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La minaccia dei Turchi e dei Serbi
Intanto però da oriente si è affacciato un nuovo, pericoloso nemico: i Turchi Ottomani (così detti dal loro sovrano Osman I), i quali, fuggendo davanti all'espansione Mongola, hanno occupato il Sultanato di Iconio, deponendone l'ultimo sovrano Giyath al-Din Massud II e ponendo la loro capitale ad Ankara. Osman I punta manifestamente a realizzare il sogno mai riuscito ai Selgiuchidi, cioè occupare Costantinopoli per farne la sua capitale ed islamizzarla; allo scopo mette sotto assedio la città di Bursa. Allora Andronico II sposta la sua corte a Nicea, dove può meglio sorvegliare la costruzione di fortificazioni e sollevare il morale delle truppe. Il suo miglior generale, Alessio Filantropeno, nel 1302 affronta i Turchi e li costringe a desistere dall'assedio di Bursa; a differenza della nostra Timeline questi non è eliminato da una congiura di palazzo dietro l'accusa di volersi fare Basileus, e così insieme al co-imperatore Michele IX Paleologo può iniziare a fortificare una serie di città di confine per creare una vera e propria rete difensiva contro la prepotenza turca, mentre l'altro generale Mouzalon sloggia gli Ottomani da Efeso.

Nel 1308 il Sultano Ottomano Osman I torna alla carica con una grande offensiva contro i bizantini, e così Andronico II decide di ricorrere alla rete di alleanze tessuta dal padre. Siccome sua figlia Simonida Paleologa ha sposato il re serbo Stefano Uroš II Milutin, e l'altra sua figlia Maria Paleologa è stata data in moglie a Toqta, Khan dell'Orda d'Oro, il Basileus chiede chiede aiuto militare proprio ai Mongoli e ai Serbi. Inoltre a Costantinopoli giungono gli inviati di Ruggero da Fiore, che vengono ad offrire ad Andronico II il servizio della Compagnia Catalana per nove mesi, in cambio di un titolo nobiliare e alla paga doppia i catalani. Nonostante l'alto prezzo, Andronico decide di accettare l'offerta del mercenario catalano, che giunge a Costantinopoli con tutti i suoi uomini. In tal modo Michele IX organizza un'armata di 20.000 uomini, sconfigge più volte i Turchi e li costringe ad allontanarsi dalla costa dell'Egeo. Particolare valore dimostrano i mercenari catalani, che battono sonoramente gli Ottomani nella battaglia delle Porte di Ferro, nelle montagne del Tauro cilicio: il loro trucco consiste nel gettarsi contro i nemici con tale velocità da impedire loro di utilizzare efficacemente la loro arma principale, l'arco.

Nella nostra Timeline i catalani si resero ben presto odiosi alla popolazione greca con i loro abusi, ma in questa i Bulgari attaccano anticipatamente i territori bizantini, e così Andronico II richiama Ruggero da Fiore in Europa per combatterli, Ma i Bulgari non sono i Turchi, ed infatti infliggono ai catalani una dura sconfitta nella battaglia di Skafida: Ruggero da Fiore cade nello scontro, e Andronico II è costretto a cedere allo Zar Teodoro Svetoslav numerose fortezze di confine. In tal modo Giacomo II d'Aragona non può accampare diritti su alcuna porzione dell'impero bizantino, né scoppia alcuna guerra di conquista all'interno dell'Impero.

