00 10/05/2015 02:06
La sua è una posizione interessante (mi sembra di leggere tra le righe l'influsso della Nouvelle Histoire di un po' di tempo fa), però mi sembra anche un po' troppo "spinta in avanti": per quanto anche io sia un convinto sostenitore che lo studio dello storico non debba limitarsi alle èlite, di qui a dire che l'Impero d'Oriente fosse una Repubblica ed il suo popolo sovrano....beh....sembra davvero eccessivo.
Indubbiamente non si dovrebbe utilizzare una definizione come "assolutismo" (nata per descrivere un contesto spazialmente e cronologicamente molto diverso da quello bizantino) per descrivere il sistema politico imperiale (incluso quello tardo romano, s'intende), però neppure la definizione di "repubblica" regge alla prova dei fatti: nonostante il ruolo che il popolo ha avuto in diverse occasioni, quante volte ha realmente imposto un suo candidato sul trono? E poi, ha davvero senso definire il "popolo" bizantino come una unità? Io ne dubito...già a partire dal fatto che, ad avere voce in capitolo, era praticamente la sola popolazione della Capitale, per non parlare poi del fatto che al suo interno tale popolazione fosse endemicamente divisa.
Insomma, per quanto mi è dato dedurre dall'intervista, non sembra una tesi che regge molto.

Però, ha indubbiamente ragione quando parla degli studi bizantini ai giorni d'oggi, e apprezzo l'idea di questo libro soprattutto da questo punto di vista. Anche se mi dispiace che non citi per nulla il lavoro di Cyril Mango, per esempio, e non sarebbe l'unico: diversi volumi cercano di rendere più "globalmente" la realtà bizantina.
Anche se, indubbiamente, bisognerebbe insistere più su di un approccio antropologico al soggetto.