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La chiesa ai tempi di giustiniano

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2014 12:56
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Patrikios
Δεσπότης Σεβαστοκράτωρ μέγας δομέστικος
Kαῖσαρ Nωβελίσσιμος
07/06/2014 09:54
 
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La chiesa orientale è integrata nel amministrazione.
Ogni polis ha un propio vescovo da cui dipendono chiese, beni ecclesiastici e chierici.
Ci sono vari tipi di chierici, i più importanti sono chiaramente i preti riuniti in un collegio presieduto da un protopapa, hanno incombenze principalmente teologiche, vengono poi i diaconi con ruoli amministrativi, fra di questi si trova l'economo, gli incaricati di affari giudiziari o di operazioni di polizia (ekdikoi o defensores), della cancelleria (chartophylax, cartulario o notarioi), della custodia delle suppellettili sacre e del tesoro della Chiesa (skeuophylax).
Infine ci sono chierici minori, anche se è forse meglio definirli laici al servizio della chiesa.
Probabilmente una delle questioni che vi interesserà di più è il celibato, beh in oriente per questi chierici non c'era, potevano essere sposati ed avere figli, c'erano però dei limiti, dovevano sposarsi prima di prendere i voti, doveva essere il loro primo matrimonio (anche per la moglie) e dovevano astenersi dal avere rapporti sessuali alla vigiglia delle celebrazioni, inoltre il quinto dei canoni apostolici scomunica il diacono, sacerdote o vescovo che ripudierà la propria moglie con il pretesto della religione.
Tutti questi chierici venivano ordinati dal vescovo e servivano o nelle chiese sotto suo diretto controllo (dette cattoliche) o in chiesa private (presenti soprattutto nelle campagne e nei villaggi) .
Entrambe le chiese dipendevano teologicamente dal vescovo, ma avevano differenti fonti d'entrata, le chiese erano infatti finanziate soprattutto da elemosina e donazioni, per cui ognuna aveva le proprie propietà (che non potevano vendere per legge), si trattava di terre coltivabili o di edifici cittadini che venivano affittati in modo da ottenere rendite regolari con cui finanziare l'attività ecclesiastica.
Le chiese private erano spesso delle fondazioni create ad hoc da un mecenate, per cui spesso risultavano abbastanza indipendenti dal vescovo, e il loro clero poteva avere origine più umile rispetto a quello cittadino (come coloni o schiavi), ciò però non vuol dire che non fossero preparati o non contassero nei conclii.
Queste fondazioni, per loro natura , erano di solito più povere di quelle ufficiali, e dopo un po di anni venivano spesso rifondate .
Lo stato suddivideva le propietà ecclesastiche in base al loro valore in 7 fascie :
1) le sedi patriarcali
2) le sedi la cui rendita è superiore a 30 libbre d’oro
3) tra 10 e 30 libbre
4) tra 5 e 10 libbre
5) tra 3 e 5 libbre
6) tra 2 e 3 libbre
7) meno di 2 libbre
Queste rendite (spesso non tassate) servivano in parte a pagare gli stipendi , formati da una quota fissa più una percentuale delle offerte, chiaramente lo stipendio saliva a seconda del ruolo, ad esempio Teodoro di Siceone, vescovo della modesta città di Anastasiopoli percepiva 365 nomismata l’anno, ma dipendevano molto dalle entrate della chiesa locale.
Il resto veniva speso per il mantenimento egli edifici e l’illuminazione, ma anche per opere di beneficenza.
Come già detto spesso queste chiese non pagavano tasse, non per questioni religiose, ma per servizi allo stato, dovevano infatti organizzare distribuzioni regolari in favore di vedove o di poveri iscritti su determinati registri, dare gratutamente funerale e sepoltura agli indigenti, finanziare strutture dove poter allogiare graitutamente pellegrini e viaggiatori (xenodocheia), malati (nosokomeia),persone anziane (gerokomeia), orfani (orphanotropheia) e poveri (ptochotropheia), tutti gestiti da personale specializzato come medici e infermieri (equiparati ai chierici, anche se in realtà si trattava di laici dipendenti), non era inoltre raro che queste strutture fossero molto specializzate (come ad esempio un ospizio per ciechi a Gerusalemme e una clinica ostetrica ad Alessandria), in pratica alla chiesa era dato il compito che negli stati moderni è assegnato allo stato sociale.
