الثورة!

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Xostantinou
00lunedì 21 febbraio 2011 00:23
rivoluzione!!
Tutto è iniziato con le rivolte per il pane in Algeria e Tunisia, poi la caduta del regime tunisino di Ben Alì, la rivolta in Egitto e la caduta di Mubarak ed il malcontento che dilaga a macchia d'olio in tutto il mondo musulmano, dallo Yemen alla Siria, dal Marocco all'Iran.
Regimi come quello libico di Gheddafi o quello teocratico di Khamenei ed Ahmadinejad a Teheran rispondono con bagni di sangue in piazza e con l'oscuramento del web, visto che i social network sono oggi la vera forza di queste rivoluzioni.

Siamo davvero all'alba di una svolta epocale?
GlaucopideSophia1
00lunedì 21 febbraio 2011 11:51
Forse , la cosa importante che la svolta non sia fondamentalista , ma per adesso non sembra , i popoli rivoltati vogliono più libertà e occidentalizzazione , quindi questa situazione sembra per ora positiva , speriamo !
Xostantinou
00lunedì 21 febbraio 2011 12:13
pare che Gheddafi sia fuggito, lasciando al figlio il compito di sedare la rivolta nel sangue...
Keirosophos
00lunedì 21 febbraio 2011 15:20
Sinceramente quello che sta avvenendo in Libia mi ha davvero indignato, spero solo che i rivoltosi riescano ad ottenere ciò che vogliono, dopotutto la Libia è stretta tra Tunisia ed Egitto, c'era da aspettarselo
Xostantinou
00lunedì 21 febbraio 2011 16:38
non è solo una questione di vicinanza geografica, il problema di questi paesi è che sono relegati ad una situazione semi-servile analoga a quella del colonialismo occidentale ottocentesco poi, ed all'assolutismo turco-ottomano prima.



www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6110&ID_sezione=...

La profezia dello Scià
di ENZO BETTIZA

Fu a Teheran, nella reggia di Niavaran, che in compagnia dello Scià di Persia passai uno dei più strani Natali della mia vita. Era il 25 dicembre del già tormentato e insidioso 1978. S’avvertiva da tanti segni che la lunga meteora dinastica di Reza Pahlavi, iniziata nel 1941 quando aveva soltanto 22 anni, era in apparente discesa. Dico «apparente» perché in realtà era già in caduta libera; e lo era quasi all’insaputa del diretto interessato che, con ogni probabilità, non prevedeva che la fine del suo regno era prossima più di quanto lui stesso e i suoi consiglieri potessero immaginare.

Lo scenario di una piazza dapprima inquieta, poi movimentata, infine di colpo violenta, doveva esplodere il 7 gennaio 1979 nella drammatica rivolta di massa che di lì a pochi giorni, il 16 gennaio, avrebbe costretto lo Scià alla fuga dall’Iran. Il grande vincitore dalla fluente barba bianca, gli occhi fiammeggianti, il turbante nero degli sciiti sulla testa, l’ayatollah RuhollahKhomeini, rientrava il 1° febbraio a Teheran per instaurarvi, dopo unesilio di 16 anni, la «Repubblica islamica» di cui lui sarebbe diventato il padre e la guida religiosa assoluta. Quell’imprevedibile, quasi improvviso cambio totale di regime e di clima s’era svolto in un crescendo di premonizioni psicologiche e di violenze fisiche che nei velocissimi ritmi di piazza, reiterati, incalzanti, inarrestabili, ricordavano alla rovescia per tanti aspetti lemanifestazioni di rigetto e gli orrori repressivi cheda due settimane insanguinano Teheran.

Le folle del ’79, anche allora in gran parte giovanili, s’avventavano contro la dura autocrazia laicizzante dei Pahlavi; oggi, dopo un trentennio di teocrazia fondamentalista, spietata quanto ambigua, sembra risuonare nei cieli foschi dell’Iran la sveglia del contrappasso; le irate folle giovanili odierne prendono di mira non solo i brogli elettorali, che hanno ridato la presidenza a Mahmud Ahmadinejad sottraendola al moderato Hossein Mousavi, ma in senso lato fanno capire al mondo che la democrazia di facciata, manovrata da vecchi preti inturbantati, è un imbroglio anacronistico che non risponde più alle esigenze di un società iraniana avida di progresso e di modernità.

