00 27/07/2010 11:10
16 gennaio. La divisione distaccata a Kodiak viene aviotrasportata A Uelen. Inizia l'avanzata americana che punta in due direzioni: prendere alle spalle il fronte giapponese sul Lena, ed occupare la costa in modo da avere più basi dalle quali procedere all'invasione del Giappone. Il primo obiettivo è l'occupazione di tutto il territorio siberiano fino alla linea del fiume Kolyma e la presa dell'importante porto di Magadan.

Il Giappone arruola ogni uomo abile che abbia compiuto il 17° anno di età. Le nuove reclute però non saranno pronte prima di alcuni mesi. Nella mente dell'Ammiraglio Suzuki, ormai la guerra è ad un passo dalla disfatta totale, e quelle truppe probabilmente serviranno a difendere il suolo giapponese dall'invasione, piuttosto che per una vittoriosa controffensiva.
All'ambasciatore Shigemitsu presso la Corte Imperiale Cinese viene data carta bianca per mutare la situazione ormai disperata.
Kolchak ed i suoi uomini si rifugiano oltre il confine cinese, da dove cercano di combattere i russi con tattiche di guerriglia.
L'ambasciatore Oshima a Berlino supplica le potenze europee di intervenire almeno contro il comune nemico bolscevico.

Alla soglia degli 80 anni, il Kaiser Guglielmo II abdica a favore del brillante nipote trentenne Luigi Ferdinando, scavalcando il padre 57enne Federico Guglielmo, ancorato al militarismo novecentesco e troppo poco aperto alle innovazioni politiche e tecnologiche del mondo moderno. Il nuovo Kaiser, brillante ingegnere e grande amico dei Generali Guderian e Rommell, come prima cosa finanzia a proprie spese, con il placet dell'Imperatore d'Austria Carlo I e del quasi coetaneo ed amico il Principe Ereditario Ottone, la creazione di un centro di ricerca e studi scientifici nella Zlatá Ulička a Praga, il celebre ed evocativo "vicolo d'oro degli alchimisti". In questo centro vengono invitati a lavorare, a spese di un fondo privato ma finanziato dalle corone di tutti i paesi dell'alleanza mitteleuropea, i più geniali scienziati da tutta europa, tra i quali nomi già celebri come i Premi Nobel Albert Werner Heisenberg ed Albert Einstein, quest'ultimo già Professore all'Università di Praga, l'anziano inventore Nikola Tesla, rientrato dagli Stati Uniti dieci anni prima durante la crisi di Wall Street grazie agli ingenti benefici economici ed alla cattedra ad Heidelberg offertagli su pressione del giovane Principe Ereditario, ma più in generale tutta una serie di altri nomi già eccellenti come Robert Oppenheimer, Max Planck, Wolfgang Pauli, Leo Szilard, Gustav Hertz, Carl Bosch, ed illustri scienziati provenienti da paesi amici come Franco Rasetti, Enrico Fermi dall'Italia, entrata nel novero dei paesi sostenitori del progetto, o Niels Bohr, nativo della neutrale Danimarca ma attratto dalle enormi potenzialità del progetto.
Il nuovo Kaiser convoca gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra per cercare di raggiungere una tregua, pressato com'è quotidianamente dalle suppliche dell'ambasciatore nipponico. I due ambasciatori si dichiarerebbero favorevoli ad una pace con l'abbandono da parte giapponese dei rimanenti territori nel sud-est asiatico, ma sanno che la richiesta potrebbe venire difficilmente accolta. Inoltre il nuovo Kaiser è sempre più preoccupato dall'espansione sovietica in siberia, timori fomentati dagli alleati persiani e dai nuovi amici cinesi, e chiede esplicitamente a Francia ed Inghilterra quale sarebbe la loro posizione se la Germania entrasse in guerra contro la Russia. Gli ambasciatori prendono tempo.

Offensiva anglo-francese in indocina punta questa volta sulla linea Mae Hong - Tak, l'offensiva è respinta con gravi perdite da ambo le parti.

