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Harald Hardrada

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2012 18:18
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15/09/2011 15:39
 
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di A. Frediani, da "I grandi condottieri che hanno cambiato la Storia"

Il fascino esercitato dai Vichinghi nella Storia molto deve alle straordinarie e avventurose carriere di uomini come Harald Hardrada, ovvero Harald lo Spietato, o ancora Harald dal Duro Consiglio, o il Lampo del Nord. Nato nel 1015, era il fratellastro del re di Norvegia Olaf il Santo, che nel 1028, quando il danese Canuto il Grande estese il proprio controllo alla stessa Norvegia, andò in esilio nel principato di Kiev.
Due anni dopo, venne a morte il governatore cui il re danese aveva affidato il nuovo dominio, e Olaf pensò bene di provare a recuperare il proprio regno. Comparve in Norvegia con poche centinaia di uomini, che incrementò con guerrieri fornitigli dal cognato, il re di Svezia; completò poi i suoi ranghi incontrandosi nelle foreste con Harald, che aveva al suo seguito un manipolo di uomini, pur avendo solo quindici anni.
Alla fine Olaf aveva raggranellato 3.600 uomini; nulla, in confronto ai 14.400 che gli poterono opporre i filo-danesi nello scontro che si verificò il 29 luglio 1030 a Stiklestad. Secondo la tradizione, il re spodestato si chiese se il fratello non fosse troppo giovane per combattere, e questi rispose che, se niente altro fosse servito, la sua mano sarebbe sempre rimasta sull'impugnatura della spada. Tuttavia, le forze erano impari, e per i norvegesi non ci fu nulla da fare: Olaf cadde combattendo, e la Norvegia rimase danese.
Harald, da parte sua, fu ferito gravemente e, trasportato in una cascina isolata, guarì e andò in Russia, trovando un ingaggio nelle schiere del principe Jaroslav, al cui servizio rimase per un triennio, distinguendosi nella campagna di Polonia del 1031. Nel 1034 aveva ormai un seguito di 500 guerrieri, con i quali si trasferì a Costantinopoli. Nella capitale bizantina entrò a far parte della famosa guardia varega, la guardia del corpo dell'imperatore costituita prevalentemente da scandinavi, e in quell'unità si distinse per nove anni per efficienza e coraggio, guadagnandosi la carica di spatharocandidates, ovvero capitano della guardia.
Se dovessimo basarci sulle fonti nordiche, potremmo supporre che Harald sia stato uno dei personaggi chiave della storia di Bisanzio in quegli anni. Ma per passare in rassegna le sue imprese, è bene rifarsi solo alle fonti bizantine, che lo vogliono esordire al servizio dell'Imperatore sul fronte siciliano dove, nel triennio 1038-41, si distinse al punto di essere nominato manglavites (portatore di cintura). Quindi si spostò in Bulgaria, dove seguì il sovrano nella repressione di una rivolta, per poi andarsene di soppiatto dopo essersi viste rifiutate le dimissioni.
Stando invece alle fonti scandinave, combatté su un numero sterminato di fronti: isole greche, Asia Minore, Palestina, Caucaso, Sicilia e Bulgaria. Dopo aver acquisito fama e denaro a Costantinopoli, comunque, Harald tornò a Kiev, per ricoprire la carica di comandante delle armate del principe Jaroslav, di cui nel 1043 sposò la figlia. Nel frattempo, in Norvegia tutto era cambiato: dopo la morte di Canuto il Grande i norvegesi avevano ripreso quota, e allora era il figlio di Olaf, Magnus, a governare non solo la Norvegia, ma anche la Danimarca. Harald ritenne fosse giunto il momento di rivendicare i propri diritti sul trono norvegese che naturalmente, in un primo momento, il nipote rifiutò di concedergli.
Il condottiero vichingo trovò un valido alleato nello spodestato re danese Svend Estridsson, del cui aiuto si valse per far capire a Magnus che non scherzava. Non ci volle molto per far addivenire il nipote a più miti propositi: fu sufficiente un'azione contro la Zelanda perché Harald si vedesse associato al governo della Norvegia. Tuttavia, la diarchia non durò molto: nell'autunno 1047 Magnus venne a morte, e Harald, ormai definito "lo Spietato", fu signore unico della Norvegia.
Ma le ambizioni del nuovo sovrano erano ben lungi dall'essere appagate. Egli voleva anche la Danimarca, e iniziò immediatamente a far guerra a Svend Estridsson, che nel frattempo si era riappropriato del proprio trono. Il re danese non ebbe pace, e per almeno un quadriennio dovette fronteggiare ininterrotti raid, invasioni e spedizioni nel proprio territorio, che lo videro sempre sulla difensivae più volte sul punto di soccombere, ma mai domo; riuscì a sopportare perfino la distruzione della principale città danese, Hedeby, che nella campagna del 1050 Harald fece incendiare per intero.
Consolidato il proprio potere sul fronte interno, Harald riprese le sue vessazioni ai danni della Danimarca verso il 1060; ma non ottenne risultati migliori che nella prima fase della guerra, nonostante una netta vittoria navale a Nissa, dove, alla testa di 180 navi, si impadronì di ben 70 vascelli avversari. Decise infine di volgere le proprie ambizioni di predominio su un altro scacchiere: l'Inghilterra. Nell'isola britannica, infatti, intravedeva la possibilità di conseguire il trono, cui il re di Norvegia poteva anche aspirare, poiché quando suo nipote Magnus era subentrato al sovrano danese Hardicanute, questi era anche re d'Inghilterra.
Nel 1064 si decise pertanto a riconoscere Svend Estridsson e si fece avanti per la corona inglese, allora sulla testa dell'anglosassone Edoardo il Confessore, prossimo alla morte e comunque poco apprezzato dalla nobiltà scandinava che, sotto Canuto il Grande, aveva conseguito una vasta influenza. Ma con Harald c'erano altri due candidati: Harold, figlio di Godwin, uno dei principali signori anglosassoni, e Guglielmo di Normandia, cugino del re.
Alla morte di Edoardo, nel gennaio 1066, della corona si impossessò subico l'unico dei tre pretendenti che fosse presente sul suolo inglese, ovvero Harold. Ma Harald si era ben preparato il terreno, guadagnandosi l'appoggio degli scozzesi e del fratello del nuovo sovrano, Tostig, già jarl della Northumbria. Con 300 navi e 9.000 uomini sbarcò alla foce dell'Ouse, e vinse una prima battaglia a Fulford il 20 settembre, che gli aprì le porte di York, dove costrinse la popolazione a sostenere il suo partito.
Ma Harold stava marciando a tappe forzate per andargli incontro, e cinque giorni dopo, il 25 dello stesso mese, lo sorprese a Stamford Bridge. Preso alla sprovvista, il re vichingo inviò unviò un contingente al di là del ponte, sulla riva occidentale, per avere il tempo di schierare i suoi uomini su quella orientale dietro un muro di scudi; ma gli inglesi liberarono il ponte e irruppero sulla riva opposta, lanciando un attacco che vide Harald chiudere nel modo più glorioso una vita esemplare da condottiero: secondo la tradizione, morì trafitto da una freccia alla gola. In ogni caso, se pure avesse vinto, avrebbe dovuto superare anche Guglielmo di Normandia, avvantaggiato, per la sua vigile inazione, nei confronti di chiunque dei due antagonisti di Stamford Bridge avesse prevalso.
La morte di Harald sancì anche la fine delle invasioni vichinghe in Europa. Dopo la sconfitta, suo figlio Olaf se ne tornò mestamente in patria con le 24 navi che gli furono sufficienti per trasportare i sopravvissuti all'impresa: avrebbe governato la Norvegia fino alla fine del secolo, guadagnandosi, in opposizione al padre, il soprannome di "Pacifico".

