LA CRONACA DI IERI AL CICR NELLA VERSIONE DELL'ANSA:
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da "IL RIFORMISTA" DEL 27 AGOSTO:
Fazio difende la sua correttezza e si mette in mano a Berlusconi
Antonio Fazio ha vinto il primo round perché nessuno ha messo in discussione
la correttezza del suo operato, meticolosamente difeso dal governatore, sulle
scalate Antonveneta e Bnl. Il secondo round, adesso, è nelle mani del governo
che si presenta diviso. Lo dimostra il dibattito nel Cicr e le dichiarazioni
rilasciate dopo la riunione. Domenico Siniscalco sostiene che è in gioco
la credibilità dell?Italia sulla scena internazionale e chiede una riforma
sul modello Bce. Gli fanno eco Claudio Scajola e Gianni Alemanno. Conseguenza:
ci vuole una legge per introdurre il mandato a termine del governatore spingendo
Fazio a mollare. Anche per Gianfranco Fini «bisogna prendere in considerazione
il mandato a termine». I ministri leghisti, Roberto Maroni e Roberto Castelli
(invitato) difendono Fazio: non c?è bisogno né di riforma né di autoriforma.
Giorgio La Malfa è rimasto in una posizione intermedia. Il consiglio dei
ministri convocato per venerdì prossimo, se così stanno le cose, non sarà
in gardo di decidere alcunché. Tutto, in realtà, torna nelle mani di Silvio
Berlusconi. Chi lo ha consultato sostiene che non vorrebbe far niente. Ma
temporeggiare può rivelarsi una tattica pericolosa e perdente.
IL RIFORMISTA
EDITORIALE
sabato 27 agosto 2005
CICR
Il governatore è tosto E non c?è Quintino Sella
Diciamo innanzitutto quello che il Cicr di ieri non è stato. Non è stato
un consesso che abbia appurato e nemmeno contestato scorrettezze del governatore
Fazio, visto che lo stesso ministro dell?Economia - il più critico tra i
suoi colleghi sull?operato del governatore - ha ammesso alla fine di non
avere dubbi sulla correttezza di Fazio. Non è stata una riunione nella quale
si sia messo a verbale neanche l?inizio e tanto meno l?esito del processo
di riforma o di autoriforma di via Nazionale, perché il tutto è per l?ennesima
volta rinviato di un?altra settimana a un nuovo Consiglio dei ministri, che
ascolterà le relazioni di Siniscalco bilanciata da quella di Castelli, che
rappresenta invece l?ala del governo più vicina al governatore. Come da tutto
ciò che il Cicr ?non? è stato, si possano desumere in maniera ordinata le
premesse per risolvere «l?emergenza della credibilità internazionale» denunciata
con calore dallo stesso Siniscalco, a noi che siamo forse troppo semplici
non è proprio dato di capire. La logica vorrebbe che se ha ragione il Financial
Times a scrivere che Fazio se ne deve andare, è perché ha ragione a sostenere
che il governatore si sia comportato in maniera scorretta, discrezionale
e parziale. Quel che non si può fare, è dire che Fazio è stato corretto ma
comunque se ne deve andare. Perché lo stesso Berlusconi, che di articoli
critici e polemicissimi dalla stampa internazionale ne ha collezionati a
pacchi, si guarda bene dal dire che essi hanno torto nella sostanza ma ragione
nella forma e dunque si dimette.
L?ipotesi numero due è che il governo si sia deciso a questa linea - «Fazio
è un uomo d?onore» - nella convinzione che sia l?unica per poter comunque
varare un atto di indirizzo della riforma delle competenze attribuite a Bankitalia,
della durata del mandato del governatore e di una maggior collegialità in
seno al Direttorio. Può essere, ma certo è che dalla riunione di ieri Fazio
è uscito convinto di non aver nulla da rimproverarsi, e dunque le premesse
per un?autoriforma - di cui non si è affatto parlato - sono oggettivamente
più deboli e non più forti. Gli unici probabilmente più sicuri di aver comunque
ragione sono i magistrati, nella convinzione che quando la politica è debole
e balbettante sia giusto esercitare la funzione di surroga. In quel caso,
difficile credere che da altro guano giudiziario a guadagnarci sia proprio
la credibilità dell?Italia.