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L'eroe albanese Giorgio Castriota
Costantino XII è un sovrano di grande carattere, facile agli eroismi come ai lauti banchetti, ma come ogni formidabile monarca ha un formidabile nemico, nella persona dell'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota (in questa Timeline mai chiamato Scanderbeg perchè si tratta di un epiteto turco). Questi, il 2 marzo 1444, nella cattedrale veneziana di San Nicola ad Alessio, organizza il primo summit di tutti i principi albanesi, che lo proclamano solennemente Despota d'Albania; Castriota è appoggiato dalla Repubblica di Venezia, dal Regno di Napoli e da Papa Eugenio IV. Inizialmente Giovanni VIII e Costantino XII prendono sotto gamba la ribellione albanese; solo nel 1449 Costantino XII invia suo fratello Demetrio Paleologo alla testa di 50.000 uomini contro il Castriota. Lo scontro con le forze albanesi, notevolmente inferiori quanto a numero ed armamento, avviene il 29 giugno 1449, a Torvjoll, e si risolve in una cocente sconfitta per i bizantini; lo stesso Demetrio si salva a stento. Secondo la leggenda, la battaglia di Torvjoll si prolunga oltre il tramonto, ed allora Giorgio Castriota ricorre ad uno stratagemma: ordina ad alcuni suoi soldati di legare torce accese alle corna di un gregge di capre, per poi liberarle in direzione dei soldati bizantini. Credendo di essere assaliti da preponderanti forze albanesi, i nemici si danno alla fuga e la loro ritirata si trasforma in una rotta; sarebbe per questo motivo che l'eroe albanese ha posto una testa di capra sul suo stemma.

Dopo questa brutta esperienza, Costantino XII comprende il pericolo rappresentato dalla sollevazione albanese, visto che il successo di Castriota ha avuto vasta risonanza in tutto l'impero, arrivando fino alle orecchie dei Bulgari e dei Serbi, i quali entrano subito in fibrillazione. Stavolta il Basileus consegna a suo fratello Demetrio ben 100.000 uomini, dei quali 15.000 cavalieri, con l'ordine esplicito di schiacciare la rivolta di Giorgio Castriota. Quest'ultimo lo attende alle gole di Prizren il 10 ottobre 1450, e ancora una volta ne esce vincitore. « Il loro guerriero più debole è paragonabile al più forte dei nostri guerrieri greci », riferisce al Basileus un prigioniero di guerra liberato dal Castriota.

Nel giugno del 1452, Costantino XII in persona interviene contro l'Albania alla testa di 150.000 soldati, assediando il castello di Kruje. Il Basileus perde metà dell'esercito e suo fratello Demetrio cade in battaglia. Ma, anche se le straordinarie vittorie di Giorgio hanno inferto profonde ferite all'orgoglio bizantino, hanno anche indebolito le forze albanesi, e così Giorgio Castriota decide di chiedere aiuto ad Alfonso d'Aragona, ben lieto di intervenire contro gli odiati Greci.

Costantino XI, resosi conto delle gravi conseguenze, cui l'alleanza degli albanesi con il Regno di Napoli potrebbe dar luogo, decide allora di mandare due armate contro l'Albania, una comandata dal soldato di ventura genovese Giovanni Giustiniani Longo, l'altra da lui stesso. Il 29 maggio 1453 tuttavia Castriota riesce a separare le due armate tra di loro, e mentre gli aragonesi tengono impegnato il Longo, egli affronta quella del Basileus e la annienta. Lo stesso Costantino XII muore in battaglia, combattendo eroicamente.

La morte del sovrano è percepita a Costantinopoli come una tragedia nazionale. Tommaso I Paleologo, fratello di Costantino XII e fin qui governatore di Efeso, viene incoronato in una situazione di grave emergenza, dal momento che i Bulgari e i Serbi hanno esultato di fronte alla sconfitta dell'impero, ed ora scalpitano per riacquistare la piena indipendenza, ed anche i Karamanidi in Anatolia ne approfittano per riprendere alcune città. Per di più, si solleva contro i Bizantini anche Vlad III, Voivoda (Principe) di Valacchia: suo zio Mircea II ha combattuto a Varna dalla parte dei Bulgari, ed egli stesso è stato ostaggio a Costantinopoli per ridurre a più miti consigli il padre, Vlad II. Divenuto Voivoda nel 1448, Vlad III ha visto l'Impero Bizantino tornare praticamente al confine sul Danubio, e sospetta di essere la prossima preda ambita dall'Impero, contro il quale decide perciò di lottare strenuamente. Vlad presta giuramento di fedeltà alla corona ungherese, nella persona di Mattia Corvino, nemico giurato di Bisanzio, ed appoggia le pretese al trono moldavo del suo amico d'infanzia Stefan cel Mare, che sconfigge e mette in fuga l'usurpatore Petru Aron; nel frattempo seda il malcontento dei suoi boiari con il pugno di ferro, ordinando il massacro della "Pasqua di Sangue a Târgovişte", in cui fa impalare più di mille persone: una pratica da lui appresa dai Mongoli del Khanato di Crimea. Da ciò deriva il suo triste epiteto di Tepes, "l'impalatore". Si dice che Vlad III abbia costretto il Legato Pontificio a cenare con lui in mezzo ai cadaveri impalati in decomposizione, che generavano un puzzo nauseabondo. In un'altra occasione giungono alla sua corte due ambasciatori del Khan Mongolo di Crimea, con il quale Vlad ha pensato di allearsi contro i Bizantini. I due si inchinano davanti a Vlad III, ma rifiutano di togliersi il turbante, considerato simbolo della loro religione. Il Voivoda la prende male, ed ordina di inchiodare il turbante alla testa degli ambasciatori. Ma forse si tratta solo di propaganda bizantina contro di lui.

