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Ultimo Aggiornamento: 22/03/2014 22:23
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Patrikios
Δεσπότης Σεβαστοκράτωρ μέγας δομέστικος
Kαῖσαρ Nωβελίσσιμος
22/03/2014 22:23
 
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In questa sede vorrei analizzare il sistema fiscale romeo fra XI e XII secolo.
Prima di tutto è però necessario spiegare la struttura amministrativa del impero, altrimenti molte cose non si capiscono.

Organizzazione

L'impero era suddiviso in provincie dette Themi (ciò che è posto), ognuna delle quali era suddivisa a sua volta in vari katepanikia.
Ogni katepanikia era in genere formata da un kastron e dal suo contado ( chòrion e kastellion).
Il kastron poteva essere una grande fortezza oppure una città fortificata (sicuramente inferiore ai 20000 abitanti), spesso suddivisa in una città bassa, circondata da mura e fossati, e una città alta, dov'era presente la fortezza.
La fortezza era controllata da un kastrophylakes ai cui ordini si trovavano in genere fra gli 800 e i 1000 uomini (ma sappiamo anche di forze più consistenti, soprattutto sui confini, come 1250, 1500 o 2000 uomini), suddivisi fra forze di cavalleria e di fanteria (a seconda del bisogno e della natura del terreno).
I chòrion erano invece villaggi, abitati in genere dai 50 ai 150 nuclei familiari, avevano al loro interno pascoli, torrenti, boschi e campi comuni, più chiaramente le propietà private dei contadini.
Il chòrion poteva svilupparsi intorno a una o più kathedrai (seggio), probabilmente una sorta di piazza su cui dava una chiesa rurale e in cui si trovava una fonte d'acqua (un pozzo o una cisterna).
Tutte quelle abitazioni che pur trovandosi sotto il chòrion erano staccate dal abitato, venivano invece chiamate agridion (se erano abitate dal propietario) o proasteion (se venivano gestite da affituari, salariati o schiavi).
I kastellion erano invece forti o villaggi fortificati, nel primo caso venivano spesso posti su un colle poco visibile dalla valle e facilmente raggiungibile dagli abitanti di 4 o 5 villaggi, in caso d'invasione infatti i contadini dovevano recarvisi con famiglie e beni mobili.
A capo del thema c'era invece il doux, che aveva il controllo diretto su una katepanikia strategica, spesso posta al centro del thema o comunque in una posizione non confinaria da cui si poteva raggiungere facilmente qualsiasi katepanikia.
Il Doux resideva spesso in una Polis, una città certamente fortificata con una popolazione superiore ai 20000 abitanti (allora le città medie del impero andavano fra i 20 e i 35000 abitanti, ma ne esistevano anche di più grandi, ad esempio thessalonica superava i 100000 abitanti e costantinopoli i 400000), sembra inoltre che di solito avesse sotto il propio diretto controllo almeno 5000 soldati, inoltre tutti i kastrophylakes del thema dipendevano da lui ed erano obbigati a rispondere alla sua chiamata, in questo modo era facile radunare eserciti molto grandi per l'epoca, fra i 15 e i 20000 soldati.

Amministrazione provinciale

Il capo del amministrazione provinciale era detto protonotarioi o krites (cioè giudice), aveva il compito di gestire il fisco e la giustizia provinciale.
Era sottoposto al Doux e risiedeva nella medesima polis, qui si trovava infatti il catasto e il tribunale del thema.
Sotto il giudice c'erano gli epoptai (che controllavano i catasti provinciali), gli anagrapheis (che si occupavano dei censimenti ogni 15 anni), i dioiketai (che raccoglievano le tasse dirette) e i kommerkiarioi (che raccoglievano le tasse indirette).
Probabilmente ogni kastron aveva il propio catasto gestito dagli epoptai, si trattava di veri e propi notai che avevano studiato a costantinopoli e dietro compenso potevano fare gli atti (si trattava quindi di un lavoro molto remunerativo).
Bisogna considerare che allora le tasse erano basate soprattutto sul patrimonio immobiliare, quindi i cittadini erano i primi a voler un catasto ben aggiornato, il lavoro degli epoptai insomma non era molto complicato.
Ogni anno gli epoptai dei kastron mandavano gli aggiornamenti agli epoptai del catasto del thema, che a loro volta li mandavano a Costantinopoli, dove c'era il catasto generale, che veniva aggiornato dai chartoularioi del genikon.
Per quanto riguarda gli anagrapheis può sembrare strano che facessero il censo solo una volta ogni 15 anni, ma in realtà si trattava di un controllo, le tasse dirette venivano pagate solo da propietari ed affituari, quindi in automatico, grazie al catasto, si sapeva già chi erano gli abitanti produttivi del impero (che poi era ciò che interessava allo stato).