Valutazione
Vero prototipo del guerriero nordico e del condottiero per tutte le latitudini, Harald Hardrada era un marcantonio di oltre due metri, comunemente considerato come l'ultimo eroe dell'età dei vichinghi. Un vichingo crepuscolare la cui carriera lo vide combattere su tutti i fronti, tra la Sicilia e l'Asia Minore, per conseguire un potere sempre maggiore attraverso il mercenariato, le razzie, le vendette, e infine le campagne da sovrano.
La gran mole di racconti epici e leggendari che avvolgono la sua figura ci impedisce di delinearne delle chiare caratteristiche tattiche e strategiche; tuttavia, possiamo asserire che raramente si premurava di concertare una campagna di ampio respiro, sperando piuttosto di ottenere la resa dell'avversario con la pressione esercitata dalla sue razzie. Nonostante fosse diventato un re, la ricerca del bottino, in effetti, rimase sempre il suo principale obiettivo.
Indiscutibile è il suo carisma, che gli guadagnò un vasto seguito fin dagli esordi della carriera, e altrettanto evidente il suo coraggio, che lo portò a distinguersi in battaglia già adolescente, nonché a guadagnarsi una della più prestigiose cariche militari dell'Impero Bizantino.
Sul fronte interno agì con spietata determinazione, promuovendo una centralizzazione assoluta del proprio potere a scapito delle aristocrazie locali, i cui esponenti più potenti, che avevano sempre minato la coesione del regno, eliminò o mise in condizione di non nuocere; debellò qualsiasi forma di resistenza e sottrasse ai nobili la possibilità di costituire eserciti privati, assicurando in tal modo alle popolazioni rurali una certa tranquillità. Infine, la sua inesauribile energia lo portò anche a partecipare a viaggi di esplorazione che gli permisero di raggiungere le zone artiche.



