore di Efeso, viene incoronato in una situazione di grave emergenza, dal momento che i Bulgari e i Serbi hanno esultato di fronte alla sconfitta dell'impero, ed ora scalpitano per riacquistare la piena indipendenza, ed anche i Karamanidi in Anatolia ne approfittano per riprendere alcune città. Per di più, si solleva contro i Bizantini anche Vlad III, Voivoda (Principe) di Valacchia: suo zio Mircea II ha combattuto a Varna dalla parte dei Bulgari, ed egli stesso è stato ostaggio a Costantinopoli per ridurre a più miti consigli il padre, Vlad II. Divenuto Voivoda nel 1448, Vlad III ha visto l'Impero Bizantino tornare praticamente al confine sul Danubio, e sospetta di essere la prossima preda ambita dall'Impero, contro il quale decide perciò di lottare strenuamente. Vlad presta giuramento di fedeltà alla corona ungherese, nella persona di Mattia Corvino, nemico giurato di Bisanzio, ed appoggia le pretese al trono moldavo del suo amico d'infanzia Stefan cel Mare, che sconfigge e mette in fuga l'usurpatore Petru Aron; nel frattempo seda il malcontento dei suoi boiari con il pugno di ferro, ordinando il massacro della "Pasqua di Sangue a Târgovişte", in cui fa impalare più di mille persone: una pratica da lui appresa dai Mongoli del Khanato di Crimea. Da ciò deriva il suo triste epiteto di Tepes, "l'impalatore". Si dice che Vlad III abbia costretto il Legato Pontificio a cenare con lui in mezzo ai cadaveri impalati in decomposizione, che generavano un puzzo nauseabondo. In un'altra occasione giungono alla sua corte due ambasciatori del Khan Mongolo di Crimea, con il quale Vlad ha pensato di allearsi contro i Bizantini. I due si inchinano davanti a Vlad III, ma rifiutano di togliersi il turbante, considerato simbolo della loro religione. Il Voivoda la prende male, ed ordina di inchiodare il turbante alla testa degli ambasciatori. Ma forse si tratta solo di propaganda bizantina contro di lui.

Nel 1458 il Re di Bosnia Stjepan IV Tomašević della dinastia cattolica dei Kotromanić sconfigge tutti i despotati serbi, cinge anche la corona di Serbia e si dichiara vassallo di Tommaso I. Questi approva la conquista, ben lieto che i Serbi siano stati ridotti all'obbedienza, ma esige che suo figlio Stjepan V sia condotto come ostaggio a Costantinopoli per meglio assicurarsi della fedeltà dell'ingombrante vicino balcanico. Nel 1459 il monaco camaldolese veneziano Fra Mauro, cui oggi è dedicato anche un cratere lunare, realizza per conto dell'imperatore bizantino Tommaso I il primo planisfero moderno di tutto il mondo, che rappresenta su un disco piatto tre soli continenti (Europa, Asia, Africa) fortemente addensati. Una visione che verrà ben presto superata.

Nel 1459 Giorgio Castriota passa il mare e si reca in Italia per aiutare il Re di Napoli Ferdinando I, figlio del suo amico e protettore Alfonso d'Aragona, nella guerra contro il rivale Giovanni d'Angiò. Tommaso I Paleologo ne approfitta per muovere due armate contro gli albanesi, costringendo l'eroe a rientrare in tutta fretta nella sua patria per guidare il suo esercito. La furiosa battaglia presso Skopje vede l'ennesima vittoria di Castriota, ormai considerato invincibile dalle sue truppe. A questo punto Tommaso I non può far altro che sottoscrivere un trattato di pace con gli albanesi, firmato il 27 aprile 1463 a Durazzo. Con esso Giorgio Castriota si riconosce vassallo dell'Impero, ma di fatto la sua Albania ha conseguito l'indipendenza.