A questo scopo gli abitanti venivano suddivisi in :
demosiarioi - coloro tenuti al pagamento delle tasse
xenoi - stranieri
eleutheroi - esenti da tasse
zeugaratos - possessore di due buoi
boidatos - possesore di un bue
aktemon - non possesore di buoi
kalybitai - propietari di capanne
kapnikarioi - propietario di un focolare (edificio o appartamento)
Per chiarire, i xenoi erano tutti coloro privi di propietà (e quindi non parte del popolo), non sono da confondere con i non residenti, la residenza la si prendeva dopo aver vissuto per 10 anni nello stesso luogo.
Gli eleutheroi non pagavano in parte o in toto le tasse perchè fornivano dei servizi in cambio, ad esempio i monasteri dovevano spesso gestire a propie spese, in cambio del esenzione, strutture dove poter allogiare graitutamente pellegrini e viaggiatori (xenodocheia), malati (nosokomeia),persone anziane (gerokomeia), orfani (orphanotropheia) e poveri (ptochotropheia).
La suddivisione in zeugaratos, boidatos e aktemon era principlamente fiscale (serviva per stabilire l'imposta personale), allora per arare i campi erano necessari i buoi, un zeugaratos poteva arare in media un terreno da 50 modius (0,08 ettari), un boidatos da 25, un aktemon un terreno molto piccolo (ma un aktemon non era per forza un contadino, poteva essere un artigiano o un allevatore, figure su cui sarebbero gravate altri tipi di tasse), chiaramente nessuno vietava ad un zeugaratos di lavorare più terra, ma sarebbero stati necessari dei salariati ed anche più animali, per cui spesso si preferiva dare in usufrutto il terreno in eccesso in cambio di un canone annuo in denaro o in natura (cosa che andava benissimo allo stato, visto che l'affituario sarebbe a sua volta stato catalogato come zeugaratos, boidatos o aktemon, pagando di conseguenza).
Per kapnikarioi si intendeva principalmente quei cittadini che abitando in città non avevano terre agricole (ma il termine può anche avere valeza generale), mentre per kalybitai si intende soprattutto i mandriani che vivevano nelle stalle.


Possiamo quindi passare ai dioiketai, si trattava di ufficiali mandati nelle città per recuperare le tasse in denaro (non credo ci sia molto da spiegare).
Infine i kommerkiarioi si occupavano di recuperare una tassa del 10% su importazioni ed esportazioni cittadine, residevano quindi nel kastron, presso un edificio chiamato apothekai.

Amministrazione delle Città e villaggi

Le città, che fossero kastron o polis, davanti allo stato dovevano essere rappresentate da 12 arcontes, ognuno con specifici compiti.
In genere gli arcontes erano eletti da un consiglio cittadino (bulè) formato da un numero variabile di consiglieri (buleuti), in alcuni casi il consiglio era formato dagli anziani della città, più spesso si tratta dei rappresentanti delle famiglie aristrocratiche o di quelle più ricche ed influenzi, esistono però casi di città controllate da principati elettivi o ereditari, che nei fatti decidevano i vari arcontes tramite un bulè truccato (comunque questi principi non avevano reale potere politico o militare).
Non conosciamo tutti gli arcontes, e di alcuni sappiamo solo i nomi latini (che nel corso dei secoli erano cambiati, ma la loro funzione rimane la stessa) fra questi c'era il logistes, il pater civitatis, lo sitones e lo ekdikos.
Il logistes si occupa degli aspetti finanziari della città, con particolare attenzione ai mercati.
Il pater civitatis gestiscva i lavori pubblici e i magazzini statali.
Lo sitones si occupava delle forniture di grano cittadino.
Lo ekdikos era invece un giudice eletto, che si occupava della giustizia privata secondo il diritto locale (gli abitanti potevano decidere, dietro pagamento di una tassa, di farsi giudicare dai krites secondo il diritto romano), se però erano coinvolti militari, amministratori pubblici o comunque si rientrava sul diritto pubblico allora i cittadini potevano essere giudicati solo dallo stato secondo il diritto romano (quindi dal krites).

