Plattenspitze - Punta delle Laste, Alta Val Martello, Gruppo dell'Ortler

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Lu.Pe..
00mercoledì 15 luglio 2009 15:57


Cliccando sull'immagine si scarica il report in pdf.

3:15
Casino assordante. La sveglia a forte impatto ha fatto il suo dovere ed in pochi secondi sono in piedi sveglio e presente. Oddio, presente... diciamo che sono sveglio. Lo zaino è già pronto dalla sera, non resta che fare colazione e sistemare gli ultimi dettagli. Fuori è buio pesto, alcune velature coprono il cielo. Pochi minuti prima delle quattro parto, destinazione Area Zuffo, Trento.

4:10
Il parcheggio nei pressi del casello autostradale è ancora tranquillo, una volta tanto Bru è già arrivato e non resta che trasferire nella maniera più disordinata possibile la sua roba nel bagagliaio, poi via...

5:46
Val Martello, eccoci. Viaggiare a quest’ora della mattina è una goduria...niente stress e possibilità di gustare ogni singola curva, soprattutto nella parte alta della valle, dove la carreggiata si fa stretta ed i tornanti si inerpicano sul ripido versante. Si costeggia il lago e poi si toccano i 2000 metri del parcheggio a pagamento...di fronte a noi, in fondo alla valle, il Cevedale saluta il nostro arrivo. Lasciamo i tre euro e mezzo per l’intera giornata e prepariamo gli zaini: ramponi, picca, acqua, bevande, due robe da mangiare.
Ah, ovviamente anche i vestiti pesanti: è vero, è prima mattina...ma i 2 gradi fanno già battere i denti. Alla fine lo zaino si rivela anche abbastanza pesante, ma vabbè...la montagna è anche questo. Ancora uno sguardo veloce alla cartina, cercando di non fare troppo rumore per non svegliare i 3-4 camperisti nel parcheggio e poi...zaino in spalla.

6:10
Si scende per pochi metri la strada provinciale, oltrepassando l’Enzianhutte (Rifugio Genziana) per imboccare la sterrata che a sinistra conduce verso la Pedertal (Valle di Peder), segnavia 20.
In un paio di minuti si raggiunge una malga, quindi si abbandona la strada per prendere un sentiero che si insinua nel più classico dei pulitissimi boschi altoatesini. Fondo morbido, asciutto che sale rapidamente tra larici e pini. Subito una bella rampa per scaldare la gamba e nel giro di 20 minuti i primi 200 metri sono già alle spalle.

6:35
Ormai siamo all’imbocco della valle laterale, piccolo ma chiaro esempio di valle sospesa sui ripidi versanti a U della vallata principale, di evidente origine glaciale. Ma per entrare nella Pedertal dobbiamo prima guadare il torrente, quindi scendiamo per una ripida discesa gradinata e poi risaliamo l’altro versante, per raggiungere l’estremità della valle e la piccola morena. Dopo questo primo tratto ripido, ora si prospetta qualche centinaia di metri pianeggiante, in un fiorire di rododendri, con il sole del mattino che colpisce le vette che chiudono la valle, meta di giornata.

7:00
Il torrente è gonfio, il rombo dell’acqua cristallina che scende la vallata è l’unico rumore che si sente. Alla nostra sinistra un camoscio solitario segue i nostri passi dall’alto di un masso, originale vedetta della val di Peder.
Il sentiero riprende a salire senza troppa pendenza ed in poco più di un’oretta raggiungiamo i ruderi di un vecchio rifugio, crocevia tra il sentiero 20 dello Schildspitze ed il 20b che conduce verso la Plattenspitze e Passo Peder. Imbocchiamo quest’ultimo, con l’obiettivo di provare a completare il giro e rientrare, nel pomeriggio, dall’altro sentiero. Siamo appena sopra i 2400 metri, ne restano altri mille di dislivello. I tratti pianeggianti sono ormai finiti

8:30
Si sale, inesorabilmente. La traccia di sentiero è ben segnata, disegnata sui pascoli e marcata di fresco. Si volge verso ovest per superare un primo terrazzamento attorno che conduce ad un fantastico circolo glaciale a circa 2700 metri, ai piedi del Madriccio. I primi copiosi nevai ornano la sponde della vallata ed il vento inizia a farsi fastidioso. E freddo.Una breve pausa al riparo dalle folate e poi via, all’attacco del secondo gradino.