Nel 1462 esplode il conflitto tra Tommaso I e Vlad III di Valacchia: il voivoda cattura e fa impalare il messo del Basileus, Tommaso Cataboleno, quindi attraversa il Danubio ghiacciato e penetra per 800 chilometri in territorio bulgaro e bizantino, compiendo saccheggi fin sotto le porte di Adrianopoli. Il resoconto della spedizione, fatto da Vlad all'alleato Mattia Corvino, parla di 23.883 morti, « senza contare quelli che sono stati bruciati vivi nelle loro case, o le cui teste non sono state mostrate ai nostri ufficiali ». Mattia Corvino però non si unisce alla crociata promossa da Vlad, lasciando il Voivoda da solo contro le ritorsioni bizantine; peggio ancora fa il suo vecchio amico Stefan cel Mare, che tradisce Vlad e si allea con il Paleologo per riconquistare la fortezza moldava di Chilia, occupata dalle truppe valacche. Costretto a dividere le sue forze tra Chilia ed il Danubio, il 4 giugno Vlad viene investito dall'esercito imperiale (60.000 uomini contro i suoi 30.000) guidato dallo stesso Tommaso mentre egli è trincerato nella fortezza di Vidin. Costretto a ripiegare mentre la spedizione punitiva greca passa il Danubio, Vlad attacca nottetempo il campo greco con 10.000 uomini, cercando di uccidere Tommaso in persona: è quello che passerà alla storia come l'"Attacco Notturno del Diavolo" (17-18 giugno). La sortita scompagina le fila bizantine ma manca il suo obiettivo principale, cioè l'eliminazione fisica del Basileus. Allora Vlad si dà alla fuga, sfuggendo un nuovo confronto diretto e si arrocca tra i monti. Tommaso I nomina Radu cel Frumos nuovo Voivoda di Valacchia, che gli giura fedeltà; Vlad III è scaricato anche da Mattia Corvino, che lo fa arrestare e imprigionare. Nonostante la il mito di uomo malvagio e sanguinario che lo accompagna, Vlad non viene eliminato perchè il sovrano ungherese si riserva di usarlo come eventuale arma contro il sempre più potente Stefan cel Mare di Moldavia e contro Radu cel Frumos, un fantoccio nelle mani di Bisanzio.



Tommaso I Paleologo muore a Costantinopoli il 12 maggio 1465, con la spina di non essere riuscito a domare gli albanesi. Gli succede il figlio Andrea I Paleologo, il quale non si accontenta della sconfitta e nella primavera del 1466 muove contro Castriota e cinge d'assedio Kruje; dopo una serie di scontri furiosi, anche il figlio, così come il padre, deve rassegnarsi a sgombrare il campo. Per l'eroe albanese è una nuova, straordinaria vittoria: Manuele, fratello di Tommaso I, è catturato e rilasciato solo dietro pagamento di un grosso riscatto. Si tratta però dell'ultimo successo di Giorgio Castriota, il quale muore di malaria ad Alessio il 17 gennaio 1468. Secondo la leggenda, sul punto di morte l'eroe ordina al figlio Giovanni di sottrarsi alla vendetta bizantina fuggendo in Italia: appena sbarcato sulla spiaggia, troverà un albero presso cui legare il suo cavallo e la sua spada, e per sempre quando soffierà il vento i bizantini sentiranno la spada di Giorgio Castriota volteggiare nell'aria e il suo cavallo nitrire e, per paura, non la spunteranno mai contro gli albanesi. Questa leggenda è viva tuttora. Tuttavia, privati della guida del loro eroe gli albanesi non sapranno ripetere le sue epiche imprese; la loro capitale Kruje cade definitivamente in mani bizantine nel 1478. Anche il Sultano Kasim I di Karaman è ridotto all'obbedienza grazie ad un'alleanza fra i bizantini e i georgiani.

[continua]
MegasBasileus
00martedì 19 aprile 2011 19:08
Eccellente :D
(William Riker)
00martedì 19 aprile 2011 19:18
Giorgio Castriota è sempre stato uno dei miei eroi preferiti
(William Riker)
00venerdì 22 aprile 2011 13:45
Alle soglie dell'età moderna
Nel 1472 il Basileus Andrea I Paleologo dà sua sorella Zoe (non particolarmente attraente, dicono le cronache del tempo) in sposa al Principe di Moscovia Ivan III il Grande, costruttore del Cremlino e fondatore del moderno stato russo. Zoe, che sposa Ivan il 12 novembre nella Cattedrale dell'Ascensione, ha fin da subito un grande ascendente sulla corte russa, legandone a filo doppio i destini con quelli di Bisanzio. Tanto per cominciare, è lei ad introdurre al Cremlino la magnificenza e la minuziosa etichetta delle cerimonie bizantine, evidentemente compiaciuta nel pensare che Mosca dovesse diventare la terza Roma. Inoltre nel 1476 Ivan III rifiuta di pagare il tributo annuo richiesto dal Khan Akhmat, sovrano dell'Orda d'Oro; quando tuttavia quest'ultimo marcia contro la Moscovia, Ivan si mostra indeciso e solo grazie alle esortazioni di sua moglie Zoe del Vescovo di Rostov, Vassian, si determina a scendere in campo e lo vince, affrancandosi per sempre dal dominio Tartaro.