Invece i villaggi eleggevano il propio rappresentante (detto protocometai) a seconda delle propie tradizioni e situazioni.

Struttura della raccolta

Ogni anno in luglio/Agosto i ministri del governo centrale mandavano ai Krites una delegatio, in cui si diceva quanto il thema doveva allo stato, suddividendo la cifra nelle quota dovute dalle varie katepanikia, suddivise a loro volta fra gli insediamenti e quindi fra i contribuenti (le tasse sui terreni comunali venivano ripartite fra tutti gli abitanti equamente).
Questa delegatio stabiliva anche la quota di tasse da utilizzare per le spese locali(l'esercito del thema e gli amministratori) e la quota da mandare a Costantinopoli.
In settembre/ottobre i krites mandavano i loro dioiketai nei capoluoghi dei katepanikia, dove veniva reso noto agli arcontes quanto la katepanikia doveva allo stato.
Gli arcontes iniziavano a raccogliere il denaro realtivo alla propia città e convocavano i protocometai, fornendogli i dati delle tasse relative ai propi villaggi.
Alla data stabilita i protocometai avrebbero fornito agli arcontes la cifra, in seguito sarebbero arrivati i dioiketai con una scorta armata, i quali avrebbero ritirato dagli arcontes l' intero importo.
Se l'importo non era quello gli arcontes avrebbero pagato di tasca propia l'ammanco, quindi erano molto rigidi nella raccolta, e se qualcuno non poteva pagare o gli veniva fatto un prestito forzato oppure le sue propietà venivano espropiate dai vicini (su cui ricadeva l'imposta).
Una volta ottenuto il tutto il dioiketai mandava le tasse al krites che si occupava di ridistribuirle.

Tassazione diretta

arithmion

Tassa sulla terra che vaniva calcolata tramite il valore teorico del appezzamento di terreno, suddiviso in modios di terra.
I modios di terreno venivano classificati in tre fasce:
-Prima fascia (terreno molto produttivo) un modios valeva un nomismata
-Seconda fascia (terreno arabile) un modios valeva mezzo nomismata
-Terza fascia (maggese) un modios valeva un terzo di nomismata
Se però su un modios si trovava una vigna, il suo valore saliva a tre nomismata, idem nel caso di un uliveto o di un frutteto, anche se l'aumento di valore era inferiore al quello del vigneto. Discorso simile si può fare se sul modius si trovava un edificio (un mulino,un frantoglio o una casa) oppure era su un fiume, lago o mare (dove si poteva pescare), anche in questi casi il valore teorico saliva; sembra che le case fossero valutate diversamente a seconda della presenza di botteghe, non si faceva invece differenze fra ville e insulae, mentre il valore della pesca dipendeva dalla presenza di una tonnara o meno (i tonni erano già allora molto costosi e ricercati, almeno nel impero dove il garum veniva ancora prodotto).
Una volta sommato il tutto si otteneva il valore teorico della propietà su cui veniva calcolata la tassa sulla terra (arithmion) che equivaleva più o meno al 24% del valore teorico.

kapnikon e synone

Anche dei contadini, sia che fossero propietari sia che fossero affituari (paroikoi), veniva stimato il valore, basandosi sulla forza lavoro a loro disposizione.
Le fasce qui erano:
-zeugaratos possessore di sue buoi (valore 24 nomismata)
-boidatos possesore di un bue (valore 12 nomismata)
-aktemon non possiede buoi (valore 6 nomismata)

kapnikon

Tassa sulla persona, era 1/2 nomismata per un zeugaratos, 1/2 nomismata per un boidatos e 1/4 di nomismata per un aktemon.

synone

Tassa sulla forza lavoro posseduta, era uno e mezzo nomismata per un zeugaratos, 1/2 nomismata per un boidatos e 1/4 di nomismata per un aktemon.

