00 09/03/2012 13:33
Dario aveva affrontato di persona Alessandro ad Isso, due anni prima di Gaugamela, al Granico c'era Memnone al comando.

La battaglia di Gaugamela fu per l'appunto incerta, principalmente per la superiorità numerica persiana, ma Alessandro conosceva bene il principale punto debole del suo nemico, che poi era anche quello del suo esercito: sfondare nel punto in cui si trovava il sovrano ed ucciderlo o metterlo in rotta. La perdita del comandante supremo come conseguenza avrebbe minato il morale delle truppe, soprattutto quelle non d'élite, che presto o tardi avrebbero ceduto.
Fu quello che accadde, ed anche dove stavano avendo la meglio preferirono mollare.

Alessandro perfezionò le due rivoluzioni, quella di Ificrate e quella di Filippo, che avevano cambiato il modo greco e macedone di combattere. Aveva una grandissima acutezza nell'adattare il proprio esercito e le manovre da adottare al nemico.
Come Napoleone era un uomo molto fortunato circondato da ufficiali di grandissimo talento in grado di comprendere il suo genio e metterlo in pratica. Ma a differenza del geniale còrso Alessandro aveva un grande limite, non era in grado di "aggiustare" una battaglia in cors perché non la osservava da lontano, lui voleva essere in prima linea, il primo a menar le mani e l'ultimo ad abbandonare il campo. E per questo rischiò numerose volte la vita ed in alcune battaglie mancò poco che perdesse proprio perché combattendo in prima linea non sapeva cosa succedeva in altri punti dello schieramento.

Temistocle era più un abile politico che un grande generale, al di fuori dell'episodio di Salamina non fece null'altro di degno di nota.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”