Sarei molto grato se qualcuno potesse indicarmi qualche fonte, sia di storici moderni che di storici/cronisti/poeti etc. del passato nelle quali si parla di questo condottiero, la cui figura mi affascina davvero molto.
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15/09/2011 15:53
 
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Blondal, Sigfus with Benedikz, Benedikt S. (ed.) (2007) The Varangians of Byzantium, Cambridge University Press ISBN 978-0-521-21745-3.
Sawyer, P. H. (1994).Kings and Vikings, pp. 118–20, 146–47. Barnes and Noble Books, New York.

SNORRA STURLUSONAR, Heimskringla eða Sögur Noregs konunga
www.heimskringla.no/wiki/Prologus_%28Heimskringla%29

en.wikisource.org/wiki/Heimskringla



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
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"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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15/09/2011 19:42
 
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Grazie mille Kost, intanto avevo trovato anche un breve spezzone su di lui nello Strategikon di Kekaumenos (a pagina 6 del documento di seguito) www.acad.carleton.edu/curricular/MARS/Kekaumenos.pdf

Altri riferimenti sul condottiero, abbastanza verosimili, sono in alcune canzoni del gruppo folk-metal Turisas, come "The March of the Varangian Guard" (bellissima) o "The Great Escape".

Sai cosa dovrei guardare invece per quel che riguarda le fonti Anglo-Sassoni riferite alle battaglie di Fulford e di Stamford Bridge?

Harald ha avuto una vita veramente avventurosa, da vero Vichingo (ho letto che con la sua morte si chiude ufficialmente l'era dei Vichinghi)!
Sarebbe degna di essere trasposta in uno o più romanzi, potrei farci un pensierino...
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15/09/2011 19:50
 
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Matthew Bennett: Campaigns of the Norman Conquest. Taylor & Francis (2003)
The Anglo-Saxon Chronicles, ed. and tr. Michael Swanton, 2nd ed. (London 2000)
Larsen, Karen A History of Norway (New York: Princeton University Press, 1948)

Romanzi in cui la figura di Harald è più o meno protagonista:

Michael Ennis "Byzantium", (1989)
Thomas Holt "Meadowland" (2005)
Tim Severin "King's Man" (2005)
Helen Hollick "Harold the King" (2006)
Al Bas "Harald and the Holy Cross" (2008)
Jack Ludlow "Mercenaries" (2009)



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"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

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E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
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Cercherò riposo sui miei antichi confini."

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16/09/2011 19:01
 
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Grazie ;)

Ho trovato un sito dove dovrebbe essere tradotta per intero la Cronaca Anglosassone, trovare la parte di Harald su Fulford e Stamford non è stato difficile, ecco il link se può interessarvi
omacl.org/Anglo/

Scusa se rompo ancora, ma invece di fonti romee ce ne sono (a parte lo Strategikon di Kekaumenos)? In fondo è stato un personaggio abbastanza di rilievo nei sui anni al servizio dell'Impero.
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17/09/2011 17:49
 
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A parte la domanda dell'ultimo post, ne avrei un'altra: nel periodo di vita di Harald, i Norvegesi erano già convertiti al cristianesimo oppure erano ancora in gran parte pagani?
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17/09/2011 19:16
 
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Il Cristianesimo fu ufficializzato pochi decenni prima, il primo Re di Norvegia cristiano fu Olav Haraldsson, che perse la vita nella battaglia di Stiklastad il 29 luglio 1030 e divenne il santo patrono del paese e la sua tomba presso la cattedrale di Nidaros a Trondheim divenne luogo di pellegrinaggio.
L'arcidiocesi di Nidaros, la prima e la principale della Norvegia, fu fondata nel 1153.
[Modificato da Xostantinou 17/09/2011 19:17]



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17/09/2011 19:18
 
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Ok...quindi Harald era quasi sicuramente cristiano, giusto?

Mi rompe il fatto che non si trovi molto dei 3 anni di Harald presso Jaroslav il Saggio, prima di partire alla volta di Costantinopoli, avrei voluto capire il suo effettivo impegno nella guerra contro la Polonia del 1031.
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17/09/2011 19:35
 
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Quasi certamente direi...probabilmente era un capitano di una compagnia mercenaria, ricordiamo che da Jaroslav ci arriva giovanissimo, nella campagna del 1031 aveva 16 anni.



