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Catepanato d'Italia

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2012 14:26
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Patrikios
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
Βασιλεύς Πορφυρογέννητος Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
24/05/2012 10:50
 
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Costituito come Thema di Langobardia nell'876, questo territorio fu governato dallo Strategos di Otranto. In seguito alla riconquista bizantina di Calabria e Lucania, tra il 970 e il 976 quest'area venne posta sotto il governo di un Catapano.
La Capitale del Catepanato era Bari, ed i Catapani si stabilirono all’interno di una cittadella fortificata, chiamata in seguito “Castello dei Greci”, costruita nei pressi del vecchio porto.
Al suo interno era situato il Palazzo del Pretorio, sede amministrativa e militare del governatore, la cappella palatina di San Demetrio e le chiese, abbattuti in epoca normanna per far posto alla basilica di San Nicola.

A livello militare erano uguali a qualsiasi altro Thema bizantino, la differenza principale stava nella disponibilità, dal 1016, di mercenari normanni...che nel 1030 iniziano la loro invasione del meridione.
Nulla di speciale anche per l'economia, che segue a grandi linee quella dell'epoca romana.

Di catapani famosi citerei Giovanni Curcuas, celebrato come "il secondo più grande generale romeo dopo Belisario". Di origini armene, fu particolarmente attivo sul fronte dell'Asia Minore e della Siria, durante il regno di Romano I Lecapeno; come comandante dell'esercito bizantino obbligò alla resa, nel 928, Abu Hafs, emiro di Melitene (che venne conquistata da Curcuas nel 934). L'emiro gli consegnò allora circa 12.000 cavalieri del suo esercito perché fossero immessi nell'esercito bizantino, dove quasi tutti si convertirono al Cristianesimo abiurando l'Islam.
Riuscì invece ad ottenere da Edessa la sacra reliquia del Mandylion che, scambiata con 200 prigionieri, fu avviata alla volta di Costantinopoli, dove giunse in un tripudio di folla per essere accompagnata dallo stesso basileus Costantino VII Porfirogenito nella chiesa della Vergine (Theotokos) di Pharos per essere esposta al culto dei fedeli.

Il secondo catapano celebre è il macedone Giorgio Maniace.
Ebbe una brillante carriera militare, scalò ogni grado della gerarchia militare fino a diventare generale. Michele Psello narra che Maniace era alto dieci piedi, non era un uomo di bell'aspetto, aveva una voce dura e due grandi mani, ma era un uomo grintoso ed un perfetto guerriero. Combatteva in prima fila con i suoi uomini e la sua fama era talmente grande che anche i nemici che non l'avevano mai visto in azione lo temevano.
Nel 1031 riconquistò Aleppo ed il suo territorio, nel 1032 riconquistò Edessa ai turchi selgiuchidi e fondò nelle vicinanze di Edessa la città di Romanopoli in onore dell'imperatore Romano III.
Venuto a conoscenza dei disordini scoppiati nella Sicilia araba, il Basileus Michele IV preparò una campagna di riconquista, riesumando i progetti del grande Basilio II, e pose Maniace al comando dell'esercito.
L'esercito era composto da bizantini, da mercenari normanni di Puglia scarsamente convinti della missione, e dai variaghi comandati da Guglielmo Braccio di Ferro e da Harald Hardrada, futuro re di Norvegia.
La spedizione partì nell'estate del 1038 ed usò come testa di ponte la base di Reggio Calabria e quindi, verso la fine dell'estate del 1038, sbarcò in Sicilia, dove seguì in brevissimo tempo l'occupazione di Messina.
Successivamente la spedizione si diresse verso Siracusa, che resistette fino al 1040.
Nel 1040, tra Randazzo e Troina, diede battaglia e sconfisse le truppe musulmane dell'Emiro ˁAbd Allāh, il quale, pur sconfitto, riuscì a mettersi in salvo, per fortuna, o forse per un errore di strategia di Stefano il Calafato, fratello del Basileus e comandante della flotta, che si rifiutò d'affrontarlo.
I rapporti tra i due erano già pessimi, Maniace si adirò nei confronti di Stefano e si scagliò con violenza contro di lui. Stefano a sua volta lo accusò di tradimento e Maniace, richiamato a Costantinopoli, fu immediatamente incarcerato.
Senza Maniace, i normanni si ribellarono e Stefano rimase ucciso dando loro battaglia.
Il comando delle truppe fu preso allora dall'eunuco Basilio, che non riuscì a controllare la situazione, e con la spedizione in piena crisi si trovò costretto ad abbandonare la Sicilia.
Intanto in Puglia la situazione andava rapidamente degenerando, i longobardi si erano rivoltati e la marina bizantina si era ammutinata appoggiando l'insurrezione guidata da Argiro. Con l'esercito impegnato a soffocare la rivolta, gli arabi tornarono ad impossessarsi della Sicilia.
Il 20 aprile 1042, l'imperatore Michele V fu rovesciato e tornò al potere la famiglia macedone nella figura della Basilissa Zoe, che immediatamente ordinò di liberarlo dalla prigione.
Giorgio Maniace fu nominato dall'imperatrice Catapano d'Italia, la quale gli ordinò di tornare in italia, di rimettersi al comando dell'esercito che vi era stanziato, di schiacciare le rivolte e intraprendere la riconquista della Sicilia.
Quando Maniace tornò in aprile nel sud italia, si rese conto che la situazione era completamente ribaltata. Di tutte le conquiste ch'egli aveva fatto erano riusciti a conservare solamente la città di Messina, il potere dei normanni stava aumentando e l'intera Puglia era in rivolta.
Ma ancora una volta Giorgio Maniace, si ritrovò coinvolto in un intrigo di corte. Un parente dell'imperatrice, Romano Sclero, che aveva dei possedimenti in Anatolia confinanti con quelli del Maniace e voleva impossessarsi anche di quelli, era entrato a far parte della corte bizantina e cospirò con successo per far tornare il generale a Costantinopoli.
Durante la sua assenza fece inoltre distruggere la sua casa ed i suoi campi e si portò a letto la moglie.
Le notizie arrivarono a Maniace in italia, il quale si trovava nell'impossibilità di abbandonare il paese dove era appena riuscito a ripristinare l'ordine.
Nel frattempo Zoe si sposava con Costantino IX, il quale ordinò a Romano, nel settembre del 1042, di andare a sostituire il generale nel comando in italia.
Dopo aver appreso la notizia della nuova destituzione, Maniace andò con il suo esercito ad Otranto e, quando Romano vi arrivò, invece di passargli il comando, prese Romano, gli fece tappare la bocca, il naso e le orecchie di sterco di cavallo e lo torturò a morte.
Consapevole di essere ormai considerato un criminale dalla corte imperiale, con l'appoggio del suo esercito si auto-proclamò Basileus, e si mise in marcia verso Costantinopoli, con il proposito di detronizzare Costantino IX.
Sbarcato in Grecia nel 1043, si mosse alla volta della Macedonia dove attaccò e distrusse l'esercito dell'Imperatore, ma al termine della battaglia venne ucciso con una lancia da un traditore del suo esercito.
[Modificato da Xostantinou 24/05/2012 10:50]



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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