In tutto quindi la tassa personale valeva due nomismata per un zeugaratos, un nomismata per un boidatos e mezzo nomismata per un aktemon.

ennomion o dekateia

Tassa sul bestiame, ogni 100 pecore o capre possedute l'ennomion era di 1⁄3 o 1⁄12 di nomismata, stesso importo per ogni bue o bufalo posseduto (probabilmente stesso discorso si doveva fare per asini e maiali, cavalli e dromedari, capi molto comuni, non vengono citati).

corvée (angareia e para-angareia)

Queste tasse erano gestite spesso dagli arconti locali (al impero interessava solo che gli venissero fornite), che stabilivano chi doveva svolgere i servizi e chi invece doveva finanziarli ed in quale misura.
Spesso si utilizzavano gabelle o altra tassazione locale per finanziarle (gli arconti sfruttavano però la cosa per accumulare risorse, alcune erano utilizzate per mantenere milizie, corti o per aggraziarsi il popolo organizzando spettacoli o costruendo opere di pubblica utilità), chiaramente soldati e dipendenti statali erano esenti da queste tasse locali.

queste erano :

hodostrosia-manutenzione strade

gephyroktisia-manutenzione ponti

kastroktisia-manutenzione forti

karabopoiia o katergoktisia-manutenzione porti militari

mitaton (metatum)-cittadino obbligato ad ospitare un militare per l'inverno

aplekton (se è a carico di una sola persona, se no mesaplekton)-obbligo di preparare un area per il campo militare

kathisma-obbligo di manutenzione edifici pubblici dove risiedono gli ufficiali senior

exonesis-Obbligo di fornire allo stato materiali (alimenti, animali vesti ecc.), che poi vengono detratti dalle tasse (ad esempio sitarkesis kastrou era l'obbligo di rifornire un forte, monoprosopon era l'obbligo di fornire un cavallo o un mulo)

psomozemia-obbligo di fare pane

dromos-l'obbligo di trasportare per certi tratti, materiali dello stato o messaggi

dromike stratei-esenzioni dovute al mantenimento completo dei cavalli e dei messageri del imperatore

Conclusione sulla tassazione diretta

è stato stimato che la pressione fiscale che tutte queste tasse portavano varia dal 18.33 al 22.91% , molto bassa se la equipariamo a quella di oggi, certamente bisogna aggiungere le tasse locali che non dipendevano dallo stato, ma dagli arconti, non potevano però trattarsi di grossi incrementi , forse si arrivava al massimo al 25%.

