00 22/07/2010 11:57
4 Marzo. Capitola la guarnigione di Makassar, dopo un mese di durissimo assedio. L'intera Sulawesi è occupata dalle truppe ANZAC.

10 marzo. Bombardata dal mare, Medan capitola rapidamente sotto lo sbarco congiunto dei marines ANZAC ed inglesi. Viene creata la prima testa di ponte che, nelle previsioni dei comandi alleati, dovrebbe portare le truppe vittoriose a Pekambaru, capitale di Sumatra, entro un mese. Fallisce l'assalto anfibio all'importante città portuale di Palembang, lasciando in mani giapponesi il punto principale di rifornimento per la resistenza di Sumatra meridionale.
L'isola di Java perde le città portuali di Denpasar, Surabaya, Semarang, Cllacap e Cirebon, ma nel cuore montagnoso dell'isola la resistenza è feroce. Nonostante i violenti bombardamenti navali e ripetuti tentativi falliti di sbarco la capitale Jakarta, trasformata in una specie di fortezza, resiste infliggendo un tributo di sangue elevatissimo agli alleati.

Aprile.
Nel Borneo l'arrivo di truppe americane dalle Filippine ha permesso la caduta di praticamente tutte le città costiere, Paloh, Pontianakh e Telukbatang capitolano tra il 20 marzo ed il 2 aprile, Kendawangan e Banjarmasin si arrendono tra il 12 ed il 18 aprile.
La resistenza giapponese si concentra attorno alle città di Palangkaraya e Samarinda, oltre che in bunker nascosti nella foresta.

21 aprile.
Con un violento attacco notturno le forze anfibie giapponesi sbaragliano la guarnigione statunitense di Taiwan e ne ritornano in possesso, aiutati anche dalla popolazione locale.
Viene programmato un attacco aereo su vasta scala contro le basi navali americane nel Pacifico. L'obiettivo principale è la base hawaiana di Pearl Harbour.

Agenti giapponesi in Messico ed america centrale istigano i governi locali a fare fronte unito contro le mire egemoniche degli Stati Uniti.

La Russia Sovietica sposta truppe sui confini, principalmente quello mongolo-siberiano, ma anche gli altri fronti. Per il momento mantiene ufficialmente una posizione neutrale.

Spaventato dall'evolversi della situazione, l'Imperatore di Cina Pu Yi (in questa TL dopo la breve esperienza rivoluzionaria repubblicana di Sun Yat Sen e Yuan Shikai, il ritorno sul trono dell'Imperatore non dura solamente 12 giorni, ma l'assenza della superpotenza sovietica e l'appoggio ai monarchici del Giappone permettono ai monarchici di aver ragione dei rivoluzionari comunisti e riconsolidare il potere imperiale, con il tacito assenso di tutte le grandi potenze) si avvicina moltissimo agli imperi centrali, con i quali sottoscrive un trattato (Trattato di Pechino tra Cina, Germania, Austria ed Olanda) di protezione il 30 aprile 1937, con il quale le tre potenze si impegnano a garantire l'indipendenza e proteggere la Cina e la monarchia cinese, in cambio di privilegi commerciali e sullo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie della Cina.

cartina della situazione nel sud est asiatico alla fine dell'aprile 1937:

Inghilterra: rosso
USA: blu
ANZAC:rosa
Giappone: verde

Maggio. La situazione è in stallo a Sumatra. A Java le sacche di resistenza sono sempre più isolate e ridotte allo stremo. Ancora più stremati ed esasperati, i soldati ANZAC non fanno prigionieri nemmeno quando il nemico si arrende. La popolazione locale, in alcuni casi, viene sospettata di rifornire i resistenti giapponesi. Interi villaggi vengono torturati, massacrati o deportati in campi di prigionia.
Jakarta si prepara a venire assediata per terra e per mare.
Nel Borneo le truppe alleate hanno ormai il controllo di tutte le aree costiere, Samarinda viene messa sotto assedio. L'esercito giapponese, in ripiegamento dal fronte malese, va a rimpinguare le sempre più nutrite forze nell'area di Palangkaraya, mentre sulle montagne vengono lasciati gruppi di esperti guerriglieri, più che sufficienti per contrastare la difficoltosa avanzata inglese.
In Indocina la guerra diventa una guerra di posizione lungo la linea del fiume Salween e l'altopiano dello Shan (un fac-simile del fronte dell'Isonzo nella nostra TL), mentre a sud il cardine difensivo è la città di Bangkok, centro del comando giapponese nell'area.
Per risolvere la situazione il comando alleato progetta lo sbarco in massa sulle coste vietnamite, una volta eliminati i giapponesi dal Borneo e da Sumatra, in modo da chiudere le forze nemiche in una tenaglia e costringerle a capitolare.
L'Inghilterra pretende per se, dando la vittoria quasi per scontata, le isole del Borneo e Sumatra, oltre che all'Indocina fino alla linea del Salween, mentre il resto viene reclamato dalla Francia, anche se il contingente francese non è ancora arrivato in zona d guerra.

