De Nederland in strijd!

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Xostantinou
00venerdì 25 giugno 2010 17:44
CHIUSO PER RESTAURO :)
L’OLANDA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Writted by Konstantinos XI, based on a Uchrony of Falecius (UtopiaUcronia)




Capitolo I: La Grande Guerra

1914

28 Giugno - Gavrilo Princip, membro dell’associazione terroristica serba Crna Ruka assassina il principe ereditario d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este nel corso della sua visita di Stato a Sarajevo.
Le reazioni nel resto d'Europa sono abbastanza tiepide nella maggior parte dei casi. Il presidente francese Raymond Poincaré, raggiunto dalla notizia, non rinuncia alle corse di cavalli alle quali sta assistendo. In Austria, le idee federaliste dell'Arciduca provocano addirittura sollievo in alcuni ambienti. A Londra, i mercati azionari aprirono al ribasso per poi recuperare alla constatazione che le altre borse europee tengono bene. L'ambasciatore britannico a Roma riferisce che la stampa italiana ha "ufficialmente" condannato il crimine ma «la gente ha considerato quasi provvidenziale l'eliminazione del compianto arciduca». Tuttavia l'indignazione per l'accaduto e i timori di una cospirazione serba ispirano violente manifestazioni anti-serbe a Vienna e Brno. Da Budapest il console generale britannico rifersce: « Un'ondata di odio contro la Serbia si è abbattuta sul paese.»
Nei giorni successivi la tensione va aumentando: il ministro degli esteri austriaco Leopold Berchtold e il Capo di Stato Maggiore Conrad von Hötzendorf vedono nell'attentato l'occasione per ridimensionare la minaccia costituita dal Regno di Serbia. Non hanno però ancora ben chiaro se annetterla tutta, in parte, oppure sconfiggerla con le armi ed esigere, anziché territori, un forte indennizzo. Francesco Giuseppe è invece titubante e teme che l'attacco austriaco autorizzi il coinvolgimento di altre potenze, in particolare la Russia, la quale si sentirebbe costretta, in nome del panslavismo, ad accorrere in aiuto della Serbia. Altrettanto esitante è il Primo Ministro ungherese István Tisza sul quale, Il 1º luglio, Conrad annotò:
« Tisza è contrario alla guerra con la Serbia; è preoccupato, teme che la Russia ci attacchi e la Germania ci pianti in asso»
Il Kaiser Guglielmo II ha una reazione inizialmente bellicosa e ritornato a Berlino da Kiel, dove aveva ricevuto la notizia dell'assassinio mentre era impegnato in una regata velica, scrive a margine di un telegramma inviatogli il 30 giugno: « Bisogna sistemare una volta per tutte i serbi, e subito!»
5 luglio - L'inviato del Ministro degli Esteri austriaco Leopold Berchtold, il Conte Alexander Hoyos, incontra a Berlino il Sottosegretario agli Esteri tedesco Arthur Zimmermann. In questa occasione Hoyos parla espressamente di guerra, di eliminare la Serbia dalla carta geografica e di dividerne le spoglie fra i paesi confinanti. Le sue tesi sono accolte con molta attenzione.
A Potsdam l'ambasciatore austriaco presso Berlino, Ladislaus von Szögyény-Marich, consegna a Guglielmo II dei documenti ricevuti da Hoyos. Si tratta di due atti: un memoriale del Primo Ministro d'Ungheria István Tisza, scritto prima del 28 giugno e dal contenuto moderato, ma al quale Berchtold aveva aggiunto un poscritto molto aggressivo nei confronti della Serbia; ed una dura lettera autografa di Francesco Giuseppe che, rivolgendosi direttamente a Guglielmo II, auspicava l'eliminazione della Serbia «come fattore politico dai Balcani».
Durante la fase iniziale di quest'ultimo incontro, Guglielmo non si sbilancia, ma dopo colazione, su insistenza dell'ambasciatore austriaco a prendere posizione, dichiara che non si dovrà differire un'azione contro la Serbia, nonostante la prevedibile ostilità della Russia. Ed anche se si arrivasse ad una guerra fra Austria e Russia, la Germania si schiererà al fianco dell'alleato. Aggiunge, tuttavia, che la Russia non è pronta ad una guerra ed esiterà di certo molto prima di ricorrere alle armi. Per questo bisogna agire subito.
Il giorno dopo, il 6 luglio, questa viene annunciata come la versione ufficiale della Germania: l'Austria deve battere rapidamente la Serbia in modo da mettere l'Europa di fronte al fatto compiuto. Fra i componenti dell'esecutivo austro-ungarico, l'orientamento prevalente è favorevole ad un intervento militare e ad un ridimensionamento territoriale della Serbia, che verrebbe posta sotto controllo dell'Austria. L'unico a protestare è István Tisza, che il giorno successivo invia una lettera all'Imperatore precisando che un intervento contro la Serbia potrebbe provocare una guerra mondiale e potrebbe spingere non solo la Russia, ma anche la Romania a schierarsi contro l'Austria. Secondo Tisza, Vienna dovrebbe invece preparare un elenco di richieste accettabili che, se non venissero soddisfatte dalla Serbia, porterebbero ad un ultimatum. Tisza ha potere di veto e si mantiene sulla sua posizione per una settimana. Poi, nel timore che la Germania possa abbandonare l'Austria, accetta l'idea intermedia di un ultimatum subito.
A Londra Sir Arthur Nicolson, consigliere del Ministro degli Esteri Edward Grey, il 9 luglio invia una comunicazione all'ambasciatore britannico a Vienna Maurice de Bunsen, nella quale dubita di un eventuale intervento austriaco. Fuori dall'Austria-Ungheria, poiché alla Serbia non è stato consegnato ancora un ultimatum, la sensazione dell'imminenza di una crisi si sta infatti attenuando.
14 luglio - Il Capo di Stato Maggiore austriaco Franz Conrad von Hötzendorf si dichiara contrario ad un'azione militare prima del 25 (data di scadenza di un congedo generale che era stato concesso per provvedere al raccolto agricolo), anche perché un annullamento del congedo non risultava fattibile in quanto smaschererebbe le intenzioni di Vienna.
Ma è comunque ormai troppo tardi per lanciare un attacco austriaco a sorpresa e la diplomazia tedesca si muove per localizzare il futuro conflitto.
19 luglio - Il Ministro degli Esteri di Berlino, Gottlieb von Jagow, fa pubblicare sul giornale Norddeutsche Allgemeine Zeitung una sua nota in cui ammonisce: « La composizione della disparità di vedute che potrebbero sorgere fra Austria-Ungheria e Serbia deve restare una faccenda di carattere locale.»
Tre giorni dopo, dichiarazioni ufficiali sulla posizione della Germania in merito vengono inviate a Russia, Gran Bretagna e Francia.
Le condizioni dell'ultimatum vengono definite a Vienna lo stesso giorno: tutti i presenti alla seduta del Consiglio dei Ministri austriaco, compreso il Generale Conrad, sono consapevoli che la Serbia respingerà le condizioni e che il passo successivo sarà un attacco militare.
In Francia il Presidente della Repubblica Poincaré ed il suo Presidente del Consiglio René Viviani partono per un viaggio in Russia. I capi delle due potenze alleate si incontrano il 21.
Ottenute le informazioni sul ritorno a Parigi della delegazione francese, Berchtold programma di presentare l'ultimatum alla Serbia il 23 luglio, con scadenza il 25 luglio, in modo da anticipare eventuali mosse congiunte russo-francesi.
21 luglio - Francesco Giuseppe dà il proprio assenso alle condizioni dell'ultimatum, il giorno seguente il Ministro degli Esteri russo, Sergej Dmitrievič Sazonov, comincia a mettere in guardia l'Austria dal prendere misure drastiche, anche se il monito non accenna a conseguenze militari.
23 Luglio - David Lloyd George annuncia alla Camera dei Comuni che non ci saranno problemi tra le nazioni a regolare le difficoltà attraverso «qualche sana e ben congegnata forma di arbitrato».
Ottenuto anche il consenso di Francesco Giuseppe, nel pomeriggio l'ambasciatore austriaco a Belgrado, il Barone Wladimir Giesl Freiherr von Gieslingen, consegna al governo serbo l'ultimatum dell'Austria e rimane in attesa della risposta che dovrà arrivare non oltre le 18:00 del 25 luglio.
Quando il testo dell'ultimatum si diffonde, fra i governi d'Europa si hanno varie reazioni: a Londra il Ministro degli Esteri Edward Grey, dopo aver letto l'ultimatum austriaco lo definisce « il documento più duro che uno Stato abbia mai indirizzato ad un altro Stato» e chiede il sostegno tedesco per un rinvio dei termini proponendo che Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia facciano da mediatori della crisi. Azione analoga viene intrapresa dal Ministro degli Esteri russo Sergej Dmitrievič Sazonov, il cui ambasciatore a Vienna riceve l'assicurazione da Berchtold che l'Austria-Ungheria non si propone «alcuna acquisizione territoriale».
Come calcolato, la Francia non può reagire adeguatamente all'ultimatum: il presidente Poincaré ed il Primo Ministro nonché Ministro degli Esteri René Viviani erano infatti ancora in navigazione nel viaggio di ritorno da San Pietroburgo.
Il reggente di Serbia Alessandro Karađorđević (figlio di re Pietro I di Serbia che aveva abbandonato il potere per motivi di salute) si presenta a tarda sera all'ambasciata russa a Belgrado «ad esprimere la sua disperazione per l'ultimatum, al quale egli non vede possibilità di aderire interamente per uno Stato che abbia un minimo di dignità».
24 Luglio - Il ministro Sazonov, d'accordo affinché la Serbia non ceda in tutto ma non ancora pronto alla guerra, al mattino, dopo la riunione del Consiglio dei ministri, telegrafa al suo ambasciatore a Belgrado: « [...] Varrà forse meglio che, in caso di un'invasione austriaca, i serbi non tentino di opporre resistenza, ma ripieghino, lasciando che il nemico occupi il suo territorio, e rivolgano un appello alle potenze [...] »
In previsione del precipitare degli eventi, Berchtold fa comunicare quella sera al Ministro degli Esteri britannico Edward Grey che la nota austriaca non costituisce un ultimatum vero e proprio e che in caso di insoddisfazione dell'Austria-Ungheria alla risposta serba, non ci sarà che la rottura delle relazioni diplomatiche e l'inizio dei preparativi militari.
Lo stesso giorno viene preparato anche un messaggio per San Pietroburgo (inviato il 25 luglio con un corriere) in cui il governo austriaco spiega come il procedimento non fosse spinto da motivi egoistici: « [...] Se la lotta con la Serbia ci è imposta, non sarà per noi una lotta in vista di annessioni territoriali, ma esclusivamente un mezzo di legittima difesa e di conservazione.»
Venuta a conoscenza delle intenzioni dilatorie di Berchtold, la Germania richiama l'ambasciatore austriaco.
Il Primo Ministro serbo Nikola Pašić ed i suoi colleghi lavorarono giorno e notte, indecisi tra l'accettazione passiva dell'ultimatum e la tentazione di aggiungere condizioni o riserve che possano consentire di sfuggire alle richieste di Vienna. Il documento finale, a causa di un guasto alla macchina da scrivere, viene compilato a mano.
25 Luglio - Szögyény-Marich, tornato a Vienna, riferisce a Berchtold che ad un rifiuto dell'ultimatum della Serbia la Germania si aspetta l'immediata dichiarazione di guerra dell'Austria e l'inizio delle operazioni militari, poiché ad ogni ritardo dell'inizio delle ostilità si ravvisa il grave pericolo di ingerenza di altre potenze.
Alle ore 15 la Serbia ordina la mobilitazione dell'esercito e tre ore dopo, alle 18 meno due minuti (quindi a due minuti dalla scadenza dell'ultimatum), il Primo ministro Pašić consegna la risposta serba all'ambasciatore austriaco, von Gieslingen, dicendo: « Abbiamo accettato parte delle domande... Per il resto ci rimettiamo alla lealtà ed alla cavalleria del Generale austriaco.»
Gieslingen legge da solo ed in fretta il documento e, constatato che non risponde alle esigenze fissate da Berchtold, firma la nota già preparata per l'evenienza e la fa recapitare a Pašić. Nella nota si dice che, essendo spirato il termine delle richieste consegnate al governo serbo e non avendo ricevuto una risposta soddisfacente, egli abbandonava Belgrado quella sera stessa con tutto il personale della legazione.
Quello stesso giorno, al diffondersi della notizia della rottura delle trattative fra Austria e Serbia, a San Pietroburgo lo Stato Maggiore russo avvia il "periodo di preparazione alla guerra" (primo passo per la mobilitazione) ed a Parigi il governo francese richiama segretamente in servizio i propri generali. Più distesa l'atmosfera a Londra.
26 Luglio - Un agente segreto olandese inviato a Coblenza per monitorare lo sviluppo della crisi europea viene arrestato e rimpatriato. L’ operazione di intelligence da cui dipendeva, e che aveva forti oppositori nelle alte sfere olandesi, viene annullata.

Nonostante la crisi internazionale il Ministro degli Esteri britannico Edward Grey trascorre il week-end in campagna. A Londra, il sottosegretario Sir Arthur Nicolson telegrafa al ministro per suggerirgli di proporre alle potenze una conferenza durante la quale Austria, Serbia e Russia non dovranno intraprendere operazioni militari. Grey si affretta a telegrafare la sua adesione all'idea di Nicolson alla quale viene data esecuzione alle 15 con un telegramma diretto agli ambasciatori inglesi presso le grandi potenze e la Serbia. Nel telegramma si propone una conferenza a Londra tra i rappresentanti di Parigi, Roma e Berlino, con Grey per la Gran Bretagna, allo scopo di «trovare il modo di impedire complicazioni». Il giorno dopo, tuttavia, il Ministero della Guerra britannico dà istruzioni al generale Smith-Dorrien di presidiare «tutti i punti vulnerabili» nel sud del paese.
Le risposte alla proposta inglese sono piuttosto fredde: il Cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg, temendo una sconfitta diplomatica, non intende aderire. La Germania non sarebbe riuscita ad ottenere quello che desiderava, e cioè l'assenso ad un attacco alla Serbia che riabilitasse il prestigio austriaco. L'Italia aderisce invece alla proposta, mentre la Francia tentenna fra il compiacere l'ambasciatore tedesco e l'agire direttamente sulla Russia una volta stabilita l'intenzione dell'Austria-Ungheria a non effettuare annessioni. San Pietroburgo prende tempo, date le speranze di Sazonov di venire direttamente con l'Austria ad un'intesa amichevole. In buona sostanza la proposta di Grey fallisce ma allarma la Germania per la piega moderata che può prendere la crisi.
Dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra Austria-Ungheria e Regno di Serbia, il governo tedesco, coerentemente con quanto stabilito il giorno prima, reclama d'urgenza presso l'Austria «la dichiarazione di guerra e l'inizio delle operazioni militari». Ciò allo scopo di scongiurare pressioni in senso contrario: bisognava cioè evitare che la crisi venisse risolta prima che le forze austriache fossero riuscite a occupare Belgrado.


(INIZIO UCRONIA)

28 Luglio - Nonostante il parere negativo del Capo di Stato Maggiore Conrad, il governo austriaco ordina la mobilitazione parziale, esclusivamente diretta contro la Serbia; mentre il Kaiser Guglielmo II, in contrasto con quanto stabilito dal suo governo, si dichiara disposto a fare da mediatore fra Austria e Serbia dichiarando che non c'è più alcun motivo, dopo la risposta di Belgrado all'ultimatum di Vienna, di far scoppiare una guerra. Guglielmo II ha infatti definito la replica serba una «capitolazione oltremodo umiliante», occorre però, per costringere la Serbia a rispettare le promesse contenute nella risposta all'ultimatum, che l'Austria occupi temporaneamente Belgrado (che si trova subito al di là del confine) e nulla più. Tali istruzioni del Kaiser al suo ministro degli esteri Jagow non influiscono però sulla condotta dei diplomatici tedeschi a Vienna.
Risoluto ormai ad entrare in guerra al più presto, il governo austriaco si trova nella necessità di chiedere l'autorizzazione a Francesco Giuseppe. In un'istanza di Leopold Berchtold all'Imperatore del 27 luglio, si osserva che la risposta serba, per quanto inutile nella sostanza, è stata redatta in modo conciliante e può suggerire all'Europa tentativi di soluzione pacifica se non si creasse subito una situazione netta. Nel documento si finge anche la circostanza che truppe serbe da piroscafi sul Danubio abbiano sparato su truppe austro-ungariche, ed occorre dare all'esercito quella libertà d'azione che potrebbe avere solo in caso di guerra.
Francesco Giuseppe accoglie l'istanza di Berchtold e, alle ore 12, un telegramma con la dichiarazione di guerra parte per Belgrado. L'Austria dichiara ufficialmente guerra alla Serbia.
Appresa la sera stessa la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia, il Ministro degli Esteri russo Sergej Dmitrievič Sazonov comunica alla sua ambasciata a Berlino che il giorno dopo il governo dello Zar avrebbe ordinato la mobilitazione nei distretti di Odessa, Kiev, Mosca e Kazan', cioè contro l'Austria.
29 Luglio - Mentre l'artiglieria austriaca tiene sotto tiro le fortificazioni serbe lungo la frontiera, pronta ad aprire il fuoco in qualsiasi momento, al mattino la Russia chiama alle armi una parte della sua enorme riserva di uomini: lo Zar Nicola II non dichiara guerra all'Austria, ma si limita a ordinare una mobilitazione parziale di quasi sei milioni di uomini.
L'ambasciatore tedesco a San Pietroburgo, Friedrich Pourtalès, richiama "molto seriamente" l'attenzione di Sazonov sul fatto che la continuazione delle misure di mobilitazione russa obbligherebbero la Germania alla mobilitazione e che in questo caso sarà quasi impossibile impedire una guerra europea.
Contemporaneamente, a Potsdam, si tiene una riunione fra Guglielmo II ed alcuni suoi alti ufficiali e funzionari. Ancora ignari della mobilitazione parziale russa, essi discutono sulla situazione ed il Kaiser rifiuta una proposta del Cancelliere Bethmann di offrire forti limitazioni della flotta tedesca in cambio della promessa di neutralità della Gran Bretagna. Rientrato nel suo ufficio, piuttosto avvilito, Bethmann trova anche la notizia della mobilitazione russa.
Ad aggravare la posizione del Cancelliere, la stessa sera, giunge a Berlino un telegramma dell'ambasciatore tedesco a Londra, Karl Max von Lichnowsky. Costui informa che il ministro Edward Grey ha affermato che se la Francia fosse stata coinvolta nella guerra, la Gran Bretagna non sarebbe rimasta neutrale.
A questo punto il Cancelliere si rende conto che il gioco sta diventando troppo pericoloso e, coerentemente con il volere di Guglielmo II, telegrafa al suo ambasciatore in Austria nella notte ordinandogli, praticamente, un dietro front: « Noi siamo pronti ad adempiere ai nostri obblighi di alleanza, ma dobbiamo rifiutare di lasciarci trascinare da Vienna, con leggerezza e senza che i nostri consigli siano ascoltati, in una conflagrazione generale.»
La mobilitazione generale russa, ordine che lo Zar Nicola II aveva firmato assieme a quello della mobilitazione parziale, non era ancora operativa, ma si attiva quando si diffonde la notizia a San Pietroburgo del bombardamento austriaco di Belgrado effettuato lo stesso giorno dai pontoni sul Danubio. Lo Zar, spaventato da un conflitto con la Germania, si appella direttamente al Kaiser telegrafandogli: «[...] ti prego in nome della nostra antica amicizia, di fare il possibile per impedire ai vostri alleati di oltrepassare il limite». Il telegramma si incrocia con un altro telegramma inviato dal Kaiser allo Zar: «[...] sto esercitando tutta la mia influenza per indurre gli austriaci a trattare immediatamente per arrivare ad un'intesa soddisfacente con voi».
Nel tardo pomeriggio, confortato dal telegramma del Kaiser, Nicola II invia ai capi di stato maggiore l'ordine di evitare la mobilitazione generale e di dare corso soltanto a quella parziale. Successivamente lo Zar riceve un altro telegramma di Guglielmo II che invita la Russia a restare "spettatrice del conflitto austro-serbo" e nel quale si offre come mediatore fra Russia e Austria.
Ciò convince lo Zar, che alle 21:30 dà ordine di sospendere la mobilitazione parziale, ma il capo di stato maggiore Januškevič lo avverte che ormai è troppo tardi per fare marcia indietro poiché il meccanismo era già in moto in tutto l'impero.
30 Luglio - Guglielmo II non riesce a dissuadere il suo Stato Maggiore dal rispondere alla mobilitazione parziale della Russia con misura analoga e grazie ad un avvicinamento delle posizioni di militari e civili, che avviene tra il pomeriggio e la sera verso i mezzi estremi, la Germania si avvia a proclamare lo "stato di pericolo di guerra" (Kriegsgefahrzustand).
A San Pietroburgo, allorché giunge voce che la Germania è in pre-mobilitazione, lo Zar riceve pesanti pressioni dal Ministro della Guerra Vladimir Aleksandrovič Suchomlinov e dal ministro Sazonov affinché firmi l'ordine di mobilitazione generale. Nicola II esita fin quando, convintosi della minaccia di un imminente attacco tedesco, si decide ed ordina al Ministro degli Esteri: «Voi avete ragione. Non ci resta altro da fare che prepararci contro un'aggressione. Trasmettete al capo di Stato Maggiore Generale i miei ordini di mobilitazione.»
Alle ore 16 lo Zar firma l'ordine di mobilitazione generale, da attivarsi per il giorno dopo.
31 Luglio - La notizia della mobilitazione generale russa fa il gioco del Capo di Stato Maggiore tedesco von Moltke, che vince ogni possibile esitazione di Bethmann-Hollweg e Guglielmo II.
Bethmann comunica a Londra, San Pietroburgo, Parigi e Roma che la Germania annuncia il Kriegsgefahrzustand (emergenza militare) ed aggiunge che la mobilitazione tedesca verrà revocata solo se la Russia revocherà la sua. Ma all'ambasciatore a Vienna Heinrich von Tschirschky telegrafa: «Dopo la mobilitazione generale russa noi abbiamo proclamato lo "stato di pericolo di guerra"; probabilmente la mobilitazione seguirà entro quarantott'ore. Essa significherà inevitabilmente la guerra. Noi attendiamo dall'Austria una partecipazione attiva immediata alla guerra contro la Russia.»