Mi ritorna di riflesso in mente l’atmosfera d’insoddisfazione e di protesta che serpeggiava per la capitale iraniana negli ultimi giorni del potere, ormai scalfito e usurato, di Shahanshah Aryamehr Mohammad Reza Pahlavi. Pure lui, con il suo realismo ingegneristico e poliziesco, come dopo di lui gli ayatollah e i pasdaran, pensava che la forza d’urto e di ricatto del petrolio avrebbe potuto sanare i molti mali del regno che la politica, da sola, non riusciva a risolvere. Pure lui appariva in ritardo sulle esigenze e le aspettative di costituzionalità, di modernità democratica, che gl’indirizzavano i ceti istruiti ed evoluti di una società mediorientale tutt’altro che primitiva. Riteneva di poter mettere le cose a posto con una megalomaniaca e stonata combinazione di elementi disparati, a cui concorrevano, sul piano ideologico, il pugno di ferro di un kemalismo di riporto, poi sul piano d’immagine un classicismo anch’esso di riporto, imperniato in funzione antireligiosa sul mito di Ciro il Grande, infine sul piano della potenza una polizia segreta spietata e un esercito alimentato dai ricavi del petrolio.

La questione del nucleare era già nell’aria. Ma lui mi disse: «Non vogliamo, almeno per ilmomento, l’atomica, vogliamo invece un esercito tanto forte che, per batterlo, sarebbe necessaria l’atomica: quindi imbattibile». Intuivo di trovarmi al cospetto di un uomo di sofisticata e controllata brutalità, un misto d’archeologo astuto e uomo d’affari spregiudicato, che esprimeva i suoi concetti realistici nell’ottimo francese appreso nei collegi svizzeri. Sulla faccia pergamenacea, già offuscata dal male, spiccavano le inconfondibili labbra violette, enigmatiche, quasi tirate da un elastico da una guancia all’altra. Una faccia occidentalizzante più che occidentale. Sarebbe bastato liberarla degli occhiali, metterle un paio di baffi, ridurne l’ampiezza della fronte, per renderla del tutto simile a quella del masnadiero caucasico che era stato suo padre, Reza Khan, il fondatore semianalfabeta della posticcia monarchia.

Altro che Ciro, Dario, Serse. Erede vulnerabile di un usurpatore forestiero privo di scrupoli e di religione, seduto sul Trono del Pavone vagheggiando di congiungere gli oleodotti dell’Iran energetico al glorioso impero di Persepoli, egli ignorava quasi tutto dell’atavica anima islamica e sciita dell’Iran. Conosceva il calcolo infinitesimale, la chimica, la merceologia industriale, le lingue occidentali, ma non capiva i bottegai del bazar musulmano, che a loro volta non capivano il despota orientale che si dava le arie dell’ingegnere petrolifero.

I bazar, che avevo visitato, apparivano abbandonati da quella segreta poesia del baratto, quasi staccata dal valore intrinseco degli oggetti, che in genere gli conferisce una posizione emblematica e arcana al centro dell’universo coranico. I quotidiani locali, intanto, esibivano in prima pagina notizie sempre più allarmanti. Arresti, bombe, sequestri, sparatorie tra gendarmi e terroristi. Moschee affollate e minacciose. Morti, feriti, dispersi: un quadro che sembra ripetersi oggi su altri versanti. Ricordo le ultime parole, forse le più centrate e antevedenti, che lo Scià con un filo di rassegnazione mi disse in quelle sue ultime ore di regno: «Io, non a caso, ho cercato, nei limiti delle mie forze, di legare lo spirito riformatore e modernizzatore della dinastia iranica che rappresento al passato della Persia classica. Se il mio regno dovesse finire in maniera traumatica, a sostituirlo non sarà il comunismo del partito Tudeh, che dà una mano suicida ai terroristi, bensì qualcosa di assai peggio: sarà il più tetro Medioevo islamico».