Un fatto increscioso rischia di rovinare tutto il lavoro di Andronico II: il nipote Andronico III, figlio di Michele IX, geloso della sua fidanzata, ordina ai suoi pretoriani di assassinare il primo uomo che esce dalla casa della stessa: lo stupore è grande quando, dopo averlo accoltellato, scoprono che si tratta del fratello di Andronico III, Manuele. Suo padre Michele IX muore di dolore appena gli viene data la notizia. Andronico II su tutte le furie, ma siccome vuole molto bene ad Andronico III, ed è consapevole del fatto che l'Impero è attaccato da ogni parte, decide di non diseredarlo immediatamente, evitando la guerra civile che nella nostra Timeline causò il declino definitivo dell'impero. Andronico II fa sapere al giovane nipote che non lo diserederà se, per espiare i suoi peccati, sloggerà gli Ottomani che stanno di nuovo assediando Bursa. Andronico III accetta e si sposta in Asia insieme al suo principale alleato, il generale Giovanni Cantacuzeno. Nel 1326 Andronico il giovane libera finalmente Bursa dall'assedio; il nuovo Sultano Ottomano Orhan, figlio di Osman, cade nello scontro, e così i possedimenti bizantini in Asia sono salvi; l'Impero ha anche evitato di perdere i territori europei, sui quali mantiene uno stretto controllo.

Il Basileus Andronico II muore a Costantinopoli il 13 febbraio 1332, all'età di 73 anni, e gli succede il nipote Andronico III Paleologo, acclamato come un eroe. Egli cerca di riformare l'apparato burocratico e giuridico dello stato, appesantisce le pene contro la corruzione, sfoltisce la burocrazia, semplifica l'apparato tributario e rimette in vigore le tasse straordinarie sul lusso. Porta la marina bizantina basata a 150 dromoni, con la quale libera Lesbo e Focea da un assedio genovese, e a differenza del nonno congeda i mercenari stranieri, sostituendoli con contadini di leva addestrati al combattimento, in modo da risolvere il problema dei saccheggi da parte dei mercenari ed al contempo quello della distribuzione della terra, assegnando loro un podere al termine del servizio militare. Viene però sconfitto dai Bulgari nella battaglia di Rusocastro.

Andronico III muore improvvisamente a soli 44 anni il 15 giugno 1341; c'è chi parla di avvelenamento. In ogni caso, viene incoronato Basileus suo figlio Giovanni V, che ha solo nove anni. La Corte nomina reggente il valoroso generale Giovanni Cantacuzeno, che nella nostra Timeline entra subito in conflitto con Anna di Savoia, madre dell'imperatore defunto. Ma in questa Timeline i Latini non hanno mai governato l'Oriente, e così Andronico III ha sposato Teodora Nemanjic, figlia del Re di Serbia Stefano Uroš III. Teodora, a differenza di Anna di Savoia, è rapidamente chiusa in monastero, volente o nolente, e il Cantacuzeno costringe il giovane Giovanni V a nominarlo suo co-imperatore con il nome di Giovanni VI. In tal modo viene evitata quella guerra civile lunga sei anni che dalle nostre parti finì di distruggere quanto restava dell'Impero Bizantino. Ciò non impedisce comunque che Costantinopoli venga infettata dalla Morte Nera, la terribile pestilenza proveniente da Caffa nel Mar Nero: tra il 1347 e il 1352 nella sola Costantinopoli muoiono 10.000 persone.

Nel frattempo, il 16 aprile 1346 sale al trono di Serbia Stefano Uroš IV, fratello di Teodora Nemanjic, il quale decide di vendicare l'onore della sorella e perciò muove guerra al Basileus fedifrago. Senza colpo ferire il suo esercito occupa tutta la penisola Calcidica e il Sacro Monte Athos; montatosi la testa, egli eleva d'autorità l'arcivescovo di Peć Joankije II al rango di patriarca della Chiesa Ortodossa Serba, proclamandone l'autocefalia; quindi, la notte di Natale del 1346 a Skopje si fa incoronare da Joankije II con il titolo di Zar dei Serbi e dei Greci. Naturalmente Giovanni Cantacuzeno si rifiuta di riconoscere quel titolo, ritenendosi l'unico autocrate dei Greci, e chiede al Patriarca di Costantinopoli di scomunicare i Serbi, atto che avviene nel 1350. Nel frattempo, però, Stefano ha già conquistato l'Epiro e la Tessaglia: ormai l'Impero Bizantino in Europa è ridotto al Peloponneso, alla Tracia, a Creta e alle isole egee ed ionie; l'Impero Serbo invece si estende dal Danubio a Corinto, e dal Mare Egeo all'Adriatico. Manca solo la città di Salonicco, ancora in mano a Giovanni VI Cantacuzeno, dopo la quale Stefano intende marciare verso la capitale bizantina e conquistarla, assumendo il titolo di Basileus.



