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1559. Le truppe protestanti di Lord Robert Dudley, Conte di Leicester, rinforzate dagli scozzesi di Lord Giacomo Stewart, I Conte di Moray, battono prima le truppe scozzesi di Lord Huntly a Carberry Hill, e poche settimane dopo quelle di Lord Darnley presso Langside.
Le due vittorie però sono alquanto inutili in quanto Elisabetta, a York, fa richiamare con urgenza il Leicester allarmata dall'avanzata da Londra dell'Armada spagnola del Duca d'Alba.
Gerald FitzGerald, 14th Earl di Desmond e leader dei cattolici irlandesi, sbarca con le proprie truppe in Galles, protetto dalla flotta spagnola, e marcia verso Shrewsbury, dove programma di unirsi all'armada del Duca d'Alba.

Le truppe protestanti, alle quali si sono unite anche le forze scozzesi di Lord James Hepburn, IV Conte di Bothwell, e di Lord George Talbot, VI conte di Shrewsbury, che, vedendo le proprie terre direttamente minacciate dall'avanzata spagnola, preferisce ripiegare verso York e congiungersi all'esercito del Leicester, che sta scendendo a marce forzate dal nord.

Inaspettatamente, alla causa cattolica si unisce anche Lord Thomas Howard, IV duca di Norfolk, che si pone alla guida della fazione cattolica inglese, favorevole all'ascesa al trono di Maria Stuart.

Le due armate si scontrano presso Barnsley, nello Yorkshire, il 28 febbraio 1559.

Lord Dudley suddivide lo schieramento inglese in tre tronconi: alla sua destra pone gli scozzesi di Lord Hepburn, alla sinistra gli altri scozzesi di Giacomo Stewart, lui occupa l'ampio centro con il grosso delle truppe inglesi mentre, per precauzione, Lord Talbot è assegnato alla retroguardia, per meglio controllare eventuali mosse false degli alleati scozzesi.

Il Duca d'Alba opta per una soluzione diversa: al fianco sinistro schiera gli irlandesi di FitzGerald, ma il resto dello schieramento lo occupa lui stesso al comando dei tercios, intervallati nello schieramento da postazioni di artiglieria. Gli inglesi del Norfolk, con grande azzardo, li pone come riserva.

La superiorità numerica e la maggior abilità nell'uso delle armi da fuoco spagnoli mettono da subito in difficoltà gli inglesi del centro e della destra, mentre gli scozzesi di Lord Hepburn sembrano prevalere sugli irlandesi. Lord Dudley, intravedendo la possibilità di una breccia sul fianco protetto dagli irlandesi, ordina a Lord Talbot di raggiungere con le sue truppe gli scozzesi del Bothwell.
A quel punto, il Duca d'Alba ordina al Norfolk di colpire il fianco sinistro anglo-scozzese dello Stewart.
L'assalto del Norfolk getta nel panico l'ala sinistra protestante, che ripiega con scarso ordine verso il centro. Nel mezzo del caos, tentando di ripristinare l'ordine, il Leicester viene colpito da un colpo di moschetto che gli sfonda la corazza e viene trasportato a braccia lontano dalla battaglia. Caduto il comandante generale, anche il centro ora inizia a cedere e ben presto l'ala destra del Bothwell è l'unica ancora in grado di combattere, ma l'arrivo delle truppe del Norfolk e del Duca d'Alba pongono rapidamente termine alla loro disperata resistenza. Lo Shrewsbury, secondo in comando dopo il Leicester, si arrende, nonostante le proteste del Bothwell.

Giacomo Stewart, Lord Hepburn e Lord Talbot sono presi prigionieri, Lord Dudley, ferito gravemente, muore pochi giorni dopo la battaglia.
Mentre l'armata cattolica avanza verso York, giunge notizia che Lord Huntly e Lord Darnley, riorganizzate le forze, hanno messo sotto assedio la stessa York, difesa da Lord William Knollys, I Conte di Banbury, e dalla stessa Elisabetta.

Il Duca d'Alba, dopo aver congedato l'armata irlandese, si dirige a nord, affiancato dal Norfolk. Entro la fine dell'estate York capitola, dopo mesi di fame e malattia. Durante l'ultimo assalto, Lord Darnley rimane ucciso.

Lord James Stewart, Lord James Hepburn, Lord George Talbot, Lord William Knollys e la stessa Elisabetta, vengono condotti in catene a Londra, dove li attende il Re Filippo II in persona, affiancato dal Card. Ghislieri.
Lord Talbot è l'unico a chiedere perdono ed a presentare formale sottomissione a Sua Maestà, e disposto ad abiurare l'eresia protestante per tornare alla fede cattolica. Filippo accetta la sua sottomissione, ma affida il verdetto finale su di lui e dello stesso Norfolk, che ufficialmente è ancora considerato protestante, al giudizio del Cardinale.
La pronta e sincera abiura del protestantesimo ed il ritorno al cattolicesimo convincono il Card. Ghislieri a graziarli ed a suggerire a Filippo il loro reintegro nei propri titoli e funzioni.
Stewart, Hepburn, Knollys ed Elisabetta vengono decapitati.
Il predicatore calvinista John Knox, catturato durante l'assedio di York, viene arso vivo sul rogo.
[Modificato da Xostantinou 23/02/2011 16:04]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”