Il telegramma per l'ambasciatore tedesco a San Pietroburgo, Pourtalès, contenente l'ultimatum alla Russia parte da Berlino alle 15:30 e, redatto da Bethmann in persona,così dice:
« Malgrado i negoziati ancora in corso e sebbene [...] non avessimo presa alcuna misura di mobilitazione, la Russia ha mobilitato tutto il suo esercito e la sua flotta; ha dunque mobilitato anche contro di noi. Queste misure russe ci hanno costretti, per garantire la sicurezza dell'Impero, a dichiarare lo "stato di pericolo di guerra", che non significa ancora la mobilitazione. Ma la mobilitazione deve seguire se entro dodici ore la Russia non sospende ogni misura di guerra contro di noi e contro l'Austria-Ungheria e non ci fa una dichiarazione precisa in questo senso. La prego di comunicare ciò immediatamente a Sazonov e di telegrafare l'ora della comunicazione. So che Sverbejev ha telegrafato ieri a Pietroburgo che noi avevamo già mobilitato, ma non è vero, nemmeno all'ora attuale.»
Il telegramma di Bethmann arriva a San Pietroburgo solo alle 21:30 e, intorno alla mezzanotte, l'ambasciatore tedesco Pourtalès si reca dal ministro Sazonov per consegnargli l'ultimatum della Germania. Sazonov replica dicendo che ragioni tecniche impediscono di revocare la mobilitazione ma, aggiunge, che ciò non implica la guerra ed i negoziati possono continuare. Chiede poi a Pourtalès se la mobilitazione tedesca avesse, invece, portato inevitabilmente alla guerra. Al che l'ambasciatore risponde: «ci troveremmo a due dita dalla guerra». Questa affermazione, che lascia anche un minimo di speranza di pace dopo l'ordine di mobilitazione tedesca, illude Sazonov di avere ancora un piccolo margine di manovra; ciò non è vero, dato che le procedure della mobilitazione tedesca prevedono, una volta avviate, necessariamente la guerra. Probabilmente neanche Pourtalès si rende conto che il documento che aveva appena consegnato a Sazonov è un ultimatum vero e proprio.
Il motivo per cui Bethmann non chiarisce nell'ultimatum alla Russia che la mobilitazione tedesca porterà alla guerra è spiegabile con il desiderio dello Stato Maggiore tedesco di non allarmare troppo i russi, dal momento che ciò accelererebbe i loro preparativi militari.
Contemporaneamente al telegramma per San Pietroburgo, da Berlino parte anche quello per l'ambasciatore tedesco a Parigi Wilhelm von Schoen. Il testo è pressoché simile a quello per l'ambasciatore in Russia ma si rivela più incisivo e chiaro quando precisa: « [...] La mobilitazione significa inevitabilmente la guerra. La prego di chiedere al governo francese se in una guerra tra la Germania e la Russia esso rimarrà neutrale. [...] La risposta a quest'ultima domanda ci deve essere nota qui domani alle 4 pomeridiane.»
L'ambasciatore tedesco Schoen si presenta al Ministero degli Esteri francese verso le 19 e, consegnato l'ultimatum con cui la Francia deve stabilire la sua eventuale, improbabilissima, neutralità, ne rende conto a Berlino in un telegramma che parte la sera. Schoen riferisce che il Presidente del Consiglio René Viviani gli ha detto di « non avere notizia alcuna di una mobilitazione russa » e, sulla questione della neutralità, di poter rispondere all'invito tedesco per le 13 del giorno dopo.
1 agosto - Alle 12:52, dopo 52 minuti dalla scadenza dell'ultimatum alla Russia, viene telegrafato da Berlino all'ambasciatore a San Pietroburgo Pourtalès il testo della dichiarazione di guerra. Il documento deve essere consegnato, in caso di risposta non soddisfacente, alle 17 ora dell'Europa centrale.
Alle 16, a Berlino, visto il silenzio del governo russo, il Ministro della Guerra Erich von Falkenhayn sollecita il cancelliere Bethmann a recarsi con lui dall'Imperatore per la firma dell'ordine di mobilitazione generale. Alle 17 il Kaiser firma l'ordine, dopo di che Falkenhayn esclama: «Dio benedica Vostra Maestà e le sue armi. Dio protegga la nostra Patria».
Alle 19, a San Pietroburgo, l'ambasciatore tedesco Pourtalès si reca dal ministro Sergej Dmitrievič Sazonov per avere notizie. Reca con sé la dichiarazione di guerra che gli è pervenuta solo alle 17:45 e che ha dovuto anche decifrare. Incontrato Sazonov, gli domanda se il governo russo sia pronto a dare una risposta soddisfacente all'ultimatum. Il Ministro degli Esteri risponde negativamente. Pourtalès allora gli ripete la domanda rilevando le gravi conseguenze che deriveranno dal non tener conto dell'ingiunzione tedesca. Sazonov risponde come prima. Allora, l'ambasciatore, traendo di tasca un foglio piegato, ripete per la terza volta con voce tremante la domanda. Sazonov risponde che non ha nulla da aggiungere. Profondamente sconvolto, Pourtalès aggiunge con visibile sforzo: «In questo caso sono incaricato dal mio governo di rimettervi la nota seguente», e con mano esitante tende la dichiarazione di guerra al ministro russo.
Dopo di che l'ambasciatore perde ogni dominio di sé e, avvicinandosi ad una finestra, scoppia in lacrime. Ricorda Sazonov nelle sue memorie:
«Malgrado la mia emozione, che riuscii a padroneggiare, mi sentii preso da una profonda pietà per lui, e ci abbracciammo prima che egli con passo malfermo abbandonasse il mio ufficio.»
A Parigi l'ambasciatore tedesco Schoen si reca da Viviani per conoscere la decisione riguardo all'ultimatum tedesco sull'eventuale neutralità francese, consegnato la sera prima. Disorientando il diplomatico tedesco, Viviani risponde: «La Francia si ispirerà ai suoi interessi» , né il Primo ministro francese si esprimerà più chiaramente dopo.
Nel pomeriggio, su pressante richiesta del Capo di Stato Maggiore francese Joseph Joffre e su disposizione del Consiglio dei ministri, alle 15:55, i telegrammi predisposti per l'occasione vengono consegnati e spediti in tutta la Francia. Essi recano l'ordine: «Il primo giorno di mobilitazione è domenica 2 agosto».
A Berlino, appena emanato l'ordine di mobilitazione generale tedesca, un messaggio da Londra (giunto poco più di un'ora prima) dell'ambasciatore tedesco Karl Max von Lichnowsky illude la Germania che, se non attaccherà la Francia, questa non si muoverà a difendere la Russia. Guglielmo II ed i suoi collaboratori sono euforici, la Germania avrebbe combattuto solo contro la Russia. Moltke, invece, si trova in difficoltà, perché i piani militari tedeschi prevedono solo una guerra con entrambe le potenze. Anzi, il Piano Schlieffen prevedeva innanzi tutto un attacco alla Francia, a causa dell'alleanza franco-russa stipulata nel 1894. Per scongiurare questa eventualità nel 1904 l'allora Capo di Stato Maggiore tedesco, Alfred von Schlieffen, ideò il piano omonimo atto a sconfiggere la Francia con una rapida guerra attraverso il Belgio per poi rivolgere tutte le forze contro la Russia, nel frattempo impegnata nella lenta e macchinosa mobilitazione. La Germania avrebbe così evitato una logorante e pericolosa guerra su due fronti.
Quando arriva la smentita da Re Giorgio V, nella quale si dice chiaramente che nessuno assicura la neutralità inglese né tanto meno quella francese, Moltke, sentito Guglielmo II, dirama l'ordine di invadere il Lussemburgo.
2 Agosto - Truppe tedesche invadono il Lussemburgo. L'intera marina britannica venne mobilitata e la Gran Bretagna fornisce anche rassicurazioni segrete alla Francia: se la flotta tedesca entrerà nel Mare del Nord o nella Manica per attaccare navi francesi, la flotta inglese fornirà «tutto l'appoggio possibile». Mobilitazione belga e francese. Il Kaiser invia un nota alla regina Wilhelmina d’Olanda ed al Re Alberto del Belgio richiedendo il libero passaggio delle forze tedesche.
Wilhelmina si consulta col suo capo di Stato Maggiore gen. Snijders, che ammette di non poter difendere efficacemente il paese e di temere un’invasione britannica. Wilhelmina teme che il suo paese diventi un campo di battaglia, il che accadrebbe se si schierasse con l’Intesa. Acconsente al passaggio delle forze di von Kluck, a condizione che due divisioni tedesche vengano dislocate nelle Isole Frisoni e in Brabante per garantirne la “neutralità”. La Germania dichiara guerra alla Francia.
3 Agosto - Ultimatum tedesco al Belgio: alle 19 giunge al governo di Bruxelles l'intimazione, concedendogli dodici ore di tempo, di acconsentire al transito alle truppe tedesche. I belgi rifiutano: «se il governo belga accettasse le richieste che gli sono state consegnate sacrificherebbe l'onore della nazione e tradirebbe i propri impegni in Europa». Il riferimento del comunicato belga era al trattato dei XVIII articoli del 26 giugno 1831 che imponeva al Belgio la "perpetua neutralità" garantita dalle grandi potenze. L'impegno alla neutralità belga fu poi confermato il 14 ottobre con il trattato dei XXIV articoli che fu ratificato il 19 aprile 1839.
Occupazione del Lussemburgo. L’Olanda mobilita.
Von Moltke ordina di implementare il piano Schlieffen nella sua interezza. La Prima armata tedesca si schiera lungo il confine con i Paesi Bassi.
4 Agosto - La Prima Armata tedesca di von Kluck attraversa il Limburgo olandese e piomba alle spalle di Liegi. Il Belgio dichiara guerra all’Olanda e alla Germania. Ultimatum inglese alla Germania.
5 Agosto - Crollo dell’esercito belga nell’est. Dichiarazione di guerra inglese alla Germania.
8 Agosto - La Gran Bretagna, la Francia, la Serbia e la Russia dichiarano guerra all’Olanda.
13 Agosto - Anversa si arrende ai tedesco-olandesi.
18 Agosto - Il Giappone dichiara guerra agli Imperi Centrali e all’Olanda.
20 Agosto - Truppe olandesi e tedesche occupano Gent, Ostenda e Ypres.
Il corpo d’armata che Moltke ha tolto a von Kluck per rinforzare la Lorena e la Prussia è parzialmente sostituito da forze olandesi, anche se molte devono restare a difendere il paese da raid costieri inglesi. La Kriegsmarine disloca unità a Rotterdam ed Anversa.

Settembre - Battaglia dell’Oise. Von Kluck raggiunge e supera la Somme e si avvicina a Parigi da nordest. C’è un varco nello schieramento nel settore della Marna, tra la Prima e la Seconda armata. Gallieni riesce a sfruttarlo per rallentare l’estrema destra tedesca e stabilizzare il fronte salvando Parigi.
L’Australia occupa la Nuova Guinea Olandese e Tedesca. Forze inglesi dalla Guyana invadono il Suriname. La Francia conquista le Antille Olandesi Settentrionali. I giapponesi avanzano in Indonesia e assediano Batavia dal mare, generalmente accolti come liberatori dagli indonesiani.
I tedeschi ottengono una grande vittoria sulla Russia a Tannenberg.

Ottobre - In Sudafrica, il “Bitter-ender” afrikaner Col. Maritz, incaricato dal Primo Ministro Sudafricano Louis Botha di invadere l’Africa Sud-Occidentale Tedesca (ASOT) si ammutina il 12 Ottobre, affermando tra l’altro che rifiuta di combattere contro la “madrepatria” olandese.
Il 17 ottobre, la regina Wilhelmina tiene un accorato discorso ai "fratelli lontani" del Sudafrica, esortandoli a ribellarsi a Londra, e partecipare alla "grande riunificazione della patria comune, alla restaurazione della gloria delle antiche Province Unite, di cui voi, Afrikaner, siete un così orgoglioso e possente virgulto".
Ben presto Maritz viene seguito da molti alti ufficiali dell’esercito tra cui il Gen. De Wet, che occupa Pretoria, e lo stesso Generale Smuts, Ministro degli Interni. Il primo ministro del Dominion, l’ex generale boero Louis Botha, eroe della guerra contro gli inglesi, dopo molte esitazioni, accetta di guidare un Sudafrica indipendente. Le forze sudafricane leali alla Gran Bretagna vengono facilmente sopraffatte. Londra non sa che fare. Città del Capo, insufficientemente difesa da forze fedeli al Dominion, cade il 30 ottobre. Maritz e Botha si dichiarano consoli reggenti e De Wet vicerè in nome di Wilhelmina,che viene proclamata "Imperatrice d'Afrika". Ordine alle truppe sudafricane di invadere il Bechuanaland (oggi Botswana), dichiarazione di guerra a Francia, Gran Bretagna e Russia.
Il Kaiser, su consiglio del Feldmaresciallo von Hindenburg, decide di riconoscere agli alleati afrikaner il possesso della parte meridionale dell’ASOT, che Maritz aveva occupato, ed assegnare il comando delle truppe coloniali tedesche di tutta l’Africa al Generale Paul von Lettow-Vorbeck, già veterano di campagne in Cina, ASOT e Camerun, ed attuale comandante delle guarnigioni in AOT, piuttosto che al generale Lothar von Trotha, favorito del Kaiser, celebre per i massacri durante la rivolta ottentotta del 1904, e già rimpatriato per le proteste dell’opinione pubblica a seguito di spaventose atrocità sui nativi. "Viste l'accoglienza da parte dei locali dell'insurezione boera in Sud Africa e dell'invasione dell'Indonesia da parte giapponese", sostiene Hindemburg, "è preferibile, mein Kaiser, scegliere un uomo che rappresenti per gli indigeni un Reich con il volto del liberatore dall'oppressione coloniale anglofrancese, piuttosto che occupare le loro terre con truppe comandate da un noto sterminatore di negri. Avere il favore dei locali potrebbe facilitarci la campagna."
Sul fronte occidentale quello che resta delle forze britanniche non dispone dei porti di Calais e Boulogne per i rifornimenti, ed è stato investito in modo molto pesante dalla avanzata tedesca. Parigi resiste (ma è minacciata molto più da vicino che nella nostra storia dopo la Marna).
Coi sottomarini tedeschi liberi di scorrazzare nella Manica, i rifornimenti inglesi alla Francia sono messi a dura prova. La Germania dichiara che la Manica è zona di guerra è che ogni nave in quel tratto di mare sarà affondata, mentre nelle altre acque britanniche le navi neutrali saranno al sicuro.
Intanto il Togo tedesco è spartito tra Francia ed Inghilterra, mentre i giapponesi prendono Batavia e occupano le isole di Giava e Celebes, Bali, Lombok, Flores, Sumbawa, le Molucche e il resto delle isole della Sonda. Il Borneo e Sumatra vengono divisi tra Malesia Britannica e Giappone nel corso di mesi di Novembre e Dicembre. I giapponesi si prendono la parte più grande: la Gran Bretagna ha poco interesse ad estendersi nell’area a parte le isole attorno a Singapore, la zona di Aceh e la valle del Kapuas.
Il governo francese è consapevole che la resa significa la fine effettiva dell’indipendenza nazionale, e quello inglese che una Germania vittoriosa oscurerebbe la potenza britannica.
La Serbia resiste ancora efficacemente agli austriaci, e fuori d’Europa la guerra va a favore dell’Intesa.
Nell’inverno 1914-1915 operazioni di guerra di movimento sono impossibili. I francesi, con un modesto aiuto inglese, riescono a trattenere i tedeschi a pochi chilometri da Parigi almeno fin quando una stabilizzazione dei fronti non è resa necessaria dalla stagione verso la metà di novembre.
Inverno di trincea.

Dicembre - Gli stati indigeni sud africani del Basutoland (oggi Lesotho) e Swaziland, che erano rimasti a fianco della Gran Bretagna, vengono schiacciati dalle truppe afrikaner comandate da Maritz e tedesche al comando di Victor Franke, arrivate dall’Africa Tedesca del Sud-Ovest su ordine di von Lettow-Vorbeck; la successiva guerriglia è rapidamente sconfitta.


1915

Gennaio - Gli inglesi della colonia del Capo assaggiano la medicina che le loro forze avevano propinato ai Boeri quindici anni prima: i campi di concentramento (chiamati lager in Afrikaans).

Febbraio - La Bulgaria rompe gli indugi ed invade la Serbia a fianco degli Austro-tedeschi appena la stagione delle operazioni riprende. Il paese viene spartito, tra Austria a nord e Bulgaria a Sud

Marzo - La grave sconfitta del colonnello Miani a Gasr Bu Hadi in Tripolitania e la proclamazione della Repubblica Libica impensieriscono Roma ( HL: si dice il ministro delle Colonie, Ferdinando Martini, girasse urlando “Peggio di Adua!” quando gli giunse da Tripoli il telegramma della disfatta) al punto che si decide di continuare a trattare con l’Austria facendosi pagare la neutralità, anche in considerazione di una situazione militare favorevole alla Germania. Si elaborano piani per riconquistare la colonia libica ribelle.

Aprile – Gli ultimi resti sconfitti dell’esercito serbo in rotta sono soccorsi in Albania dai francesi e dagli inglesi; la Grecia tentenna ed il Primo Lord dell'Ammiragliato Churchill, reputando troppo impegnative sia l’operazione pianificata contro Gallipoli che lo sbarco di truppe a Salonicco, richiesto dagli alleati francesi per inquadrare i resti dell’esercito serbo e marciare contro gli austro-bulgari, decide invece di dirottare le truppe serbe a rinforzare l’esercito imperiale anglo-indiano in Iraq.
In Occidente sfiancante guerra di posizione attorno Parigi, in Polonia i tedeschi ottengono impressionanti successi contro i russi, ma nessuna vittoria decisiva. In Armenia i Russi faticano ad avanzare, mentre i Turchi deportano e massacrano la popolazione locale cristiana. I sottomarini tedeschi imperversano nella Manica. Attorno Parigi vengono usati i gas (dai tedeschi) e i carri armati (dagli inglesi). Le condizioni dei soldati al fronte peggiorano vistosamente.
Nel corso dell’estate i ribelli libici respingono un tentativo di sbarco italiano a Zliten. Il governo italiano decide di avviare trattative con i Senussiti per isolare l’ala radicale e repubblicana della ribellione, che fa capo a Ramadan Shatawi ed alla tribù dei Sef en-Nasser, tra loro storicamente ostili ma uniti nel combattere gli italiani. Visto l’isolamento e la debolezza italiane ed un certo grado di appoggio da parte degli Imperi Centrali, però, i capi della rivolta rifiutano qualsiasi accordo ed al massimo sono disposti ad una alleanza, posto che l’Italia riconosca l’indipendenza libica. Il fallimento determina la fine politica di Martini, sostituito alle colonie dal nazionalista Volpi, che immediatamente decide di usare il pugno di ferro ed organizza una costosa spedizione con due divisioni nazionali e tre coloniali di ascari eritrei. Il prestigio del governo è in bilico nonostante l’Austria finalmente accetti di cedere il Trentino italofono in cambio della neutralità. Gli irredentisti protestano, ma il governo è ormai concentrato sulla Libia.

Settembre – Gli Anglo-Indiani espugnano Baghdad. Il Giappone, che è di fatto fuori dalle operazioni militari dopo la caduta delle Indie Olandesi e dell’Oceania tedesca, si prepara ad intavolare trattative di pace.

Novembre – Il protettorato inglese del Bechuanaland è completamente occupato dagli Afrikaner sotto il comando di De Wet ed annesso all’Afrika.

Dicembre - L’ambasciatore giapponese negli Stati Uniti contatta i suoi omologhi tedesco, olandese ed austro-ungarico offendo un trattato di pace in cambio dei territori conquistati, senza del tutto escludere la possibilità per l’Olanda di riavere almeno Sumatra alla fine del conflitto. Gli olandesi rifiutano, ma la Germania offre in cambio all’alleato un boccone assai più appetitoso: le province belghe di lingua fiamminga e, in caso di vittoria, parti degli imperi coloniali inglese e francese.
Le trattative segrete procedono.


1916

La Danimarca cede agli USA le Isole Vergini Occidentali. (HL)

Febbraio - La Germania annette il Granducato del Lussemburgo ed il lussemburgo belga, accorpandoli sotto lo scettro del Granduca Federico II di Oldenburg, assegna le province neerlandofone del Belgio all'Olanda, che le annette. Questo sia per ridurre le forze e le spese necessarie all'occupazione, che per compensare l'Olanda della perdita delle Indie Orientali, ormai ritenuta inevitabile dagli alti comandi e "prezzo da pagare" per il ritiro dei giapponesi dal conflitto. Parte della popolazione fiamminga è ben contenta del cambiamento, anche perché dopo la dura occupazione militare il ritorno al governo civile è il benvenuto. Non così a Bruxelles, anch'essa assegnata all'Olanda, che è un'isola francofona nella campagna fiamminga. La regina Wilhelmina visita la città nel tentativo di placare le proteste, ma viene fischiata dalla folla, in contrasto con la buona anche se non calorosa accoglienza che riceve ad Anversa, Gent, Bruges ed Ostenda.
Il Belgio francofono è occupato dai tedeschi.

3 Marzo - La Germania, che spera di annetterne le colonie africane, dichiara guerra al Portogallo, a seguito di vari incidenti navali con navi e sottomarini tedeschi.

Marzo - Gli Stati Uniti avvisano la Gran Bretagna dell'esistenza di trattative nippo-tedesche. L'apporto militare del Giappone è relativamente piccolo (visto che è limitato al sud-est asiatico nemmeno difeso troppo energicamente tra l’altro dagli imperi centrali), ma prezioso per la difesa dei possedimenti asiatici dell'Intesa, ed ha un certo valore economico. Alla fine la Gran Bretagna accetta di cedere tutta Sumatra e le isole Bangka e Belitung al Giappone per mantenerlo in guerra. La Malesia Britannica viene ingrandita con gli arcipelaghi Riaw, Lingga e Natuna, a sud e ad est di Singapore, e con l'annessione dell'ex sultanato di Pontianak, nel Borneo occidentale, comprendente il bacino del fiume Kapuas. I Giapponesi restano dunque in guerra e, a causa di rivolte antifrancesi (probabilmente sostenute dagli Imperi Centrali) in Vietnam, inviano truppe per reprimere la rivolta e pacificare l’area, evitando alla Francia un ulteriore sforzo, ma indebolendone la presa sull'Indocina.

Aprile - Rivolta araba. Le forze del principe Hashimita Faysal e del Colonnello Lawrence scacciano gli Ottomani dallo Hijaz ed invadono la Transgiordania. In Egitto, le truppe del Generale Allenby scacciano gli Ottomani dal Sinai e prendono Gaza. Comincia la battaglia di Palestina.
In Irlanda scoppia la sanguinosa rivolta di Pasqua. L'esercito inglese, già in difficoltà, si trova con un altro fronte.
Sottomarini tedeschi inviano rifornimenti ai ribelli. La Germania e l'Olanda riconoscono un’Irlanda indipendente. Le atrocità inglesi nella repressione suscitano sdegno negli Stati Uniti, ma vengono oscurate dalle notizie del genocidio armeno di Enver Pascià.
Intervento degli Stati Uniti in Messico per catturare Pancho Villa, che gli sfugge e continua a combattere contro il governo di Carranza.
Graduale escalation della presenza americana nel corso del 1916, che obbliga Carranza a chiederne il ritiro per salvaguardare la sovranità del Messico.
Le forze tedesche nell’ASOT, rinforzate da truppe Afrikaner, sotto Franke invadono l’Angola portoghese. Altre forze afrikaner attaccano in Mozambico. La progettata invasione della Rhodesia dal Bechuanaland viene rinviata, dando respiro alle magre forze rhodesiane impegnate in Africa Orientale Tedesca (AOT).