Approfittando della lontananza del sovrano serbo, nel 1350 il re bosniaco Stefano II Kotromanić occupa la città di Cettigne, e subito Dušan si muove per riconquistarla; naturalmente Giovanni Cantacuzeno approfitta di tutto ciò per riorganizzare il suo esercito e rioccupare il Sacro Monte Athos. Ben presto i bosniaci sono sconfitti, e Dušan torna per riprendersi ciò che Giovanni VI ha appena riconquistato; per questo decide di coalizzarsi con Giovanni V Paleologo, che non gradisce di spartire il trono con l'ingombrante generale, e con la repubblica di Venezia. Dal canto suo Giovanni VI Cantacuzeno cerca l'alleanza con gli Ottomani, ma questi ultimi si stanno ancora riorganizzando dopo la batosta subita un quarto di secolo prima, e il nuovo Sultano Murad I non vuole saperne di aiutare il responsabile della morte in battaglia del suo predecessore Orhan. Allora il Cantacuzeno, disposto a venire a patti anche con il diavolo, si allea con lo Zar di Bulgaria Ivan Aleksandar, che considera Stefano Dušan un pericoloso rivale. I due eserciti si fronteggiano a Stefanijane nel 1352, ma lo scontro finisce con un pareggio. L'unico vincitore alla fine è Giovanni V Paleologo, che fa prigioniero Giovanni VI Cantacuzeno e lo costringe a farsi monaco sul Monte Athos, quindi riesce a distogliere Venezia dall'alleanza con i Serbi. C'è di buono che in tutto questo caos gli Ottomani restano lontani dall'Europa, essendo la costa dell'Egeo saldamente in mani bizantine; nessun loro sbarco a Gallipoli, dunque; essi puntano piuttosto a sottomettere tutti i piccoli stati turchi nati dalla disgregazione del Sultanato di Iconio.

Fatta pace con i Bulgari e ottenuta l'alleanza della Repubblica di Genova, rivale di Venezia, finalmente Stefano Dušan si decide a marciare su Costantinopoli, per riunificare i due imperi nelle sue mani. Ma il 25 dicembre 1355, quando già sono in vista le mura della Città di Costantino, all'improvviso lo sorprende la morte, all'età di soli 47 anni. Il suo corpo viene sepolto nel monastero dei Santi Arcangeli a Prizren in Kosovo. Gli succede il figlio Stefano Uroš V, si soli 19 anni, che sarà detto il Debole perchè i baroni feudali prendono ben presto il sopravvento su di lui. L'Impero Serbo non sopravvive al suo creatore, e lentamente scivola verso la disgregazione e l'anarchia. Subito ne approfittano i suoi storici rivali: Giovanni V Paleologo, che è tornato unico imperatore dopo la liquidazione di Giovanni Cantacuzeno, si allea con il nuovo Zar Bulgaro Ivan Šišman e infligge ai Serbi una dura sconfitta a Seres, riconquistando quasi tutti i territori balcanici perduti da Giovanni VI Cantacuzeno, mentre i Bulgari conquistano gran parte della Macedonia nordorientale: la Serbia si riduce ad un piccolo stato vassallo dei Bulgari e di Bisanzio. Anche Balša I, Principe di Zeta (corrispondente al nostro Montenegro), si sottomette a Giovanni V. Il Principe serbo Lazzaro Hrebeljanović, già cancelliere alla corte dello Zar Stefano IV, tenta in modo velleitario la riconquista dei territori perduti, ma il 28 giugno 1389 subisce una sconfitta definitiva presso Kosovo Polje (in serbo "Piana del Merlo"): una data che per i Serbi avrà il significato di riscossa nazionale.

[continua, se vi piace]