00 07/04/2011 14:16
La sconfitta di Carlo d'Angiò
Morto Giovanni III il 3 novembre 1254 dopo ben 32 anni di regno, gli succede il figlio Teodoro II, da lui avuto da Irene. Egli si concentra sul risparmio delle casse bizantine, già parecchio prosciugate, e scontenta gli aristocratici, governando a favore del popolo che lo adora. Egli combatte vittoriosamente contro i bulgari in Tracia nel 1256 e riconquista una parte della Macedonia, ma purtroppo soffre di epilessia, e proprio per un attacco di epilessia muore il 18 agosto 1258 all'età di trentasei anni. In punto di morte fa chiamare il suo protovestiario Giorgio Muzalon e lo nomina reggente per il giovane figlio Giovanni IV Lascaris, di soli otto anni, che egli ha avuto da Elena di Bulgaria, figlia dello Zar Ivan II.

La reggenza di Giorgio Muzalon è però invisa a parte della aristocrazia, che lo accusa di aver avvelenato l'amato Basileus Teodoro. E così, appena nove giorni dopo la morte di Teodoro II, Giorgio Muzalon è massacrato insieme a tutta la sua famiglia durante una cerimonia religiosa a Magnesia, mandante della quale secondo molti è Michele Paleologo, generale brillante ma ambizioso, che si fa associare al trono il 1 gennaio 1259, ed ottiene il controllo del tesoro imperiale. Proprio attingendo al denaro imperiale, Michele si accattiva le simpatie di molti influenti personaggi e del clero. Intanto egli aumenta il suo prestigio militare grazie all'involontario aiuto di Manfredi, figlio naturale di Federico II e re di Sicilia, che dopo la morte di Teodoro II ha occupato Durazzo e l'isola di Corfù, e minaccia l'Epiro. Nella risolutiva battaglia del settembre 1259 presso la valle di Pelagonia, i quattrocento cavalieri inviati da Manfredi vengono tutti massacrati. Ma la vera fortuna di Michele Paleologo la fanno i Turchi di Iconio, che cercano di approfittare della giovane età del Basileus per conquistare Costantinopoli. Michele allora si mette alla testa delle truppe e di nuovo presso Nicea il 25 luglio 1261 infligge una durissima sconfitta al Sultano Izzeddin Keykavus II, che cade in combattimento, riconquistando tutta la Bitinia. Al suo ritorno a Costantinopoli, acclamato come un eroe, con un colpo di mano Michele fa accecare ed imprigionare Giovanni IV nella fortezza di Dakibyze, sul mar di Marmara, e il 25 dicembre del 1261 si fa incoronare unico Imperatore dei Romani dal patriarca Antemio. A Giovanni IV è risparmiata la vita ma deve farsi monaco, prendendo il nome di Giosafat.



Il 26 febbraio 1266 Carlo I d'Angiò, conte di Provenza e fratello del re Luigi IX di Francia, nella battaglia di Benevento sconfigge Manfredi, che cade nello scontro, e diventa nuovo Re di Sicilia. Egli eredita i sogni del suo predecessore di conquistare l'impero bizantino, e con l'aiuto di Venezia allestisce una flotta per invadere l'Epiro. Allora Michele VIII stringe alleanza con Genova, cedendo loro l'intero quartiere di Galata, uno dei più ricchi sobborghi di Costantinopoli, ma nella primavera del 1267 la flotta genovese-bizantina subisce una pesante sconfitta navale presso Settepozzi, nel golfo di Nauplia, ad opera dei Veneziani. Allora Michele VIII decide di giocare d'astuzia e di cattivarsi le simpatie di Papa Clemente IV, prospettandogli l'unificazione delle chiese cristiane, e del pio re di Francia Luigi IX, che riesce a trattenere il fratello dai suoi piani di aggressione a Bisanzio e lo conduce con sé nella sua ultima crociata contro Tunisi nell'estate del 1270. Intanto Michele VIII allarga la sua rete di alleanze: suo figlio Andronico II Paleologo, erede al trono, sposa la figlia del re di Ungheria. Quando scoppia una nuova guerra con la Bulgaria per la vecchia contesa riguardante le città di Anchialo e Mesembria, importanti roccaforti sul mar Nero, lo spregiudicato Basileus gioca una nuova carta, alleandosi con i Mongoli: Michele dà in sposa la figlia Eufrosine a Nogai Khan, sovrano mongolo dell'Orda d'Oro e l'altra sua figlia Maria ad Abaqa, Khan degli Ilkhanidi di Persia. Grazie all'aiuto di 6.000 soldati Mongoli le minacce dei Bulgari e dei Francesi sono tenute lontane. Inoltre, per difendere al meglio l'impero il Basileus fa costruire una flotta di 120 Dromoni, con la quale l'ammiraglio Licario riesce a sconfiggere i veneziani che si erano installati nelle isole dell'Egeo.

