00 02/05/2012 15:24
Il comunismo "fine a sé stesso" non è mai stato una forma politica, il comunismo come entità politica ha sempre avuto risvolti oligarchici quando non dittatoriali. Ed è fallito nella stragrande maggioranza dei paesi in cui si è imposto al governo nonostante appunto essendo al governo avrebbe avuto tutte le possibilità per affermare gli ideali utopici che ancora oggi qualcuno sbandiera (DDR, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Romania, Bulgaria, URSS) e dove sopravvive ancora oggi o è ancora una feroce dittatura (Cina, Corea del Nord, Vietnam, Laos, Cuba) o è comunque uno Stato che si avvicina molto ad esserlo (Venezuela, Nicaragua, Bolivia), non di certo il "paese felice dell'uguaglianza".

Se, invece che di comunismo, si parlasse di socialismo, come formula di filosofia politica, sarebbe un altro paio di maniche.

L'insegnante forse poteva esprimersi in maniera più articolata e costruttiva, ma i suoi concetti di fondo non sono condannabili.

Per quanto riguarda l'immigrazione, è una legittima preoccupazione per una popolazione autoctona il fatto che esista una forza politica che intende accogliere chiunque e concedere tra l'altro agli immigrati da subito gli stessi diritti degli autoctoni, senza fare distinzioni per paura di venire etichettati come "razzisti".

Questa follia del "politically correct a tutti i costi", figlia degli orrori della seconda guerra mondiale, è una delle grandi concause ai disastri odierni.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”