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Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

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17/09/2011 19:46
 
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E' questo ad essere parte del suo estremo fascino secondo me, ovvero che già così giovane aveva dimostrato grande coraggio nella battaglia di Stiklestad e aveva già il carisma necessario per comandare uomini...comunque qualche cenno su cosa ha fatto in quel periodo c'è nel Heimskringla, cita la terra di Vindland ad Est e i Lesiani, costretti a sottomettersi, però non trovo dove siano queste terre...di più non si dice.

Inoltre c'è una riga della biografia redatta da Frediani che mi rimane un po' oscura dalle fonti che sto leggendo, ovvero

Infine, la sua inesauribile energia lo portò anche a partecipare a viaggi di esplorazione che gli permisero di raggiungere le zone artiche.


Ne sai nulla?

Sto un po' cercando in giro sulla rete anche alcune delle fonti citate da Frediani, ovvero:
-"Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum" di Adamo di Brema (ho trovato in un sito il testo completo ma è interamente in latino...sarà un buon esercizio, via...)
-"L'età dei Vichinghi" di F. Barbarani
-"I Vichinghi" di G. Jones
-"History of the Kings of Norway" di L.M.Hollander
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17/09/2011 19:49
 
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Non lo so ma è possibile che al servizio di Jaroslav abbia condotto qualche campagna in Finlandia o fin sulle rive del mar glaciale artico...

Vinland è il Terranova, nell'odierno Canada.



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Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

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17/09/2011 19:55
 
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Però quando parla di Vindland (è scritto così, con la "d" nel mezzo) la mette a Est, non a Ovest...
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17/09/2011 20:04
 
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Allora può riferirsi alla terra dei Vendi, popolo slavo che abitava le coste baltiche della Prussia.



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Ligius
Hekatontarchos
Autocratore
25/02/2012 13:38
 
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Per quanto preferisca gli strateghi di ampio respiro, non posso che lodare l'ultimo dei vichinghi per l'energia che mise sul campo di battaglia. Pare ancora oscura, per me, la sua campagna contro gli anglosassoni (o meglio non capisco come abbia perso la battaglia contro il Confessore).

Nullum magnum ingenium mixtura demientiae - Non c'è mai grande ingegno senza una vena di follia
Trahit sua quemque voluptas - Ognuno è attratto da ciò che gli piace (Virgilio)
Tanti est exercitus, quanti imperator - Di tanto valore è l'esercito, di quanto il suo condottiero


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25/02/2012 14:13
 
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Veramente Edoardo il Confessore era già morto all'epoca dell'invasione norvegese, gli anglosassoni erano guidati da Aroldo Godwinson.
Comunque Harald Hardrada venne sconfitto perché Aroldo lo attaccò di sorpresa mentre stava attraversando il ponte presso Stamford con le truppe ancora in assetto di marcia.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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25/02/2012 14:34
 
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Re:
Xostantinou, 25/02/2012 14.13:


Comunque Harald Hardrada venne sconfitto perché Aroldo lo attaccò di sorpresa mentre stava attraversando il ponte presso Stamford con le truppe ancora in assetto di marcia.



Esattamente, da quanto ci dice la Anglo-Saxon Chronicle (mi sembra sia questa la fonte) molti soldati del re di Norvegia in quel momento erano del tutto senza armatura, per cui molto vulnerabili in combattimento, e a credere quanto scritto nel testo l'avanzata anglosassone fu fermata per qualche tempo da un solo norvegese che, ascia danese alla mano, si piazzò in mezzo al ponte ed uccise diversi avversari, per poi essere abbattuto da alcuni soldati che intanto si erano posti sotto il ponte stesso con una barca e delle lance.

E oltre al devastante effetto sorpresa, che spesso determina un'intera battaglia, aggiungiamo che l'esercito norvegese decise di lasciare perdere quando Harald venne colpito alla gola da una freccia, segnando la fine dell'avventura in Britannia.
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Post: 229
Ligius
Hekatontarchos
Autocratore
25/02/2012 18:18
 
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Perdonate la mia imprecisazione sul Confessore.

Nullum magnum ingenium mixtura demientiae - Non c'è mai grande ingegno senza una vena di follia
Trahit sua quemque voluptas - Ognuno è attratto da ciò che gli piace (Virgilio)
Tanti est exercitus, quanti imperator - Di tanto valore è l'esercito, di quanto il suo condottiero


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