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Navi da guerra far IV e XII secolo

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2015 13:09
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Patrikios
Δεσπότης Σεβαστοκράτωρ μέγας δομέστικος
Kαῖσαρ Nωβελίσσιμος
17/10/2015 15:57
 
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Vorrei trattare in questa sede delle navi romane e saracene fra il V e XII secolo .

Come ben sapete il "Nostro mare" è stato per 400 anni un lago Romano, per questo motivo l'impero non sentiva più necessario costruire e mantenere grandi flotte da guerra e iniziò ad orientarsi verso la costruzione di navi più piccole e adatte alla situazione geopolitica in cui si trovava.
Ciò portò all' utilizzo della liburna (pl. liburnae), navi piccole e leggere progettate da un popolo originario della dalmazia che durante il primo secolo avanti cristo iniziarono ad utilizzarle con il nome lembos (pl. lemboi).
Queste navi erano molto manovrabili e veloci, dimostrandosi estremamente efficcaci in guerra (ad esempio ad Azio), soprattutto contro i grandi pachidermi del mare, costruiti dai regni ellenistici (grossi, pesanti e molto lenti, più adatti a trasportare che a combattere).
Chiaramente i romani apportarono delle migliorie nel corso dei secoli, come il rostro e il castello di poppa (detto krabatos, una piattaforma rialzata su cui veniva posta la tenda del comandante, permetteva a quest'ultimo di vedere meglio la zona circostante, cosa fondamentale per navigare, i due timoni erano accesibili sempre dal castello, inoltre la piattaforma poteva essere utilizzata dagli arceri per prendere meglio la mira dietro una buona protezione).
Tra il 349–414 D.c. queste navi si erano trasformate in dromōn, anche se le vecchie liburnae continuarono ad essere utilizzate fino al VI secolo per poi scomparire.
I dromōn sono fondalmentalmente delle liburnae modificate lunghe 25 m con un singolo ordine di remi (25 rematori per lato, quindi 50 in tutto), un ponte (katastrōma) che copre la testa dei rematori protteggendoli dai dardi nemici e permettendo ai soldati di schierarsi in modo adeguato, uno spuntone (peronē) a livello di navigazione che sostituisce il rostro (che rendeva più difficile la navigazione, probabilmente è per questo che venne abbandonato) e una albero con vela latina (che non è ne un invezione araba ne delle repubbliche marinare).
Queste navi erano molto più rapide delle liburnae e più adatte per la guerra anche se avevano i loro lati negativi, e più tardi iniziarono ad essere conosciute come monērēs o dromonion (piccole dromōn), evolvendo poi nelle navi oggi chiamate galee.
Esistevano chiaramente delle versioni alternative di dromōn, più grandi del normale, ma nel epoca considerata erano poco utilizzate:

-La prima era detta ousiakos, si trattava di una nave in grado di portare poco più di 100 uomini, sembra che fossero tutti rematori tranne il capitano, il timoniere e qualche adetto alle vele.
I rematori erano posti su due ordini di banchi, quindi si tratta di una piccola bireme, era però rara, non aveva spazio per portare soldati extra o merci, e veniva probabilmente utilizzata a scopi esplorativi.

-La seconda tipologia era detta pamphylos, trasportava 150 uomini, era sempre una bireme con 100 rematori, ma c'era spazio per soldati e altri materiali, questa genere di nave poteva sicuramente svolgere una parte più attiva in battaglia e nel trasporto, ma doveva essere leggermente più lenta della ousiakos.

-La terza e ultima tipologia era detta chelandion (il termine in origine indicava il trasporto di cavalli) e poteva portare 300 uomini con sempre 100 rematori (dal X secolo il termine chelandion diventerà sinonimo di dromōn).
scafo

Chiaramente le dromōn avevano degli aspetti negativi, primo fra tutti la bassa autonomia.
Potevano trasportare al massimo 100 anfore (kados) da 26 litri l'una d'acqua, cioè 1000 litri in totale, sufficienti a placare la sete di 100 uomini per 2 giorni e mezzo ( i rematori visto lo sforzo bevevano molto, in media 4 litri al giorno, altrimenti le loro prestazioni ne avrebbero risentito).
Di conseguenza le navi dovevano fermarsi in porto molto spesso (le monērēs una volta ogni tre giorni, le navi più grandi praticamente tutti i giorni).
Per questo motivo bastava fortificare gli approdi e fonti d'acqua nelle vicinanze della costa, una flotta nemica avrebbe dovuto conquistare queste posizioni per poter procedere, perdendo tempo e risorse, sempre che riuscisse a conquistarle, e riuscendo a bloccare nei fatti le invasioni via mare.
L'unico modo per aggirare il problema era utilizzare delle navi cargo che trasportassero provviste e acqua sufficienti a lunghi viaggi, ma era una situazione rara e molto costosa, ad esempio i saraceni la utilizzarono negli assedi di Costantinopoli (senza però grande successo, visto che le navi non riusciro a rifornire adeguatamente l'esercito), e i romani nelle conquiste di creta e cipro, ma si tratta di eccezioni.
Inoltre i cargo sono lenti e vulnerabili, necessitano quindi di protezione.
Altra considerazione da prendere è la loro velocità che andava fra 15–19km/h, ma in caso di vento contrario si poteva scendere a 5–8km/h (oggi in media i traghetti raggiungono tra i 30 e i 38 Km/h e le navi da crociera 40 Km/h, comunque di rado le navi normali superano i 60km/h, quindi due o tre volte se non di più la velocità delle navi romane).
monērēs