1 febbraio. L'ambasciatore giapponese in Cina concorda l'intervento cinese contro i russi alle seguenti condizioni:

1) la Corea a nord del fiume Imjin, inclusa la Baia di Yŏnghŭng, viene annessa alla Cina.
2) viene riconosciuta al Giappone la fascia compresa dai fiumi Amur ed Ussuri al mare, fino alla città di Vrangel', esclusa l'importante baia Nakhodka. Tutta l'area a sud di Vrangel', inclusa l'importante città portuale di Vladivostock, passano alla Cina.
3) la Mongolia viene annessa alla Cina assieme all'area che va dall'alta valle dell'Amur, il corso dei fiumi Shilka ed Ingoda, le coste meridionali del Lago Bajkal con le città di Irkutsk ed Ulan-Ude, il corso dell'Angara dal Bajkal allo Yenisei, l'alta valle dell'Ob dal confine cinese alla confluenza con il fiume Tom', la linea ferroviaria che congiunge Tomsk sul Tom' a Lesosibirsk sullo Yenisei. Questa nuova regione viene riconosciuta come Principato Autonomo di Mongolia, al cui governo vengono riconfermati Kolchak ed i suoi uomini, purché si sottomettano a Pechino.

Le perdite sono ingenti e le condizioni umilianti, ma sotto pressione dell'Ammiraglio Suzuki l'ambasciatore sottoscrive il trattato.
Non è ancora chiaro cosa ne sarà della fascia tra il Lena ed il Kolyma, ancora in mano giapponese ma sottoposta ai duri colpi congiunti sovietico-statunitensi.

3 febbraio. Gli ambasciatori cinese e giapponese a Berlino notificano l'accordo al Kaiser, che convoca un consiglio di tutti i ministri degli esteri della coalizione. Ora il casus belli è pronto. Se la Russia colpirà la Cina, è sua intenzione intervenire.

10 febbraio. Convocata d'urgenza, la riunione dei ministri degli esteri della coalizione si tiene a Monaco di Baviera. Sono presenti i rappresentanti di Olanda, Germania, Polonia, Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Austria, Romania, Bulgaria, Grecia, Italia, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Persia, Turkestan, Arabia, Spagna, Afrika. Vengono invitati anche gli ambasciatori di Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Irlanda e Portogallo, quali osservatori esterni.
La coalizione sottoscrive di comune accordo un intervento contro la Russia Sovietica nel caso questa aggredisca un paese membro o un amico della coalizione, in chiaro riferimento alla Cina. Viene inoltre affidato il comando supremo delle forze armate della coalizione, in caso di guerra contro i sovietici, allo Stato Maggiore tedesco.
Una clausola molto importante suscita discussione, ma è firmata dopo ore di trattative: in caso di intervento al fianco della Russia di Francia e/o Inghilterra, i paesi membri concordano su un intervento militare con finalità di occupazione ed eventualmente annessione dei due paesi.
Gli inviati dei paesi osservatori, intimiditi, concordano e sottoscrivono di propria iniziativa un patto di neutralità in caso di conflitto.

11 febbraio. Gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra vengono convocati a Berlino e messi di fronte al patto siglato durante la Conferenza di Monaco del giorno prima. Spaventati dalla possibilità di una nuova guerra europea e dalla possibilità tutt'altro che remota di un'invasione da parte delle truppe coalizzate, rientrano nelle rispettive capitali. Ora le trattative passano nelle mani dei rispettivi sovrani e presidenti.

14 febbraio. Il Presidente Lebrun ed Edoardo VIII sono in visita a Berlino, assieme a Carlo I ed all'ambasciatore italiano Alessandro Lessona, richiesti come mediatori. Il presidente francese impallidisce di fronte alla clausola che lo riguarda, e si affretta a sottolineare che lo sforzo bellico francese è volto unicamente alla riconquista dell'indocina occupata con l'inganno dai giapponesi, e non vuole avere nulla a che fare con la guerra portata avanti dagli "amici" sovietici.
Edoardo VIII appare quasi incredulo, di fronte alla diffidenza tedesca, dopo il riavvicinamento tra le due potenze, e sostiene che, sebbene l'intervento russo faccia molto comodo alla guerra contro il Giappone, le faccende siberiane non gli sono di alcun interesse. Carlo I, fiducioso, accoglie positivamente le parole del sovrano britannico, ma Luigi Ferdinando ricorda ad Edoardo che egli non è uno sciocco, e sa bene quanto l'Inghilterra desideri mettere e mani sulla Persia e l'Asia centrale, dopo che le loro ambizioni vennero frustrate durante la Grande Guerra. Edoardo, offeso, se ne va.
Lebrun, abbattuto, rimane alla mercé del giovane sovrano tedesco e del vorace ambasciatore italiano.
Lessona, spietato imperialista, chiede senza mezzi termini che, "in segno di amicizia" la Francia ceda la Tunisia e la metà orientale della costa algerina fino all'Atlante all'Italia, la metà occidentale della costa algerina alla Spagna. Motiva la richiesta sostenendo che nelle condizioni attuali la Francia non è in grado di presidiare queste colonie, vista la quasi totale assenza di truppe, Insomma, accollandosi queste colonie, italiani e spagnoli farebbero alla Francia un "favore". In effetti, l'esercito francese, fortemente ridotto dopo la Guerra Mondiale, è praticamente tutto impegnato in indocina, in francia e nelle colonie africane sono rimaste a malapena truppe sufficienti a presidiarle, senza contare i movimenti indipendentisti che si stanno formando in alcune regioni maghrebine...una guerra contr Germania ed Italia finirebbe in pochi giorni con il totale annientamento francese.
Lebrun, demolito psicologicamente dai suoi interlocutori, messo in una posizione in cui non ha altra via d'uscita, pur di non vedere per la terza volta la bandiera tedesca su Parigi, Firma.
L'azzardo di Lessona ha avuto successo.
In seguito, lo stesso Lessona dirà dello "Scippo di Berlino":
"ho ridato un Impero all'Italia!".