Poco più d’un mese dopo, in una Teheran imbandierata di stendardi verdi, almomento del rientro dall’esilio il Khomeini creatore della teocrazia sciita avrebbe annunciato alle folle acclamanti: «La legge appartiene al popolo e nessun governo ha il diritto di mantenerlo sotto la sua tutela: ma fino a oggi il nostro popolo è stato trattato così dal governo dello Scià, in violazione d’ogni sacrosanto diritto internazionale. È per questo che noi non riconosciamo più la sua legittimità». Sono passati trent’anni. Oggi, quelle stesse parole delegittimanti rivolte contro la tirannia laicista dello Scià, vengono rivolte almeno dalla metà degli iraniani contro la tirannica teocrazia degli eredi clericali di Khomeini.
MAMO72
00martedì 1 marzo 2011 14:47
L'occidente auspica immancabilmente l'instaurazione della "democrazia" laddove viene considerato più opportuno; gli americani ci hanno messo 2 giorni a scaricare l'alleato Hosni e cercano di approfittare della situazione Libica ma chi instaureranno? ma soprattutto, sono stati loro a destabilizzare queste regioni? o forse qualcun'altro si sta muovendo in concorrenza con loro? ieri ad una riunione di finanza qualcuno parlava di CI(N)A.
Il controllo delle (sempre più scarse) risorse economiche è stato il principale motore dei conflitti poi abbelliti di sfumature religiose o etniche o nazionali per le folle osannanti ed è in Africa (tutta) che si sta combattendo la guerra, solo che (per ora) si utilizzano armi più sofisticate dei bazooka, si utilizzano la povertà, la fame, la finanza, le valute, i debiti pubblici e le bilance commerciali.
Xostantinou
00mercoledì 16 marzo 2011 17:36
Incredibilmente Gheddafi da spacciato che sembrava è passato alla controffensiva ed anzi, pare proprio che adesso sia lui il possibile vincitore...intanto il mondo sta alla finestra.
GlaucopideSophia1
00domenica 20 marzo 2011 17:29
Allora , è ufficiale siamo in guerra , la decisione mi pare sia stata inevitabile , gb e francia si vogliono spartire a tutti i costi la libia , e noi se vogliamo mantenere un po di interessi economici dovevamo entrare , anche se forse era il caso di partecipare ai bombardamenti, comunque dubito che Gheddafi possa cadere per 4 bombe , ormai i ribelli sono alla frutta, temo che sarà necessario uno sbarco .
Xostantinou
00venerdì 29 aprile 2011 01:26
il mio pensiero? fuori tempo massimo.
tutto ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare era da farsi subito, a rivolta appena iniziata, portare fin dal primo minuto ospedali da campo, istruttori militari, viveri, armi e munizioni, non aspettare che i ribelli (solo dei ciechi potevano presumere che dei civili con i fucili presi in mano 5 minuti prima riuscissero a sconfiggere mercenari ed un esercito regolare, per quanto devastato dalle defezioni e da carenze qualitative) venissero quasi spazzati via, gettando migliaia di vite umane al vento...intervenire subito avrebbe risparmiato all'occidente quello che ora sembra ormai inevitabile: la discesa concreta in campo, con uomini e mezzi (non solo bombardamenti).
Continuare così non farà altro che aumentare i numero di vittime civili e rendere questa guerra un lungo e sterile stillicidio che, alla fine, potrebbe addirittura vedere Gheddafi come vincitore.
L'occidente ha paura di andare in guerra, questa è la verità...tutto questo "politically correct" mi da la nausea...la guerra è brutta, ma lo è sempre stata, non è cambiato nulla, tranne il fatto che questa versione all'acqua di rose dell'arte bellica occidentale ha come unico risultato di tirare i conflitti per le lunghe, renderli inconcludenti e costellati di morti inutili...la Blitzkrieg di un tempo era esattamente l'opposto...ed era drasticamente più rapida, efficace e "pulita"...la stessa differenza che c'è tra un'incisione con il bisturi ed un'amputazione con una sega a mano.
GlaucopideSophia1
00venerdì 29 aprile 2011 14:58
Concordo , a questo punto era meglio propio non intervenire e lasciare vincere il dittatore , almeno ci tenevamo i contratti.
GlaucopideSophia1
00venerdì 21 ottobre 2011 11:52
Xostantinou
00venerdì 21 ottobre 2011 13:58
A quanto pare il Rais è stato eliminato...prevedo un futuro in cui le tribù si scanneranno a vicenda per il potere sostenute dalle potenze occidentali a suon di promesse e proposte di accordi petroliferi futuri...
Giulio.1985
00venerdì 9 marzo 2012 13:19
Speriamo che la Libia si riprenda in fretta.
Xostantinou
00venerdì 9 marzo 2012 13:35
In Libia la situazione è ancora turbolenta, in questi giorni la Cirenaica ha proclamato l'autonomia e si teme voglia secedere e diventare indipendente.