Nel 1282, quando Carlo d'Angiò sta di nuovo progettando la conquista dell'Impero alleandosi con i sovrani balcanici di Serbia, Bulgaria e Valacchia, Michele VIII ha un nuovo colpo di fortuna: il 31 marzo 1282 scoppia la rivolta dei Vespri Siciliani contro il dominio angioino sulla Sicilia. Michele VIII ovviamente non manca di finanziare gli insorti e di stringere alleanza con Pietro III d'Aragona che, essendo figlio di Costanza, primogenita di Re Manfredi, accampa diritti dinastici sull'isola. Nell'agosto 1282 a Palermo Pietro si fa incoronare re di Sicilia con la stessa corona appartenuta a Manfredi. Dopo aver subito una dura lezione dagli aragonesi, Carlo d'Angiò riesce a conservare i territori situati nell'Italia continentale, ma deve abbandonare definitivamente sia la Sicilia che le mire espansionistiche contro Bisanzio. Il Doge di Venezia Giovanni Dandolo si riavvicina all'impero bizantino e al re d'Aragona.

Sul piano interno l'impero di Michele non è altrettanto fortunato: scomunicato dal Patriarca Arsenio per l'accecamento dell'imperatore legittimo Giovanni IV Lascaris, l'imperatore riesce con grandi difficoltà ad allontanarlo dal suo incarico, ma nasce una fazione ostile alla sua politica, quella degli Arseniti, che divide il clero; inoltre l'aumento delle aliquote fiscali provoca il malcontento popolare. Sarà comunque ricordato come un brillante imperatore. Michele VIII muore l'11 dicembre 1282 e gli succede il figlio Andronico II Paleologo, che ha 24 anni. Egli si reca subito a far visita all'ex Basileus Giovanni IV e gli chiede scusa per ciò che suo padre gli ha fatto. Questo gesto gli permette di calmare gli attriti fra gli Arseniti, che sostengono Giovanni, e la Chiesa Ortodossa ufficiale.

Appena salito al trono, Andronico II straccia tutte le promesse di unione con la Chiesa Latina, fatte dal padre al Papa per convenienza; in tal modo ottiene l'appoggio del clero, cui in cambio chiede il pagamento di varie imposte. Mitiga poi le concessioni fatte dal padre alla nobiltà, riuscendo così a calmare gli animi del popolo. Durante il suo regno l'impero viene colpito da una grave crisi economica: per farvi fronte il Basileus aumenta le tasse, riduce drasticamente le spese non necessarie, fa fondere l'oro del palazzo reale, abolisce le esenzioni fiscali, ma non arriva a smantellare la flotta bizantina, come ha fatto il suo omologo della nostra Timeline, in quanto i nemici esterni dell'impero sono sempre più aggressivi; anzi, porta la flotta ad un totale di 120 navi. Inoltre riorganizza la monetazione bizantina, ora basata sull'hyperpyron d'oro. Nel 1291 negozia con la Repubblica di Genova vantaggiosi accordi commerciali. Nel 1295 si associa al trono il figlio Michele IX Paleologo, cui affida il controllo dell'economia e il comando supremo dell'esercito.

[continua]