00 10/02/2011 17:22
Fino all'autunno seguente Tolomeo non riesce ad avanzare significativamente sull'altopiano etiopico, le malattie, le paludi, il caldo afoso, gli animali feroci e gli attacchi dei guerrieri axumiti decimano l'armata egiziana.

Anche Alessandro incontra difficoltà nello stanare i ribelli sabei dalle loro roccaforti sui monti e lascia Cratero, al comando di una forza di 5.000 soldati in particolare Persiani ed Ipaspisti, di stanza a Sana'a con il compito di eliminare le ultime sacche di resistenza, mentre l'esercito si dirige su Zafar, dove Alessandro conta di riorganizzare le forze prima di attraversare il golfo e sbarcare in territorio axumita.

Nel frattempo Nearco è duramente impegnato nella campagna di liberazione delle acque del golfo, infestate dai pirati.
La flotta egiziana arriva da nord solamente ad autunno inoltrato e getta l'ancora sull'isola di Barim, al centro dello stretto che separa arabia ed etiopia.

Con l'arrivo dell'inverno la navigazione nel turbolento Golfo di Aden è sconsigliabile, quindi Alessandro rimane bloccato a Zafar, dove riorganizza i territori appena sottomessi in due satrapie distinte, l'Arabia Persica, con capitale Alessandria Arabica, e l'Arabia Eudamonia, con capitale Zafar. Progetta inoltre la costruzione di un'imponente fortezza sull'acropoli di Sana'a e di un'altrettanto imponente fortezza sull'isola di Barim, che controlla lo stretto, battezzato in suo onore "Porte di Alessandro". Aden, principale porto della regione, nei progetti di Alessandro diventerà un'imponente città fortificata alla stregua di Tiro ed Alessandria d'Egitto.

Nello stesso periodo, Tolomeo riprende l'avanzata in territorio etiope e sconfigge un modesto esercito axumita presso la località di Gondar, sulle sponde del lago Tana, per poi marciare sulla capitale Axum.

E' l'anno 319 e sono ormai 3 anni che Alessandro è in campagna nell'arabia meridionale.
Alle prime avvisaglie della primavera Alessandro e l'esercito sbarcano sulla sponda etiopica dello stretto, dove il macedone fonda la città di Berenice Epideires, primo caposaldo macedone in terra etiopica con lo scopo di fungere da avamposto per la guarnigione della fortezza di Barim, per poi marciare verso nord con l'obiettivo di conquistare e sottomettere i due principali porti axumiti, Arsinoe, a pochi giorni di marcia da Berenice, ed Avalites, situata molto più a nord e termine della strada d'accesso più facile e diretta per Axum.

Arsinoe cade dopo un mese d'assedio, bloccata da terra e dal mare.
Nel frattempo Tolomeo arranca sull'altipiano, dove gli etiopi lo bersagliano con continue azioni di disturbo.

Entro l'inizio dell'estate Alessandro è alle porte di Avalites, mentre Tolomeo ha optato per un dietro front e passare l'estate presso il lago Tana, dove la disponibilità di cibo ed acqua oltre al clima temperato gli permettono di recuperare le forze in vista della marcia sulla capitale che, secondo gli esploratori, è molto vicina ma tutte le forze axumite vi si stanno concentrando nei pressi.

Avalites cade verso la fine di agosto, ed Alessandro si premura di raderla al suolo e deportare tutti gli abitanti ad Arsinoe.

Con il primo fresco autunnale sia Tolomeo che Alessandro marciano su Axum.

Tolomeo assedia Axum con il suo corpo di spedizione, composto da una falange macedone di 3.000 veterani, 5.000 fanti egiziani e circa 1.000 cavalieri. 2.000, tra malati e feriti, sono rimasti al campo presso il lago Tana, altri 4.000 sono morti durante la spedizione.
La città di Axum è difesa da tutti gli uomini che l'impero di Axum è riuscito a salvare dall'assalto concentrico dei macedoni, 5.000 uomini di guarnigione ed un totale di circa 15.000 affluiti nelle settimane precedenti da tutte le città e le tribù dell'impero. Il loro equipaggiamento non è ovviamente all'altezza di quello macedone, ma sono agguerriti e determinati a non cedere un palmo agli invasori.
L'assedio è caratterizzato da numerose e micidiali sortite, che disturbano significativamente le operazioni degli assedianti. Tolomeo spera che il sovraffollamento riduca presto la città alla fame, visto che la stagione fredda riduce il rischio di malattie e garantisce un discreto rifornimento di acqua. Inoltre la città non è troppo lontana dal campo, il che permette, con una buona linea di rifornimento, un afflusso cotante di acqua ed un habitat alquanto ricco di cacciagione. Ciò che lo preoccupa invece è il numero dei nemici, in quanto il lento stillicidio dell'assedio è molto più drammatico per le sue esigue truppe che per il robusto contingente nemico, e se decidessero di sferrare una sortita in forze, magari mentre alcuni distaccamenti sono a caccia, potrebbero infliggere loro una rovinosa sconfitta.
Ma la cosa che più preoccupa Tolomeo è che non ha ancora idea di dove si trovi Alessandro, visto che stando alle informazioni ricevute alla partenza si dovrebbe trovare sull'altra sponda del mare e moltissime miglia più a sud. Invia quindi un drappello di 50 cavalieri verso la costa con il compito di individuare la propria flotta e ricevere notizie fresche. Farsi inviare rinforzi da Alessandria richiederebbe troppo tempo e probabilmente sarebbero già moti quando li avrebbero raggiunti. Anche la guarnigione di 5.000 uomini lasciata a Meroe sarebbe inutile, arriverebbe ormai in estate e sguarnire il paese di Kush appena sottomesso significherebbe perderlo in pochi giorni di rivolte.
L'unica alternativa è sfruttare la superiorità tecnica dei suoi uomini per schiacciare quei "selvaggi"...o almeno costringerli alla resa negoziata.
L'assedio continua per oltre un mese, e la penuria di legname nei dintorni non permette a Tolomeo di dotare come vorrebbe l'esercito di torri ed altre macchine d'assedio in maniera massiccia per sferrare l'attacco finale. Inoltre i primi esemplari di torri, arieti e mangani costruiti con legno ben stagionato sono andati distrutti in un incendio appiccato durante una sortita notturna, ed il legname verde ed umido non costituisce affatto una buona garanzia agli occhi dei suoi genieri. Ma aspettare che il legname asciughi e stagioni sufficientemente richiede tempo, che Tolomeo ritiene di non avere.