Tassazione indiretta

Kommerkion

Si trattava di una tassa del 10% sul commercio che gravava sulle importazioni ed esportazioni cittadine.
La cosa più interessante è come venisse calcolata.
Fondamentalmente ogni città era tenuta ad organizzare gli artigiani e i negozianti in corporazioni, dette somateia (artigiani) e systemata (commercianti).
Si trattava fondamentalmente di un associazione commerciale presieduta da un prostavtai o un exarcoi, a seconda se il presidente dell' associazione veniva scelto dai membri o imposto dal prefetto.
Il presidente aveva il compito di rappresentare i suoi associati davanti al prefetto e di far rispettare la legge ai membri della corporazione, se fosse venuto a conoscienza di trasgressioni alla legge da parte di un membro, aveva il compito di punirlo se si fosse trattata di una trasgressione leggera e di denunciarlo alle autorità in caso di una colpa grave.
Per entrare in una coroprazione era prima di tutto fondamentale gestire un ergasterion (bottega), si trattava di solito di un locale al piano terra di 7X10 m, che attraverso un portico (Stoai) dava su una determinata strada.
A quei tempi e nei fatti fino alla rivoluzione francese, il commercio di ogni tipologia di merce doveva avvenire in specifiche zone, ad esempio credo che vi sia capitato di vedere in qualche centro storico strade chiamate "via degli orologiai" o "via degli antiquari", questi nomi non sono casuali, difatti fino a qualche secolo fa in quelle strade potevano esserci solo orologiai o antiquari.
Questa regolamentazione ai nostri occhi può apparire strana, ma ha un suo motivo, prima di tutto fornisce maggiore controllo allo stato, in secondo luogo permette a ogni ergasteriakoi di avere la stessa visibilità dei concorrenti, mettendo anche il consumatore nella condizione di scegliere i prodotti migliori per i suoi bisogni.
Avrete notato che ho parlato di "gestire" e non di "possedere", il costo di un ergasterion era elevato (da 6 a 10 libbre d'oro, una libra equivaleva a 72 nomismata), per cui spesso si trattava di una propietà di un senatore, della chiesa o dello stato che veniva affitata ad un ergasteriakoi, fornendo una rendita abbastanza elevata.
Solo per farvi capire, un forno rendeva 24 nomismata l'anno, una profumeria 14, uno studio medico 5 e per attività più reditizie si poteva arrivare fino a 38, si tratta di cifre notevoli, equivalenti al 3% annuo (rendita superiore a quella terriera), se pensate che allora un lavoratore dipendente non specializzato guadagnava annualmente 3 nomismata, una prostituta di strada 4 o 5, un carpentiere 16 e un calafato 18, capite che questi affitti rendevano molto, ma che anche i ergasteriakoi non dovevano passarsela male.
Una volta entrato in possesso della bottega, ergasteriakoi non era in automatico ancora entrato nella corporazione, doveva infatti dimostrare di non appartenere ad altre corporazioni, inoltre era necessario superare un esame, in cui veniva valutata la conoscienza del aspirante, ma anche la sua integrità e capacità, quindi era necessario il consenso degli altri affiliati e del presidente oltre la ratifica delle autorità cittadine, ed infine il pagamento di una tassa d’entrata.
Solo a quel punto si poteva entrare nella corporazione e iniziare a gestire un ergasterion.
Questo per quanto riguarda la produzione interna, per l'import/export ci si doveva affidare a pragmateutai (mercanti), anch'essi suddivisibili in emporoi (mercante vero e propio) e naukleroi (armatore).
A differenza dei ergasteriakoi, gli emporoi non dovevano appartenere a delle corporazioni, e se non erano residenti venivano tutti trattati come se fossero stranieri (anche se si trattava di cittadini del impero).
Per farvi capire vi faccio l'esempio di Costantinopoli.
Al arrivo in città erano tenuti a dichiarare le merci in loro possesso, specificando quelle che avevano intenzione di vendere.
Queste venivano poi controllate da ufficiali statali , i quali si assicuravano che presentassero una certa qualità, altrimenti non sarebbero state immesse sul mercato; se passavano il controllo venivamo timbrate con una bulla.
Una volta passati questi controlli il mercante aveva in genere tre mesi di tempo per vendere le sue mercanzie e comprarne altre, in alcuni casi come i rus questo tempo si riduceva ad un mese.
Durante questo periodo il mercante resideva in un mitaton, una specie d'albergo in genere a due piani che si sviluppava intorno ad un cortile porticato, nelle cui vicinanze si trovavano degli horrea (magazzini) dove poter riporre le propie merci.
I vari mitaton erano spesso concentrati in determinate zone, soprattutto vicino al porto, nei émbolos (ciò che si inserisce), enclavi mercantili (come quella veneziana) dove per altro si trovavano anche luoghi di culto dedicati alla religione praticata da quel popolo (come moschee, sinagoghe o chiese cattoliche),ma anche le ambasciate e i negozi chiamati xenodocheion, dove i mercanti potevano trovare beni di prima necessità come cibo e vesti (in alcuni casi gestiti da stranieri che si erano stabiliti nel impero da anni).