Luglio - La Spedizione di Volpi raggiunge Tripoli e Homs e sbarca circa diecimila soldati tra italiani ed ascari eritrei. I primi mesi vengono trascorsi ad assicurare il controllo della costa, in particolare di Zliten e Sirte.
Le trattative coi Senussiti, seppure senza convinzione, procedono: gli italiani occupano Tobruch ma lasciano stare il resto della Cirenaica, riuscendo per il momento ad impedire ai Senussiti di prestare aiuto a Shatawi in Tripolitania.

Agosto - Truppe austriache e bulgare invadono l'Albania. Il ministro greco filo-occidentale Venizelos viene destituito ed incarcerato grazie alle pressioni di Berlino e Vienna, è sostituito da Alexandros Zaimis. Re Costantino, prima osteggiato apertamente da Venizelos per le sue simpatie austro-tedesche, può finalmente comunicare l'ingresso della Grecia in guerra a fianco degli Imperi Centrali.
Sconfitta rovinosa dei russi, dopo una promettente avanzata nella Galizia austriaca sotto la guida del generale Brusilov, nella battaglia di Leopoli.
L'Albania viene spartita tra Austria, Bulgaria (che ottiene Corizza) e Grecia (territorio a sud del Semeni, come compenso per l'entrata in guerra); l'Italia riceve la baia di Valona, le isole vicine ed il relativo porto in cambio dello sgombero della sua missione militare a Durazzo, che viene sostituita da una austriaca.

28 Agosto – Disastrosa sconfitta militare e morale della Francia con la caduta della fortezza strategica di Verdun, dopo quattro mesi di guerra di logoramento.

Settembre - Caduta di Lourenço Marques (oggi Maputo, in Mozambico), nelle mani delle truppe afrikaner.
La Romania, dopo una lunga esitazione, entra in guerra a fianco degli Imperi Centrali con la promessa dell’agognata Bessarabia russa.
Franke e le sue truppe tedesche avanzano in Angola.

Ottobre – In Etiopia, un complotto per rovesciare l'Imperatore Ligg Iyasu, guidato da Ras Tafari Makonnen ed altri esponenti pro-intesa della Corte, viene scoperto quando alcuni nobili coinvolti, disperando delle possibilità dell'Intesa di vincere la guerra, lo abbandonano e lo denunciano.
I capi del complotto vengono esiliati in zone remote del paese e privati digran parte delle loro cariche. Iyasu decide di risparmiare loro la vita in virtù dei meriti di alcuni di loro, o della loro appartenenza alla famiglia reale. Tra gli esiliati ci sono molti dei maggiori ecclesiastici copti del paese, già preoccupati dalle sempre più marcate tendenze filo-islamiche di Iyasu. L'Imperatore ne approfitta per decapitare la gerarchia religiosa.
Muore Francesco Giuseppe, Imperatore d'Austria e re d'Ungheria. Gli succede Carlo I, suo pronipote, che avvia trattative segrete per porre fine alla guerra e dare all'Austria maggior spazio di manovra rispetto alla Germania. L'unico risultato sarà la firma di un armistizio, formale ed inutile, tra Austria e Giappone.
Il governo giapponese, ambendo ad impadronirsi dell’Indocina, denuncia un complotto degli Imperi Centrali per far entrare il Siam in guerra, provocando simultaneamente una nuova rivolta nell'Indocina Francese ed in Birmania. Considerata la notevole agitazione e la scoperta di un complotto simile in India, gli inglesi non stentano a crederci. Il Giappone (affiancato da una pletorica forza vietnamita dell'esercito francese) invade il Siam per terra e per mare, occupando nel tragitto punti strategici dei protettorati francesi di Cambogia e Laos.

Novembre - La campagna elettorale per le presidenziali negli USA è condizionata dai rapporti USA-Messico, con Wilson favorevole ad un atteggiamento morbido ed i repubblicani propensi ad una invasione. Viene eletto il candidato repubblicano Hughes.
L'Imperatore etiope Iyasu dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna per aver appoggiato il tentato colpo di stato ai suoi danni e si allea formalmente a Mohammed Hassan, detto "Mad Mullah" dai suoi nemici inglesi, un capo somalo che combatte per l'indipendenza del suo paese (diviso tra Etiopia, Francia, Italia e Gran Bretagna) che governa un piccolo territorio sotto formale protettorato italiano.

Dicembre - Il grosso delle forze italiane, due divisioni coloniali ed una nazionale (su un totale di cinque) sferra un assalto contro Misurata, la capitale libica, sperando di catturarla al primo colpo. hanno però un'amara sorpresa: l'ex ufficiale del genio dell'esercito turco Mirza Suleyman Bey, che ha già combattuto in Libia nel 1911-12, è con i ribelli ed ha consigliato loro di fortificare Misurata con trincee, terrapieni e nidi di mitragliatrici. Benché Shatawi si fosse inizialmente opposto, preferendo affrontare il nemico a viso aperto, il parere di Mirza viene accolto e gli italiani subiscono perdite consistenti sin dalla prima offensiva. Anche se non si tratta di una sconfitta come Adua o Gasr Bu Hadi, è un brutto colpo. Misurata diventa una Verdun tascabile nel deserto.
Gli eserciti etiopici prendono Gibuti d'assedio ed invadono Somaliland e Kenya nord-orientale, mentre il tentativo di tagliare le linee inglesi in Sudan lungo il Nilo viene respinto dalle truppe anglo-egiziane.
Il Siam non esiste più e viene spartito dall'Intesa in tre zone. L'est, che appartiene al bacino del Mekong, è unito al Laos (di fatto sotto controllo nipponico), l'ovest, col Karenland e la fascia di territorio che collega la Birmania alla Malesia, all'India britannica, ed il cuore del paese, il bacino del Menam con la capitale Bangkok, annesso all'Impero Giapponese. Le due potenze dell’Intesa sono troppo preoccupate in Europa ed Africa per potersi permettere di diffidare del Giappone. Ma gli Stati Uniti (e l’Australia) sono sempre più allarmati dalle spericolate manovre politico-militari nipponiche.

25 Dicembre - La chiesa d'Etiopia proclama la propria autocefalia (Chiesa Salomonica Copta d’Abissinia) e l'Imperatore ne diventa capo, con potere di nomina su tutti i vescovi e sul patriarca. Il Papa di Alessandria d'Egitto, capo della chiesa copta, scomunica l'autocefalia salomonica e tutti i suoi seguaci. I Copti rimasti fedeli ad Alessandria sono esclusi dall'editto di tolleranza religiosa applicato a tutto l'impero etiopico.

La guerra sui mari fino al 1917
Grazie agli sforzi dei giapponesi e dell’Impero Britannico la marina tedesca e quella olandese sono espulse dal pacifico e dall'Oceano Indiano entro il 1915. La flotta britannica è in grado di isolare l'Afrika dai suoi alleati europei, le scarse forze navali bulgare, turche e rumene vengono cacciate dal Mar nero rispettivamente nel 1915, 1916 e 1917 dalla flotta russa.
Le grandi contrapposizioni navali hanno luogo nel Mediterraneo, nella Manica e nel Mar del Nord.
Nel Mediterraneo le flotte inglese e francese si contrappongono a quella turca (anche se in realtà le navi sono tedesche), austriaca e greco-balcanica (serba, bulgara e rumena), senza che nessuno dei due schieramenti riesca a prevalere e senza grandi battaglie.
Nella Manica e nel mare del Nord si concentrano il grosso della flotta inglese da un lato e tedesco-olandese dall'altro. Nel 1916 c'è il grande scontro, la cosiddetta battaglia dello Jutland. L'Inghilterra con la sua flotta tenta di imporre un blocco navale a Germania ed Olanda, mentre i tedeschi usano i sottomarini per bloccare le comunicazioni tra Francia e Gran Bretagna, danneggiando il commercio inglese, il che ha accresciuto l'ostilità con gli USA. (Tuttavia in questa TL non c'è l'incidente del Lusitania e la guerra sottomarina è molto limitata, concentrandosi sulla Manica.) Nessuno dei due schieramenti riesce a “vincere” la battaglia dello Jutland, ma grazie a rinforzi olandesi la marina tedesca obbliga quella inglese a ritirarsi nelle sue basi in Scozia con serie perdite. La Gran Bretagna ha serie difficoltà a far funzionare il blocco navale, anche per l’atteggiamento ostile della Norvegia, mentre i sottomarini tedeschi scorrazzano indisturbati. In ogni caso dopo la battaglia dello Jutland anche la flotta di superficie tedesco-olandese ha subito perdite che le impediranno di dominare nelle fasi finali della guerra.


1917

Gennaio - A causa dell'intervanto etiopico, le forze di Allenby in Palestina vengono trasferite in Sudan. Gli eserciti Hashimiti di Faysal e Lawrence entrano a Gerusalemme e Damasco, accolti come liberatori.

Febbraio - La spaventosa carestia provocata dalla guerra in Siria e Libano sfocia in una rivolta generale all'avvicinarsi degli arabi. Gli Assiri cristiani, istigati dagli inglesi, si rivoltano sull'Alto Tigri e conquistano Diyarbakir, per poi muovere a nord per ricongiungersi con i Russi, tenuti a freno in Armenia dal generale turco Enver Pascià.
L'Impero Ottomano è al collasso.
Un’offensiva austro-bulgaro-romena sul basso Danubio respinge i Russi sulla linea del Bug. Nei territori occupati ad oriente dello Dnestr viene insediato un governo provvisorio ucraino filotedesco, controllato dallo Hetman cosacco Petljura.
Rivolte per il pane a Parigi, Pietrogrado e Mosca, ammutinamenti di massa nell'esercito zarista e nelle denutrite divisioni portoghesi sul Fronte Occidentale.

Marzo – Le truppe inviate dallo Zar a reprimere le proteste e le sommosse popolari a Pietrogrado solidarizzano con gli insorti ed assumono il controllo della capitale russa. Viene istituito il Soviet degli operai, degli studenti e dei soldati di Pietrogrado, che assume il controllo della città, ed è ben presto imitato nelle altre maggiori città del paese; i diversi gruppi socialisti, in maggioranza menscevichi, controllano la nuova assemblea. Lo Zar, resosi conto di non avere più il controllo della situazione né al fronte né nella sua capitale e di non poter più contare sulla lealtà dell’esercito, abdica in favore del fratello, il Granduca Michele, che a sua volta rinuncia al potere due giorni dopo. Un governo provvisorio guidato dal democratico costituzionale (cadetto) principe L’vov, a cui partecipano cadetti ed ottobristi (espressioni della borghesia e della parte più illuminata dell’aristocrazia) con l’appoggio esterno dei menscevichi e di parte dei social-rivoluzionari, assume il potere in Russia e decide di continuare la guerra, scontentando notevolmente i soviet.
In Austria, influenzato anche dagli eventi russi, Carlo I decide di risolvere alcuni problemi interni all'Impero. Suo fratello, l’Arciduca Massimiliano Eugenio d’Asburgo-Lorena viene incoronato a Belgrado Viceré di Serbia. La Serbia diviene un nuovo regno assieme al Kosovo, la Bosnia-Erzegovina viene divisa, la Bosnia serba ed ortodossa viene incorporata nel nuovo regno serbo, l'Erzegovina e parte della Bosnia croate e cattoliche vengono unite al nuovo Regno di Croazia assieme all'Epiro (Albania settentrionale). La capitale del nuovo regno serbo continua ad essere Belgrado ed il serbo-croato viene riconosciuto lingua ufficiale assieme alle altre dell’Impero. In qualche modo l'aspirazione serba ad annettere la Bosnia, che aveva causato il conflitto, viene così soddisfatta. La Serbia fa ora parte dell'Impero Austro-Ungarico come regno federato, in termini simili a quelli dell'Ungheria. Con quello che passerà alla storia come il "secondo compromesso" (zweite ausgleich), Carlo riforma l’Impero come unità federale, concedendo piena autonomia economica ed amministrativa ai vari regni, i quali rimangono uniti nell'Impero riconoscendo Carlo I come unico titolare delle proprie Corone. Carlo I, per evitare malumori, preferisce scegliere come suoi Viceré persone fidate e capaci, ma al contempo vicine ai sentimenti nazionali del vicereame che andranno a governare. Vengono così a costituirsi i parlamenti e le forze armate nazionali dei Regni di Austria, Boemia, Ungheria, Croazia, e Serbia.
Il conte Mihaly Karoly, il più illuminato dei leader ungheresi, appena nominato Primo Ministro d’Ungheria attua immediatamente la vecchia proposta sul suffragio universale maschile (lo farà davvero, nel 1918, anche nella HL) ed alle elezioni previste in luglio otterrà una maggioranza schiacciante.
In Serbia, Bosnia ed Albania vengono reclutate truppe che vengono inviate a presidiare la frontiera con l'Italia liberando divisioni croate e magiare per il fronte orientale.
Il piccolo regno di Montenegro diventa protettorato dell’Italia in seguito alle pressioni della Regina Elena, figlia del re Nikita.

Aprile - La Bulgaria sgombera il Kosovo meridionale, dove viene insediata l'amministrazione asburgica, nel giubilo della popolazione locale, sia serba che musulmana, esausta dopo quasi due anni di una durissima occupazione militare bulgara.
Con l’Impero Russo in profonda crisi, la Finlandia proclama l’indipendenza sotto la guida del maresciallo Mannerheim.
Gran parte delle forze britanniche ed indiane in Iraq sono ritirate e trasferite in Africa Orientale, lasciando le proprie posizioni alle riorganizzate forze arabe di Faysal e Lawrence.
Gli Stati Uniti dichiarano guerra al Messico. Il Nord del paese è invaso dalle forze del generale Pershing.

Aprile/Maggio - Tutte le truppe rhodesiane ed inglesi in AOT (rafforzate dal contingente anglo-indiano reduce dell'Iraq) vengono ritirate per fronteggiare gli afrikaner, che sotto Maritz e Botha stanno invadendo la Rhodesia del Sud ed il Mozambico, lasciando campo libero al colonnello von Lettow-Vorbeck in AOT. La sua schutztruppen avanza verso nord, per ricongiungersi con gli etiopi in Kenya. Gli inglesi controllano ancora i porti della AOT ed di belgi i propri territori occidentali sul lago Tanganica, ma non hanno modo di avanzare perché le popolazioni dell'interno sono compatte nell'appoggiare i tedeschi. I coloni della Rhodesia resistono con tutte le forze ai Boeri, opponendo una spietata guerriglia.

Giugno - Gli arabi hashimiti si ricongiungono sul medio Eufrate. Vittoria sui Turchi ad Aleppo.
Gli Assiri, "il nostro alleato più piccolo" disse Lloyd George, ottengono una serie di vittorie sulle retrovie di Enver Pascià, occupano Mardin, l'alto Tigri e la sponda occidentale del lago di Van, guidati dal "Napoleone assiro" Shimun Bar Thadday.

Luglio - Forte della sua maggioranza politica e dell'appoggio dei popoli non magiari, Karoly inizia una serie di riforme per spezzare il monopolio della piccola nobiltà magiara guidata da Istvan Tisza sull'amministrazione ed il potere politico, godendo anche del sostegno del prestigioso generale transilvano Arz von Stauffenberg, reduce di una grande vittoria sui Russi a Vinnica in Ucraina (nella HL Arz è il vincitore di Caporetto), che gli spalanca le porte della capitale Kiev, dove viene incoronato Re d'Ucraina l'Hetman Simon Vasilovič Petljura, ex ufficiale cosacco dell’esercito russo.
Le spaventose condizioni in trincea e la sempre più evidente mancanza di prospettive nella guerra provocano ammutinamenti e rivolte nelle truppe francesi e portoghesi sul fronte occidentale. La risposta del governo e degli stati maggiori è durissima: interi reggimenti subiscono la decimazione. I generali Sarrail e Pétain riescono ad imporre migliori condizioni di vita per la truppa ed a tamponare la difficile situazione; ma la diserzione è endemica e solo l’impiego sempre più esteso di truppe coloniali e britanniche permette di tenere il fronte, perfino attorno alla stessa Parigi. La Francia è a pezzi.
Manifestazione dei Bolscevichi e dei social-rivoluzionari di sinistra a Pietrogrado contro il governo provvisorio e la guerra. La rivolta è soffocata nel sangue, ma provoca la caduta di L’vov e la formazione di un nuovo governo provvisorio sotto l’ex ministro della guerra, il socialista moderato Kerenskij. I due gruppi socialisti filo-governativi accrescono la loro presenza nel governo, che continua ad avere l’appoggio dei cadetti, ma non più degli ottobristi monarchici.
I bolscevichi, privi della guida del loro leader indiscusso Lenin, in esilio in Svizzera, assumono un atteggiamento incerto. Inizia a profilarsi una scissione tra la “sinistra” guidata da Trockij, Zinov’ev e Kamenev ed un gruppo eterogeneo i cui maggiori esponenti sono il giovane Molotov e Rykov, favorevoli ad una cooperazione con i menscevichi. Nessuno dei due gruppi però propone apertamente la presa del potere.

Agosto - Misurata si arrende agli italiani. Il colonnello Rodolfo Graziani, che riceve la resa dei libici dopo aver garantito della loro vita, una volta entrato in città ordina l'eccidio di tutti i prigionieri e di tutti i funzionari della Repubblica Libica e i notabili della città (ulema e capi tribali). Questo massacro, che sfoga le frustrazioni del lungo assedio e di anni di insuccessi coloniali, anziché servire da monito per gli altri arabi della Libia ne infiamma la resistenza, specialmente quando riappare a Zavia Ramadan Shatawi, creduto morto e invece fortunosamente sopravvissuto a Misurata (sotto un mucchio di cadaveri) e fuggito dalla città travestendosi da donna. (Tanto per il mito degli italiani brava gente: Graziani farà la stessa cosa in Etiopia nella HL, a Dagahbur e Debra Libanos. Per non parlare degli orrori del lager di Soluch, in cirenaica, negli anni Trenta. Era il piccolo Kesselring dell'Italia coloniale);
Le flotte greca ed austro-ungarica, usando i porti alleati greci e turchi per sfuggire alla caccia della potente Grand Fleet, sbarcano truppe sull'isola di Cipro, in appoggio ad una rivolta anti-inglese della popolazione locale sia greca che turca. Gli inglesi perdono il controllo della colonia tranne un piccolo territorio a sudest (Famagosta).
Nella battaglia del lago Vittoria tedeschi ed etiopi accerchiano il grosso delle forze inglesi del Kenya ed assumono il controllo navale del lago. Rinforzato con contingenti etiopi, kenyoti ed ugandesi (ex ascari britannici disertori), Lettow recupera il Rwanda-Urundi, ex colonia tedesca occupata dei belgi, ed in quei popolosi altipiani recluta migliaia di guerrieri tutsi e fanti hutu desiderosi di sfuggire alla miseria della loro vita agricola. Con questo esercito, soprannominato in lingua kinyalrwanda "Inkotanyi" (invincibile), invade il Congo Belga, accolto come un liberatore dalla popolazione locale, da decenni vessata dal brutale colonialismo belga.
Enver Pascià si volge a sud, rinunciando al tentativo di raggiungere il Caspio ed il Caucaso attraverso le disgregate linee russe, anche a causa della resistenza accanita della popolazione armena, per attaccare gli Assiri e le forze anglo-arabe che stanno salendo verso la Siria.
Violenti scontri diplomatici tra gli emissari del principe Faysal ed il Generale Allenby, impegnato a reprimere le rivolte anti-inglesi ed anti-cristiane in Sudan settentrionale, in merito al futuro governo di Iraq, Siria e Palestina, che Faysal reclama per se mentre la corona britannica vorrebbe inglobare nei propri dominion. Per precauzione, emissari arabi vengono inviati in segreto a Kayseri con il compito di negoziare con i turchi.
Xostantinou
00venerdì 25 giugno 2010 18:08
Settembre - La rivolta irlandese perdura, impegnando due divisioni britanniche. L'Intesa, a corto di uomini, chiede al Giappone di schierare forze in Africa, ma i giapponesi obiettano che le loro truppe sono già completamente dispiegate nel presidiare le conquiste dell'Impero (comprese forze di sicurezza nel nord, vista la situazione russa) e l'Indocina Francese. Anche se la rivolta è ormai sedata, infatti, truppe giapponesi e volontari vietnamiti occupano la zona permettendo alle forze francesi di trasferirsi sul fronte occidentale. I vietnamiti preferiscono nettamente il Giappone alla Francia, e ci sono occasionali tensioni, ma con Parigi assediata il governo di Bordeaux non può permettersi di protestare, né tanto meno di distogliere preziose truppe dal fronte. La diffidenza tra Giappone ed alleati aumenta esponenzialmente. Alla fine il Giappone accetta di avviare la preparazione di un corpo di spedizione destinato all’Africa Orientale, che non vi arriverà mai.
Sul fronte orientale, gli Imperi Centrali occupano tutto il territorio russo fino alla linea dello Dnepr, Odessa è assediata dalle forze romene.
Il generale Kornilov, comandante in capo dell’esercito russo, marcia su Pietrogrado per rovesciare il governo provvisorio russo, sempre più socialisteggiante, ma viene sconfitto con l’aiuto determinate dei bolscevichi, che, seppure divisi, possiedono una notevole influenza nel Soviet e nella milizia cittadina di Pietrogrado.
Il nuovo governo Kerenskij include menscevichi, bolscevichi rykoviani (di “destra”) e social-rivoluzionari, ed ottiene l’appoggio esterno dei bolscevichi trotzkisti (“di sinistra”). I cadetti passano in gran parte all’opposizione. I rykoviani accettano la prosecuzione della guerra, ma mantenere la disciplina dell’esercito si rivela impossibile.
Battaglia del fiume Tana (Kenya). Gli anglo-indiani respingono gli etiopici e riprendono il controllo di gran parte dell'Africa Orientale Britannica.
Gli americani entrano a Monterrey.
Scoppia una violenta guerra civile in Sudan; il nord musulmano si solleva contro le truppe inglesi, mentre il sud cristiano è spaccato tra cattolici filo-inglesi e copti filo-etiopi.

Ottobre - L'Australia, preoccupata dell'espansione giapponese e desiderosa di conservare le sue conquiste del 1914, avvia negli Stati Uniti trattative segrete di pace con Olanda e Germania. Inoltre propone agli Stati Uniti una futura alleanza in chiave anti-giapponese. In alcuni circoli si comincia a parlare apertamente di indipendenza dalla Gran Bretagna.
In poche settimane Lettow è a Stanleyville, sul fiume Congo, dove fa trasportare i battelli armati a vapore che aveva catturato sul lago Vittoria.
La flotta USA occupa Veracruz.