Ad ottobre inoltrato un grande esercito compare alle spalle della città di Axum.
Tolomeo teme sia arrivata una nuova armata di soccorso alla città, ed occhio e croce sembra sia altrettanto numerosa della guarnigione. Tolomeo ordina all'esercito di ritirarsi dall'assedio e di disporsi sul campo in ordine di battaglia.
Il ritorno dei cavalieri inviati da Tolomeo in cerca di notizie fa esplodere di felicità l'esercito greco: l'armata che sta giungendo è quella di Alessandro, che marcia alla testa delle sue truppe dopo aver sottomesso l'intera parte orientale dell'impero axumita ed ora intende decapitare definitivamente questo avversario.
Dopo tre anni, della forza di spedizione originaria non sono rimasti che 20.000 uomini dei 40.000 partiti dalla susiana, alcuni dei quali sono rimasti di guarnigione nelle terre sottomesse di recente, tra i quali i 5.000 agli ordini di Cratero in Sana'a, ma quasi 10.000 sono i morti durante questa campagna arabica.
Alessandro schiera in prima linea la falange dei 5.000 Argiraspidi, ed ai suoi lati le cavallerie dei 2.000 Immortali a sinistra e 3.000 Hetairoi sulla destra, dove cavalca anche Alessandro stesso. In seconda linea si schierano 2.000 arcieri persiani e poi i vari reparti degli 8.000 uomini della fanteria persiana.
Ora il rapporto numerico è a favore dei macedoni, senza contare l'enorme superiorità tecnica e di esperienza.
La città è accerchiata e nel giro di un mese, con la costruzione delle nuove macchine d'assedio, ma soprattutto di scale, la città è presa d'assalto ed entro la fine di novembre la città è presa e l'impero axumita annientato.
Di tutti gli uomini, abitanti e guerrieri, assediati ad Axum, Alessandro ne fece trucidare 10.000. I capi tribù, i nobili ed notabili axumiti, il sovrano e la sua famiglia vennero crocifissi presso le porte della città. Metà della popolazione urbana rimanente, principalmente donne e bambini, vennero deportati presso i centri costieri di più facile controllo da parte macedone, i ragazzi sufficientemente giovani e forti per servire sotto le armi vennero ridotti in schiavitù ed avviati verso le navi, dove sarebbero in seguito salpati con l'esercito in direzione Persia, per venire addestrati ed inquadrati nelle unità macedoni. La capitale del più vasto e potente impero del corno d'africa è ora ridotta a poco più che ad un cumulo di macerie, abitata solo da vecchi, malati e feriti.

Ora Tolomeo veniva congedato, assieme a parte delle sue truppe, e rientrava in Egitto, mentre Alessandro intende marciare verso sud, lungo la costa, per sottomettere le città mercantili della terra di Punt, fondamentale area di transito dall'India della via delle spezie.

E' l'inverno del 318 quando Alessandro fa ritorno a Babilonia.
La campagna lo ha tenuto lontano per quasi 5 anni, durante i quali l'Impero ha avuto una fase di relativa calma nonostante gli attriti interni ed i problemi di convivenza tra l'elemento greco e quello persiano. Seleuco figlio di Antioco, satrapo di Babilonia e compagno d'armi di Alessandro, ha retto il trono in nome del giovane Alessandro IV, nato poco prima che Alessandro partisse per la spedizione arabica.
Ora che l'Impero ha inglobato la terra di Kush nella satrapia d'Egitto ed è stato esteso sino all'intera arabia, alle coste etiopi ed ottenuto la sottomissione delle città di Punt, Alessandro intende pianificare una campagna in occidente, ma ha ancora forti dubbi su quali obiettivi privilegiare, visto che i possedimenti della ricca colonia fenicia di Cartagine sono un boccone più che appetibile, ed Alessandro ha buoni motivi per aprire le ostilità, visto che Cartagine aveva inviato aiuti a Tiro durante l'assedio della città da parte macedone, ma ora le città fenicie sono parte dell'impero ed in un momento così delicato sarebbe un rischio averle in rivolta, tanto più che i mercanti fenici continuano ad essere il cardine della rete commerciale di tutto l'Impero, soprattutto ora che la sua estensione ha raggiunto aree di importanza commerciale vitale.
Sotto consiglio di Seleuco, Alessandro decide di interrompere le campagne per qualche anno e dedicarsi al consolidamento dell'Impero.

continua.
[Modificato da Xostantinou 14/02/2011 15:33]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”