E' preoccupante invece l'andazzo della rivolta siriana e la continua tensione tra Israele ed Iran.
Giulio.1985
00venerdì 9 marzo 2012 15:30
In Siria ormai la situazione è incontenibile, il regime di Pasha Assad (non so come si scriva, chiedo scusa ai siriani)
quasi un anno di guerra civile??

la tensione tra Iran e Israele è sconvolgente e sempre preoccupante....Israele a già ridotto L'Egitto e la Giordania all'obbediaenza ed il Libano....ma con l'Iran non c'è la può fare.
L'Iran è un paese più forte e più organizzato degli altri e si dovrebbe evitare una guerra nel medio oriente...

Infine...penso che la Cirenaica sia già da considerarsi Indipendente....anche sotto L'italia e l'Impero ottomano era contraria a stare unita alla Libia.
Xostantinou
00venerdì 9 marzo 2012 15:35
Bashar al-Assad.

Israele è ormai coalizzata con i paesi arabi per interessi politici ed economici, avere amica Israele significa avere amici gli USA, che di fatto sono i padroni del medio-oriente e riempiono di miliardi gli sceicchi che governano quei paesi.
Comunque l'Iran è visto come un pericoloso ed imprevedibile rivale anche da tutti i paesi arabi del golfo, oltre al fatto che è un rivale religioso in quanto unico paese sciita in mezzo ad una regione sunnita.
Giulio.1985
00venerdì 9 marzo 2012 15:54
Si è vero, Israele è supportata dagli USA e fa anche gli interessi economici dell'europa, che in quella zona non sono diversi da quelli americani.

però di fatto La Sunna segue la visione ortodossa del Corano....gli Sciti seguaci del 4° califfo (genrero del profeta, a cui I turchi dicono di discendere, mi sembra) dovrebbero essere meno integralisti. Però degli Sciti ci sono 2 correnti (anche se non nè conosco le differenze). (La Turchia Non è un paese scita è totalmente laico sotto il profilo politico come potrebbero essere la Francia, azzardo?).

secondo me la rivalità con i Paesi arabi verso l'Iran e per avere buoni rapporti con gli USA e perchè temono la politica Egemone Iraniana.
in Quanto è un paese con una cultura persiana e non araba...la possibilità delle donne di studiare e di fare politica nè è un esempio in IRAN.
I musulmani hanno distrutto la religione persiana, ma non hanno sradicato completamente la sua cultura, sei d'accordo Kost?
La religione secondo me è un aspetto di scontro, ma è accentuato in quanto l'Iran è una teocrazia e non perchè è sciita, almeno secondo me.
anche il Vaticano si scontra con le politiche dell'Italia o di altri paesi, ma perchè è, se lo leggiamo senza nessuna radice cristiana una teocrazia, o cmq un paese che pone le scelte religiose nella sua politca estera come prioritarie....ovviamente che muove critiche e basta.

dak28
00venerdì 9 marzo 2012 15:59
Ma dico solo una cosa.

Gheddafi era odiato dal popolo per diversi motivi soprattutto perché come tutti i dittatori ha tradito i sui ideali e adesso(prima) faceva la vita da miliardario mentre era salito come un giovane rivoluzionario antiamericano.

Negli ultimi tempi era un partner commerciale dell'europa e quindi dell'occidente cosa che ha molti non credo piaceva molto.