Novembre/Dicembre - Battaglie del Pedemonte. Enver Pascià, pressato dagli armeni a nord e dagli arabo-assiri a sud, tenta di contrastare questi ultimi lungo la linea del Tauro. Dopo alcuni successi iniziali, l'arrivo di truppe arabe fresche provoca la caduta del settore orientale del suo fronte, ma gli arabi non riescono ad avanzare a fondo nelle terre alte, dove le residue forze turche riescono perciò a resistere (anche grazie al sostegno di elementi azeri) contro Armeni ed Assiri.
Ridiscendendo il Congo, preceduto dalla rivolta indigena e seguito dalla bandiera tedesca, Lettow piomba sulla capitale belga di Léopoldville per poi passare alla vicina Brazzaville, in territorio francese. Conquistate, procede fino all'Atlantico occupando Pointe Noire. Il popolo locale dei Bateke lo appoggia con tutto il cuore, così come i potenti Bakongo cui promette la riunificazione del loro paese, diviso tra Francia, Belgio e Portogallo. Per mantenere questa promessa e chiudere i conti con le ultime forze belghe in Kasai e Katanga, da Pointe Noire, anziché recuperare la colonia germanica del Kamerun procede verso sud, in Angola, dove conta di riunirsi con le truppe del governatore boero Franke.
Offensiva degli Imperi Centrali contro la Russia. Cade Odessa il cui soviet, dominato dai social-rivoluzionari, accetta l’autorità del Re d’Ucraina. Battaglia di Riga e grave disfatta delle truppe russe: la Livonia e la Letgallia sono occupate dai tedeschi. Il governo Kerenskij, su pressione dei bolscevichi e dei social-rivoluzionari, chiede l’armistizio. Trockij e Zinov’ev diventano ministri rispettivamente degli esteri e dell’economia.
Lettow occupa la portoghese Cabinda, il territorio belga di Matadi ed infine prende Luanda, capitale dell'Angola Portoghese. Qui aspetta di essere raggiunto da Maritz e Franke, che si trovano a Benguela e si avvicinano da sud, intanto prepara i piani per un'offensiva attraverso Lunda, Kasai, Katanga e la Rhodesia del Nord fino al Nyasaland ed al Mozambico settentrionale.


1918

Gennaio - Battaglia di Gaziantep (anche detta seconda battaglia del Pedemonte). La Cilicia Piana cade nelle mani degli arabi fino a Mersin e Kozan, mentre Assiri, Armeni e Russi attaccano la roccaforte turca di Erzurum.
Gli agenti inviati da Faysal presso i turchi propongono ai rappresentanti del governo Ottomano un rovesciamento delle alleanze, in quanto subodorano l'intenzione britannica di rendere tutto il Medio Oriente una grande colonia britannica. Il Generale Otto Liman von Sanders, consulente militare tedesco presso la Sublime Porta viene inviato dal Sultano presso il fronte di Cilicia, formalmente per ispezionare le truppe, in realtà per valutare le offerte arabe.
Shimun Bar Thadday assume il titolo di reggente (Waklum Shimun) sul paese compreso tra l'area controllata dagli arabi nell'alto Iraq e l'Armenia, dal confine con la Persia fino ad Urfa e dall'alto Arasse ai monti del Tur Abdin presso Diyarbakir e Dehok, sottomettendo o alleandosi con le varie tribù curde di lingua Kurmanji. I curdi di lingua Sorana restano invece perlopiù nell'ambito dell'area hashimita.
Si riunisce a Pietrogrado l'assemblea costituente russa: quasi il 90% dei seggi va ai quattro partiti socialisti, il resto diviso tra i monarchici ottobristi e i liberali cadetti. I social-rivoluzionari da soli ottengono il 55% dei seggi, perlopiù grazie alle componenti di sinistra. Le destre organizzano una opposizione armata al Governo Provvisorio (che ottiene la fiducia dell'Assemblea solo dopo aver varato una grandiosa riforma agraria) sotto la guida dei generali Kolchak in Siberia e Denikin negli Urali del Sud e sulla Volga. Il governo provvisorio ordina a Trockij di riorganizzare le forze armate per combattere la contro-rivoluzione. La Germania approfitta della situazione per occupare Vitebsk, Smolensk e Gomel in Bielorussia e Tartu in Estonia. A Brest-Litovsk proseguono i colloqui tra gli emissari del governo provvisorio e quelli germanici, che si interrompono a fine mese, dato che i russi non sono disposti ad acconsentire alle richieste austro-tedesche.
Due divisioni tedesche sotto il comando del generale Gustav von der Goltz sono inviate in Finlandia per combattere i comunisti locali, fare pressione sui russi ed attrarre il neonato paese nell'orbita tedesca. Come risultato un principe della Casa di Coburgo viene incoronato ad Helsinki come Granduca di Finlandia dai seguaci di Mannerheim, che è dichiarato primo ministro con pieni poteri.
A sudest di Luanda, le ultime truppe coloniali portoghesi sono annientate da Lettow, che si riunisce così con l’esercito tedesco-boero di Maritz e Franke.
Con il collasso del governo nazionale messicano in seguito all'invasione americana, Paddy Garcia, luogotenente di Emiliano Zapata, proclama nel sud la Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas, con capitale a San Cristobal. Il primo atto della nuova repubblica è una riforma agraria.

Febbraio - La Germania rompe l'armistizio con la Russia attaccando le forze dei generali controrivoluzionari Wrangel' nell'Ucraina del sud ed in Crimea, Judenich in Estonia e Denikin sul Donetsk. Questo vuole essere sia un segno di buona volontà che di minaccia nei confronti del Governo Provvisorio. Dopo il crollo di Wrangel' e la conseguente minaccia di un’offensiva austro-tedesca in direzione del Caucaso, roccaforte dei menscevichi, attraverso la Crimea, il Governo Provvisorio riprende i colloqui, grato anzi ai tedeschi per aver eliminato Judenich e contenuto Denikin, due gravi minacce al suo potere.
Gli eserciti bulgaro, romeno e greco vengono in buona parte trasferiti in Alsazia ed Anatolia; inizia la re-dislocazione delle forze tedesche ed austro-ungariche verso ovest in vista di una grande offensiva contro la Francia.
Gli Americani occupano Città del Messico e Carranza viene arrestato e fucilato. Il governo provvisorio messicano firma un trattato di pace con gli USA. Il Generale Obregon accetta di ricoprire la presidenza del paese e cooperare con gli USA per schiacciare i rivoluzionari.
Dopo alcuni mesi di inutili inseguimenti nel deserto, Graziani viene richiamato in patria. Nonostante le perdite, la maggior parte della Libia sfugge ancora al controllo italiano, ed anzi attira volontari dall’Egitto e dalla Tunisia che rafforzano i ribelli.

Marzo - Pace di Brest-Litovsk: Viene riconosciuto il Regno d'Ucraina con Petljura come re; La Samogizia (Lituania occidentale e centrale), la Semgallia e la Curlandia (Lettonia a sud della Daugava) sono unite alla Prussia. La Livonia, l'Estonia e la Letgallia diventano il Granducato di Livonia, con capitale Dorpat (Tartu in estone), parte del Reich tedesco sotto un ramo cadetto degli Hohenzollern. Vilnius e la Bielorussia diventano il Regno di Russia, con capitale Minsk, sul cui trono viene riciclato il vecchio Zar Nicola, che Trockij acconsente a consegnare alla Germania insieme alla sua famiglia in cambio della restituzione di Smolensk e l'asilo in Russia di Lenin, Rosa Luxemburg e degli altri spartachisti, non graditi in Germania per le loro posizioni comuniste rivoluzionarie.
La Polonia del Congresso diventa un Regno di Polonia indipendente, sul cui trono viene posto l’Arciduca Carlo Stefano d'Asburgo-Teschen. La Bessarabia viene annessa dalla alla Romania.
In Georgia, il governo provvisorio menscevico decide la riunione con la Russia e l'invio di delegati all'assemblea costituente. Gli Imperi Centrali rinunciano a reclamare il territorio, ma ottengono per la Turchia l'Azerbaigian e l'Armenia, quest'ultima però si dichiara indipendente e si schiera con l'Intesa.
A seguito del ritiro dei Russi dalla guerra, Enver tenta una offensiva contro l'Armenia indipendentista, ma viene sconfitto.
24 marzo - Patto Segreto di Kayseri, i negoziati ottomano-arabi hanno successo grazie alla mediazione del Generale von Sanders; in cambio della pace, Re Faysal ottiene la cessione della Palestina, della Siria e della penisola arabica, nonché il titolo di Califfo e protettore dei luoghi santi. In virtù del titolo di capo supremo della Ummah, Faysal bandisce la jihad contro gli inglesi.
Gli assiri assediano Urfa (Edessa).
Truppe greche e bulgare entrano in Rumelia, le guarnigioni turche della regione vengono inviate al fronte del Caucaso.
La guarnigione inglese di Famagosta si arrende ai greci con l'onore delle armi. Si accende la questione tra il governo greco e quello turco sulla sovranità dell'isola che, al momento, rimane sotto occupazione austriaca.
Il generale Irigoyén, presiedente dell'Argentina e di orientamento filo-tedesco, a seguito della cattura il 17 marzo di un mercantile argentino diretto a Rotterdam, dichiara guerra alla Gran Bretagna. Sotto la guida di Irigoyén gli argentini invadono le isole Malvinas e Georgia del Sur, scacciando facilmente le piccole guarnigioni britanniche.
Il Cile, a seguito di provocazioni di frontiera, dichiara guerra all'Argentina sperando nell’aiuto inglese.
A causa dei continui incidenti tra le proprie navi e quelle britanniche impegnate nel blocco continentale, la Norvegia dichiara guerra alla Gran Bretagna ed alla Francia.

Aprile - Irigoyén prende ai cileni Puntarenas e la Terra del Fuoco.
Lettow guida gli Inkotanyi nel Katanga e distrugge le ultime vestigia del potere belga in Africa.
Maritz attraversa il fiume Congo e procede verso l'interno dell'Africa Equatoriale Francese, diretto a Libreville.
L'offensiva governativa russa contro Kolchak in Siberia è un successo. Truppe giapponesi sbarcano a Vladivostok e Nikolaevsk-na-Amure ed occupano la parte settentrionale di Sakhalin e delle isole Kurili, ufficialmente in appoggio ai controrivoluzionari, ed iniziano ad avanzare verso l'interno per "riportare l'ordine".
Grazie al reclutamento di truppe regolari ucraine, bielorusse e polacche in seguito alla firma della pace di Brest-Litovsk, gli eserciti tedesco ed austriaco possono essere trasferiti in massa sul fronte occidentale, dove possono rincalzare le divisioni ormai esauste.

Maggio - Grande offensiva degli Imperi Centrali lungo tutta la linea del fronte occidentale. Quasi quattro milioni di soldati si rovesciano sulle linee dell'Intesa. I settori portoghese e belga del fronte crollano. Tedeschi ed Olandesi prendono Amiens e raggiungono la bassa Senna.
Il generale tedesco von Mackensen, che comanda le truppe degli Imperi centrali di stanza nei Balcani, riceve l'ordine di intervenire in Medio Oriente. Al comando di forze tedesche, serbe, greche e bulgare avanza in Tracia e passa in Asia Minore, in direzione Van.
Battaglia dell'Aconcagua: Irigoyén sconfigge ai piedi del celebre monte andino la principale forza d'invasione cilena ed arriva a minacciare Santiago. Bolivia e Perù, desiderosi di vendicare la sconfitta nella guerra del Pacifico, si alleano con l'Argentina ed attaccano le città cilene di Tacna ed Antofagasta.

Giugno - Crolla il settore del fronte tenuto dalle divisioni australiane, che vengono annientate dall'assalto austriaco, i francesi evacuano la Lorena.
Mackensen raggiunge Van e si prepara a scendere in mesopotamia. Gli arabi di Faysal e Lawrence assieme alle truppe turche e tedesche di von Mackensen travolgono le linee assire ed inglesi, allo scuro del Patto di Kayseri. Presi tra due fuochi, gli inglesi ripiegano verso l'Iran ed il principale corpo d'armata assiro rimane intrappolato nella città di Urfa.

Luglio – Irigoyén conquista Puerto Montt e Temuco, nel Cile del sud, appoggiandosi agli indigeni Aurakan ostili al governo centrale, per poi assediare Concepciòn, il secondo porto del paese. L’esercito boliviano è respinto da Santiago ma resta in territorio cileno. Il Perù occupa le isole Sandwich Australi. La flotta inglese distrugge quella argentina all'ancora presso Comodoro Rivadavia.
L' Australia chiede l'armistizio separato, suscitando sconcerto in tutto il Commonwealth.
Due divisioni greche ed una bulgara occupano la Franca Contea settentrionale. Parigi è accerchiata da nord, est e sudest. Si combatte nelle periferie. L'esercito francese inizia a sgretolarsi.
Insediamento del Granduca di Finlandia e definitiva sconfitta dei comunisti finnici. Il generale Mannerheim assume il comando di tre divisioni finlandesi a fianco dei tedeschi in Francia.
Il generale Judenich e le sue truppe, sconfitti dai tedeschi in Estonia, si arrendono e vengono consegnati allo Zar Nicola, che li reintegra nelle proprie forze.
Lo stato di Oaxaca, che si era unito ai rivoluzionari del Chiapas, è invaso dalle forze congiunte americane e messicane.

Agosto - Presa Concepciòn, Irigoyén risale la costa cilena e sconfigge le ultime divisioni presso Valparaìso. Il Cile capitola senza condizioni.
Lettow entra in Kamerun e prepara una manovra che lo porterà a convergere sulla Rhodesia del Nord, dove Maritz sta marciando contro Livingstone da sud-est. Tutta l'Angola è sotto controllo tedesco.
Il Portogallo, perdute la maggior parte delle sue colonie e del suo esercito, in preda ad una galoppante crisi economica, capitola senza condizioni a seguito di un colpo di stato.
Parigi è completamente circondata e le cerchie più esterne delle sue difese cadono.
Truppe olandesi, norvegesi e finniche sotto il comando di Mannerheim prendono Rouen e le Havre.
Un colpo di stato di ufficiali progressisti in Guatemala, unito alla rivolta degli indigeni e ad un intervento dei rivoluzionari nella regione di confine della Lacandonia, porta il piccolo paese ad aderire alla rivolta. Un violenta guerriglia contadina inchioda Pershing ed i messicani in Oaxaca e Campeche.
Mackensen raggiunge Enver e sfondano le linee armene mentre Faysal e Lawrence prendono Urfa, il capo assiro Shimun viene preso prigioniero.
Armenia ed Assiria capitolano senza condizioni.
Il nuovo ministro delle colonie italiano, Amendola, si reca Tripoli per incontrare Shatawi e i capi Senussiti.

Settembre - La Lituania tedesca è separata dalla Prussia ed eretta a granducato sotto il principe di Anhalt-Dessau, che in cambio cede alla Prussia i suoi territori ereditari.
Pace di Valparaìso: “il Cile in catene”. La Bolivia ed il Perú ottengono le loro vecchie province nel deserto di Atacama. Il resto del paese è annesso all’Argentina.
Parigi è assediata dai tedeschi sotto il comando di Ludendorff, recentemente arrivato dal fronte russo. Il gruppo di armate del Reno, composto perlopiù da bulgari ed austriaci sotto Arz von Stauffenberg, circonda ed annienta a Digione una divisione francese. Il maresciallo Pétain, che ne è al comando, di fronte alle dimensioni della disfatta si suicida.
Il generale Sarrail, che guida la difesa di Parigi, è l’unica autorità effettiva in Francia. Il governo repubblicano di Bordeaux, completamente screditato, gli concede i pieni poteri.
16 Settembre - L'Impero Ottomano sigla l'armistizio con le forze dell'Intesa ed esce dalla guerra. Con la pubblicazione dei termini dell'accordo di Kayseri scoppiano in tutta la Turchia scontri tra gli imperialisti, scandalizzati da una pace che in termini territoriali “è peggio di una disfatta”, come disse il Sultano Abdul Hamid II sottoscrivendo l'alleanza con gli arabi in presenza di von Sanders, ed i nazionalisti sostenuti dal nuovo governo, guidato dal Primo Ministro ottomano Mustafà Kemal e composto da altri quattro alti esponenti del movimento dei Giovani Turchi, il Ministro degli Interni Mehmed Talat Pasha, il Ministro della Gerra Ismail Enver ed il Ministro della Marina Ahmed Djemal, movimento che chiede la creazione di uno stato anatolico di pura etnia turca al posto dell'impero cosmopolita.
Approfittando della situazione, il Primo Ministro Mustafà Kemal depone il Sultano Abdul Hamid II e proclama la Repubblica laica di Turchia.
Non riconoscendo il nuovo Stato, le armate di Bulgaria e Grecia occupano la Rumelia e la costa egea, preparandosi ad invadere il resto del paese.
Sotto la mediazione austro-tedesca, Mustafà Kemal accetta di cedere la Rumelia (di cui una parte verrà ceduta alla Bulgari) e la Provincia di Smirne alla Grecia e di rinunciare alle pretese su Cipro. In cambio gli Imperi Centrali ed i loro alleati riconoscono formalmente la nuova repubblica turca.
Il Re Costantino I di Greciafa il suo ingresso trionfale ad Istambul, dove si fa incoronare Imperatore di Grecia con il nome di Costantino XII dal Patriarca. La città riprende l'antico nome di Costantinopoli.
L'Arabia sottoscrive un’alleanza formale con gli Imperi Centrali in funzione anti-britannica. Lawrence, da sempre innamorato del mondo arabo, si converte all’Islam e con il nome di Khālid ibn al-Sayf viene nominato comandante supremo dell’esercito del nuovo regno arabo, con capitale Gerusalemme.
19 Settembre - Il governo portoghese firma a Roma il trattato di pace con gli Imperi Centrali, rinunciando a tutti i suoi possedimenti coloniali. L'Angola, la Guinea Bissau ed il Mozambico vengono ceduti ai boeri, Timor Leste, Macao, l'India Portoghese, le isole Sao Tomè e Principe e le isole Capo Verde all'Olanda.
La capitale della Repubblica del Chiapas è trasferita a Guatemala City.
Rosa Luxemburg riottiene la sua vecchia cittadinanza russa ed è eletta nel Soviet di Pietrogrado. Duro scontro tra lei ed alcuni bolscevichi tra cui Stalin e Zinov'ev.
27 Settembre - Il Giappone occupa Macao e Timor Leste.
30 Settembre - La Gran Bretagna occupa l'India Portoghese. Truppe francesi entrano in Guinea Bissau. Le truppe inglesi della Rhodesia assumono il controllo del Mozambico centrale.

Ottobre - Scontri tra messicani ed inglesi sul confine del Belize. Un corpo di spedizione americano schiaccia l'insurrezione progressista del generale Augusto Sandino in Nicaragua. Il paese è occupato.
Guidati da Trockij, i repubblicani russi lanciano un’offensiva contro le forze zariste di Denikin, che controllano ampie zone del sud del paese, ma sono strette tra le forze fedeli al Governo Provvisorio ed i menscevichi georgiani a sud. Inoltre, le nazionalità non russe dell’area appoggiano la Repubblica.
In Libia viene firmato dall'Italia un umiliante armistizio.

Novembre - Il nuovo governo russo (terzo gabinetto Kerenskij) attribuisce alla Luxemburg il ministero delle Nazionalità, per il quale si era proposto anche il nome del georgiano Iosif Vissarionovič Džugašvili “Stalin”. Il poeta simbolista Aleksandr Blok va alla Cultura, Trockij mantiene il ministero della guerra e Lenin ottiene quello degli esteri e la vicepresidenza, più per il suo prestigio personale che per la forza del suo partito. Attorno a Rosa Luxemburg e ad altri fuoriusciti tedeschi, ucraini e finlandesi (tra cui la figura più importante è il bavarese Kurt Eisner) si forma un partito che raggruppa correnti bolsceviche, social-rivoluzionarie e mensceviche di sinistra, ed assume il nome di partito progressista.
Denikin e quello che resta delle sue truppe si ritirano sotto la protezione dello Zar nella Russia Bianca. Trockij decide di accettare il fatto e negoziare un armistizio a condizione che tutti i rimanenti sostenitori di Denikin lascino il paese. Il termine Russia Bianca (Belorossija) con connotazione politica, inizia ad essere usato in luogo del tradizionale Belarus’ (Bielorussia) in senso etno-linguistico. La Russia repubblicana comincia, per contrapposizione, ad essere detta Russia Rossa (Krasnorossija) anche qui in riferimento al suo regime politico.
Il generale Bolscevico Mikhail Frunze, recentemente liberato dagli zaristi bielorussi in una scambio di prigionieri, riceve l’incarico di ristabilire l’autorità della Repubblica nelle regioni a sudest della Volga e procedere nel Turkestan, dove è nato.
Il Giappone sottoscrive l’armistizio con gli Imperi Centrali ed i suoi alleati sulla base dell’uti possidetis.
Mentre prosegue l’assedio di Parigi, Mannerheim, Hindenburg e von Straussenberg avanzano attraverso la Francia. Solo il gruppo di armate del Nord, sotto Mannerheim, incontra un seria opposizione da parte degli anglo-canadesi. Gli ultimi resti di un esercito francese organizzato sono distrutti sulla Loira dalle armate di Hindenburg. La via per Bordeaux è aperta, e solo l’arrivo di ulteriori rinforzi canadesi impedisce un’immediata capitolazione francese.
In seguito al crollo elettorale dei repubblicani nelle elezioni di mid term gli Stati Uniti decidono di firmare l’armistizio con Garcia e Villa e riconoscono la Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas. Lo stato di Oaxaca però viene riunito alla Repubblica del Messico sotto controllo USA.

Dicembre - Il generale Reza Khan Pahlavi, comandante della brigata cosacca persiana, diventa il nuovo Shah di Persia, ribattezzata Iran, ed entra nell'orbita tedesca. Il nuovo regime si dichiara neutrale e vieta il passaggio sul proprio territorio alle truppe inglesi che sono costrette ad evacuare l’Iran e rientrare in India. Tumulti in india contro l’opprimente governo britannico e la conduzione disastrosa della guerra, che ha causato migliaia di inutili morti indiani su tutti i continenti.
Le forze arabe sotto Lawrence occupano il Kuwait britannico, lo Shammar governato dagli emiri Rashiditi, ed il regno dello ‘Asir, già indipendente sotto la dinastia tribale degli Idrisiti. L'emirato di Ka'b, l'Arabestan e le isole del Golfo Persico sono unite allo stato arabo hashimita. Scontri con i Sauditi, ultimi alleati inglesi nella regione che traggono vantaggio dalla distruzione di Shammar.
Le truppe austro-tedesche, greche, bulgare e romene al comando di von Sanders e von Mackensen raggiungono Gaza, dirette contro le divisioni inglesi che si stanno radunando in Egitto.
L'armata austriaca di Arz von Straussenberg occupa Lione. Vittoria di Mannerheim su canadesi e neozelandesi a Bayeux. La Nuova Zelanda chiede l’armistizio ed esce dal Commonwealth Britannico seguita dall’Australia. La Gran Bretagna, prostrata, si vede inoltre costretta a riconoscere la repubblica libera d’Irlanda, che si pone sotto la protezione austro-tedesca, ma continua a chiedere di conservare le sei contee protestanti dell’Ulster.
Trattato di Heroica Puebla: definito il confine tra Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas e la Repubblica del Messico, protettorato americano.