Intanto, durante l'assenza del Voivoda Vlad III, la Valacchia è tornata un campo di battaglia. Nel 1473, Stefan cel Mare muove guerra a Radu appoggiando le pretese del Dăneşti Basarab III, tiene in ostaggio la sua famiglia e conquista Bucarest. Per contrastare la prepotenza di Ştefan, nel 1476 Mattia libera Vlad III affinché combatta contro Basarab III, passato all'alleanza con i bizantini dopo aver tradito Stefan cel Mare. Vlad III riconquista il suo trono, ma Basarab torna all'attacco spalleggiato dall'esercito imperiale, e nello scontro cadono entrambi i contendenti. Lo storico polacco Jan Dlugosz sostiene che Vlad sia rimasto vittima del tradimento di uno dei suoi uomini di fiducia, mentre lo storiografo bizantino Laonico Calcondila (cugino di Demetrio Calcondila), protovestiario e biografo ufficiale del Basileus Andrea I, il Voivoda è salito su una collina per vedere meglio i suoi soldati che massacrano gli avversari, allontanandosi così dal suo esercito. Prendendolo per un nemico, alcuni dei suoi uomini lo hanno bersagliato con le loro lance, facendolo fuori a 47 anni. Comunque siano andate le cose, Vlad III l'Impalatore viene sepolto nel monastero di Snagov, su un'isola in mezzo ad un lago situato 35 chilometri a nord di Bucarest, ed è qui che egli esce dalla Storia ed entra nella Leggenda: secondo molti dei suoi sudditi e dei suoi nemici egli ha fatto un patto col diavolo, ed in realtà non è morto, ma è divenuto un non-morto, pronto ad uscire di notte dalla sua bara per andare a succhiare il sangue delle sue vittime. E siccome i suoi nemici lo hanno soprannominato Dracul (in rumeno "il demonio") per la sua ferocia, gli rimane affibbiato l'epiteto di "Dracula". Nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker si ispirerà a lui per scrivere il primo romanzo di vampiri, intitolato appunto "Dracula".

Gli ultimi Paleologi devono anche confrontarsi con il malcontento della grande aristocrazia dell'Asia Minore, tradizionalmente nemica con i suoi latifondi della piccola proprietà terriera bizantina. Nella nostra Timeline il potere degli aristocratici orientali divenne schiacciante ai tempi dell'Impero di Nicea, con il territorio ristretto alla sola Asia Minore, in parte contribuendo alla caduta dell'impero con le sue posizioni latifondiste e anticommerciali. Ma in questa linea temporale lo strapotere dei nobili è notevolmente mitigato dalla vastità dei possedimenti europei e dalla vocazione marinara dell'Impero, dotato di una grande flotta commerciale. Sia Tommaso che Andrea devono guardarsi da almeno due congiure nobiliari che tentano di sostituirli con uomini di loro fiducia, tuttavia entrambe falliscono e l'Impero si avvia verso una politica di espansione navale e commerciale, proprio alla vigilia della grande stagione delle scoperte geografiche.

