00 14/02/2013 11:41
più che "lo scarso interesse della politica nei confronti del presunto potere temporale della chiesa" direi la distruzione dell'identità cristiana dell'occidente in nome del relativismo e del "politically correct" fatto dogma in particolare dopo la seconda guerra mondiale...si è perso un pilastro fondamentale di questa civiltà e lo si è sostituito con un pilastro che per sua natura è il potere disgregante di tutti gli altri

Leggi i "dialoghi con un persiano" di Manuele II Paleologo, oppure cronache di condottieri del cattolicesimo nel seicento...quando la tua identità, anche religiosa, è forte, puoi dialogare da pari a pari con culture e religioni diverse ed opposte perché non hai nulla da temere, non ti "convertiranno". Viceversa, se tu non hai un'identità definita ed anzi sei tu stesso a rifuggire da questa definizione per paura di "offendere gli altri" prendendo una posizione netta e definita, allora sì sarai esposto alla penetrazione selvaggia della cultura altrui ed alla conversione alla sua religione, perché chi è senza identità è in posizione di inferiorità di fronte a chi ha una identità forte, non può dialogare da pari ma solo subire.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”