1919

Gennaio – Vittorie degli Imperi Centrali nel cuore della Francia, ad Orléans, Saint Etienne e Rennes.
Gli hashimiti sotto Lawrence occupano Sabya, capitale dello ‘Asir, ed entrano nello Yemen, valorosamente difeso dall’Imam Yahyà. Le città costiere di Hudayda e Mukha cadono in potere degli Hashimiti, mentre negli altipiani centrali, attorno alle due capitali di San’a e Sa’da, il potere dell’Imam resiste. Il Califfato arabo hashimita viene formalmente istituito.
16 Gennaio – Battaglia di Gaza, von Mackensen sfonda le deboli linee inglesi e punta sul Cairo al comando delle armate tedesche, von Sanders si divide dal corpo d’armata principale e guida le armate greche, austriache e bulgare verso Porto Said, Damietta ed Alessandria.
Le tre divisioni inglesi in Sudan sono inchiodate sul posto dalla guerriglia islamica, mentre dal confine etiope la ribellione dei copti è alimentata da rifornimenti e rinforzi dall'esercito etiope.
23 Gennaio – Sarrail, resosi conto che resistere ancora non porterebbe ad altro risultato che la distruzione totale di Parigi, e forse dell’intera Francia, chiede l’armistizio. Il Capo di Stato Maggiore tedesco Ludendorff insiste per la resa senza condizioni, ma viene ridotto a più miti consigli dal suo omologo austriaco Franz Conrad von Hötzendorf, che desidera porre fine alla guerra prima che l'economia ed il morale dei due paesi, già al massimo dello sforzo, crollino come quelli dell'intesa.
26 Gennaio – La Francia si arrende. Le truppe austro-tedesche entrano a Parigi.
27 Gennaio – Il Canada chiede l’armistizio.
29 Gennaio – Allenby, assediato al Cairo da von Mackensen ed incapace di ricevere rinforzi dalle proprie divisioni bloccate in Sudan, si arrende ai tedeschi.

1 Febbraio – La Gran Bretagna chiede la resa. Armistizio generale.

18 Marzo - Crollo dello Yemen, che viene annesso concretamente all’Arabia. Faysal entra a San’a.


Capitolo II: Valzer diplomatico

20 Marzo - Si apre nel castello di Fontainebleau il congresso per la definizione dei trattati di pace e della risoluzione delle questioni territoriali che hanno dato via alla guerra, i negoziati si tengono dal 20 marzo al 19 giugno. I sovrani vincitori ed i loro ministri plenipotenziari si incontrarono in un primo momento a Vienna, e solo il 20 marzo si recano a Fontainebleau, sul suolo della Francia sconfitta. Tecnicamente, il Congresso di Fontainebleau non si svolge mai realmente, posto che il Congresso non si riunisce affatto in sessione plenaria e la maggior parte delle discussioni avviene in sessioni informali tra le grandi potenze.
Sono presenti rappresentanti di Germania, Austria, Grecia, Romania, Bulgaria, Ucraina, Polonia, Olanda, Finlandia, Norvegia, Argentina, Bolivia, Perù, Irlanda, Sud Africa, Etiopia, Arabia, Turchia, Iran, Giappone, Australia, Gran Bretagna, Francia, Nuova Zelanda, Canada, Russia Bianca, Italia. Austria e Germania, leader della coalizione vincitrice, aprono il tavolo delle trattative con un piano di riassetto geopolitico voluto fortemente dai politici viennesi.
Vengono richiesti il riconoscimento formale ed ufficiale dei seguenti nuovi Stati, nonché del mutamento di alcuni confini:
-L'annessione delle Fiandre all'Olanda.
-L'annessione di Estonia, Lettonia e Lituania al Reich tedesco.
-L'annessione di Serbia ed Albania all'Impero d'Austria.
-L'annessione della Bessarabia alla Romania.
-Il protettorato italiano sul Montenegro.
-L'ampliamento dei confini bulgari con l'acquisizione dell'intera Macedonia fino al fiume Drin e di parte della Serbia fino ai fiumi Timok e Morava (ma escluse le città confinarie di Prizren e Niš, austriache), il ritiro dei confini bulgari sulla linea Bregalnica-Maritza.
-L'annessione alla Grecia dell'Albania a sud del fiume Shkumbin, della regione costiera bulgara di Filippopoli, della Rumelia, della regione di Smirne e dell'isola di Cipro.
-Il riconoscimento del possesso legittimo dell'Alsazia-Lorena da parte della Germania.
-Il riconoscimento del Principato Federale del Sud-Africa (Federaal Prinsdom van Suid-Afrika), in unione dinastica con il Regno d'Olanda.
-Il riconoscimento del Regno di Finlandia.
-Il riconoscimento del Regno di Bielorussia.
-Il riconoscimento della Repubblica di Turchia.
-Il riconoscimento della Repubblica d'Irlanda (con l'esclusione dell'Ulster, che rimane britannico).
-Il riconoscimento del Califfato Haschemita.
-Il riconoscimento del Regno dell'Iran.
-La formalizzazione dell'uscita dal Commonwealth di Australia e Nuova Zelanda.
Se la complessità di un negoziato si giudicasse dal preambolo, le discussioni nate dall'iter di approvazione dello stesso avrebbero fatto preoccupare seriamente i principali attori della conferenza.
Fortunatamente, dopo giorni di accese discussioni, grazie anche al supporto deciso dei plenipotenziari olandesi e del Kaiser Guglielmo II, desiderosi di passare alla svelta alle condizioni di pace da imporre alle due principali nemiche sconfitte, tutti i punti vengono approvati, pur lasciando strascichi di malumore, soprattutto tra Grecia e Bulgaria.
La parte del leone nelle trattative con la Francia la riserva per se il Kaiser Guglielmo II, che intende condurre di persona il negoziato, pur affiancato dal Ministro degli Esteri Ulrich von Brockdorff-Rantzau.
Per l'Austria le trattative vengono affidate al Ministro degli Esteri Conte Gyula Andrássy de Csíkszentkirály et Krasznahorka.
Alla Francia vengono imposte le seguenti condizioni di pace:
- La cessione della Savoia, del dipartimento delle Alpes-Maritimes, della Corsica e del protettorato sul Principato di Monaco all'Austria.
- La cessione di Cayenna, Martinica, Guadalupa, Saint Martin e Saint Barthélèmy, Comore, Réunion e Tromelin, Guyana e Casamance all'Olanda.
- La cessione delle Isole Australi Francesi, dell'Africa Equatoriale Francese e del Madagascar al Sud Africa.
- La cessione di Djibouti e relativa colonia all'Etiopia.
La Francia, sconfitta ed occupata, non può permettersi di certo di negoziare, e su questo punta l'ambizione tedesca. E' Falkenhayn a fare pressioni sul Kaiser, il quale arriva minacciare la ripresa della guerra "fin quando la nuova frontiera della Germania non sarà con la Spagna". Nonostante ciò, l'ala moderata della coalizione, rappresentata da generali come Eric Ludendorff e Arz von Straussenburg, è consapevole che nemmeno gli Imperi sono davvero in grado di continuare la guerra.
Straussenburg intercede personalmente presso Carlo I, il quale scongiura il Kaiser dall'astenersi dal fare affermazioni che "potreppero causare sciagure immani ai nostri popoli".
Andrássy, per ordine espresso di Carlo I, offre alla Francia la possibilità di annettere la Vallonia come compensazione. Falkenhayn e la corrente dei falchi, tra i quali spicca anche il Generale austriaco Franz Conrad von Hötzendorf, sono costretti a cedere.
Quella stessa sera, in una cena informale, Lloyd George fa presente a Sarrail che in caso di rifiuto francese e ripresa delle ostilità, la Francia dovrà combattere da sola.
Alla Gran Bretagna è imposto di cedere:
- Il Nyasaland, la Rhodesia, Kalabar e la valle del Cros e la Costa d'Oro a est del Volta, il Gambia ed il Bechuanaland al Sud Africa.
- Le isole Shetland, Ebridi ed Orcadi alla Norvegia.
- La Guyana Britannica, la Dominica, le isole Chagos, Gough, Tristan da Cunha e Mauritius all'Olanda.
- Le isole Malvinas, Georgia del Sur, Sandwich Australi e l'Antartide Britannica all'Argentina. - L'isola di Cipro alla Grecia.
- Il Somaliland, Awara, Moyale, Giubaland, Gallabat, il Sudan meridionale e la riva destra dell'Atbara all'Etiopia.
- L’Egitto, il Sudan settentrionale, il Kuwait, il Bahrayn, il Qatar e la penisola di Musandam all'Arabia.
Al Portogallo è imposto di cedere:
- L'Angola, il Mozambico, la Guinea e le isole del Golfo al Sud Africa.
- Macao e Timor Leste all'Olanda.
Con il tavolo di concertazione e riparazione, al quale partecipano i paesi sconfitti sotto la supervisione austriaca, Carlo I intende convincere i principali paesi sconfitti a concertare un reciproco riassetto, soprattutto nelle colonie, che vada a garantire una maggior stabilità dell'assetto geopolitico nell'interesse di tutti.
Secondo questi accordi dunque, la Polinesia Francese, la Nuova Caledonia e le Isole della Lealtà, la terra Adelia, le Nuove Ebridi e le isole Wallis e Futuna vengono spartite tra, Australia e Nuova Zelanda e l'India Francese e Portoghese passano alla Gran Bretagna.
Le parole del presidente francese Poincaré, "si paralizzi la mano che firmerà il trattato [di Fontainebleau]", rispecchiano lo spirito con il quale la Francia subisce la sconfitta.
Tale mano sventurata è, il 16 giugno 1919, quella del suo ministro Aristide Briand.
Nel frattempo entrambe le nazioni sconfitte sono attanagliate da una terribile crisi economica. Sarrail tenta di mantenere l'ordine rafforzando l'esercito e le polizia, sia come strumento contro la disoccupazione che per potenziare l'apparato repressivo. In Gran Bretagna, un'ondata di scioperi e scontri di classe nelle città industriali del centro-nord paralizza il paese. Il congresso del partito laburista adotta una mozione "rivoluzionaria" che fa proprie molte delle tesi enunciate da Rosa Luxemburg in Russia.
Mentre gli uomini di Frunze ed i Cosacchi iraniani si scontrano in Asia Centrale, Tukhachevskij recupera Irkutsk e caccia i Bianchi dalla Siberia settentrionale.
Massacro di Amritsar: Centinaia di manifestanti per l’indipendenza dell’India vengono trucidati dalla polizia coloniale britannica; come conseguenza un'ondata di proteste si solleva in tutto il subcontinente.
Tra aprile e maggio giungono a posizioni critiche l'offensiva di Frunze in Asia Centrale e di Tukhachevskij in Estremo Oriente contro i Menscevichi.
Tukhachevskij deve eliminare Kolchak, che si è insediato nella Siberia orientale ed in Mongolia con notevoli forze, dichiarandosi “reggente” dello Zar. Dopo alcuni successi iniziali, l’aiuto giapponese ai Menscevichi si rivela determinante, Tukhachevskij è costretto a ritirarsi ad ovest del Bajkal. Frunze occupa Tashkent, capitale dell’emirato di Bukhara, ma Kolchak assieme a truppe giapponesi accorre in aiuto degli emiri di Bukhara, Khiva e Kokand, truppe iraniane avanzano fino all’Amu-Darya (Oxus) pronte a sostenere gli emiri.

Agosto – L’esercito tedesco inizia il ritiro dalla Francia.
La Francia sottoscrive i protocolli aggiuntivi del trattato, che le vietano di istituire tariffe commerciali contro i prodotti tedeschi, sia in patria che nelle colonie, e stabiliscono un cambio fisso marco-franco favorevole alla Germania.
Viene fissato l’ammontare delle riparazioni di guerra che i paesi sconfitti dovranno versare ai vincitori. La cifra complessiva è relativamente moderata, seppur inaccettabile alle orecchie francesi, vista la loro economia in ginocchio.
Tumulti e proteste di Action Française scoppiano in varie città.
Tukhachevskij sconfigge un’armata bianca presso Ulan-Ude ed i Giapponesi occupano la Transbajkalia fino ai monti Stanovoj e Jablonovy. Kolchak resta al potere sulle baionette nipponiche.
L’Arabia, su richiesta degli Imperi, acconsente all’immigrazione controllata di ebrei d’Europa nella piana costiera palestinese, ed all’autogoverno interno delle relative comunità. Lo yishuv sionista e la città araba cristiana di Najran sottoscrivono accordi di dhimma col Califfato e sono esentati dal testatico.

Settembre – Tukhachevskij è sconfitto in una furiosa battaglia presso Semey sull’Irytsh da una forza composta da divisioni mensceviche e giapponesi, che avanzano dalla mongolia, mentre Frunze ripiega non appena individua la presenza al fianco delle truppe dei tre khanati turkmeni e dei menscevichi di nutriti contingenti iraniani.
Messo alle strette dal plenipotenziario giapponese, il quale gli ricorda che la sua sopravvivenza è dovuta al loro intervento armato, Kolchak chiede a Kerenskij un tavolo di pace, con l'obiettivo di fissare i confini tra la nuova repubblica dei soviet e la Siberia menscevica sulla linea dei fiumi Ob-Irtysh.

14 Novembre – Pressato dagli ambasciatori di Francia ed Italia, Carlo I apre a Vienna un secondo Congresso per risolvere le questioni rimaste in sospeso della cessione del Tirolo all'Italia e dell'occupazione nipponica dell'Indocina francese. Oltre a ciò, lo Zar Nicola chiede venga ufficialmente risolta la questione russa tra menscevichi e sovietici, prima che da guerra civile degeneri in una nuova guerra mondiale con la formale dichiarazione di guerra alla repubblica sovietica da parte di Giappone e Iran.
16 Novembre - E' una giornata storica per l'Africa. Nella capitale Bloemfontein l'Imperatrice d'Olanda giunge in visita alla "figlia primogenita del Regno d'Olanda", accolta tra ali di folla esultante.
Sotto le pressioni degli eroi di guerra boeri e tedeschi, non ché per intercessione diretta e personale dell'Imperatore Carlo I, che ha voluto presenziare come amico all'evento, Wilhelmina, appoggiata dal Primo Viceré del Sud Africa De Wet, la cui politica si ispira allo stesso Carlo I, proclama la proibizione della schiavitù in tutti i territori dell'Impero e l'equiparazione sociale e giuridica di tutti i sudditi, siano essi nativi o coloni boeri.
Il Sud Africa, oltre ad autogovernarsi, diviene uno Stato confederale per rispettare il mosaico etnico e tribale delle poplazioni africane. La maggior parte dei boeri, che ha patito l'occupazione britannica e con i neri africani ha combattuto fianco a fianco per la libertà, accoglie con favore il provvedimento.
Wilhelmina e De Wet conferiscono le più alte onorificenze militari, in una cerimonia solenne che non ha precedenti nella storia, anche a valorosi soldati ed ufficiali africani.
L'eroe tedesco della guerra in Africa, Paul von Lettow-Vorbeck, chiede ed ottiene la cittadinanza sudafricana e viene nominato a furor di popolo comandante in capo dell'esercito sudafricano.
28 Novembre - Kerenskij firma l'armistizio con Kolchak, il quale diviene governatore della Siberia sotto protezione giapponese.
Bukhara, Khiva e Khokand sottoscrivono un'alleanza reciproca che include anche l'Iran, a garanzia della difesa dell'Asia Centrale da future mire espansionistiche sovietiche.
A Vienna inizia un aspro braccio di ferro che vede da una parte Austria e Giappone, decisi a non cedere Tirolo ed Indocina, e Francia ed Italia, decisi ad ottenerli.
Carlo I offre all'Italia la Savoia, il dipartimento delle Alpes-Maritimes, la Corsica ed il protettorato sul Principato di Monaco, precedentemente ottenuti come compenso dalla Francia, con comprensibile disappunto della stessa.
Briand, reduce dell'umiliazione di Fontainebleau, si attiva immediatamente nei confronti del suo omologo Vittorio Scialoja, Ministro degli Esteri del governo Nitti, al fine di cercare di guastare le trattative, sperando di poter negoziare successivamente una loro restituzione alla Francia, anche per puntellare il prestigio del governo Poincaré ormai in caduta libera.
L'interferenza francese, tuttavia, è più deleteria che propizia ad un'asse italo-francese, e questo Andrássy lo sa bene, indi per cui punta a guastare una loro possibile alleanza.
La situazione della Francia non è certo tale da offrire una posizione negoziale forte, mutilata territorialmente, con un esercito annientato, un'economia devastata ed un governo in aperta crisi; l'Italia, pur uscendo da una grave sconfitta nella guerra di Libia che ne ha offuscato notevolmente il prestigio, può rivelarsi un osso duro.
La svolta nelle trattative arriva il 10 dicembre, con l'entrata nei lavori del Congresso del Kaiser Guglielmo II in prima persona, come osservatore, mentre a Gerusalemme, dove si era fermato di ritorno dal Sud Africa, Carlo I incontra il Califfo Faysal con il quale stipula degli accordi ci collaborazione economica e militare.
L'accordo ovviamente è un messaggio minaccioso all'Italia in quanto gli Hashemiti si sono già proclamati ufficialmente protettori della neonata Repubblica Libica, obiettivo delle mire coloniali italiane. Ovviamente non è da sottovalutare il fatto che, con la porta ufficialmente sbarrata in Libia, i colonialisti perdano terreno nella politica interna a favore degli irredentisti, mettendo in seria crisi i rapporti italo-austriaci.
Carlo I rientra a Vienna il 18 dicembre ed i negoziati riprendono.
Il Kaiser Guglielmo supporta, come prevedibile, il Primo Ministro nipponico Takashi Hara, il quale blandisce la Francia motivando che essa non è né ben voluta dalle popolazioni locali, che hanno accolto i giapponesi come liberatori, né tanto meno in grado di imporre la restituzione dei territori con la forza.
Consapevole dell'impossibilità di ottenere qualcosa partendo da questi presupposti, Briand cede ed il 20 dicembre sottoscrive la cessione dell'Indocina francese al Giappone.
Rimasto solo, Scialoja si trova ora di fronte a Guglielmo II, Carlo I ed Andrássy, decisi a concludere le trattative in modo favorevole all'Austria.
Guglielmo II offre a Scialoja, oltre alla concessione austriaca, anche un accordo analogo a quello arabo-austriaco ed il via libera all'annessione del Montenegro, già protettorato italiano.
Senza nemmeno consultarsi con Nitti a Roma, timoroso della possibilità di una nuova guerra che avrebbe inevitabilmente colpito il paese da tutti i fronti tranne quello francese, Vittorio Scialoja firma l'accordo il 23 dicembre.


Capitolo III: Un nuovo ordine mondiale?

1920

5 Maggio - Viene siglato il Trattato di Rodi. La Grecia rinuncia alla regione di Smirne in cambio del formale riconoscimento turco al possesso greco della Rumelia, di Cipro e delle isole egee.I due paesi altresì si impegnano a favorire l'emigrazione dei greci di Smirne in Grecia e dei Turchi di Cirpo e Rumelia in Turchia. Vengono inoltre censiti i beni immobili che questi esuli sono costretti a lasciare, del cui risarcimento si occuperanno i rispettivi governi.10 aprile - In seguito all'annessione della Serbia all'Austria ed all'esilio della famiglia Karađorđević, Carlo I d'Asburgo, in visita a Trieste, ufficializza il fidanzamento tra Mihailo Petrović-Njegoš-Obrenović, unico erede maschio legittimo ad entrambi i troni di Montenegro e Serbia, e sua figlia Adelheid d'Asburgo-Lorena. I due ragazzi sono ancora molto piccoli (12 anni lui, 6 anni lei), ma il significato del gesto è fortissimo nei confronti delle popolazioni balcaniche.Dalla morte di suo padre, il Principe Mirko, avvenuta a Vienna 2 anni prima, il giovane è cresciuto presso la corte imperiale asburgica.Il gesto indispettisce notevolmente il Re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia, il quale sperava, in virtù del matrimonio con Jelena Petrović Njegoš, figlia del Re Nicola I del Montenegro, di ottenere in maniera incontrastata la sovranità sul piccolo regno balcanico.

1926

Aprile- Sotto il governo conservatore Baldwin, sia in Gran Bretagna che in India infuriano continui scioperi, manifestazioni e scontri tra lavoratori e gendarmeria, culminati in alcuni episodi anche con spargimento di sangue da parte di polizia ed esercito, costringono Re Giorgio V, dopo un feroce braccio di ferro con il Parlamento, ad abdicare, anche a causa del suo stato di salute malfermo, in favore del figlio Edoardo, che assume la corona con il nome di Re Edoardo VIII. Spiccatamente filo-germanico, come primo atto sovrano annulla l'Ordine in Concilio emanato dal padre nel 1917, con il quale mutava il nome della Casa Reale Britannica in Windsor, e riassume ufficialmente il cognome di Wettin e Duca di Sachsen-Coburg und Gotha, con il consenso ed il placito del cugino, il Kaiser di Germania Guglielmo II Hohenzollern.
Questo atto apre all'Inghilterra, in grave crisi, le porte della potente economia continentale, che sotto la spinta di Germania, Austria ed Olanda sta fiorendo a ritmi sempre più sostenuti, concedendole un po' di respiro e la gratitudine del popolo inglese al nuovo sovrano.L'aggravarsi delle tensioni sociali, infatti, aveva portato Re Edoardo VIII a seguire l'esempio di Re Giorgio V ed a schierarsi apertamente con gli scioperanti. Appoggiata dal sovrano, la rivolta popolare costringe alle dimissioni anticipate il governo di Stanley Baldwin, ed alle elezioni successive il laburista RamsayMacDonald ottiene una vittoria schiacciante.

Giugno - Simon Vasilovič Petljura, Presidente della neonata Repubblica Ucraina, intendendo ritirarsi dalla scena politica incontra lo Zar Nicola di Bielorussia a Minsk, con il quale vorrebbe ragionare in merito una possibile riunione tra i due Stati.Petljura ovviamente non intende lasciare l'Ucraina in balia dello Zar, quindi nessuna annessione bielorssa dell'Ucraina, nessun ritorno alla servitù della gleba o altre imposizioni volte a negare le libertà conquistate con la repubblica. L'unica opzione è un codominio dinastico alla pari.
Agosto - Viene convocato un vertice praghese tra i sovrani di Austria, Germania e Bielorussia ed il Presidente della Repubblica Ucraina, per valutare una soluzione condivisa dai grandi alleati.Viene, dopo una settimana di negoziato, approvata l'opzione austriaca.

16 Agosto - E' proclamata la nascita del Gran Principato di Russia ed Ucraina, in cui lo Zar Nicola assume i poteri di sovrano ed il titolo di Gran Principe (il titolo di Zar viene accantonato in quanto rimane valida la sua pretesa alla riunificazione delle altre russie), mentre a Minsk e Kiev vengono formati due distinti parlamenti e due Consigli di Reggenza, sul modello confederale asburgico.
8 Settembre - La necessità di un consolidamento e di una pacificazione nei rapporti tra Stati, Carlo I è in visita a Roma, dove intende promuovere una politica di distensione.Carlo I offre quindi a Vittorio Emanuele III un'accomodazione pacifica della questione adriatica, proponendo lo scambio del Montenegro italiano con l'Albania austriaca ed un conguaglio economico. Nonostante le resistenze della regina, montenegrina, a rinunciare all'eredità paterna, l'Italia accetta lo scambio ed il Montenegro viene unito alla corona serba sotto lo scettro asburgico.Come ulteriore compenso, l'Austria accetta di versare un indennizzo di 500 milioni di Corone ed intercedere presso la Grecia affinché ceda all'Italia anche la baia di Valona.

30 Settembre - Riuniti nel castello di Praga, i sovrani ed i ministri dell'economia di Olanda, Germania, Russia,Finlandia, Polonia, Austria, Italia, Romania, Bulgaria e Grecia firmano l'atto costitutivo dell'Unione Doganale dell'Europa Centrale (Zollverein von Mitteleuropas), con il quale viene decretata la libera circolazione di lavoratori e merci tra i paesi aderenti, vengono fissati i tassi di cambio tra le monete dei vari paesi, in modo da semplificare enormemente i flussi commerciali, e vengono concordati i tassi con i quali le imposte andranno a gravare su produzione e commercio, in modo da garantire una competitività equilibrata in tutte le aree dell'Unione.