Finalmente arrivano a Palangkaraya anche i pezzi pesanti inpiegati contro Jakarta e Samarinda. L'ordine del Gen. Mac Arthur è chiaro: non ci dovrà essere una settima battaglia.
Per due giorni e due notti ininterrotte la città viene martellata dall'artiglieria e dai bombardieri. Dall'alba del terzo giorno, tutte le divisioni alleate iniziano l'assalto alla cittadina, trasformata in una cava di fango.
Dei circa 30.000 giapponesi trincerati, solo 5.000 vengono catturati dalle forze alleate, di cui 2.000 muoiono suicidi.
Dei 200.000 uomini riversati nel carnaio del Borneo dagli alleati, 50.000 sono morti o dispersi, 70.000 sono feriti o malati.
La conquista delle isole indonesiane è costata quasi 250.000 morti in un solo anno di guerra, l'opinione pubblica in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti è esasperata dal tributo di sangue.

Tumulti in america centrale contro gli Stati Uniti. Si riaccendono gli attriti tra la Repubblica del Chiapas e la Repubblica del Messico, fantoccio statunitense.

Truppe coloniali italiane entrano a Tunisi e ad Annaba. Gli Spagnoli entrano ad Algeri.
Albert Lebrun, travolto dai malumori popolari per la cessione gratuita della Tunisia agli italiani, abbandona l'Eliseo. Al suo posto viene nominato presidente il socialista Léon Blum, apprezzato dai sovietici per il suo aperto astio contro tedeschi ed italiani.

28 febbraio. Il governo americano sposta le proprie forze dal Borneo occupato nelle proprie basi nelle Filippine. Si preparano i piani per lo sbarco in Vietnam, anche se le forze rimaste in patria sono mobilitate per l'acuirsi delle tensioni in america centrale, e difficilmente potranno venire impiegate per rinfrescare le già esauste truppe al fronte.

Il Giappone rinforza la linea di difesa sull'Amur, rinunciando ad arginare con decisione gli americani in marcia verso il Kolyma.
Gradualmente anche la linea del Lena viene sguarnita. L'esercito nipponico non ha più la forza per controllare un fronte così ampio.
Vengono inviati rinforzi in indocina.

Le truppe inglesi si ritirano dal Borneo, annesso all'Australia, e vengono trasferite sul fronte birmano.

L'Australia occupa anche l'ex Borneo giapponese. L'esercito australiano viene acquartierato a Tutong, nel borneo britannico, dove dopo un mese di licenza verrà trasferito sul fronte birmano assieme agli alleati anglo-francesi.

Il Primo Ministro della Nuova Zelanda, viste le notevoli perdite senza nemmeno controparti economiche e territoriali, ed incalzato dall'opinione pubblica sempre più ostile, presenta una proposta di pace all'ambasciatore nipponico a Wellington. La pace è firmata immediatamente.
Le truppe neozelandesi rientrano dal borneo.

Il Ministro degli Esteri inglese, furioso, minaccia di guerra l'ex dominion, accusando la Nuova Zelanda di tradimento. Ma tutti sanno che la situazione dell'Inghilterra e tutt'altro che rosea ed alle minacce non seguiranno altro che lo sconforto inglese.
[Modificato da Xostantinou 30/07/2010 23:37]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”