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Novembre. La neve sancisce per l'alto comando austro-tedesco sul campo la fine di qualsiasi tipo di operazioni, ma "i triumviri", così come sono chiamati bonariamente alla corte di Vienna, premono affinché vi siano sviluppi tecnici in particolare sui mezzi. von Manstein in particolare vorrebbe che i Panzer beneficiassero di migliorie tecniche per lanciare un'offensiva all'inizio della primavera, senza aspettare la fine della rasputica. Il Kaiser Luigi Ferdinando invita, data la situazione di stallo, i tre generali a Praga, dove presenta loro il direttore del reparto Einstein, per poter discutere con le migliori menti d'europa sugli ultimi sviluppi tecnologici affinché l'esercito alleato possa risolvere nella maniera più rapida ed efficace possibile il conflitto.
Negli stessi giorni sono convocati nella capitale boema anche gli ingegneri Porsche ed Henschel.
L'Imperatore Carlo I d'Asburgo si reca invece al fronte con l'intento di sincerarsi delle condizioni materiali e spirituali delle truppe e rendere la loro permanenza sul gelido fronte russo il più umana e confortevole possibile, utilizzando direttamente i beni della Casa Imperiale per intervenire dove necessario. Si reca persino nei villaggi costruiti per sua personale ed espressa volontà in Bielorussia ed Ucraina per ospitare la popolazione evacuata, a portare l'amicizia di Casa Asburgo e di tutti i popoli alleati, e spiegare che la misura adottata nei loro confronti non è che un provvedimento volto a garantire la loro salute e che sarà garantita loro una vita dignitosa, ed a guerra finita saranno liberi di ritornare ai loro villaggi d'origine, se lo desidereranno. La popolazione russa accoglie con calore l'arrivo dell'Imperatore, accompagnato dal Principe Roman Romanov di Bielorussia (salito al trono di Bielorussia dopo la morte dello Zar Nicola II di Russia e del suo giovanissimo figlio Aleksej, gravemente malato, ed ora erede pretendente al trono russo), soprattutto in quanto il loro arrivo è stato accompagnato da convogli di generi alimentari, abiti, coperte e carbone per riscaldamento.

Stalin preme affinché le industrie sovietiche riforniscano l'Armata Rossa di nuovi mezzi. Le sue intenzioni sarebbero di sferrare una controffensiva in grande stile in pieno inverno, ma i suoi tecnici lo rassicurano: lo studio dei mezzi catturati ai tedeschi durante le ultime operazioni ha dato come risultato alquanto evidente che essi non sono in grado di gestire un'offensiva in grande stile prima di maggio-giugno, poiché rimarrebbero impantanati nella rasputica primaverile. Rassicurato, l'attenzione di Stalin è ora concentrata a chiudere la partita in oriente, per poter dirottare tutte le forze contro gli alleati quanto prima.
Il fronte sul Caucaso è ancora in una situazione di stallo, le armate turche, armene ed azere non riescono ad avere ragione della difesa georgiana da quando è stata rinforzata dall'armata sovietica meridionale. Qui la guerra assomiglia sempre più a quella di logoramento e posizione delle trincee di dieci anni prima.

28 Novembre. Ad Ulan-Ude, sulle rive del Bajkal, Stalin sottoscrive, alla presenza dei due Imperatori Hiroito del Giappone e Xuantong (Aisin-Gioro Puyi) della Cina, il trattato di pace proposto dalle due potenze asiatiche, con il quale la Russia rinuncia formalmente alla Mongolia, alla Siberia transbaikalia ed alla Jacuzia, confermando il confine giapponese sul Lena e quello cinese sull'Angara-Yenisei.
Ora, sia la Russia che Cina e Giappone possono impiegare il proprio intero potenziale nei fronti di maggior interesse.
Segretamente, Stalin incontra Mohammed Alim Khan, Emiro del Turkestan, e stipula un cessate il fuoco segreto, che permette a Stalin di recuperare forze da inviare ad ovest ed agli esausti turkmeni di recuperare il fiato dopo mesi di guerra di posizione.
[Modificato da Xostantinou 16/02/2011 17:53]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”