1929

Grande Crisi finanziaria negli Stati Uniti, il crollo coinvolge solamente il grande colosso nordamericano ed il suo Stato satellite, il Messico.
Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia, Svezia e Danimarca chiedono di entrare a far parte dello Zollverein.
Xostantinou
00lunedì 5 luglio 2010 17:50
preludio alla nuova guerra:


1936

19 Settembre 1936 - intense trattative diplomatiche a Washington tra Nuova Zelanda, Australia ed Inghilterra, l'argomento, scottante, è la riaccensione delle ostilità con il Giappone per il controllo del Pacifico e dell'Indonesia. I due Ministri degli Esteri di Australia e Nuova Zelanda premono per la guerra, mentre l'Inghilterra tergiversa, conscia che il conflitto potrebbe infiammare di nuovo il mondo intero, con conseguenze catastrofiche. Estremamente cauti sono anche gli Stati Uniti, in lenta ripresa dalla grande crisi economica, che propongono di contattare anche la Repubblica Sovietica Russa, per prendere il Giappone tra vari fronti ed averne ragione in tempi brevi. A quest'ultima proposta l'Inghilterra rabbrividisce, poiché sa bene che un conflitto esclusivamente pacifico potrebbe rimanervi ivi confinato, ma coinvolgere potenze europee potrebbe causare l'intervento degli Imperi Centrali.

1 Ottobre - gli ambasciatori neozelandese ed australiano a Parigi informano del piano il loro omologo francese. La Francia sarebbe entusiasta di partecipare per riprendersi l'Indocina, e si allinea all'opinione statunitense di informare Mosca.

5 Ottobre - Edoardo VIII d'Inghilterra, ufficialmente in visita di cortesia al cugino Guglielmo II, lo informa dei venti di guerra nel pacifico e chiede ufficialmente la neutralità degli Imperi Centrali.
Guglielmo risponde che non può parlare anche a nome degli alleati, ma lascia intendere che se la cosa si limitasse al solo teatro del Pacifico loro non sarebbero interessati a farsi coinvolgere.
Viene convocato un incontro tra i paesi del blocco mitteleuropeo.

20 Ottobre - A Bratislava si riuniscono i ministri degli esteri di Germania, Olanda, Austria, Polonia, Finlandia, Norvegia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria e Grecia. Il Primo Ministro Austriaco propone di estendere gli inviti anche ad Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Turchia ed Iran, in quanto parti possibilmente coinvolte, per cercare di evitare una nuova guerra mondiale.
Il suo omologo Romeno propone l'invito anche della Russia sovietica, suscitando mormorii di disapprovazione in tutta l'assemblea.
Carlo I, presidente ed ospite della conferenza, approva la proposta dicendo "questo potrebbe giovare a rendere meno tesi i rapporti con la Russia, e la cosa potrebbe giovare a tutti noi...che Dio abbia pietà di noi se non riuscissimo ad evitare una nuova, inutile strage."

24 Ottobre - Si apre la Conferenza di Bratislava, sono presenti i Ministri degli Esteri di Germania, Olanda, Austria, Polonia, Finlandia, Norvegia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Grecia, Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Russia sovietica, Turchia ed Iran.
Sono presenti anche i rappresentanti di Georgia, Armenia, Azerbaigian e Turkestan.

Informate della questione, con un comunicato, Danimarca, Svezia, Irlanda, Portogallo e Svizzera si dichiarano neutrali in ogni caso.

L'assemblea si infiamma immediatamente, Germania, Austria, Olanda, Italia, Norvegia e Grecia si dichiarano favorevoli a mantenere una linea neutrale, purché venga mantenuto lo status quo in europa orientale ed asia centrale; Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Iran e Turkestan si dichiarano pronti a mobilitare i propri eserciti contro la Russia sovietica, che pretende in cambio dell'intervento contro il Giappone ampie annessioni territoriali a danno di questi stati. L'Inghilterra tenta di mediare cercando di fare i propri interessi soprattutto nelle zone di Afghanistan e Pakistan.

25 Ottobre - come il giorno precedente le discussioni sono sempre fisse sugli stessi capisaldi, il Ministro degli Esteri della Germania von Ribentropp, dopo essersi consultato con il cancelliere ed amico von Papen, esasperato, minaccia la Russia sovietica dicendo che l'intero blocco mitteleuropeo sarebbe pronto in poche settimane a riversare 30 milioni di uomini in armi oltre il confine e farla finita una volta per tutte.
La seduta viene sospesa dall'Imperatore Carlo per far raffreddare gli animi.
Giunge a Bratislava l'inviato di ʿAbd al-Ilāh, nuovo sovrano d'Arabia, intenzionato a difendere la zona del golfo persico dalle ingerenze britanniche.

26 Ottobre - l'inviato Arabo incontra privatamente i ministri di Persia, Austria e Germania, ed esprime grande preoccupazione per una possibile aggressione russa alle terre dei "Fratelli Musulmani" in Persia e Turkestan, ed aggiunge che anche l'Arabia intende allinearsi agli altri paesi che, sentendosi minacciati, intendono rispondere militarmente ad eventuali provocazioni russe.

Si riunisce nuovamente l'Assemblea.
Concorde con i delegati degli altri paesi, il Primo Ministro austriaco dichiara che tutta l'Europa continentale, congiuntamente ai suoi amici Arabi, Turchi e Periani, intende rimanere estranea ai provvedimenti presenti e futuri che Inghilterra, Russia, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda vorranno prendere nei confronti dell'Impero del Giappone; qualsiasi cosa succederà, loro rimarranno neutrali.
Aggiunse poi, con voce fredda e minacciosa: "Ma se uno di essi oserà violare senza consenso i confini di uno di questi Paesi, o ne attaccherà le truppe, sappia sin da ora che tutti noi reagiremo in maniera unanime e radicale. Noi tutti desideriamo la pace. Ma siamo disposti a difenderla con ogni mezzo."

Il delegato sovietico se ne va stizzito ed umiliato, i sui omologhi britannico e francese sono profondamente soddisfatti.
L'Europa gioisce per la volontà di pace e fratellanza dimostrati dai vari governi. Ma in segreto viene diramato l'ordine di mettere le truppe in stato di allerta, i depositi di materiale bellico lungo le principali direttrici per l'oriente vengono riforniti, ai responsabili medici ed ai governatori civili delle provincie orientali vengono comunicate le disposizioni di comportamento in caso di guerra.
Le flotte, nei porti, sono messe in stato di pre-allarme, gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo passano sotto l'amministrazione militare.
Le fortezze di confine, soprattutto sui passi montani di Persia ed Anatolia, ricevono l'ordine di prepararsi all'assedio.

30 Ottobre - Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti mobilitano.

1 Novembre - Giappone, Russia Sovietica, Francia ed Inghilterra mobilitano.

3 Novembre - Preallarme generale dei paesi legati al blocco austro-tedesco. In Germania, Italia, Spagna, Olanda e Norvegia vengono diramate disposizioni di sicurezza anche in merito a possibili aggressioni da parte di Francia ed Inghilterra.
In un colloquio privato, il Feldmaresciallo August von Mackensen, nominato nuovo comandante dell'esercito tedesco dopo la morte dei veterani "vecchia guardia" (i Feldmarescialli von Falkenhayn, von Hindenburg e Ludendorff) dichiarò al Principe Ereditario Luigi Ferdinando che "questa volta, se Francia ed Inghilterra avessero osato attaccare nuovamente la Germania o i suoi alleati, a Parigi ed a Londra non ci sarebbero stati più re o presidenti, ma soltanto governatori del reich".

5 Novembre - alla presenza del Kaiser Guglielmo II, del Feldmaresciallo von Mackensen e del suo braccio destro Otto von Below, vengono presentati i nuovi alti ufficiali dell'esercito tedesco, molti di loro sono giovanissimi eroi dell'ultima guerra mondiale, tra i quali spiccano i nomi di Ludwig Beck, Hyazinth Graf Strachwitz, Heinz Guderian, Gotthard Heinrici, Hermann Hoth, Paul Ewald von Kleist, Erich von Manstein, Hasso-Eccard von Manteuffel, Walter Model, Erwin von Witzleben, Günther von Kluge, Erwin Rommel, Gerd von Rundstedt, Hans Speidel, Kurt Student, Henning von Tresckow, Nikolaus von Falkenhorst, Walther von Hünersdorff, Franz Halder e Kurt Zeitzler.

L'anno si chiude con i preparativi alla guerra.


1937

10 Gennaio - Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Francia ed Inghilterra dichiarano guerra all'Impero del Giappone.
Truppe inglesi varcano i confini in Indocina ed assaltano le isole di Borneo e Sumatra. Gli Australiani sbarcano a Sulawesi e Timor Est.
Dal protettorato delle Filippine, i Marines degli Stati Uniti si preparano all'invasione di Taiwan e delle isole Ryukyu.

Gli altri paesi europei ed asiatici, tranne la Russia Sovietica, dichiarano la loro neutralità nel conflitto.
Keirosophos
00martedì 6 luglio 2010 11:24
Kost le dinamiche del conflitto?? :P
Comunque, penso che il giappone avrebbe perso facilmente il controllo dell'indonesia, penso che avrebbe opposto più resistenza nell'indocina francese, soprattutto per la conformazione del territorio...sarebbe potuto accadere un vietnam ante litteram...
Xostantinou
00martedì 6 luglio 2010 12:44
le dinamiche spero vorrai scriverle in parte tu... :P
Keirosophos
00giovedì 8 luglio 2010 12:55
Allora: la nuova zelanda invia contingenti a supporto delle foze d'invasione australiane che prendono rapidamente timor est e sulawesi, le forze austro-neozelandesi si dividono in due parti, l'una dando man forte agli inglesi a sumatra, l'altra per lo stesso motivo sbarca nel sud del borneo. Gli inglesi sono abbastanza in difficoltà in indocina: infatti nonostante riescano a conquistare gran parte della pianura a sud, sono bloccati alle rive del fiume menam, inoltre non hanno il supporto della popolazione locale, che preferisce i giapponesi agli europei. Dopo estenuanti combattimenti i marines riescono a conquistare taiwan, tagliando di fatto in due l'ipero nipponico. Nel frattempo avvengono diversi incontri tra USA e russia, al fine di attaccare a due fronti (anzi da tre) il giappine...
Xostantinou
00giovedì 8 luglio 2010 17:24
Febbraio

L'esercito ANZAC ha avuto facilmente ragione delle Molucche e di Timor Est, la presenza giapponese a Sulawesi è ridotta ormai all'assedio della capitale Makassar; le armate ANZAC si preparano allo sbarco sulle isole di Sumatra e Borneo, dove gli Inglesi stanno incontrando una durissima opposizione a causa delle piccole ma coriacee fortezze giapponesi nascoste nella jungla.
Estremamente difficoltosa è l'avanzata anglofrancese in indocina, dove le numerose forze giapponesi, supportate dalla popolazione locale memore del passato colonialismo europeo, stanno opponendo una efficace resistenza alla loro avanzata.
Ulteriore complicazione per l'Inghilterra è anche l'estrema insicurezza delle proprie retrovie, in quanto l'India è sempre più insofferente al dominio britannico.
Gli americani hanno difficoltosamente avuto ragione di Taiwan, ma il loro piano di avanzata verso il Giappone è bloccato dalle pressioni anglofrancesi, che richiedono aiuto in indocina.

Contatti diplomatici tra alleati e Russia Sovietica continuano a produrre nulla di fatto, in quanto la Russia pretende la legittimazione delle sue rivendicazioni in Bielorussia, Ucraina e Turkestan.

Mohandas Gandhi, detto "il Mahatma", sospettato dalle autorità inglesi di essere uno dei principali agitatori nella colonia indiana, si rifugia in Sudafrica presso l'amico Johannes van Rensburg, conosciuto durante la sua permanenza a Pretoria come avvocato ai primi del secolo, ora nuovo viceré degli Stati Uniti d'Africa, dopo la morte in tarda età di de Wet e Botha, il quale lo introduce anche presso il Governatore Militare von Lettow-Vorbeck, veterano eroe della guerra agli inglesi nel conflitto mondiale, amato ed osannato tanto dagli africani quanto dai boeri per la sua ferma politica di uguaglianza giuridica e sociale tra africani e bianchi.
Keirosophos
00sabato 10 luglio 2010 15:47
Proseguire in vietnam è diventato impossibile per le forze anglofrancesi... gli alleati richiedono l'aiuto degli USA, il che impedisce loro di attaccare il giappone direttamente. Purtroppo anche con l'arrivo delle forze statunitensi l'avanzata è molto difficile, per questo si progetta di utilizzare l'aviazione in modo massiccio.
Le forze ANZAC vincono finalmente (assieme agli stremati inglesi) la resistenza giapponese ad sumatra, mentre sbarcano nel borneo, dove riescono a conquistare alcune teste di ponte nella parte sud... la russia rossa spinta dalle vittorie degli alleati si convince sempre più ad entrare in guerra....

PS ma a te la chat risulta disabilitata?
Xostantinou
00sabato 10 luglio 2010 16:08
sarà offline il server del sito che gestisce la chat...
Xostantinou
00giovedì 22 luglio 2010 11:57
4 Marzo. Capitola la guarnigione di Makassar, dopo un mese di durissimo assedio. L'intera Sulawesi è occupata dalle truppe ANZAC.

10 marzo. Bombardata dal mare, Medan capitola rapidamente sotto lo sbarco congiunto dei marines ANZAC ed inglesi. Viene creata la prima testa di ponte che, nelle previsioni dei comandi alleati, dovrebbe portare le truppe vittoriose a Pekambaru, capitale di Sumatra, entro un mese. Fallisce l'assalto anfibio all'importante città portuale di Palembang, lasciando in mani giapponesi il punto principale di rifornimento per la resistenza di Sumatra meridionale.
L'isola di Java perde le città portuali di Denpasar, Surabaya, Semarang, Cllacap e Cirebon, ma nel cuore montagnoso dell'isola la resistenza è feroce. Nonostante i violenti bombardamenti navali e ripetuti tentativi falliti di sbarco la capitale Jakarta, trasformata in una specie di fortezza, resiste infliggendo un tributo di sangue elevatissimo agli alleati.

Aprile.
Nel Borneo l'arrivo di truppe americane dalle Filippine ha permesso la caduta di praticamente tutte le città costiere, Paloh, Pontianakh e Telukbatang capitolano tra il 20 marzo ed il 2 aprile, Kendawangan e Banjarmasin si arrendono tra il 12 ed il 18 aprile.
La resistenza giapponese si concentra attorno alle città di Palangkaraya e Samarinda, oltre che in bunker nascosti nella foresta.

21 aprile.
Con un violento attacco notturno le forze anfibie giapponesi sbaragliano la guarnigione statunitense di Taiwan e ne ritornano in possesso, aiutati anche dalla popolazione locale.
Viene programmato un attacco aereo su vasta scala contro le basi navali americane nel Pacifico. L'obiettivo principale è la base hawaiana di Pearl Harbour.

Agenti giapponesi in Messico ed america centrale istigano i governi locali a fare fronte unito contro le mire egemoniche degli Stati Uniti.

La Russia Sovietica sposta truppe sui confini, principalmente quello mongolo-siberiano, ma anche gli altri fronti. Per il momento mantiene ufficialmente una posizione neutrale.

Spaventato dall'evolversi della situazione, l'Imperatore di Cina Pu Yi (in questa TL dopo la breve esperienza rivoluzionaria repubblicana di Sun Yat Sen e Yuan Shikai, il ritorno sul trono dell'Imperatore non dura solamente 12 giorni, ma l'assenza della superpotenza sovietica e l'appoggio ai monarchici del Giappone permettono ai monarchici di aver ragione dei rivoluzionari comunisti e riconsolidare il potere imperiale, con il tacito assenso di tutte le grandi potenze) si avvicina moltissimo agli imperi centrali, con i quali sottoscrive un trattato (Trattato di Pechino tra Cina, Germania, Austria ed Olanda) di protezione il 30 aprile 1937, con il quale le tre potenze si impegnano a garantire l'indipendenza e proteggere la Cina e la monarchia cinese, in cambio di privilegi commerciali e sullo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie della Cina.

cartina della situazione nel sud est asiatico alla fine dell'aprile 1937:

Inghilterra: rosso
USA: blu
ANZAC:rosa
Giappone: verde

Maggio. La situazione è in stallo a Sumatra. A Java le sacche di resistenza sono sempre più isolate e ridotte allo stremo. Ancora più stremati ed esasperati, i soldati ANZAC non fanno prigionieri nemmeno quando il nemico si arrende. La popolazione locale, in alcuni casi, viene sospettata di rifornire i resistenti giapponesi. Interi villaggi vengono torturati, massacrati o deportati in campi di prigionia.
Jakarta si prepara a venire assediata per terra e per mare.
Nel Borneo le truppe alleate hanno ormai il controllo di tutte le aree costiere, Samarinda viene messa sotto assedio. L'esercito giapponese, in ripiegamento dal fronte malese, va a rimpinguare le sempre più nutrite forze nell'area di Palangkaraya, mentre sulle montagne vengono lasciati gruppi di esperti guerriglieri, più che sufficienti per contrastare la difficoltosa avanzata inglese.
In Indocina la guerra diventa una guerra di posizione lungo la linea del fiume Salween e l'altopiano dello Shan (un fac-simile del fronte dell'Isonzo nella nostra TL), mentre a sud il cardine difensivo è la città di Bangkok, centro del comando giapponese nell'area.
Per risolvere la situazione il comando alleato progetta lo sbarco in massa sulle coste vietnamite, una volta eliminati i giapponesi dal Borneo e da Sumatra, in modo da chiudere le forze nemiche in una tenaglia e costringerle a capitolare.
L'Inghilterra pretende per se, dando la vittoria quasi per scontata, le isole del Borneo e Sumatra, oltre che all'Indocina fino alla linea del Salween, mentre il resto viene reclamato dalla Francia, anche se il contingente francese non è ancora arrivato in zona d guerra.

Giugno. I giapponesi ripiegano, su ordine dell'Ammiraglio Suzuki, prima da Pekanbaru su Palembang e poi, in una rocambolesca manovra notturna, da Palembang vengono imbarcati sulla flotta che li sbarcherà nelle retrovie di Bangkok, in quanto l'alto comando giapponese ha ormai dato per perse le isole della Sonda, mentre visti i successi nella resistenza intende puntare sull'Indocina. A Sumatra vengono lasciate solo truppe volontarie a fare da velo al ripiegamento dall'isola e, come guerriglieri, ad infastidire ed infliggere il maggior numero di perdite possibili agli ignari alleati.
Le ancora nutrite tre divisioni resistenti nel centro del Borneo vengono considerate impossibile da evacuare, e sacrificate al proprio destino.
Le 5 brigate che ancora resistevano a Jakarta erano state totalmente dimenticate.

Luglio. La nuova offensiva anglo-alleata sfonda inaspettatamente le linee a Pekanbaru, ma si ritrovano ben presto invischiati nella guerriglia tra i monti ed in mezzo alla giungla...anche gli ANZAC e gli Americani, sbarcati in forze a Palembang dopo un lungo bombardamento preparatorio, si ritrovano stupiti di fronte ad una città fantasma. Confusi, da un capo all'altro dell'isola iniziano la marcia verso l'interno aspettandosi di ritrovare il grosso della guarnigione giapponese sulle montagne, regalando così tempo e superiorità numerica preziose ai giapponesi in Birmania.
Cade Samarinda sotto i colpi dell'artiglieria divisionale americana, tutte le truppe giapponesi convergono oramai su Palangkaraya, che viene fortificata ulteriormente.

Agosto. Le truppe alleate provenienti da nord e da sud dell'isola di Sumatra si incontrano inaspettatamente presso Jambi, realizzando che in realtà i giapponesi non sono più sull'isola. Quest'inutile avanzata è costata, soprattutto agli inglesi, 5.000 morti a causa della guerriglia giapponese nascosta sui monti e nella jungla. Gli alti comandi alleati sono furenti per la presa in giro che ha distolto 40.000 uomini preziosi dal fronte, sempre più critico, della Birmania.

28 agosto. Prima battaglia di Palangkaraya. L'assalto americano da est ed ANZAC da sud finisce in un terrificante bagno di sangue contro le trincee ed i nidi di mitragliatrici giapponesi alla periferia della città. L'attacco costa be 16.000 uomini agli alleati contro 700 giapponesi.

Settembre. Il contingente di Sumatra viene finalmente imbarcato verso Rangoon, a rinforzare gli stanchi contingenti impantanati sul fronte birmano.

15 settembre. Seconda battaglia di Palangkaraya. Gli inglesi attaccano da nord, ma sono esausti e vengono ricacciati indietro perdendo alcune migliaia di uomini.

Ottobre. Arrivano finalmente le truppe francesi, per la maggioranza coloniali africane, in Indonesia. Viene programmata l'offensiva per i primi giorni del 1938.
Gli americani fanno slittare ancora lo sbarco in Vietnam, il Borneo sta impiegando ancora troppe truppe (100.000) per impegnarsi su altri fronti.

16 ottobre. A mezzanotte la Russia Sovietica sferra un duro attacco a sorpresa alla città di frontiera di Novosibirsk, cogliendo il Giappone letteralmente alla sprovvista. Nei giorni seguenti le truppe Sovietiche travolgono rapidamente le linee giapponesi lungo tutto il fronte ed in poche settimane raggiungono la linea dello Yenisei e la valle dello Dzavhan fino a Tsagaan-Olom, in Mongolia.

20 ottobre. Proteste ufficiali dell'ambasciatore giapponese a Mosca, Londra e Berlino. Il Kaiser Guglielmo, seriamente preoccupato per il colpo a tradimento dei russi, convoca gli ambasciatori di Austria, Olanda, Bielorussia, Ucraina e Turchia e discute dell'opportunità di procedere con la mobilitazione parziale.
Il colpo improvviso favorisce gli alleati nel sud est asiatico, costringendo i giapponesi a cancellare tra l'altro l'attacco aeronavale alle basi navali alleate.
La Cina, allarmata, inizia ad inviare forze al confine russo-mongolo.

1 novembre. L'avanza russa è ancora contenuta sullo Yenisei, ma a sud la manovra aggirante nel deserto ha successo e le truppe dello stato fantoccio mongolo-menscevico, guidate dall'Ammiraglio Aleksandr Kolchak e dagli ex ufficiali zaristi Anatoly Pepelyayev, Grigory Semënov e Georgy Zhukov, vengono respinte verso il lago Bajkal, dove si attestano a difesa della capitale Ulanbaatar. La Mongolia centro-meridionale è occupata.