Ma non ci sono solo guerre, intrighi e stragi. Sotto il regno di Andrea I la stampa a caratteri mobili raggiunge anche l'Impero Bizantino. Comincia inoltre a diffondersi una nuova bevanda chiamata caffé, importata dai vicini potentati islamici; secondo una leggenda, il Patriarca di Costantinopoli intendeva metterla al bando come "diabolica" (essendo tanto apprezzata dai musulmani, che non possono bere vino), ma Andrea I, assaggiatala, ne resta entusiasta e zittisce il clero, affermando che essa, essendo stimolante, può aiutare i monaci a restare svegli la notte a pregare. Nel 1472 il genio della pittura Piero della Francesca, dietro invito del Basileus Andrea I, si reca a Costantinopoli e realizza opere magnifiche tra cui una Natività e una Madonna con Bambino e Quattro Angeli, opere nei quali sono ritratti i membri della famiglia imperiale. Negli ultimi anni, colpito da una malattia agli occhi, smette di dipingere e si dedica alla stesura di trattati matematici e di geometria prospettica: il "De perspectiva pingendi", il "De quinque corporibus regularibus" e un manuale di calcolo intitolato "Trattato dell'abaco". Piero della Francesca si spegne a Costantinopoli il 12 ottobre 1492, lo stesso giorno della scoperta dell'America, e nel 1871 sarà traslato nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme. Nel 1474 ha approdato a Costantinopoli il giovane ed ancora sconosciuto Cristoforo Colombo, futuro scopritore del Nuovo Mondo, agente commerciale per conto della famiglia genovese dei Centurione. L'umanista bizantino Andrea Giovanni Lascaris si reca alla corte di Lorenzo il Magnifico, insegna lingua e cultura greca all'Università di Firenze e porta a termine la prima traduzione della "Divina Commedia" di Dante in lingua greca, facendola conoscere nel suo Impero natale. Quando poi gli Ebrei sono espulsi dalla Spagna, Andrea I Paleologo ne accoglie almeno 300.000 nel suo impero, creando un ceto di banchieri e di intellettuali che gioverà molto alla storia futura della nazione.

Nel 1493 Cristoforo Colombo fa ritorno dal suo viaggio attraverso il "Mare Oceano", compiuto per conto dei Re Cattolici di Spagna, e la notizia dell'attraversamento dell'Atlantico raggiunge ben presto l'Impero Bizantino. Dal canto suo Vasco da Gama nel 1498 circumnaviga l'Africa ed apre definitivamente la via marittima verso l'India. Andrea è consapevole del fatto che le imprese nautiche di spagnoli e portoghesi toglieranno ai Romei gran parte del loro ruolo chiave nel Mediterraneo Orientale, e perciò cerca nuove direttrici di espansione commerciale. Per conto del Basileus, il navigatore genovese Antoniotto Usodimare attraversa il Mar Rosso alla ricerca del Prete Gianni, mitologico sovrano cristiano che secondo una leggenda medioevale avrebbe regnato nel cuore dell'Africa. Usodimare raggiunge invece il Regno d'Etiopia, con il cui Negus stipula vantaggiosi accordi commerciali a favore dell'Impero Bizantino. Quando poi Amerigo Vespucci comprende che le terre scoperte da Colombo non sono le Indie ma un nuovo continente, in suo onore battezzato America, a Costantinopoli si prende l'abitudine di riferirsi al nuovo continente con il termine di Dytikè India, rimasto nell'uso fino ad oggi.

Il Basileus Andrea I Paleologo muore il 17 gennaio 1502. Non ha avuto figli maschi, così gli succede il genero Leone VII Comneno, governatore di Trebisonda, che ha sposato sua figlia Maria Paleologa. Leone discende direttamente dall'imperatore bizantino Andronico I Comneno, che regnò dal 1182 al 1185, e così con lui la dinastia Comnena è restaurata sul trono di Bisanzio. Leone VII stringe subito proficui trattati di alleanza con la Repubblica di Venezia e con il Re d'Ungheria Vladislao II; ottiene inoltre un nuovo giuramento di fedeltà dal Re di Bosnia Tvrtko III.

[continua]
(William Riker)
00domenica 24 aprile 2011 14:51
La battaglia di Mohács
Kala Kristughena!
[SM=g10179]

Dopo una brillante vittoria a Čaldiran il 23 agosto 1514 contro i Kara Koyunlu, lo Shah Ismail, sovrano della nuova dinastia iraniana dei Safavidi, conquista tutta la Mesopotamia e parte della Siria e dell'Arabia; in questa Timeline non vi sono infatti gli Ottomani a fermarne l'espansione verso Occidente.