Piccola precisazione: loro fanno la rivolta per diventare come l'occidente ma l'occidente sta fallendo o.O

Xd
Basilio II Komnenos
00venerdì 9 marzo 2012 16:04
Queste rivoluzioni non mi sono mai piaciute per una semplice ragione: non importa chi ci sia dietro, se alla fine questi paesi si trasformano in repubbliche islamiche nessuno potrà dirsi libero di poter dire quello che pensa.
In un paese le persone hanno diritto diritto di scegliere religione, destino, felicità e tanto altro; se vincerà l'odio e il fondamentalismo religioso allora temo che la regione non sarà più sicura per nessuno.
dak28
00venerdì 9 marzo 2012 16:23
be non possiamo proibire a quelle persone di avere quelle leggi così "cattive".

Se vediamo la nostra storia abbiamo passato periodi del genere e in un certo senso e un passaggio che anche questi popoli devono passare,purtroppo certo ma con gli interventi dell'occidente io vedo solo dei grossi peggioramenti...
Xostantinou
00venerdì 9 marzo 2012 18:48
Re:
Giulio.1985, 09/03/2012 15.54:

Si è vero, Israele è supportata dagli USA e fa anche gli interessi economici dell'europa, che in quella zona non sono diversi da quelli americani.

però di fatto La Sunna segue la visione ortodossa del Corano....gli Sciti seguaci del 4° califfo (genrero del profeta, a cui I turchi dicono di discendere, mi sembra) dovrebbero essere meno integralisti. Però degli Sciti ci sono 2 correnti (anche se non nè conosco le differenze). (La Turchia Non è un paese scita è totalmente laico sotto il profilo politico come potrebbero essere la Francia, azzardo?).

secondo me la rivalità con i Paesi arabi verso l'Iran e per avere buoni rapporti con gli USA e perchè temono la politica Egemone Iraniana.
in Quanto è un paese con una cultura persiana e non araba...la possibilità delle donne di studiare e di fare politica nè è un esempio in IRAN.
I musulmani hanno distrutto la religione persiana, ma non hanno sradicato completamente la sua cultura, sei d'accordo Kost?
La religione secondo me è un aspetto di scontro, ma è accentuato in quanto l'Iran è una teocrazia e non perchè è sciita, almeno secondo me.
anche il Vaticano si scontra con le politiche dell'Italia o di altri paesi, ma perchè è, se lo leggiamo senza nessuna radice cristiana una teocrazia, o cmq un paese che pone le scelte religiose nella sua politca estera come prioritarie....ovviamente che muove critiche e basta.





Per i Sunniti, la "Sharia" (legge) si compone dello Hadith, cioè la tradizione e la giurisprudenza accettate dall'insieme della comunità islamica, e della Sunna di Abu Bakr, dei primi tre califfi e degli ommayyadi loro successori, cioè l'imitazione del Profeta.
Anche gli Sciiti hanno la loro Sunna, i loro Hadith e la loro giurisprudenza, però sottolineano il ruolo particolare di Alì, cugino e genero di Maometto, che ne sposò la figlia Fatima (unica sopravvissuta del profeta). Questo stretto rapporto di parentela lo pone per lo sciismo come unico legittimo successore del profeta.
La differenza tra le due Sunna sta in primo luogo nelle catene di trasmettitori, ovvero nelle fonti di tale Sunna. I sunniti ne privilegiano alcune, gli sciiti talora altre. In secondo luogo, i sunniti considerano Sunna anche le integrazioni apportate dai primi Califfi, e gli Sciiti fanno altrettanto con le integrazioni apportate dai primi dodici Imam. I trasmettitori usati dagli uni sono considerati inaffidabili o addirittura mentitori dagli altri e viceversa.
Il fondamento canonico della Shià è costituito da alcune parole di Maometto, riguardanti Alì, dal significato alquanto oscuro e riportate dal Corano. Mentre Alì è per i sunniti l'ultimo dei "quattro califfi aventi diritto", per gli sciiti i primi tre califfi sono soltanto degli usurpatori, e fanno proseguire la serie dei loro Imam con i diretti consanguinei di Alì e Fatima.
Ed è proprio per la tradizione dell'Imamato che gli Sciiti hanno una specie di gerarchia ecclesiastica, mentre qualsiasi sunnita può mettersi a predicare la propria interpretazione del Corano.
Gli sciiti affermano che i discendenti di Alì dovevano esse gli eredi nell’Imamato, che incarna sia l’autorità temporale che quella spirituale, ed è considerato la continuazione del ciclo della profezia. Secondo gli sciiti duodecimani, i primi dodici Imam, investiti in tale ruolo da Dio stesso, dal Profeta o dall’Imam precedente, sono stati rappresentanti infallibili di Dio stesso su questa terra e custodi della Rivelazione. L’infallibilità è dovuta al fatto che l’Imam trae la sua autorità da Dio, così da non poter impartire insegnamenti minati dal dubbio dell’errore.
Dopo l’occultazione del 12° Imam gli uomini sono liberi in rapporto al potere temporale mentre l'insegnamento fluisce sempre dall'Imam per il tramite dei religiosi di più elevata dottrina e qualità morali, ineffabilmente ispirati da lui.
Riconoscono come maggiori autorità religiose i Marja' al-taqlid, che possono essere più di uno: ciascun fedele deve sceglierne uno (o più di uno in alcuni casi) e seguirne i verdetti giuridici. Altri titoli delle autorità religiose sciite sono quelli di Ayatollah, titolo che può coincidere con quello di marja', e hujjat al-islam, di grado inferiore al primo. I religiosi sciiti possono indossare il turbante bianco o nero. Quest’ultimo colore indica i sayyid ovvero i discendenti del profeta Maometto.
Nello Sciismo la prassi religiosa non è fissata ab eterno in tutti i suoi particolari e pertanto l’interpretazione (ijtihad) resta aperta e problemi nuovi possono essere risolti con nuove soluzioni.
Alla fine dei tempi l’Imam nascosto si manifesterà ripristinando l’autorità legittima e la giustizia fra gli uomini.