9:30
3000 metri, ormai alla base della digradante parete della Plattenspitze (che ricorda vagamente il versante ovest del Sassopiatto). La neve abbonda, nonostante l’esposizione quasi totalmente verso sud. Bene così. Calzare i ramponi? Vedremo più avanti, da sotto la traccia sembra ben tracciata e la neve tiene da dio. E ci mancherebbe altro, con tutto sto freddo.
Affronto di petto il pendio, su per un nevaio che si fa bello ripido (attorno ai 45°?). Passo cadenzato, cercando di non esagerare...in fondo ho pochissima esperienza a queste quote (per quanto non alte in assoluto) e non vorrei sprecare troppe energie.
La salita è esaltante. Mi immergo totalmente nell’azione, assaporando ogni passo. Ogni tanto un raggio di sole scalda l’ambiente, ma sono attimi fuggenti incastonati nel freddo vento che scende dalla vetta e spinge verso il basso. Attimi fuggenti. Attimi da cogliere...
Eccolo, l’attimo fuggente. Appena sotto i 3200 metri lo sguardo riesce a travalicare l’insellatura di Passo Peder e...risplende il Gran Zebrù! Sullo sfondo di nubi argentate, quasi plumbee, l’austera e candida parete del massiccio del Koenigspitze risalta in maniera commovente, scatto immediatamente una foto, che resterà l’unica della giornata senza la presenza di nubi che avvolgano le cime dei tre giganti dell’Alto Adige, Gran Zebrù, Zebrù e Ortler, per l’appunto.
Esco dal primo nevaio a quota 3200. Mai stato così in alto....uno dei primi obiettivi di giornata è compiuto. Respiro profondamente, cerco di conoscere l’aria di queste quote. E approfitto di una pausa di vento per aspettare Bru, ancora alle prese con il tratto ripido del nevaio. Passa un buon quarto d’ora ed il barbuto compagno mi raggiunge, lascio che riprenda fiato e poi riprendiamo a salire il pendio.

10.50
Ecco l’anticima. L’altimetro segna 3400, metro più, metro in meno. La Plattenspitze ormai è a due passi, 20 metri di dislivello su una dorsale a precipizio sul ghiacciaio inferiore. Bianco, bianchissimo.
Quassù, tra due imponenti creste nevose, aspetto nuovamente Bru. E mi congelo. Il vento che risale dalla valle di Solda è graffiante e trovo un esile riparo grazie a due massi. Nel frattempo l’Ortler resta coperto, nascosto nelle nubi. Un altro quarto d’ora ed arriva Bru.

11:10
In Vetta. L’ometto di pietra segnala i 3422 metri di quota. Da qui si può ammirare e valutare la dorsale che verso nord est conduce allo Schildspitze e quindi a Punta Peder di Mezzo e a Punta Peder di Fuori. Uno sguardo e decidiamo di evitarla. Non tanto per l’ascesa, quanto per alcuni tratti nascosti che non sappiamo cosa possano offrirci, in termini di condizioni di neve. E poi....la fatica inizia a farsi sentire e il meteo non sembra promettere nulla di buono. Le nuvole si stanno abbassano sulle cime, ormai stuzzicano la vetta del Vertana e dell’Angelo Grande che si stagliano verso nord, a chiudere l’enorme complesso di vedrette e ghiacciai.
Lo stesso si può dire del versante settentrionale dell’Orler e del Gran Zebrù, ornati di seracchi e profonde gole ghiacciate. Impressionante.
Decisamente più amichevole appare invece, dall’altra parte della val Martello, il Cevedale, le Cime Venezia, Punta Marmotta. Più morbide, più gentili. Ammantate di bianco. Dietro di loro spunta la Presanella, che si staglia sul cielo, laggiù sereno. Aspettiamo più di mezz’ora, sperando che le nuvole ci consentano di ammirare per intero i tre giganti...sembra quasi che.... ma niente da fare, ed allora ricarichiamo gli zaini in spalla e ci buttiamo giù per il sentiero.

12:00
Che spettacolo!!! Scendere per nevai è divertimento allo stato puro...20 minuti di goduria. Giunti agli sfasciumi Bru si deconcentra e ruzzola a terra, niente di grave...si rialza e si prosegue verso valle, con passo deciso e rapido, in due ore siamo di nuovo in Val Martello.

14:30
Si avvia la macchina, si scendono i tornanti, si costeggia il centro del biathlon, si torna in val Venosta: l’Adige qui è davvero bello, ancora un torrente o poco più. Traffico più lento, sosta alla Forst per un paio di wurstel e poi di nuovo a Trento, sono le 17... è andata anche questa.

Ma l’aria dei 3000....eh, l’aria dei 3000 è ancora presente nella mia mente. Cos’ha di diverso? Mah, nulla in particolare....se non l’adrenalina di essere in quota, di avere le cime a portata di mano, di essere da soli, stanchi, soddisfatti, in pace con se stessi. Non resta che tornarci al più presto.
Magari ancora un po’ più in alto....

La fotogallery completa...
ClaudioTN
00mercoledì 15 luglio 2009 18:46
Pdf e foto entusiasmanti.. complimenti a entrambi [SM=x948619]
Sittlieb
00venerdì 17 luglio 2009 20:29
Grande Luca!

Bel report, frasi brevi ma emozionanti, come piacciono a me [SM=g27811] !

Il primo Tremila è stato emozionante anche per me, ricordo ancora ogni passo, le nebbia che celavano la vetta, l'infinita cresta, i ghiacciai che lambivano la roccia, la fune di metallo che mi è rimasta in mano (ho saputo che fune reggerà), Claudio, Flavio e Pao. Un pezzo del mio cuore è rimasto lassù, sull'Orecchia di Lepre (cercati il report :) ) .
Lu.Pe..
00venerdì 17 luglio 2009 20:35
grazie Rita...ma non era il primo tremila...
...ci sono i 6 precedenti sul boè....hihihihi
roby4061
00venerdì 17 luglio 2009 20:36
beh sei volte lo stesso non vale! [SM=x948577]

come già detto in altra sede, compolmenti e bella l'idea del pdf!
planet bru
00giovedì 12 novembre 2009 14:22








planet bru
00giovedì 12 novembre 2009 14:30








planet bru
00giovedì 12 novembre 2009 14:32


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