Nel 1515 il navigatore empolese Andrea Corsali compie una serie di viaggi di esplorazione nell'Oceano Indiano per conto di Leone VII. Di lui ci restano due lunghe relazioni che egli stesso ha steso dei suoi viaggi per informarne il Basileus; da esse si evince che egli ha scoperto la Nuova Guinea e ha dimostrato in via definitiva che Sumatra e Ceylon sono due isole distinte (invece gli antichi le confondevano). Inoltre Andrea Corsali è il primo a descrivere le due Nubi di Magellano, precedendo di quattro anni Antonio Pigafetta, ed è tra i primi a descrivere la Croce del Sud come un asterismo a sé stante: contrariamente a quanto si crede normalmente, gli antichi la conoscevano, ma la consideravano parte della costellazione del Centauro. Per primo, poi, intuisce l'esistenza di una massa continentale a sud della Nuova Guinea, pur non sbarcandovi mai; per questo molti australiani lo considerano lo "scopritore ideale" della loro terra, e quindi il vero iniziatore della loro storia: non a caso, Andrea Corsali è scarsamente noto in Europa, ma piuttosto noto in Oceania. Come conseguenza della splendida impresa di Andrea Corsali, il Basileus Leone VII Comneno decide di fondare la Compagnia Bizantina delle Indie Orientali, che dovrà vedersela con la concorrenza portoghese.



Intanto i Mamelucchi dell'Egitto hanno adottato le armi da fuoco (furono invece sempre restii a farlo nella nostra Timeline), e grazie ad esse ed al loro valore mettono insieme un grande impero. Nel 1516 sconfiggono definitivamente gli Arabi dell'Higiaz ed occupano i Luoghi Santi dell'Islam; il loro Sultano al-Ashraf Tuman Bey rafforza così le proprie pretese califfali. Nel giro di pochi anni occupano anche la Cirenaica e la Tripolitania, estendendo la loro supremazia anche a Tunisia ed Algeria. Si forma così una superpotenza islamica, che però è priva di territori in Europa. Per conto dei Mamelucchi opera il pirata turco Khayr al-Din detto Barbarossa, Bey di Algeri nonché terrore delle navi europee nel Mediterraneo.

Nel 1516 Leonardo da Vinci, incarnazione del genio del Rinascimento, deve lasciare precipitosamente Roma perchè una lettera anonima, spedita da qualche invidioso, lo accusa di stregoneria: di notte infatti egli si reca nei cimiteri con la complicità dei custodi per sezionare i cadaveri e compiere studi di anatomia. Ormai anziano, colpito da emiparesi e desideroso di trovare un finanziatore che lo apprezzi, l'inventore decide di lasciare l'Italia; rifiutata l'offerta di Francesco I re di Francia, decide di accettare quella del Basileus Leone VII, il quale non vede l'ora di poter contare su un simile personaggio alla sua corte. Nel maggio del 1517 Leonardo giunge a Costantinopoli, dove riceve il titolo di pittore, architetto e scienziato di corte, con una pensione di 5000 monete d'oro. Come già detto, Leone Comneno è un sovrano colto e raffinato, amante dell'arte italiana e soprattutto di quella leonardesca, e finanzia con passione le ricerche scientifiche del suo illustre ospite, al quale commissiona il progetto di un monte monumentale sul Bosforo, che però non sarà mai realizzato. Per questo gli ultimi tre anni passati sul Bosforo rappresentano sicuramente il periodo più sereno della vita di Leonardo. Questi tra l'altro realizza per Leone VII un leone meccanico, vero e proprio automa in grado di camminare. A Costantinopoli Leonardo si è portato anche il suo quadro più celebre, "la Gioconda", ancor oggi conservato al Museo Storico di Costantinopoli. Leonardo muore il 2 maggio 1519 nella sua casa di Blanga, da dove si godeva il panorama delle due rive del Bosforo; quando ne è informato, Leone VII scoppia in un pianto dirotto. In uno dei suoi codici il genio di Vinci aveva scritto: « Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire. »

Nello stesso 1519 giunge a Costantinopoli un altro grande intellettuale di quel tempo, l'erudito arabo al-Hasan ibn Muhammad al-Wazzan al-Fasi: nato a Granada da famiglia musulmana, ha lasciato la città nel 1492 dopo la riconquista di questa da parte delle truppe spagnole di Isabella di Castiglia e di Ferdinando di Aragona, e si è stabilito a Fez; dopo aver viaggiato a lungo in Africa e in Asia al seguito di uno zio diplomatico, è stato catturato dai corsari bizantini che operano nel Mediterraneo Orientale e venduto come schiavo al Basileus Leone VII. Questi lo fa battezzare e lo libera, e per questo egli cambia il suo nome arabo in Leone l'Africano. Dietro incarico del Basileus scrive in greco il saggio "Cosmografia dell'Africa", subito tradotto in latino, italiano e francese.