L'integralismo non è tanto un questione della dottrina quanto dell'interpretazione, l'integralismo è la volontà estrema di realizzare l'indicazione teologica in modo letterale, e l'integralismo sunnita è ancor più pericoloso di quello sciita (vedi Al-Qaeda) proprio perché si può imporre una visione integrale della propria personalissima interpretazione proclamandola come dogmatica, anche su punti in cui il testo sacro può in realtà essere ambiguo ed aperto a diverse letture.
Sotto questo aspetto, lo sciismo ritiene che il Corano abbia un senso evidente ed uno nascosto, senza comunque che il secondo annulli o pregiudichi il primo, e che il testo sacro vada studiato anche esotericamente in senso gnostico.
Però lo sciismo riconosce al profeta Maometto ed agli altri Profeti biblici la qualità dell’infallibilità assoluta, mentre il sunnismo gliela riconosce solo in materia di fede.

La Turchia è un paese laico ma sunnita, come tutti i paesi islamici al di fuori del solo Iran.

Si, tutti i paesi arabi temono l'egemonia iraniana e la perdita dei lauti profitti dovuti all'esportazione di petrolio verso i paesi ricchi.

La teocrazia islamica ha stretto notevolmente le libertà della donna in Iran, libertà che era praticamente a livello occidentale all'epoca della monarchia Pahlavi. Di certo la donna in Iran è più libera di quanto non lo sia in Afghanistan o in Sudan, ma lo è comunque meno rispetto all'Egitto, alla Giordania o a Tunisia, Algeria e Marocco.

L'Islam ha quasi cancellato lo zoroastrismo dalla persia (ma rimangono tutt'ora vive delle comunità discendenti dagli antichi abitanti pre-islamici), ma la cultura persiana non è mai stata cancellata anzi, ha sempre costituito punto di discrimine tra i paesi arabi del medioriente e la persia, che veniva vista come "diversa" ed "estranea" alla Ummah, anche prima di abbracciare lo sciismo (imposto dai Safawidi nel 1500).