Venendo al vescovo, in origine questi era eletto in caso di sede vacante da un concilio formato dal clero locale e dal aristocrazia cittadina.
In seguito questo concilio poteva solo eleggere tre nomi da mandare al metropolita (il vescovo che aveva giurisdizione su una provincia) che poi faceva la scelta.
Tutti i vescovi di una medesima provincia dovevano riunirsi una volta l'anno presso il metropolita, e durante questi sinodi provinciali venivano annuciati e ordinati i nuovi vescovi, oltre alla regolamentazione dei conflitti tra vescovi e l' esame in appello dei loro giudizi.
Il vescovo era teoricamente eletto a vita, ma poteva essere deposto da un sinodo o dal imperatore, se non si atteneva al diritto canonico, aveva anche dei compiti civili, doveva insieme agli honorati, sorvegliare le finanze della città, scegliere diversi funzionari municipali, supervisionare le loro attività, poteva intervenire contro gli abusi dei funzionari imperiali, la sua attività di magistrato cittadino si estende agli edifici pubblici, acquedotti, bagni, fortificazioni, sull’approvvigionamento della città e ha un ruolo nel controllo dei pesi e delle misure.
Come già detto, sopra i vescovi c'erano i metropoliti che governavano una provincia, e un gruppo di provincie era sotto un pariarca (cipro e l'africa erano però indipendenti dai patriarchi).
Il patriarca poteva convocare e presiedere un sinodo, aveva il potere di regolamentare secondo il diritto canonico, i conflitti fra prelati e poteva giudicare in appello, quando però si parlava di teologia o di modifiche al diritto canonico non poteva decidere da solo, ma era necessaria una votazione di tutti i vescovi (il patriarca la presiedeva solo e il suo voto valeva 1 come tutti gli altri), quando la questione era molto importante si doveva chiaramente rivolgersi ad un concilio ecumenico, presieduto in origine dal vescovo di Roma.
In principio i 5 patriarcati erano stati scelti come sedi soprattutto per ragioni politiche (apparte gerusalemme), ma già nel V secolo Roma iniziò a fare casino.
Il papa asseriva di essere il più importante in quanto succesore di pietro e di conseguenza capo della chiesa di diritto, quindi spesso faceva di testa sua e ignorava la decisione dei concilii (perfino non riconosceva il patriarca di costantinopoli e gerusalemme).
In realtà Pietro aveva fondato altri vescovadi come Antiochia, a Roma aveva indicato un propio successore come vescovo, ma non aveva scelto nessuno come capo della chiesa (quindi la pretesa di roma era infondata), la città doveva la sua posizione per una questione prettamente politica e difatti il suo potere è riconosciuto ufficialmente dagli altri patriarchi solo su un territorio limitato al italia, alle isole e al illirico, ufficiosamente però il nord d'italia e l'illirico sono completamente indipendenti (anzi Costantinopoli ha molta più influenza su di loro che Roma).
Gli imperatori cercheranno di riportare Roma all' ordine e alla fine ci riusciranno (solo fino al 800 però), gli stessi papi infatti finiranno per riconoscersi solo le regioni a loro assegnate e per accettare la decisione dei concilii, come umiliazione finale Giustiniano darà al patriarca di costantinopoli il titolo di "patriarca ecumenico" e da quel momento in poi i patriarchi di Antiochia, Alessadria e Gerusalemme verrano ordinati a Costantinopoli.




"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
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Post: 2.166
Moirarchos
09/06/2014 12:56
 
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Molto interessante, grazie Glauco! :)
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