Pressato a nord, il Giappone è bloccato, non ha forze sufficienti né per contrastare efficacemente l'avanzata russa in mongolia, né per sferrare un colpo di maglio contro le ormai rimpolpate divisioni alleate in Birmania.
Ma gli appelli degli ambasciatori giapponesi in europa cadono ancora nel vuoto.
Dopo 6 mesi di assedio durissimo, le 5 brigate trincerate a Jakarta continuano ancora a resistere infliggendo perdite esorbitanti agli alleati. Su 17.000 morti giapponesi gli alleati ne hanno versati 70.000. Tra volontari e regolari ora non rimangono che quasi 5.000 uomini, viveri e munizioni sufficienti forse per meno di un mese. La situazione degli assedianti non è molto migliore, l'estate calda ed umida ha causato varie epidemie e la flotta che ne blocca il porto ha rifiutato di accogliere a bordo anche feriti e malati, per paura che scoppiasse un'epidemia che ne decimasse gli equipaggi.
Ancor più drammatica è la situazione per gli ormai quasi 200.000 che assediano Palangkaraya. La loro posizione, lontana dalle coste, rende difficili gli approvvigionamenti e bande di guerriglieri locali rendono estremamente difficoltosi i trasporti di rifornimenti agli assedianti e le comunicazioni. I giapponesi trincerati sono ridotti a 50.000, le scorte di acqua, armi e munizioni sono ancora buone, ciò che iniziano a scarseggiare sono cibo e medicine.
Sta per iniziare un nuovo anno in trincea sul fronte birmano. Per i soldati inglesi e francesi sembra di tornare ai giorni della Somme del 1914, e tutti sono preoccupati che la storia possa ripetersi.


1938

Gennaio. Dopo 8 mesi di terribile assedio e 100.000 morti, le truppe alleate hanno ragione della resistenza di Jakarta. Dei 25.000 soldati giapponesi e dei 10.000 volontari schierati a difesa della città, le truppe alleate riescono a trovarne in vita solo 500, di cui la maggior parte feriti e malati. Della città, un tempo gioiello del colonialismo olandese, non rimane nient'altro che un cumulo di macerie.
Quarta battaglia di Palangkaraya. Questa volta l'attacco è coordinato e gli americani che attaccano da est sono supportati dagli ANZAC a sud-ovest e dagli inglesi a nord. La linea di difesa esterna cade ed i giapponesi ripiegano perdendo 15.000 uomini, contro 10.000 alleati.

In Birmania le truppe anglofrancesi tentano lo sfondamento su Bangkok, che viene duramente bombardata, ma vengono respinti dalle riserve giapponesi.

La notte del 6 gennaio le truppe russe passano lo Yenisei gelato ed aggrediscono le posizioni giapponesi. Tutta la linea è presa dal panico ed entro una settimana il fronte viene spostato sull'Angara ed il Tunguska. Norilsk cade entro il 9.
L'Alto Comando giapponese progetta di riposizionale il fronte sulla linea Lena-Bajkal-Amur, abbandonando la mongolia a se stessa, indifferenti alle proteste di Kolchak. La paura maggiore in questo momento sul fronte siberiano è l'intervento americano dall'Alaska.
Irkutsk, Yakutsk e Khabarovsk sono i nuovi capisaldi identificati dallo Stato Maggiore nipponico. Il comando operativo viene posto nella base navale di Vladivostok. L'ordine imperiale è chiaro: "impedire ad ogni costo la corsa al mare delle truppe sovietiche...perdere importanti porti come Vladivostok, De-Kastri, Magandan, Gavan'...significherebbe spalancare ai sovietici la porta per il Giappone."

situazione attuale sul fronte siberiano:



in 4 mesi il fronte siberiano era crollato, regalando alla Russia Sovietica migliaia di km. Il Giappone è alle corde.









Keirosophos
00lunedì 26 luglio 2010 13:45
Mhm secondo la tua ucronia al momento il giappone è in grave difficoltà... pensi che i russi riusciranno ad arrivare al mare? Io, per mia opinione, penso proprio di sì, visto che il territorio da controllare è troppo vasto per applicare un controllo capillare, inoltre i russi dovrebbero avere più conoscenza del territorio rispetto ai giapponesi. Inoltre credo che gli USA avrebbero mandato un contingente dall'alaska per occupare prima di tutto la zona dello stretto di bering, poi o scendere verso sud (visto che hanno perso le filippine da quanto ho capito) o continuare verso ovest, fino ad incontrarsi con i russi.
Nel vietnam l'avanzata anglofrancese la vedo molto dura, soprattutto per la conformazione del territorio, ma, se si riuscisse ad occupare basi sulla costa est, tutto sarebbe più facile, magari lasciando le montagne e dirigendosi verso sud.
Xostantinou
00lunedì 26 luglio 2010 14:21
così a spanne vedo la situazione in drammatica evoluzione, ma non tanto per il giappone...vista la situazione penso che l'entrata in guerra dell'Asse sia alquanto prossima, contro russi ed inglesi, con l'eventualità di nuove invasioni armate della francia e sta volta pure dell'inghilterra...spagna, arabia ed italia potrebbero essere interessate a spartirsi l'impero coloniale francese in nord africa, la presenza del sommo leader della rivolta indiana presso il sudafrica olandese potrebbe portare alla liberazione del subcontinente da parte delle truppe boere, la cina, avvicinatasi molto alla germania, potrebbe entrare nei giochi a danno tanto dei russi che dei giapponesi in ritirata...diciamo che in indonesia ormai i giochi sono decisi, anche se le perdite sono a "livello Stalingrado", la resistenza giapponese è ormai agli sgoccioli, tutt'altra cosa è l'indocina...anche se iniziassero a sbarcare ad est comunque c'è una catena montuosa che separa sull'asse nord-sud le coste vietnamite dall'interno, quindi sarebbe estremamente dura comunque...è un gran bel minestrone questa seconda guerra mondiale!

...e poi in questa TL non c'è la "fuga dei cervelli" verso gli USA, bensì è l'europa centrale ad essere fucina di tecnologia e ricerca, quindi potremmo vedere le prime armi nucleari negli arsenali austrotedeschi, con ben altri scenari da guerra fredda...
Guaro90
00lunedì 26 luglio 2010 14:57
Xost dobbiamo pensare che anche l'italia sarebbe un posto perfetto per la ricerca, uomini con enrico fermi, majorana e atri non sarebbero scappati all'estero o non sarebbero scappati dato che il fascismo non si e' instaurato. In italia nonostante le fughe ingenti, eravamo riusciti a sviluppare addirittura il motore a reazione prima degli altri stati quali tedeschi, ma la mancanza di fabbriche e fondi non siamo riusciti a produrre un progetto. I "boccioli di rosa" e i " fiori di loto" giapponesi (caccia bombardieri e aerei suicidi) usavano progetti italiani di motore a reazione. Quindi a mio avviso un grosso bacino intellettuale quale quello italiao avrebbe dato i suoi frutti, magari non l'atomica ma radar, radio-guida, pila nucleare e altre invezioni avrebbero avuto paternita' italiana :) che ne dici ????
Xostantinou
00lunedì 26 luglio 2010 16:14
penso che la situazione politica e socioeconomica avrebbe favorito un centro di ricerca che avesse coinvolto tutti gli stati alleati, olandesi, austrotedeschi, italiani, balcanici...magari in una città cosmopolita, intellettuale e multiculturale come Praga...ricordiamo che nel primo dopoguerra ci sono stati grandi accordi di natura economica che hanno portato alla creazione di una CEE ante-litteram, quindi potrebbe benissimo esservi una cosa analoga a livello di ricerca, visto che Italia a parte il resto dell'europa è tutto direttamente o indirettamente sotto controllo germanico, la cosa potrebbe starci tranquillamente...con benefici comuni per tutti i paesi coinvolti.

Bombe atomiche a parte prevedo un'Operazione Barbarossa in grande stile, dalla Finlandia al Mar Caspio...e vista la situazione sovietica penso il risultato sarà diverso stavolta.
Xostantinou
00lunedì 26 luglio 2010 19:37
10 gennaio, notte. Quattro battaglioni Rangers vengono paracadutati a condizioni climatiche impossibili attorno alla città di Uelen, sulla sponda asiatica dello Stretto di Bering. Nel giro di poche ore la cittadina è occupata, viene fissata una testa di ponte. Le forze giapponesi sono quasi tutte dislocate al fronte, ed anche le retrovie sono molto distanti. Il piano americano, per quanto azzardato, ha successo, ed i parà sono ben presto seguiti dagli uomini del genio. Una divisione è già in attesa a Kodiak, pronta per l'invasione.

15 gennaio. Quinta Battaglia di Palangkaraya. L'afflusso di forze dalle altre isole della Sonda, ormai definitivamente occupate, permette agli alleati di sferrare un nuovo attacco alle linee giapponesi trincerate all'esterno del centro della cittadina fortificata. L'assalto è respinto, le perdite per entrambi gli schieramenti ammontano a circa 5.000 uomini.
Guaro90
00lunedì 26 luglio 2010 20:57
in ogni modo se la vuoi far vincere agli imperi centrali questa seconda operazione barbarossa consiglierei date di attacco quali posteriori la prima settimana di maggio ed inferiori all'ultima di maggio, per potere sfruttare appieno bel tempo e terreno secco, inoltre gli spazi da percorrere sono inferiori dato che manca l'ucraina e la bielorussia da attraversare.
in ogni modo nei conteggi dei morti da ambo le parti conta che non c'e' quell'ignorante di stalin al comando e anche il piu' stupido dei generali sospetterebbe un attacco dagli imperi e dalle repubbliche centro-asiatiche e che quindi ci sarebbe la mobilitazione generale e tutte le linee di difesa ben asserragliate. Poi gli sviluppi considerando la bilancia economica e demografica sono ovvi ma sarebbe meglio fargliela sudare la vittoria :)
Pensi di far attaccare dagli imperi centrali anche gli USA e le forze austro-neozelandesi ?? o ti limiterai alla sola francia e inghilterra??
Xostantinou
00martedì 27 luglio 2010 09:34
penso che gli USA e le forze austro-neozelandesi non avranno le forze per mettersi ad aprire un fronte pure in europa, conta che ci sono ancora gli agenti nipponici che fomentano la rivolta in america centrale, quindi gli USA potrebbero trovarsi con il fronte messicano di nuovo aperto.
Allo stato attuale delle cose penso che al primo accenno di assalto concentrico da parte di germania, olanda, italia e spagna, la francia capitolerebbe immediatamente, anche perché la maggior parte delle sue forze le ha in indocina. Una posizione più complessa sarebbe invece quella inglese, magari potrebbe aprirsi un fonte in India con lo sbarco dei boeri e l'invasione arabo-persiana, ma ricordiamo che il governo è filo-tedesco, quindi se la germania minacciasse l'invasione dell'inghilterra il governo britannico cercherebbe il compromesso, magari rinunciando del tutto o in parte all'India.
Stalin attualmente governa la Georgia filo-sovietica, che è molto esposta all'offensiva sul fronte turco, la russia sovietica non ha avuto lo sviluppo industriale della stalinizzazione nella nostra TL, l'avanzata delle forze germaniche con le truppe corazzate tecnologicamente evolute (non ci sono problemi di petrolio e metalli rari), soprattutto in estate, potrebbe travolgere con molta agevolezza le linee russe, contando anche il fronte alleato del Turkestan.
Xostantinou
00martedì 27 luglio 2010 11:10
16 gennaio. La divisione distaccata a Kodiak viene aviotrasportata A Uelen. Inizia l'avanzata americana che punta in due direzioni: prendere alle spalle il fronte giapponese sul Lena, ed occupare la costa in modo da avere più basi dalle quali procedere all'invasione del Giappone. Il primo obiettivo è l'occupazione di tutto il territorio siberiano fino alla linea del fiume Kolyma e la presa dell'importante porto di Magadan.

Il Giappone arruola ogni uomo abile che abbia compiuto il 17° anno di età. Le nuove reclute però non saranno pronte prima di alcuni mesi. Nella mente dell'Ammiraglio Suzuki, ormai la guerra è ad un passo dalla disfatta totale, e quelle truppe probabilmente serviranno a difendere il suolo giapponese dall'invasione, piuttosto che per una vittoriosa controffensiva.
All'ambasciatore Shigemitsu presso la Corte Imperiale Cinese viene data carta bianca per mutare la situazione ormai disperata.
Kolchak ed i suoi uomini si rifugiano oltre il confine cinese, da dove cercano di combattere i russi con tattiche di guerriglia.
L'ambasciatore Oshima a Berlino supplica le potenze europee di intervenire almeno contro il comune nemico bolscevico.

Alla soglia degli 80 anni, il Kaiser Guglielmo II abdica a favore del brillante nipote trentenne Luigi Ferdinando, scavalcando il padre 57enne Federico Guglielmo, ancorato al militarismo novecentesco e troppo poco aperto alle innovazioni politiche e tecnologiche del mondo moderno. Il nuovo Kaiser, brillante ingegnere e grande amico dei Generali Guderian e Rommell, come prima cosa finanzia a proprie spese, con il placet dell'Imperatore d'Austria Carlo I e del quasi coetaneo ed amico il Principe Ereditario Ottone, la creazione di un centro di ricerca e studi scientifici nella Zlatá Ulička a Praga, il celebre ed evocativo "vicolo d'oro degli alchimisti". In questo centro vengono invitati a lavorare, a spese di un fondo privato ma finanziato dalle corone di tutti i paesi dell'alleanza mitteleuropea, i più geniali scienziati da tutta europa, tra i quali nomi già celebri come i Premi Nobel Albert Werner Heisenberg ed Albert Einstein, quest'ultimo già Professore all'Università di Praga, l'anziano inventore Nikola Tesla, rientrato dagli Stati Uniti dieci anni prima durante la crisi di Wall Street grazie agli ingenti benefici economici ed alla cattedra ad Heidelberg offertagli su pressione del giovane Principe Ereditario, ma più in generale tutta una serie di altri nomi già eccellenti come Robert Oppenheimer, Max Planck, Wolfgang Pauli, Leo Szilard, Gustav Hertz, Carl Bosch, ed illustri scienziati provenienti da paesi amici come Franco Rasetti, Enrico Fermi dall'Italia, entrata nel novero dei paesi sostenitori del progetto, o Niels Bohr, nativo della neutrale Danimarca ma attratto dalle enormi potenzialità del progetto.
Il nuovo Kaiser convoca gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra per cercare di raggiungere una tregua, pressato com'è quotidianamente dalle suppliche dell'ambasciatore nipponico. I due ambasciatori si dichiarerebbero favorevoli ad una pace con l'abbandono da parte giapponese dei rimanenti territori nel sud-est asiatico, ma sanno che la richiesta potrebbe venire difficilmente accolta. Inoltre il nuovo Kaiser è sempre più preoccupato dall'espansione sovietica in siberia, timori fomentati dagli alleati persiani e dai nuovi amici cinesi, e chiede esplicitamente a Francia ed Inghilterra quale sarebbe la loro posizione se la Germania entrasse in guerra contro la Russia. Gli ambasciatori prendono tempo.

Offensiva anglo-francese in indocina punta questa volta sulla linea Mae Hong - Tak, l'offensiva è respinta con gravi perdite da ambo le parti.

1 febbraio. L'ambasciatore giapponese in Cina concorda l'intervento cinese contro i russi alle seguenti condizioni:

1) la Corea a nord del fiume Imjin, inclusa la Baia di Yŏnghŭng, viene annessa alla Cina.
2) viene riconosciuta al Giappone la fascia compresa dai fiumi Amur ed Ussuri al mare, fino alla città di Vrangel', esclusa l'importante baia Nakhodka. Tutta l'area a sud di Vrangel', inclusa l'importante città portuale di Vladivostock, passano alla Cina.
3) la Mongolia viene annessa alla Cina assieme all'area che va dall'alta valle dell'Amur, il corso dei fiumi Shilka ed Ingoda, le coste meridionali del Lago Bajkal con le città di Irkutsk ed Ulan-Ude, il corso dell'Angara dal Bajkal allo Yenisei, l'alta valle dell'Ob dal confine cinese alla confluenza con il fiume Tom', la linea ferroviaria che congiunge Tomsk sul Tom' a Lesosibirsk sullo Yenisei. Questa nuova regione viene riconosciuta come Principato Autonomo di Mongolia, al cui governo vengono riconfermati Kolchak ed i suoi uomini, purché si sottomettano a Pechino.

Le perdite sono ingenti e le condizioni umilianti, ma sotto pressione dell'Ammiraglio Suzuki l'ambasciatore sottoscrive il trattato.
Non è ancora chiaro cosa ne sarà della fascia tra il Lena ed il Kolyma, ancora in mano giapponese ma sottoposta ai duri colpi congiunti sovietico-statunitensi.

3 febbraio. Gli ambasciatori cinese e giapponese a Berlino notificano l'accordo al Kaiser, che convoca un consiglio di tutti i ministri degli esteri della coalizione. Ora il casus belli è pronto. Se la Russia colpirà la Cina, è sua intenzione intervenire.

10 febbraio. Convocata d'urgenza, la riunione dei ministri degli esteri della coalizione si tiene a Monaco di Baviera. Sono presenti i rappresentanti di Olanda, Germania, Polonia, Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Austria, Romania, Bulgaria, Grecia, Italia, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Persia, Turkestan, Arabia, Spagna, Afrika. Vengono invitati anche gli ambasciatori di Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Irlanda e Portogallo, quali osservatori esterni.
La coalizione sottoscrive di comune accordo un intervento contro la Russia Sovietica nel caso questa aggredisca un paese membro o un amico della coalizione, in chiaro riferimento alla Cina. Viene inoltre affidato il comando supremo delle forze armate della coalizione, in caso di guerra contro i sovietici, allo Stato Maggiore tedesco.
Una clausola molto importante suscita discussione, ma è firmata dopo ore di trattative: in caso di intervento al fianco della Russia di Francia e/o Inghilterra, i paesi membri concordano su un intervento militare con finalità di occupazione ed eventualmente annessione dei due paesi.
Gli inviati dei paesi osservatori, intimiditi, concordano e sottoscrivono di propria iniziativa un patto di neutralità in caso di conflitto.

11 febbraio. Gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra vengono convocati a Berlino e messi di fronte al patto siglato durante la Conferenza di Monaco del giorno prima. Spaventati dalla possibilità di una nuova guerra europea e dalla possibilità tutt'altro che remota di un'invasione da parte delle truppe coalizzate, rientrano nelle rispettive capitali. Ora le trattative passano nelle mani dei rispettivi sovrani e presidenti.

14 febbraio. Il Presidente Lebrun ed Edoardo VIII sono in visita a Berlino, assieme a Carlo I ed all'ambasciatore italiano Alessandro Lessona, richiesti come mediatori. Il presidente francese impallidisce di fronte alla clausola che lo riguarda, e si affretta a sottolineare che lo sforzo bellico francese è volto unicamente alla riconquista dell'indocina occupata con l'inganno dai giapponesi, e non vuole avere nulla a che fare con la guerra portata avanti dagli "amici" sovietici.
Edoardo VIII appare quasi incredulo, di fronte alla diffidenza tedesca, dopo il riavvicinamento tra le due potenze, e sostiene che, sebbene l'intervento russo faccia molto comodo alla guerra contro il Giappone, le faccende siberiane non gli sono di alcun interesse. Carlo I, fiducioso, accoglie positivamente le parole del sovrano britannico, ma Luigi Ferdinando ricorda ad Edoardo che egli non è uno sciocco, e sa bene quanto l'Inghilterra desideri mettere e mani sulla Persia e l'Asia centrale, dopo che le loro ambizioni vennero frustrate durante la Grande Guerra. Edoardo, offeso, se ne va.
Lebrun, abbattuto, rimane alla mercé del giovane sovrano tedesco e del vorace ambasciatore italiano.
Lessona, spietato imperialista, chiede senza mezzi termini che, "in segno di amicizia" la Francia ceda la Tunisia e la metà orientale della costa algerina fino all'Atlante all'Italia, la metà occidentale della costa algerina alla Spagna. Motiva la richiesta sostenendo che nelle condizioni attuali la Francia non è in grado di presidiare queste colonie, vista la quasi totale assenza di truppe, Insomma, accollandosi queste colonie, italiani e spagnoli farebbero alla Francia un "favore". In effetti, l'esercito francese, fortemente ridotto dopo la Guerra Mondiale, è praticamente tutto impegnato in indocina, in francia e nelle colonie africane sono rimaste a malapena truppe sufficienti a presidiarle, senza contare i movimenti indipendentisti che si stanno formando in alcune regioni maghrebine...una guerra contr Germania ed Italia finirebbe in pochi giorni con il totale annientamento francese.
Lebrun, demolito psicologicamente dai suoi interlocutori, messo in una posizione in cui non ha altra via d'uscita, pur di non vedere per la terza volta la bandiera tedesca su Parigi, Firma.
L'azzardo di Lessona ha avuto successo.
In seguito, lo stesso Lessona dirà dello "Scippo di Berlino":
"ho ridato un Impero all'Italia!".

Finalmente arrivano a Palangkaraya anche i pezzi pesanti inpiegati contro Jakarta e Samarinda. L'ordine del Gen. Mac Arthur è chiaro: non ci dovrà essere una settima battaglia.
Per due giorni e due notti ininterrotte la città viene martellata dall'artiglieria e dai bombardieri. Dall'alba del terzo giorno, tutte le divisioni alleate iniziano l'assalto alla cittadina, trasformata in una cava di fango.
Dei circa 30.000 giapponesi trincerati, solo 5.000 vengono catturati dalle forze alleate, di cui 2.000 muoiono suicidi.
Dei 200.000 uomini riversati nel carnaio del Borneo dagli alleati, 50.000 sono morti o dispersi, 70.000 sono feriti o malati.
La conquista delle isole indonesiane è costata quasi 250.000 morti in un solo anno di guerra, l'opinione pubblica in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti è esasperata dal tributo di sangue.

Tumulti in america centrale contro gli Stati Uniti. Si riaccendono gli attriti tra la Repubblica del Chiapas e la Repubblica del Messico, fantoccio statunitense.

Truppe coloniali italiane entrano a Tunisi e ad Annaba. Gli Spagnoli entrano ad Algeri.
Albert Lebrun, travolto dai malumori popolari per la cessione gratuita della Tunisia agli italiani, abbandona l'Eliseo. Al suo posto viene nominato presidente il socialista Léon Blum, apprezzato dai sovietici per il suo aperto astio contro tedeschi ed italiani.

28 febbraio. Il governo americano sposta le proprie forze dal Borneo occupato nelle proprie basi nelle Filippine. Si preparano i piani per lo sbarco in Vietnam, anche se le forze rimaste in patria sono mobilitate per l'acuirsi delle tensioni in america centrale, e difficilmente potranno venire impiegate per rinfrescare le già esauste truppe al fronte.

Il Giappone rinforza la linea di difesa sull'Amur, rinunciando ad arginare con decisione gli americani in marcia verso il Kolyma.
Gradualmente anche la linea del Lena viene sguarnita. L'esercito nipponico non ha più la forza per controllare un fronte così ampio.
Vengono inviati rinforzi in indocina.

Le truppe inglesi si ritirano dal Borneo, annesso all'Australia, e vengono trasferite sul fronte birmano.

L'Australia occupa anche l'ex Borneo giapponese. L'esercito australiano viene acquartierato a Tutong, nel borneo britannico, dove dopo un mese di licenza verrà trasferito sul fronte birmano assieme agli alleati anglo-francesi.

Il Primo Ministro della Nuova Zelanda, viste le notevoli perdite senza nemmeno controparti economiche e territoriali, ed incalzato dall'opinione pubblica sempre più ostile, presenta una proposta di pace all'ambasciatore nipponico a Wellington. La pace è firmata immediatamente.
Le truppe neozelandesi rientrano dal borneo.