Veniamo quindi alle importazioni.
Per legge ogni specifica mercanzia doveva essere venduta in un determinato luogo, in genere o uno dei grandi Fora, chiamati anche Agorai (Strategion, Costantino, Teodosio, Arcadio, Amastrianus, Marciano e Leone) oppure in edifici appositi, simili per struttura agli antichi macella chiamati kamarai.
Alcuni di questi mercati erano aperti, cioè vi potevano accedere tutti, altri invece erano chiusi, per cui solo gli importatori (sia romei che stranieri) e i membri delle corporazioni interessate a quelle merci vi potevano accedere.
I prezzi di queste merci venivano stabilite dal eparca , basandosi sul valore del bene e sul rapporto domanda-offerta (in modo simile ai nostri mercati finanziari).
Era però possibile avere degli sconti se si compravano grandi quantità di questi beni, per cui spesso i membri di una corporazione si associavano, creando una cassa comune di notevole entità.
Visto che in genere un singolo importatore non poteva soddisfare una commessa del genere , anche i venditori si associavono, scontando i propi prodotti, sia che ci fossero più associazioni di vendita in competizione, sia che c'è ne fosse solo una.
La ragione è più semplice di quanto si pensi, come già detto i mercanti avevano solo tre mesi per vendere tutto, bisogna inoltre pensare che allora molti beni erano decisamente più deperibili rispetto ad oggi, se si deterioravano troppo non sarebbero stati venduti, era infatti possibile che lo stato li facesse ritirare dal mercato per lo scadimento della qualità, o che l'acquirente, resosi conto della mercanzia non adeguata, denuciasse i venditori alle autorità (cosa che avrebbe portato ad un risarcimento), quindi prima si vendeva e meglio era (in fondo lo sconto non mangiava tutto il profitto), bisogna inoltre considerare che i commercianti non potevano acquistare beni sopra un certo valore, per cui queste specie di consorzi erano ben accetti dai venditori.
Una volta concluso l'affare, gli associati di spartivano i beni o il denaro ottenuto a seconda della quota fornita.
I mercanti inoltre potevano essere pagati in pezze di seta, che fungevano da carta moneta, ogni pezza aveva infatti un valore preciso, utilizzabile dal mercante per i propi acquisti, e se alla fine della permanenza gliene rimaneva ancora, poteva scanbiarle con moneta del medesimo valore.
Questa grande regolamentazione delle importazioni può apparire macchinosa e poco liberale, in realtà però garantiva un trattamento equo e impediva le speculazioni, inoltre permetteva allo stato di sapere quante e quali merci erano state vendute, a che prezo e a chi, facilitando quindi il calcolo del kommerkion.
Una volta ottenute le merci necessarie alla propia attività, gli ergasteriakoi erano tenuti a portarle al propio o ai propii ergasterion (era infatti possibile possedere più ergasterion, ma nei fatti solo uno era gestito dal ergasteriakoi, gli altri erano controllati da schiavi o da lavoratori salariati, come gli schiavi e gli apprendisti ad esempio, a patto che non fossero membri della corporazione), per legge difatti non era possibile portarsi il lavoro a casa (si cercava di evitare situazioni ambigue e fatti illetici).
La merce posseduta da un ergasteriakoi non poteva essere superiore a una certa quantità, i romei avevano infatti notato che i commercianti, a scopo speculativo, erano soltiti fare grandi scorte di merci, immetendone però sul mercato piccole quantità alla volta, avevano quindi messo dei limiti agli ergasteriakoi, per lo stesso motivo, il ricavo che i commerciati potevano avere dalla merce doveva essere compreso tra il 4 e il 16 % .
Dagli ergasteriakoi poteva comprare chiunque, dal popolano al senatore, dallo straniero al mercante indigeno, sia su commissione che su acquisto al dettaglio.
Tutte le vendite dovevano poi essere registrate e riferite alla corporazione, che a sua volta le riferiva al eparca.
Quando un mercante lasciava la capitale veniva controllato, chiaramente lo stato sapeva già quali merci aveva (grazie alle corporazioni), quindi l'ultimo controllo era fatto per scoprire degli illeciti.
Certe merci non potevano essere esportate (ad esempio il sale), altre lo potevano essere solo in quantità limitata (la seta), inoltre si controllava anche la qualità del prodotto (se era scadente lo si espropriava).
A quel punto il mercante pagava la metà del kommerkion dovuto, sia per le vendite che per gli acquisti fatti, l'altra metà era invece pagata dal ergasteriakoi che aveva acquistato/venduto il prodotto.
Solo a questo punto era permesso al mercante di partire insieme alla propia mercanzia.

Tutta questa papardella per farvi capire come venivano tenuti i conti.
Spero che vi sia utile e se avete domande fate pure.







"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
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