Prosegue intanto la Scuola Artistica Cretese, fortemente influenzata dal Rinascimento europeo: a quest'epoca risale l'opera del grande pittore Frangos Katelanos, a cui è attribuita la decorazione della navata del Monastero di Varlaam nelle Meteore (1548), la cappella di San Nicola della navata della Grande Laura del Monte Athos (1560), una parte della decorazione del Monastero Filanthropinon del Monastero di San Nicanore presso Grevena e della Vergine Maria di Rassiotissa a Kastoria. Caratteristica delle opere di Katelanos è la presenza di grandi folle in movimento e di alti edifici incombenti, i quali creano una sensazione di densità e turbolenza. Dominano i toni caldi e luminosi, soprattutto il rosso, e si alternano i chiaroscuri, il che dimostra la conoscenza da parte di Katelanos della pittura italiana contemporanea. Sorge anche la rivale Scuola del Nordovest della Grecia, cui dobbiamo le decorazioni di San Giorgio a Baniani presso Skopje (1549), di San Zaccaria a Kastoria, del Monastero di San Giovanni Galataki sull'Isola di Eubea (1566) e del Monastero di San Giovanni Arma (1637). Massimo esponente di questa scuola è il monaco Onofrio l'Agiografo, noto per il suo stile assai personale, cui dobbiamo le decorazioni della Chiesa dei Santi Apostoli a Kastoria (1547).

Il 1 febbraio 1522 Leone VII Comneno muore assassinato mentre sta ascoltando Messa nella Basilica di Santa Sofia: si tratta dell'ennesima congiura nobiliare contro la sua politica di apertura commerciale verso l'Occidente e verso il resto del mondo. Gli succede il figlio Davide I, il quale fa subito mettere a morte sia gli assassini che i mandanti del regicidio, e fa costruire una nuova grande Basilica per seppellirvi il corpo del padre. Egli continua la politica paterna, ampliando notevolmente la flotta commerciale e lottando strenuamente contro i grandi latifondisti, che con la loro mentalità feudale potrebbero mettere a rischio l'unità dell'impero. Inoltre Davide I dà vita ad una politica aggressiva per riportare l'Impero allo status di grande potenza di cui godeva nell'anno mille. Siccome lo Zar di Bulgaria Giorgio III tenta una ribellione contro di lui dopo essersi alleato con il Re d'Ungheria Luigi II Jagellone, egli muove in forze contro i Bulgari, li sconfigge, distrugge la loro capitale Nicopoli (che non si riprenderà mai più) e riduce definitivamente la Bulgaria a provincia bizantina. Subito dopo, assicuratosi l'alleanza del Re di Bosnia Tvrtko III, che aspira ad allargare ulteriormente il proprio regno, e del Principe Vladislav III di Valacchia, si volge verso l'Ungheria, il cui re Luigi II, che ha sposato Maria d'Asburgo, sorella dell'Imperatore Carlo V, è colpevole ai suoi occhi di aver foraggiato i Bulgari e di aver sostenuto gli assassini di suo padre.

Lo scontro con l'esercito ungherese avviene in un territorio paludoso sulle rive del Danubio presso Mohács, a sud di Budapest, il 29 agosto 1526. I magiari, forti di 26.000 uomini, sono guidati da Re Luigi II, dall'arcivescovo di Kalocsa Pál Tomori e da György Szapolyai; Davide I Comneno guida personalmente le sue truppe, forti di 40.000 uomini, di cui 25.000 bizantini, 10.000 bosniaci e 5.000 valacchi. La battaglia vera e propria dura solo due ore: inizialmente l'avanguardia bosniaca è volta in fuga dalle truppe ungheresi guidate dall'arcivescovo Tomori, ma nel pomeriggio l'arrivo del grosso dell'esercito bizantino cambia rapidamente le sorti della battaglia: l'ala destra dello schieramento ungherese, che ha avanzato vittoriosamente, ma non ha ricevuto rinforzi tempestivi, si ritrova esposta agli attacchi greci e la sua ritirata si trasforma in una rotta; molti ungheresi sono accerchiati e catturati. Tomori è ucciso mentre cerca di raccogliere le truppe fuggiasche; il re Luigi II si dà alla fuga, ma cade da cavallo in un fiume presso Csele e muore annegato. L'esercito ungherese perde almeno 16.000 uomini, di cui 1.000 nobili. Anche Tvrtko III di Bosnia muore, gli succede il figlio Stefano VII. Per celebrare questa vittoria nella capitale è innalzata la Colonna di Davide il Magnifico davanti alla Basilica dei Santi Apostoli. Ancor oggi durante il tipico Carnevale ungherese i figuranti sono soliti indossare i Busho, le tradizionali maschere con le quali i Sokac, un corpo di ausiliari croati, si sarebbero travestiti con pelli di pecora, corna e mascheroni di legno sul viso per terrorizzare gli invasori bizantini. Come conseguenza della disfatta l'Ungheria deve cedere ampi territori alla Bosnia, alla Valacchia e allo stesso Impero Bizantino. Ma soprattutto, con la morte di Luigi II si estingue il ramo ungherese della dinastia degli Jagelloni: la corona di Ungheria passa a Ferdinando d'Asburgo, fratello di Carlo V e cognato di Luigi II, che nel 1556 diverrà anche sovrano del Sacro Romano Impero. In tal modo i destini di Austria e Ungheria saranno uniti fino alla Prima Guerra Mondiale. Quanto alla Repubblica di Ragusa, fin qui vassalla dell'Ungheria, con un abile capovolgimento di fronte essa chiede ed ottiene la protezione dell'Impero Bizantino dietro pagamento di un tributo annuo.