Nel 1458 il Re di Bosnia Stjepan IV Tomašević della dinastia cattolica dei Kotromanić sconfigge tutti i despotati serbi, cinge anche la corona di Serbia e si dichiara vassallo di Tommaso I. Questi approva la conquista, ben lieto che i Serbi siano stati ridotti all'obbedienza, ma esige che suo figlio Stjepan V sia condotto come ostaggio a Costantinopoli per meglio assicurarsi della fedeltà dell'ingombrante vicino balcanico. Nel 1459 il monaco camaldolese veneziano Fra Mauro, cui oggi è dedicato anche un cratere lunare, realizza per conto dell'imperatore bizantino Tommaso I il primo planisfero moderno di tutto il mondo, che rappresenta su un disco piatto tre soli continenti (Europa, Asia, Africa) fortemente addensati. Una visione che verrà ben presto superata.

Nel 1459 Giorgio Castriota passa il mare e si reca in Italia per aiutare il Re di Napoli Ferdinando I, figlio del suo amico e protettore Alfonso d'Aragona, nella guerra contro il rivale Giovanni d'Angiò. Tommaso I Paleologo ne approfitta per muovere due armate contro gli albanesi, costringendo l'eroe a rientrare in tutta fretta nella sua patria per guidare il suo esercito. La furiosa battaglia presso Skopje vede l'ennesima vittoria di Castriota, ormai considerato invincibile dalle sue truppe. A questo punto Tommaso I non può far altro che sottoscrivere un trattato di pace con gli albanesi, firmato il 27 aprile 1463 a Durazzo. Con esso Giorgio Castriota si riconosce vassallo dell'Impero, ma di fatto la sua Albania ha conseguito l'indipendenza.

Nel 1462 esplode il conflitto tra Tommaso I e Vlad III di Valacchia: il voivoda cattura e fa impalare il messo del Basileus, Tommaso Cataboleno, quindi attraversa il Danubio ghiacciato e penetra per 800 chilometri in territorio bulgaro e bizantino, compiendo saccheggi fin sotto le porte di Adrianopoli. Il resoconto della spedizione, fatto da Vlad all'alleato Mattia Corvino, parla di 23.883 morti, « senza contare quelli che sono stati bruciati vivi nelle loro case, o le cui teste non sono state mostrate ai nostri ufficiali ». Mattia Corvino però non si unisce alla crociata promossa da Vlad, lasciando il Voivoda da solo contro le ritorsioni bizantine; peggio ancora fa il suo vecchio amico Stefan cel Mare, che tradisce Vlad e si allea con il Paleologo per riconquistare la fortezza moldava di Chilia, occupata dalle truppe valacche. Costretto a dividere le sue forze tra Chilia ed il Danubio, il 4 giugno Vlad viene investito dall'esercito imperiale (60.000 uomini contro i suoi 30.000) guidato dallo stesso Tommaso mentre egli è trincerato nella fortezza di Vidin. Costretto a ripiegare mentre la spedizione punitiva greca passa il Danubio, Vlad attacca nottetempo il campo greco con 10.000 uomini, cercando di uccidere Tommaso in persona: è quello che passerà alla storia come l'"Attacco Notturno del Diavolo" (17-18 giugno). La sortita scompagina le fila bizantine ma manca il suo obiettivo principale, cioè l'eliminazione fisica del Basileus. Allora Vlad si dà alla fuga, sfuggendo un nuovo confronto diretto e si arrocca tra i monti. Tommaso I nomina Radu cel Frumos nuovo Voivoda di Valacchia, che gli giura fedeltà; Vlad III è scaricato anche da Mattia Corvino, che lo fa arrestare e imprigionare. Nonostante la il mito di uomo malvagio e sanguinario che lo accompagna, Vlad non viene eliminato perchè il sovrano ungherese si riserva di usarlo come eventuale arma contro il sempre più potente Stefan cel Mare di Moldavia e contro Radu cel Frumos, un fantoccio nelle mani di Bisanzio.



Tommaso I Paleologo muore a Costantinopoli il 12 maggio 1465, con la spina di non essere riuscito a domare gli albanesi. Gli succede il figlio Andrea I Paleologo, il quale non si accontenta della sconfitta e nella primavera del 1466 muove contro Castriota e cinge d'assedio Kruje; dopo una serie di scontri furiosi, anche il figlio, così come il padre, deve rassegnarsi a sgombrare il campo. Per l'eroe albanese è una nuova, straordinaria vittoria: Manuele, fratello di Tommaso I, è catturato e rilasciato solo dietro pagamento di un grosso riscatto. Si tratta però dell'ultimo successo di Giorgio Castriota, il quale muore di malaria ad Alessio il 17 gennaio 1468. Secondo la leggenda, sul punto di morte l'eroe ordina al figlio Giovanni di sottrarsi alla vendetta bizantina fuggendo in Italia: appena sbarcato sulla spiaggia, troverà un albero presso cui legare il suo cavallo e la sua spada, e per sempre quando soffierà il vento i bizantini sentiranno la spada di Giorgio Castriota volteggiare nell'aria e il suo cavallo nitrire e, per paura, non la spunteranno mai contro gli albanesi. Questa leggenda è viva tuttora. Tuttavia, privati della guida del loro eroe gli albanesi non sapranno ripetere le sue epiche imprese; la loro capitale Kruje cade definitivamente in mani bizantine nel 1478. Anche il Sultano Kasim I di Karaman è ridotto all'obbedienza grazie ad un'alleanza fra i bizantini e i georgiani.

[continua]