Il Ministro degli Esteri inglese, furioso, minaccia di guerra l'ex dominion, accusando la Nuova Zelanda di tradimento. Ma tutti sanno che la situazione dell'Inghilterra e tutt'altro che rosea ed alle minacce non seguiranno altro che lo sconforto inglese.
Keirosophos
00martedì 27 luglio 2010 19:57
Bè ormai la situazione mi sembra chiara... se la russia attaccherà la cina si ritroverà nei propri territori un numero incredibile di soldati...
La Francia stavolta la vedo davvero messa male, c'è il rischio che venga letteralmente smembrata in caso di attacco da parte delle forze alleate...e un presidente apertamente ostile a tedeschi e italiani non facilita certo le cose. Credo che l'inghilterra alla prima avvisagli di un attacco alleato abbandonerebbe immediatamente la guerra, lasciando la francia isolata, mentre australia e USA, paghi delle terre ottenute, si sarebbero ritirati dalla guerra.
Xostantinou
00mercoledì 28 luglio 2010 11:59
Marzo. La Mongolia è interamente occupata, e le divisioni sovietiche ora si apprestano a colpire il fianco giapponese.
Gli americani assediano la città di Magadan. La linea del fronte è finalmente stabilita sul Kolyma, le perdite son minime, come la resistenza giapponese. Ora si tratta di decidere se usare Magadan, una volta caduta, come base per un attacco concentrico allo stesso Giappone, o se proseguire verso la linea del Lena, andando in contro ai Sovietici e spazzando via i giapponesi dalla Siberia.

Vista l'attuale alleanza "de facto" tra i suoi nemici americani ed i suoi "protettori" sovietici, il Presidente della Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas, Plutarco Calles, rifiuta di riaprire il conflitto ufficiale contro gli Stati Uniti, ma continua a finanziare segretamente agitatori, terroristi e guerriglieri che destabilizzano la situazione in tutta l'america centrale.

Offensiva giapponese in indocina settentrionale. I giapponesi sfondano a nord avanzando in pochi giorni fino a Muakhom e Tshebo. 5.000 soldati anglo-canadesi sono fatti prigionieri.
Nel giro di due settimane, però, il Col. Nagamine ordina il ripiegamento strategico per evitare il contrattacco anglofrancese.
L'avanzata alleata si ferma alle proprie vecchie postazioni sulla sponda del Salween, dove trovano i 5.000 prigionieri catturati due settimane prima. Sono stati tutti impalati.

Il materiale inviato negli ultimi due anni nelle officine bielorusse ed ucraine dalle industrie pesanti tedesche ora rivelava lo scopo per il quale era stato prodotto. In un mese vennero consegnati ben 20.000 mezzi da combattimento di ogni ordine e grado, progettati e testati nel corso degli ultimi 10 anni con la massima cura dai migliori ingegneri tedeschi, sulla base dei test e dei consigli di ufficiali come Rommell e Guderian, estremamente attenti a punti critici come l'affidabilità, la rapidità di movimento, e l'autonomia. Oltre ovviamente a potenza di fuoco e blindatura.

Gli eserciti di Germania, Austria, Bulgaria, Romania, Polonia e Grecia vengono mobilitati e convogliati a scaglioni verso i centri di raccolta in Bielorussia ed Ucraina, L'Arabia fa altrettanto inviando alcune divisioni in Armenia, Azerbaigian ed Iran.
Vengono rinforzate le difese sul Reno e le armate locali preparate ad un contrattacco. Spagna ed Italia inviano truppe al confine con la Francia. Le flotte tedesca ed olandese si preparano all'isolamento dell'Inghilterra. Una parte importante della Flotta d'Alto Mare olandese fa rotta verso le coste spagnole ed il Mediterraneo.

Aprile. I furiosi attacchi anglofrancesi si risolvono in un nulla di fatto in indocina. Le perdite sono cospicue in entrambi gli schieramenti. Ormai sembra che la guerra sia destinata a venire vinta da chi avrà ancora dei soldati vivi.
Le truppe statunitensi ed australiane sbarcano in massa a Saigon. La città è presa dopo durissimi combattimenti. Si instaura una testa di ponte con l'obiettivo di chiudere i giapponesi in una morsa.

Manifestazioni di protesta vengono soffocate nel sangue a Mumbay, Calcutta e Madras. Van Rensburg porta in Parlamento della Repubblica d'Afrika la mozione di intervento militare in India, come forze di liberazione dall'oppressione inglese. Gandhi chiede all'Afrika di far pressioni unicamente diplomatiche sull'Inghilterra a favore almeno dell'autonomia dell'India, ancora considerata una semplice colonia.
Vengono presi contatti con gli ambasciatori di Persia, Arabia, e Germania, oltre che ovviamente con l'Olanda.
Cade Magadan, dopo un mese di accanita resistenza.
A sud i Sovietici sfondano il fianco giapponese e dilagano sull'alto corso del Lena fino alla linea Lena-Aldan-Amur. Yakutsk, travolta ed isolata dall'avanzata sovietica, continua a resistere in una disperata guerriglia.
La Cina, sentendosi aggredita direttamente in quanto l'esercito sovietico ha compiuto azioni di guerra su quello che, dopo il Trattato di Pechino firmato il 1° febbraio, è diventato territorio cinese (soprattutto l'occupazione di due città importanti come Irkutsk ed Ulan-Ude), invia alla Russia sovietica un ultimatum: "O la Russia ritira le sue truppe a nord del 60° parallelo, oppure sarà la guerra."

Maggio. La costa del Vietnam è gradualmente occupata dalle forze australiane ed americane. L'inizio della stagione calda preannuncia nuove epidemie per entrambi gli schieramenti. Ormai in indocina si muore per le malattie e le ferite quasi più che non per le bombe e le pallottole.
L'avanzata americana in siberia è giunta alle porte di Okhotsk e Petropavlosk. La presa di queste due zone è considerata vitale per procedere all'invasione del Giappone.
Il Cancelliere von Papen è in visita a Tokyo e, vista l'attuale situazione, stravolta dall'ultimatum cinese, e dalla crisi indiana, propone al governo nipponico un colpo d'astuzia: cedere l'indocina tra il Salween ed il Mekong alla Francia, i territori attualmente occupati in siberia dalle loro forze agli Stati Uniti, e confermare all'Australia il possesso dell'indonesia, in cambio della pace. In questo modo Inghilterra e Russia si ritroverebbero gabbate con una pericolosa guerra all'orizzonte in cui sarebbero costretti a combattere da soli. Ed il Giappone eviterebbe almeno l'invasione e l'occupazione, con la possibilità di conservare qualche territorio sul continente.

28 Maggio. Gli ambasciatori giapponesi a Washington e Camberra aprono le trattative di pace separata. L'Australia, soddisfatta dell'acquisizione delle isole della Sonda, firma subito.

30 Maggio. Il Presidente degli Stati Uniti firma la pace con il Giappone dopo che gli è stato notificato che il governo giapponese sta intavolando trattative di pace a Strasburgo, in Germania, con il Ministro degli Esteri francese, e che intende restituire l'indocina alla francia. Gli Stati Uniti integrano tutta l'area siberiana, dal Lena ad Okhotsk, nel nuovo Stato Federale di Kamčatka, con Capitale Magadan. Assieme alla Kamčatka, vengono creati come Stati dell'Unione anche Alaska ed Hawaii, portando il novero a 51.
Stati Uniti ed Australia ritirano le truppe dall'indocina.

31 Maggio. Il Ministro degli Esteri Millerand firma incredulo la resa del Giappone e la cessione di gran parte dell'indocina alla Francia, sotto lo sguardo soddisfatto del Kaiser. Viene confermato il possesso giapponese del Vietnam.
La Francia può tirare finalmente un respiro di sollievo, con perdite contenute ha riottenuto gran parte dell'indocina perduta e può puntellare il proprio governo in Africa.
L'Inghilterra rimane spiazzata. Ha perso un numero enorme di uomini praticamente per nulla, ed ora non gli resta che firmare la pace, e cercare di riprendere le redini in India, o continuare la guerra con il Giappone per prendersi il Vietnam.
Le paci separate di Nuova Zelanda, Australia, Francia e Stati Uniti sono un drammatico peggioramento delle relazioni tra questi stati e Russia ed Inghilterra.


Situazione attuale:
Keirosophos
00mercoledì 28 luglio 2010 18:33
Bè diciamo che la situazione sembra essersi sbloccata, non penso che l'Inghilterra sia così pazza da continuare questa guerra insieme alla russia. Infatti per me avrebbe firmato un accordo con il giappone. La russia credo che non si sarebbe ritirata finchè non abbia riacquisito i territori perduti, ma non credo che avrebbe scatenato una guerra con la cina.
Xostantinou
00mercoledì 28 luglio 2010 19:46
eh ma per l'Inghilterra sta per profilarsi l'ingiunzione internazionale di liberare l'India...e non è affatto detto che l'Italia abbia rinunciato all'idea di impossessarsi delle colonie inglesi in eritrea e somalia...forse l'Inghilterra farà la pace con il Giappone, ma avrà gatte ben più toste da pelare.
E la Russia...beh, vedremo quale sarà il suo destino...io un'idea ce l'ho.
Xostantinou
00giovedì 29 luglio 2010 11:25
1 Giugno.
Ore 9. Il Ministro degli Esteri e della Guerra Sovietico Trockij è a Berlino per proporre un accordo di non belligeranza con le potenze della Coalizione, per poter avere mano libera da cacciare definitivamente il Giappone dalla Siberia.
Ore 10. Il Ministro Trockij è ricevuto dal Cancelliere von Papen. La proposta è respinta, ed al Ministro viene consegnata la dichiarazione di guerra congiunta firmata dai ministri della guerra di Finlandia, Germania, Bielorussia, Polonia, Austria, Ucraina, Romania, Bulgaria, Grecia, Turchia, Armenia, Azebaigian, Persia, Turkestan e Cina.
Il Casus Belli è dato dalla mancata risposta entro 30 giorni all'ultimatum cinese.
L'errore di valutazione sovietico è stato fatale.
Ore 10.15. Trockij telefona immediatamente al Capo di Stato Maggiore Vorošilov ordinando lo stato di guerra. Per i sovietici è una corsa contro il tempo.
Ore 10.30. Il Feldmaresciallo von Below ordina alle armate della coalizione l'attuazione dell'Unternehmen "Drang nach Osten".
Dal Golfo di Finlandia al Mar Nero, 20.000 tra carri pesanti Tiger I, carri leggeri PzKw III/J, cacciacarri StuG IV ed Hetzer, semoventi d'artiglieria Sturmpanzer IV "Brummbär" e Wespe, lanciarazzi Panzerwerfer Maultier e semoventi antiaereo Flakpanzer IV Kugelblitz, 5.000.000 di uomini assistiti da migliaia di mezzi di supporto meccanizzato come le piccole ed agili HK 102, semicingolati Sd.Kfz. 11 ed autoblindo Sd.Kfz. 234 Puma, si riversano oltre il confine sovietico.
Al Col. Erich Hartmann è affidata la direzione al fronte dell'intera Luftwaffe, ben 5.000 velivoli di cui principalmente caccia Fw 190, bombardieri He 277, Ju 390, Ju 488 e Ju 87 "Stuka".
La difesa sovietica, mobilitata e pronta già da 6 mesi, è dislocata sulla linea S. Pietroburgo-Novgorod-Tver-Mosca-Ryazan-Don, chiamata in codice "Linea Rossa".
In Russia viene ordinata la coscrizione obbligatoria immediata di tutti i cittadini atti alle armi che abbiano compiuto il 18° anno di età.
In base ai calcoli dello Stato Maggiore tedesco, le armate della Coalizione dovrebbero raggiungere la "Linea Rossa" in 16-18 ore.
Le truppe sovietiche, circa 20.000 uomini dalla Crimea al Baltico tra il confine russo e la Linea Rossa, sono colte completamente di sorpresa e fatte prigioniere.
L'esercito finlandese è diviso in due gruppi d'armata. Il Gruppo di Armate "Nord" punta su Murmansk, il Gruppo di Armate "Sud" punta a San Pietroburgo ed a colpire sul fianco destro il fronte sovietico.
Le armate turca, azera ed armena sono colpite ben prima di valicare il confine georgiano dalle armate di Stalin, allarmato già da mesi dai movimenti di truppe oltre confine. Il piccolo ma agguerrito esercito georgiano punta ad immobilizzare sui monti e distruggere gli eserciti della Coalizione...e passare al contrattacco.
Le armate di Turkestan, Iran e Cina varcano i confini siberiani, l'esercito giapponese prepara la controffensiva da sud-est.
Ore 12. L'ambasciatore inglese a Vienna, convocato d'urgenza dal Ministero degli Esteri imperiale, viene introdotto in una sala nella quale già discutono animatamente il Principe Ereditario Ottone d'Asburgo, il governatore dell'Afrika van Rensburg, il Primo Ministro Olandese Colijn, l'ambasciatore italiano Lessona, l'ambasciatore giapponese Oshima ed i suoi omologhi Arabo ed Iraniano. In disparte nota una figura ossuta, quasi scheletrica, di un vecchietto occhialuto dai modi calmi e pacifici. Un brivido gli corre lungo la schiena quando gli viene presentato Mohandas Gandhi, il famigerato leader degli indipendentisti indiani.
All'Inghilterra viene offerta la pace con il Giappone ed il riconoscimento della sovranità inglese sulla Malesia, Borneo settentrionale e Birmania fino al Salween, al confine con il Siam francese. Proposta ben gradita dall'Inghilterra.
Il problema sorge con le richieste della controparte.
Il documento concordato dalle potenze riunite chiede all'Inghilterra di concedere l'indipendenza all'India, che diverrebbe una repubblica federale sotto la guida di Gandhi, di abbandonare l'Eritrea, che verrebbe divisa tra il sud, cristiano, annesso all'Etiopia, ed il nord, musulmano, annesso all'Arabia, e la restituzione dell'ex Somalia Italiana, occupata durante la Grande Guerra, all'Italia.
L'ambasciatore inglese chiede tempo. Una decisione simile, la cui accettazione è praticamente impossibile, richiede quantomeno di venire presentata al Re ed al Parlamento.
Il Principe Ottone offre 30 giorni di tempo per ricevere quanto meno una prima bozza, anche se non definitiva.
Ore 16. Il Gruppo da Battaglia Portaerei "Graf Zeppelin" salpa dal porto militare di Kiel facente rotta su Arkhangel'sk. Fino al Mar di Norvegia il gruppo verrà scortato dalla Squadra da Battaglia "von Bismarck", capitanato dalla corazzata omonima.

2 Giugno.
Ore 5. Il I° Corpo d'Armata della coalizione, l'Heeresgruppe A "Zentrum" del Generaloberst Guderian prende contatto con le linee di difesa sovietiche alla periferia di Mosca. Iniziano i combattimenti.
Ore 6. Il II° Corpo d'Armata della coalizione, l'Heeresgruppe B "Süd"
del Generaloberst Rommell lancia l'assalto a Voronezh e la linea del Don. La seconda divisione ucraina assedia con 40 reggimenti cosacchi la città di Rostov.
Il III° Corpo d'Armata della Coalizione, l'Heeresgruppe C "Nord" del Generaloberst von Manstein inizia l'assedio di Novgorod.
Il Gen. Mannerheim, comandante del gruppo di armate meridionale, forza di slancio le prime difese sovietiche e prepara l'assedio di Leningrado. Contemporaneamente il suo braccio destro, il Gen. Siilasvuo, porta le armate settentrionali alla periferia di Murmansk, ma la base navale è già stata svuotata.
Il governo sovietico è stato evacuato e trasferito sotto la scorta della marina alla base militare di Rogachevo, in Novaya Zemlya.
Astrakhan e Samara sono bombardate dall'artiglieria turkmeno-iraniana.
L'offensiva cinese, guidata dall'esperto Kolchak in Buriazia, travolge le stanche truppe sovietiche conquistando di slancio Ulan Ude ed Irkutsk.
La controffensiva nipponica sull'Aldan è fermata dall'affluenza di truppe sovietiche dalla linea del basso Lena. L'avanzata verso Yakutsk si preannuncia molto più lenta e difficoltosa del previsto.
Batum e Sokhumi sono bombardate dalla flotta della Coalizione (bulgara, turca, greca, ucraina e romena). Stalin fissa le difese sulla linea dei fiumi Acharistsqali-Kura. Sul fronte azero l'esercito georgiano avanza e sfonda le linee armene a Balakən, conquistando di slancio le città di Zaqatala e Şaki. Le truppe azere ripiegano sul basso corso del Kura e sull'Ayricay. Sul fronte russo, molto poco guarnito, le truppe azere riescono a sfondare ed a prendere l'importante fortezza di Derbent, garantendosi così un accesso chiave al Daghestan ed all'intera Russia meridionale.
Ha successo invece l'offensiva armena a Tashir, che riesce a far ripiegare i georgiani su Dmanisi.
La squadra navale olandese dell'Amm. Doorman è alla fonda al porto spagnolo di Cadice.
Keirosophos
00giovedì 29 luglio 2010 15:29
Mi sa proprio che la russia sia spacciata, così come l'inghilterra... penso che l'inghilterra accetterà le proposte del trattato però....
Xostantinou
00giovedì 29 luglio 2010 15:55
ci saranno dei cambi di governo...un governo debole, soprattutto in queste circostanze (come abbiamo visto in Francia), dura molto poco...
Guaro90
00giovedì 29 luglio 2010 19:24
Forse ho scritto troppa roba in chat, d'ora in poi la scrivero' qua :)
Xostantinou
00giovedì 29 luglio 2010 19:30
3 giugno. Ore 10. Il presidente francese Blum convoca lo Stato Maggiore francese ed ordina la mobilitazione, con l'obiettivo di colpire alle spalle la Germania e dare respiro agli amici sovietici.
La proposta lascia increduli gli alti ufficiali francesi, che chiedono un po' di tempo per consultarsi e preparare una bozza di piano, prima di presentare la dichiarazione di guerra. Blum concede tempo fino alle 12. La Garde Nationale viene mobilitata.
L'ingiunzione presentata all'ambasciatore inglese viene presentata in Parlamento a Londra. Il partito di governo ed il Primo Ministro Chamberlain sono favorevoli ad un compromesso, accettano le condizioni per Somalia ed Eritrea, ma propendono per aggirare il problema indiano concedendo alla colonia lo status di Dominion e la relativa autonomia. L'opposizione conservatrice guidata da Winston Churchill, veterano delle guerre contro i boeri ed ostile tanto alla Coalizione, rea di aver causato il crollo dell'Impero Britannico nella Grande Guerra, quanto all'idea di concedere lo status di Dominion alla colonia indiana, preme affinché l'ingiunzione venga respinta e che si risponda se necessario con la forza.
Ore 12. Il Generale Charles de Gaulle, comandante supremo delle forze armate francesi, entra nell'ufficio del Presidente Blum scortato dalla gendarmeria. Blum è posto agli arresti e deposto con effetto immediato dalla carica di Presidente della Repubblica di Francia. De Gaulle assume ad interim i poteri di Capo di Stato e di Governo. La Garde Nationale, per ordine di De Gaulle, arresta in tutto il paese i principali esponenti dei partiti socialisti e comunisti della coalizione del governo Blum (SFIO), con l'accusa di aver messo in grave repentaglio l'esistenza della Nazione Francese, esponendola al rischio di una nuova, avventata e sciagurata guerra contro la Germania.
Ore 14. In Parlamento la posizione del Governo Chamberlain è sempre più precaria. Edoardo VIII rinuncia ad intervenire nella questione.
Ore 16. Gli avvenimenti di Parigi sono già stati notificati dai servizi segreti tedeschi a Berlino, Roma, Madrid ed Amsterdam. von Mackensen ordina la smobilitazione delle armate sul Reno ed il ritorno al livello di allerta normale. Le truppe sono trasferite sul fronte russo. Una nota viene inviata dal ministro von Papen a De Gaulle, nella quale la Germania esprime la propria volontà di non riaprire nuove ostilità con la Francia e si auspica che la caduta di un governo così ostile alla pace tra le due nazioni consolidi i rapporti pacifici tra i due paesi. De Gaulle risponde con una nota di tenore analogo.
Ore 16. In piena crisi con gli stessi membri del suo partito, minato dai recenti smacchi e fallimenti nella Guerra dal Pacifico ed in politica estera, il Primo Ministro Nevile Chamberlaine viene sfiduciato dal Parlamento e rassegna le dimissioni. Al suo posto l'ex maggioranza chiama Winston Churchill a formare un governo di coalizione fino al termine della legislatura.
Ore 22. Il Primo Ministro Churchill presenta il proprio Governo.
Xostantinou
00venerdì 30 luglio 2010 14:26
4 Giugno. Siilasvuo entra a Murmansk. I sovietici si sono ritirati facendo terra bruciata, la base navale è stata smantellata. Siilasvuo dirige su Belomorsk: l'obiettivo è congiungersi a San Pietroburgo con von Manstein e Mannerheim.
Sfondamento deciso su tutta la linea in Asia centrale. I turkmeno-iraniani entrano ad Astrakhan, Volgograd, Saratov, Samara, Orenburg, Kurgan ed Omsk. I sovietici ripiegano su Kazan, Yekaterinburg, Perm' e Novosibirsk.
L'armata sovietica che difende Rostov dalla Seconda Divisione Cosacchi ucraina, minacciata alle spalle dall'avanzata dei turkmeno-iraniani su Volgograd, abbandona le posizioni e ripiega ordinatamente verso la Georgia, vittoriosamente difesa da Stalin.
Makhachkala è bombardata da Derbent con un gioiello dell'industria tedesca, spedito 2 mesi fa a Baku attraverso la linea ferroviaria. Si tratta del Krupp 28 cm K5 E, un colossale cannone ferroviario da 283 mm, capace di lanciare granate da 250kg di esplosivo a 150km di distanza. La città portuale di Makhachkala è ridotta in macerie nel giro di poche ore.
I Cinesi entrano a Kyzyl, debolmente difesa. Forze sovietiche si concentrano a Krasnoyarsk.
I Giapponesi avanzano sulla linea Aldan-Never. Le due città sono occupate.
Guaro90
00venerdì 30 luglio 2010 15:29
Kost, Baku e' sul mar caspio se non sbaglio e non credo che uno stato si possa permettere di arrivare a costruire un incrociatore che rimarra' relegato in un mare chiuso, le navi della stazza di fregata e cacciatorpediniere (forse troppo) mi sembrano piu' che sufficienti. Se vuoi un bombardamento con grossi calibri, fallo con pezzi montatati su ferrovia portati dall'iran in territorio azerbaigiano dopo un'invasione di circa 50 km verso l'interno, magari in prossimita del lago Chadzygabul (google maps aiuta XD ). Cosi' mi sembra piu' realistico. Anche oggi la flottiglia del mar caspio ha come pezzo grosso una fragata di classe Geopard che non supera le 2100 t. Del resto mi sembra tutto perfetto!! continua cosi' voglio sapere gli sviluppi!!!
Xostantinou
00venerdì 30 luglio 2010 17:45
abbiamo sbagliato entrambi...l'Azerbaigian è uno stato della Confederazione così come l'Armenia e la Turchia.
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