Giugno. I giapponesi ripiegano, su ordine dell'Ammiraglio Suzuki, prima da Pekanbaru su Palembang e poi, in una rocambolesca manovra notturna, da Palembang vengono imbarcati sulla flotta che li sbarcherà nelle retrovie di Bangkok, in quanto l'alto comando giapponese ha ormai dato per perse le isole della Sonda, mentre visti i successi nella resistenza intende puntare sull'Indocina. A Sumatra vengono lasciate solo truppe volontarie a fare da velo al ripiegamento dall'isola e, come guerriglieri, ad infastidire ed infliggere il maggior numero di perdite possibili agli ignari alleati.
Le ancora nutrite tre divisioni resistenti nel centro del Borneo vengono considerate impossibile da evacuare, e sacrificate al proprio destino.
Le 5 brigate che ancora resistevano a Jakarta erano state totalmente dimenticate.

Luglio. La nuova offensiva anglo-alleata sfonda inaspettatamente le linee a Pekanbaru, ma si ritrovano ben presto invischiati nella guerriglia tra i monti ed in mezzo alla giungla...anche gli ANZAC e gli Americani, sbarcati in forze a Palembang dopo un lungo bombardamento preparatorio, si ritrovano stupiti di fronte ad una città fantasma. Confusi, da un capo all'altro dell'isola iniziano la marcia verso l'interno aspettandosi di ritrovare il grosso della guarnigione giapponese sulle montagne, regalando così tempo e superiorità numerica preziose ai giapponesi in Birmania.
Cade Samarinda sotto i colpi dell'artiglieria divisionale americana, tutte le truppe giapponesi convergono oramai su Palangkaraya, che viene fortificata ulteriormente.

Agosto. Le truppe alleate provenienti da nord e da sud dell'isola di Sumatra si incontrano inaspettatamente presso Jambi, realizzando che in realtà i giapponesi non sono più sull'isola. Quest'inutile avanzata è costata, soprattutto agli inglesi, 5.000 morti a causa della guerriglia giapponese nascosta sui monti e nella jungla. Gli alti comandi alleati sono furenti per la presa in giro che ha distolto 40.000 uomini preziosi dal fronte, sempre più critico, della Birmania.

28 agosto. Prima battaglia di Palangkaraya. L'assalto americano da est ed ANZAC da sud finisce in un terrificante bagno di sangue contro le trincee ed i nidi di mitragliatrici giapponesi alla periferia della città. L'attacco costa be 16.000 uomini agli alleati contro 700 giapponesi.

Settembre. Il contingente di Sumatra viene finalmente imbarcato verso Rangoon, a rinforzare gli stanchi contingenti impantanati sul fronte birmano.

15 settembre. Seconda battaglia di Palangkaraya. Gli inglesi attaccano da nord, ma sono esausti e vengono ricacciati indietro perdendo alcune migliaia di uomini.

Ottobre. Arrivano finalmente le truppe francesi, per la maggioranza coloniali africane, in Indonesia. Viene programmata l'offensiva per i primi giorni del 1938.
Gli americani fanno slittare ancora lo sbarco in Vietnam, il Borneo sta impiegando ancora troppe truppe (100.000) per impegnarsi su altri fronti.

16 ottobre. A mezzanotte la Russia Sovietica sferra un duro attacco a sorpresa alla città di frontiera di Novosibirsk, cogliendo il Giappone letteralmente alla sprovvista. Nei giorni seguenti le truppe Sovietiche travolgono rapidamente le linee giapponesi lungo tutto il fronte ed in poche settimane raggiungono la linea dello Yenisei e la valle dello Dzavhan fino a Tsagaan-Olom, in Mongolia.

20 ottobre. Proteste ufficiali dell'ambasciatore giapponese a Mosca, Londra e Berlino. Il Kaiser Guglielmo, seriamente preoccupato per il colpo a tradimento dei russi, convoca gli ambasciatori di Austria, Olanda, Bielorussia, Ucraina e Turchia e discute dell'opportunità di procedere con la mobilitazione parziale.
Il colpo improvviso favorisce gli alleati nel sud est asiatico, costringendo i giapponesi a cancellare tra l'altro l'attacco aeronavale alle basi navali alleate.
La Cina, allarmata, inizia ad inviare forze al confine russo-mongolo.