[continua]
Xostantinou
00domenica 24 aprile 2011 16:08
hai appena detto "buon natale" :P
Kala Christougenna significa letteralmente "buona natività del Cristo"...

invece in greco buona pasqua è "Christos Anesti" ("Χριστός ἀνέστη!" - "Cristo è risorto!"), al quale si risponde con "Alithos Anesti" ("Ἀληθῶς ἀνέστη!" - "Veramente Egli è risorto!" o "È veramente risorto!")
(William Riker)
00domenica 24 aprile 2011 19:09
Mea culpa, mea cukpa, mea maxima culpa
Urg! Hai ragione, lo sapevo: scusami, ma sono distrattissimo. Mi capita di dire "ora svolto a destra" e svolto a sinistra. Capita a noi ingegneri [SM=g27994]
A mia discolpa c'è solo il fatto che ho frequentato il Liceo Scientifico...
(William Riker)
00domenica 24 aprile 2011 19:10
E comunque, Christos Anesti!
Xostantinou
00martedì 26 aprile 2011 09:17
tranquillo, siamo qua anche per fare cultura ed informazione :)

Alithos Anesti!
(William Riker)
00martedì 21 giugno 2011 17:34
Ho finito l'ucronia bizantina!
Scusate la lontananza per motivi di famiglia e di lavoro. Ho finito l'ucronia bizantina! Eccola sul mio sito:
www.fmboschetto.it/Utopiaucronia/Impero_Eterno.htm
Se la leggete fino al 2011, fatemi sapere che ne pensate! E fin d'ora buone vacanze estive a tutti. Sempre vostro William Riker
[SM=g10179]
MegasBasileus
00martedì 28 giugno 2011 17:45
La sto leggendo molto appassionatamente. Mi sto per addentrare nel periodo napoleonico!
Davvero bella a parte qualche piccola distrazione (forse hai usato una base di una what if ottomana?) dove chiami costantinopoli istanbul e il Basileus Sultano.
Poi mi sono accorto che c'è nell'intestazione da un'idea di MegasBasileus.... non so se è un omonimo, in caso contrario sono onorato :D
(William Riker)
00giovedì 30 giugno 2011 14:16
Re:
>Davvero bella a parte qualche piccola distrazione (forse hai usato una base di una what if ottomana?) dove chiami costantinopoli istanbul e il Basileus Sultano.

Puoi per favore segnalarmi i principali errori che trovi all'indirizzo privato franco.boschetto@tin.it? Così li posso correggere. L'ho riletta già due volte ma continuano a scapparmi cavolate [SM=g27991]

>Poi mi sono accorto che c'è nell'intestazione da un'idea di MegasBasileus.... non so se è un omonimo, in caso contrario sono onorato :D

Conosco un solo MegasBasileus: tu. Dato che mi hai detto che l'argomento ti prendeva, ho dedicato il mio tempo libero di fine anno scolastico a completarla per te. Magari alla fine la troverai una schifezza, ma considera la buona volontà e il pensiero... [SM=g27995]
Sempre W Bisanzio!
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