Oggi comunque penso che non siano la fede Sciita o la cultura Persiana a fare da discrimine, sono tutte scuse che vengono usate per etichettare un pericoloso vicino e delinearlo come "diverso", ed "estraneo" alla comunità dei paesi islamici.
Giulio.1985
00venerdì 9 marzo 2012 19:04
Grazie per la Precisazione Kost, no conoscevo a fondo i dettagli ma sono d'accordo con te che è una manovra politica parlare della diversità culturale e religiosa dell'Iran.
Lo Zoroastrismo se non sbaglio è presente in INDIA, chiamati Pharsi se non sbaglio, discenti dei persiani che scapparono verso oriente, al momento quelli che detengono il potere economico maggiore in INDIA, dotati di buone doti mangeriali e da leader e fuori dalle caste Indù.
Si, Intendevo fosse Sunnita, ma definivo laica in quanto non vi è un importanza religiosa negli affari politici.
però gli Iraniani, in media hanno un istruzione migliore, intendo dire c'è più possibilità per loro di frequentare l'università e anche per le donne. (recentemente ho conosciuto molti Iraniani, qui a Torino, tra cui molte ragazze che studiano al Politecnico....e molti di loro non sono d'accordo con il regime anzi sono favorevoli alla politica estera statunitense, in media la popolazione Iraniana è quella più favorevole al governo USA, al contrario del governo Iranian....penso che sia dovuto al fatto che i discendenti della dinastia Pahlavi vivono in Francia e in USA).
Molti descrivono l'Iran del trono del Pavone come uno stato dispotico alleato agli USA e con una forse polizia che reprimeva l'opposizione, se questo è vero.....al momento L'Iran non ha fatto molta strada.

OT in Topic in generale: ci sarà lo Sciismo in BTW?
dak28
00venerdì 9 marzo 2012 19:09
Kost ma gheddafi non era antiamericano?
Xostantinou
00venerdì 9 marzo 2012 19:14
Attualmente comunità zoroastriane si possono trovare soprattutto in India, Pakistan, Azerbaijan e Iran. La diaspora zoroastriana comprende due gruppi principali: i Parsi di ambiente sud-asiatico e gli zoroastriani dell'Iran.
Questi ultimi sono sopravvissuti in Iran ed Azerbaijan a secoli di persecuzioni, come altre minoranze religiose. Comunità zoroastriane esistono a Teheran, a Yazd e a Kerman, dove molti parlano ancora un dialetto diverso dalla lingua iranica, che chiamano Dari, nella capitale azera Baku si trova un antico tempio di fuoco Ateshgah, meta di credenti provenienti fino dall'India attraverso la Via della Seta, che giungevano qui per pregare e meditare davanti all'eterno fuoco sacro che esce dalla terra.
I Parsi nell'Asia meridionale hanno goduto, invece, di una relativa tolleranza e sono diventati una specie di casta economicamente forte all'interno della società indiana.
C'è inoltre un crescente interesse fra le popolazioni Curde, soprattutto quelle del Tagikistan e Kazakistan, per l'antica eredità zoroastriana.
Piccole comunità zoroastriane esistono nei maggiori centri urbani degli Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Australia e in altri paesi.
La popolazione mondiale di zoroastriani è stimata tra le 180.000 e le 250.000 unità. Di questi 70.000 circa sono Parsi dell'India.

La maggior parte degli iraniani all'estero è fuggita all'epoca della rivoluzione islamica del '79, quando l'Iran Pahlavi era filo-americano, quindi è normale che siano filo-americani ed anti-ayatollah.

Dak, Gheddafi era anti- qualsiasi cosa non gli portasse profitto.

Ovviamente lo Sciismo ci sarà in Basileia.
dak28
00venerdì 9 marzo 2012 21:36
Bo la tua ultima affermazione mi sembra troppo vaga anti-tutto.

Era una persona con mille difetti ma l'unica cosa che dal mio punto di vista gli riconosco che all'inizio era antiamericano e tu mi dici che era anti-tutto :D

In che senso anti-tutto?
Xostantinou
00venerdì 9 marzo 2012 22:14
Era anche anti-italiano fin quando non hanno iniziato ad affluire gli investimenti italiani.
Giulio.1985
00lunedì 18 giugno 2012 14:39
Cavolo, l'Egitto è messo male! questo governo militare cosa farà? altre guerre con gli israeliani? si avvicinerà alla Siria e alla Giordania? oppure trasformerà il paese in uno stato dipendente dal Turismo. L'egitto era il leader dei paesi arabi (al tempo di Sadat, splelling permettendo!) adesso è lombra di se stesso!
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