1 novembre. L'avanza russa è ancora contenuta sullo Yenisei, ma a sud la manovra aggirante nel deserto ha successo e le truppe dello stato fantoccio mongolo-menscevico, guidate dall'Ammiraglio Aleksandr Kolchak e dagli ex ufficiali zaristi Anatoly Pepelyayev, Grigory Semënov e Georgy Zhukov, vengono respinte verso il lago Bajkal, dove si attestano a difesa della capitale Ulanbaatar. La Mongolia centro-meridionale è occupata.

Pressato a nord, il Giappone è bloccato, non ha forze sufficienti né per contrastare efficacemente l'avanzata russa in mongolia, né per sferrare un colpo di maglio contro le ormai rimpolpate divisioni alleate in Birmania.
Ma gli appelli degli ambasciatori giapponesi in europa cadono ancora nel vuoto.
Dopo 6 mesi di assedio durissimo, le 5 brigate trincerate a Jakarta continuano ancora a resistere infliggendo perdite esorbitanti agli alleati. Su 17.000 morti giapponesi gli alleati ne hanno versati 70.000. Tra volontari e regolari ora non rimangono che quasi 5.000 uomini, viveri e munizioni sufficienti forse per meno di un mese. La situazione degli assedianti non è molto migliore, l'estate calda ed umida ha causato varie epidemie e la flotta che ne blocca il porto ha rifiutato di accogliere a bordo anche feriti e malati, per paura che scoppiasse un'epidemia che ne decimasse gli equipaggi.
Ancor più drammatica è la situazione per gli ormai quasi 200.000 che assediano Palangkaraya. La loro posizione, lontana dalle coste, rende difficili gli approvvigionamenti e bande di guerriglieri locali rendono estremamente difficoltosi i trasporti di rifornimenti agli assedianti e le comunicazioni. I giapponesi trincerati sono ridotti a 50.000, le scorte di acqua, armi e munizioni sono ancora buone, ciò che iniziano a scarseggiare sono cibo e medicine.
Sta per iniziare un nuovo anno in trincea sul fronte birmano. Per i soldati inglesi e francesi sembra di tornare ai giorni della Somme del 1914, e tutti sono preoccupati che la storia possa ripetersi.


1938

Gennaio. Dopo 8 mesi di terribile assedio e 100.000 morti, le truppe alleate hanno ragione della resistenza di Jakarta. Dei 25.000 soldati giapponesi e dei 10.000 volontari schierati a difesa della città, le truppe alleate riescono a trovarne in vita solo 500, di cui la maggior parte feriti e malati. Della città, un tempo gioiello del colonialismo olandese, non rimane nient'altro che un cumulo di macerie.
Quarta battaglia di Palangkaraya. Questa volta l'attacco è coordinato e gli americani che attaccano da est sono supportati dagli ANZAC a sud-ovest e dagli inglesi a nord. La linea di difesa esterna cade ed i giapponesi ripiegano perdendo 15.000 uomini, contro 10.000 alleati.

In Birmania le truppe anglofrancesi tentano lo sfondamento su Bangkok, che viene duramente bombardata, ma vengono respinti dalle riserve giapponesi.

La notte del 6 gennaio le truppe russe passano lo Yenisei gelato ed aggrediscono le posizioni giapponesi. Tutta la linea è presa dal panico ed entro una settimana il fronte viene spostato sull'Angara ed il Tunguska. Norilsk cade entro il 9.
L'Alto Comando giapponese progetta di riposizionale il fronte sulla linea Lena-Bajkal-Amur, abbandonando la mongolia a se stessa, indifferenti alle proteste di Kolchak. La paura maggiore in questo momento sul fronte siberiano è l'intervento americano dall'Alaska.
Irkutsk, Yakutsk e Khabarovsk sono i nuovi capisaldi identificati dallo Stato Maggiore nipponico. Il comando operativo viene posto nella base navale di Vladivostok. L'ordine imperiale è chiaro: "impedire ad ogni costo la corsa al mare delle truppe sovietiche...perdere importanti porti come Vladivostok, De-Kastri, Magandan, Gavan'...significherebbe spalancare ai sovietici la porta per il Giappone."

situazione attuale sul fronte siberiano:



in 4 mesi il fronte siberiano era crollato, regalando alla Russia Sovietica migliaia di km. Il Giappone è alle corde.









[Modificato da Xostantinou 28/07/2010 09:34]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”