00 19/04/2011 18:31
Anno 316 d.C.

Alessandro, ormai quarantenne, ha dedicato gli ultimi due anni a rinsaldare il suo impero.
Villaggi e città sono ora ricche metropoli adorne di templi e palazzi marmorei, imponenti opere viarie collegano ogni città dell'impero, merci preziose allietano la vita dei cittadini, e moltissimi greci e macedoni hanno ceduto ormai ai lussuosi piaceri ed alle raffinatezze dell'opulento oriente.
La minacciosa avanzata di Chandragupta, primo sovrano del grande imparo Maurya, ha raggiunto l'Indo ed il regno cliente del Re Poro, amico personale di Alessandro.
Ma il Re dei Re è riuscito ad ottenere la pace con un compromesso, stabilendo il confine del proprio impero sulle sponde dell'Indo e conferendo in cambio a Poro il governo della satrapia d'Arachosia.
Chandragupta, al quale è ben nota la fama della grandiose gesta del macedone, accetta l'accordo. Per il momento.

L'apertura delle vie di comunicazione tra macedoni e maurya porta non solo in occidente un grandioso afflusso di merci pregiate, ma anche un reciproco scambio culturale.
In particolare affluiscono nelle grandi città dell'Impero, Babilonia, Alessandria d'Egitto, Tiro, Damasco, Atene, sempre più spesso gruppi di monaci buddhisti, la cui predicazione trova molti seguaci ma anche molti oppositori.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”