Quando gli arabi ottennero sbocchi sul mediterraneo iniziarono a costruirsi una loro flotta copiando i dromōn romani che chiamarono shalandī (termine derivato da chelandion).
Lo shalandī era pressochè identico al dromōn, l'unico cambiamento visibile era legato ai lati dello scafo decisamente più alti (forse era una tradizione delle zone di produzione delle navi o forse serviva a dare una protezione maggiore ai soldati).
Anche qui c'erano varie tipologie di shalandī, vengono citate i akation (piccole navi mercantili), i karabion (delle bireme non ben specificate conoscite dai romani come dieres), koumbarion o musattah (pl. musattahāt) o più genericamente ghurāb (una grande shalandī) e satouraon o shīnī (una piccola shalandī).
Dal ottavo secolo gli arabi inizieranno a riferirsi alle karabion (che diventeranno il fulcro delle loro flotte) con i termini qādis (pl. qawādīs) o qārib (pl. qawārib).
I saraceni utilizzano però un gran numero di altri termini generici che non vi riporto, perchè farebbero solo confusione.

Chiaramente però ci sono delle differenze in termini di gestione fra dromōn e shalandī.
I Saraceni non costruiscono le loro flotte, ma danno ordine alle città costiere dell'egitto e in minor misura della siria di costruire le navi e fornire gli equipaggi.
Ciò non è molto funzionale, soprattutto in battaglia, infatti i soldati che combattono sono tutti d'origine saracena e di religione mussulmana, mentre i marinai, pur essendo di etnia araba, sono cristiani (e parlano pure una lingua diversa), di conseguenza non hanno armi e non prendono parte attiva agli scontri, limitandosi a governare la nave (per altro non è impossibile che ci siano due capitani, uno mussulmano che conmanda i soldati e uno cristiano, teoricamente subbordinato al primo, che guida la nave).
Ciò significa che le navi saracene devono essere in media più grandi (hanno bisogno di trasportare più uomini) di quelle romane, ma sono anche più lente, inoltre in caso di arrembaggio le navi romane possono contare su più combattenti.
Per sopperire a questi problemi i Saraceni costruiscono flotte più vaste di quelle romane (che non hanno soldi da sprecare), riuscendo in questo modo ad ottenere dei successi su scala internazionale (ma si tratta di campagne molto costose), questa superiorità di risorse verrà meno con l'invezione del fuoco greco (che distrugge facilmente le flotte nemiche senza troppi rischi).
I Saraceni proveranno ad immitarle, ma non riusciranno ad ideare una miscela equivalente, per cui cambieranno strategia.
Da quel momento gli arabi preferiscono utilizzare flotte veloci, sbarcare in punti poco fortificati, marciare, saccheggiare e andarsene prima che la marina imperiale possa arrivare.
shalandī

Nel VIII secolo ci sarà un ulteriore evoluzione che porterà i romani a costruire dromōn più grandi.
Si tratta di biremi (le monērēs non scompaiono, ma vengono solo più utilizzate come supporto ed esplorazione) lunghe fra i 28 e i 31 m, profonde 4,4 m con alberi di 21 m.
Questi dromōn possiedono due alberi e vengono costruite due piattaforme oltre quella già presente a prua, una fra i due alberi (xylokastron) e una sulla prua (pseudopation).
Su queste piattaforme prendono posto arceri (protetti da parapetti) insieme a varie macchine da guerra, come grandi baliste (ballistrai) in grado di scagliare proiettili di ferro conosciuti come mues, inoltre sulla pseudopation vengono poste delle catapulte in grado di lanciare pietre o giare contenenti liquido infiammabile, sempre su queste piattaforme vengono predisposti i siphōn, in genere 3, uno in ponta e gli altri due lui lati (sono parzialmente mobili).
Infine, a disposizione di ogni rematore vengono fornite delle mini-baliste (fissate al banco con un supporto parzialmente girevole) chiamate toxobalistrai (i loro proiettili vengono invece chiamati muiai), che possono essere considerate i predecessori delle balestre.
dromōn

catapulta
sifone

Anche i saraceni provano a costruire delle navi da guerra migliori, chiamate musattah e conosciute dai romani come kastellatoi (perchè fortemente fortificate).
Nel 827 ottengono anche la loro versione di nave incendiaria detta harrāqa, ma non sembra avere molto successo, tanto che viene citata di rado, probbilmente la miscela ideata non era efficace quanto quella romana o costava troppo ottenerla (da quel che ne sappiamo potrebbe persino essere fuoco greco di contrabbando).
Le musattah hanno però gli stessi problemi delle shalandī, i marinai non sono armati (quindi niente toxobalistrai, ma anche niente coltelli o altro), sono quindi meno efficienti delle navi romane, inoltre ora i Saraceni sono divisi, meno risorse vuol dire meno navi, e le loro flotte vengono spesso sconfitte sia dai romani che dalle repubbliche marinare....
musattah



[Modificato da GlaucopideSophia1 17/10/2015 16:01]




"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
17/10/2015 19:32
 
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Lavoro di catalogazione e illustrazione delle varie tipologie di imbarcazioni a disposizione di Bizantini e Saraceni semplicemente ammirevole! Complimenti!
OFFLINE
Post: 2.239
Moirarchos
22/10/2015 13:04
 
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[SM=g8920]


"Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

"Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

"You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

"ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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Post: 2.166
Moirarchos
22/10/2015 13:09
 
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Molto interessante ;)
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